Corriere della sera, sabato 18 giugno
1983
CANZONE/ INCONTRO CON IL MAESTRO E
ARRANGIATORE DI FRANCO BATTIATO
GIUSTO
PIO, IL ROCK IN DOPPIO PETTO di Mario Luzzatto Fegiz
CIQUANTASETTE ANNI, GIA’ VICE-SPALLA
NELL’ORCHESTRA RAI DI MILANO, SUONA TRANQUILLAMENTE IN MEZZO AI GIOVANI E HA
LASCIATO, DICE SENZA RIMPIANTI, IL CONSERVATORIO – UN INCONTRO CASUALE, UNA
NUOVA ATTIVITA’ E UNA GRANDE AMICIZIA
MILANO - Lo si cominciò a vedere accanto
a Battiato nei concerti ancora non affollatissimi, che seguirono l'album
“L'era del cinghiale bianco”. Suonava il violino e le tastiere ed era senza
dubbio il più anziano di tutta la band. Ma in un contesto ancora legato in
qualche modo all'avanguardia e all'underground la presenza di questo
professionista sempre impeccabile in giacca e cravatta, dal volto sereno e
imperturbabile, non incuriosiva particolarmente.
Ma allorché Battiato "scoppiò”
con Up Patriots to arms e ancor più con La Voce del Padrone, tutti si chiesero,
soprattutto in occasione del lancio della Mostra di Venezia del brano Bandiera
bianca con tanto di coro di gondolieri, chi fosse questo signore sempre
imperturbabile che certo non aveva il fisico e l'età della "rock star”,
ma la cui presenza al violino sul palco dava a Battiato, oltre che dei gran
suoni, un tocco di sicurezza e di carisma in più.
Stiamo parlando di Giusto Pio, 57 anni, di
Castelfranco Veneto, per trent'anni "concertino" (vale a dire
vice-primo violino) nell'Orchestra del Conservatorio della Rai di Milano. Quando
lo si vide nelle prime tournée accanto a Battiato era solo il suo insegnante di
violino. Oggi è il braccio destro di Battiato, colui che scrive e arrangia con
lui le canzoni che vendono milioni di dischi. Ed è forse il personaggio del
“clan” Battiato che in poco tempo ha raggiunto una popolarità e una
credibilità sul mercato pari a colleghi più anziani della musica leggera e
rock come Alice ed Eugenio Finardi
Il suo primo album strumentale "da
solo”, intitolato Legione Straniera ha venduto oltre settantamila copie e
analogo successo sembra ripetersi per il recente Restoration, pubblicato qualche
settimana fa e che viene presentato anche nel corso del “Battiato show”, nel
tour che toccherà il 23 e il 24 Milano (Nuovo Palasport).
Il professor Giusto Pio ci riceve nella
sua casa in zona Solari. In sottofondo le note della viola suonata dal figlio
minore, Stefano, 25 anni diplomato
appunto in viola al Conservatorio.
- La musica dunque quelli della famiglia
Pio ce l’hanno nel sangue?
“Direi di sì. Mio padre, di
origine bergamasca, pur non conoscendo una nota suonava di getto
qualsiasi musica al: pianoforte. Io invece ho studiato scolasticamente
dedicandomi poi agli strumenti
medioevali in particolare alla ribeca, viella e lira da braccio”.
- Com'è avvenuto l'incontro con Battiato?
“Lui cercava, sette anni fa, un
Insegnante di violino e Antonio Ballista lo indirizzò a me. Io non sapevo chi
fosse, ma i miei figli Giulietta e Stefano già lo conoscevano per la sua fama
di sperimentatore”.
Sulla natura e l'evoluzione dei rapporti
con l'insolito studente di violino Giusto Pio è avaro di particolari. Ma i
fatti parlano chiaro: la collaborazione fra i due – dopo le musiche e gli
arrangiamenti per lo spettacolo “Polli d’allevamento”
di Gaber – è diventata sempre più intensa e fruttuosa al punto che
due anni fa li professore ha
lasciato il suo sicuro posto al conservatorio per lavorare a tempo pieno nel
mondo della musica leggera.
- Senza rimpianti?
“Sì. Il vostro mondo non è inferiore a
quello della musica colta, Solo che chi vi opera come cantante, musicista o
giornalista soffre di complessi d'inferiorità assolutamente ingiustificati.
L'ambiente della musica leggera pullula di talenti che riescono a scrivere,
comporre e suonare in maniera meravigliosa senza aver studiato”.
-Come ha fatto un uomo come lei cresciuto
fra violino e strumenti medioevali, ad abbracciare l’elettronica e le
tastiere?
“Con la curiosità e l’entusiasmo.
Scoprendo quella spazialità e quella versatilità
che lo strumento acustico non potrà mai dare”.
-In questo turbine di rock improvvisamente
si affaccia un artista di 57 anni che veste di grigio, suona il violino,
potrebbe essere il padre o il nonno dei molti ragazzini che lo applaudono. E in
breve la curiosità dei giovanissimi si trasforma in simpatia e consenso. Come
spiega questo fenomeno?
“Cerco
di essere poco bugiardo con dei giovani che vivono una vita molto più difficile
della nostra”.
-Perché?
“Per
noi mangiare o conquistare un pacchetto di sigarette era un traguardo. E non era
impossibile raggiungerlo. Oggi un giovane per avere la soddisfazione di
conquistare qualcosa deve fare sforzi tremendi. Ma tornando al mio caso direi
che i giovani, per decretare il successo di qualcuno, non fanno analisi, ma
vanno per “vibrazioni”.
-Cosa
pensa della sua nuova vita da rock star in doppio petto?
“Che
mi ha messo in contatto con gente meravigliosa”.
-Il
successo e la popolarità non potranno col tempo insidiare la collaborazione fra
lei e Battiato?
“Nel
Veneto diciamo "Oro bon no ciapa macia” (l’oro vero non si ossida)”.
-Cosa
significa Restoration, il titolo del suo nuovo album?
“Restaurazione:
nel senso che è forse venuto il momento di riciclare molti valori e molte idee
del passato”
-.E'
un vantaggio scrivere musica strumentale, senza testi?
“E'
più difficile. Col testo si riescono a integrare le eventuali carenze
emozionali di una musica. In questo album Battiato ed io abbiamo evocato varie
situazioni mentali e quotidiane partendo da un tema base inventato dal nostro
tastierista Destrieri”.
Abbiamo
incontrato ancora , Giusto Pio qualche giorno dopo, alle prove del concerto. Era
di nuovo silenzioso, ascoltava molto. In un clima di serena cortesia Franco
Battiato e Giusto Pio si rivolgevano l’un l’altro, unici in tutto il gruppo,
con il “lei”.