IL GAZZETTINO
MILANO - Torna Giusto Pio con un album «acustico», intitolato «Note».
Il violinista-compositore di Castelfranco Veneto (un grande passato concertistico,
32 anni di orchestra sinfonica e, oggi, molte soddisfazioni da un figlio di 29
anni, Stefano, nell’orchestra della Fenice) si era signorilmente defilato,
anni fa, da ogni «operazione» musicale strettamente connessa al business musicale,
fosse con l’amico Franco Battiato oppure in proprio (l’ultimo caso con «Restauration»,
inciso con l’etichetta Emi).
«Avevo deciso di fare il Cincinnato della situazione — racconta il
Maestro — coltivando un pezzo di terra dalle mie parti. Il richiamo
della musica, però, è stato troppo forte. D’altronde, non avevo smesso
totalmente di suonare, esibendomi saltuariamente con alcuni «ensemble» di
musica acustica, fosse barocca o altro. Poi vecchi amici (a partire dal
produttore Angelo Carrara e dall’ ufficio-stampa della Cbs) mi hanno convinto
a realizzare un nuovo album». Il disco, informale nello stile e nella presentazione,
è nato quasi come un «divertissement». Mi sono comprato un mixer ed un
registratore a dodici piste — spiega Giusto Pio — e me lo sono portato
nella casa di campagna. E lì, da febbraio in poi, è nato il disco. Ho
incominciato a elaborare le canzoni, riprendendo vecchi spunti mai sviluppati,
alcuni nati nel periodo di lavoro con Battiato».
Cosi è nato un disco che lo stesso autore, modestamente, definisce «...
musica d’ascensore, un sottofondo che va bene per ogni occasione». E il
connubio con Battiato? «Siamo sempre grandi amici. Non ho partecipato
alla sua Genesi perché la sentivo una cosa totalmente sua; d’altronde aveva
già ottimi musicisti che lo coadiuvavano».
Cosa ne pensa Battiato, del disco dell’amico? Giusto Pio risponde
con spirito: «Mi ha detto che è l’unico 33 giri di musica acustica che
riesce ad ascoltare per intero, senza stancarsi!».
In una presentazione estemporanea, ad uso e consumo dei giornalisti, lo
stesso Battiato aggiunge: «Nel disco di Giusto Pio c’è il gusto del «divertimento»,
della sovrapposizione di suoni acustici (il violino) ed elettronici (la
base). C’è anche poesia crepuscolare, se si vuole. Si tratta, insomma, di
un ottimo disco di musica strumentale «made in Italy»».