Preistoria
L'area di Monfalcone è sempre stata zona di confine e punto di transito nelle
comunicazioni da e verso l'Europa centro-orientale.
Questa collocazione ne ha fatto anche oggetto di incursioni che hanno in larga
parte distrutto le più antiche tracce di civiltà.
Gli insediamenti preistorici di cui esistono tracce probabilmente erano dei
castellieri.
Quattro nell'area di Monfalcone, di cui uno situato dove oggi sorge la
Rocca
di Monfalcone,
luogo
scelto per la posizione
strategica dalla quale si controllava la costa da Grado
a Trieste, finanche all'Istria settentrionale. La formazione e la crescita
di
centri abitati fu stimolata probabilmente dalla presenza di una strada detta
"dell'Ambra e dell'Ocra"
che portava fino al Mar Nero (Silvio Domini).
Era Romana
In età imperiale Aquileia fu un nodo centrale per lo sviluppo dell'Impero verso
oriente. Anche l'area di Monfalcone fu coinvolta da tale espansione.
E' possibile esistesse, ma non ve ne è prova certa, un castrum romano
in prossimità della Rocca. Di certo gli storiografi romani conobbero le
foci del Timavo
ove sorgevano delle terme visitate dagli abitanti di
Aquileia e talvolta da nobili ospiti.
Medioevo
Anche in questo periodo la documentazione storica è molto povera. Nel 967 si ha
documentazione dell'esistenza di un nucleo abitato vicus Panzianus. La
località di
Panzano,
sede oggi dell'area industriale. La zona
di Monfalcone era di importanza strategica per il controllo delle invasioni
dall'est, e l'Imperatore Ottone donò i centri abitati e le fortificazioni al
patriarca di Aquileia perché controllasse le invasioni degli Ungari: a
quest'epoca risale la prima Rocca di Monfalcone.
Nel 1260 si ha documentazione della riacquisizione della "contrata
Montis Falconis" e del suo "castrum" ad opera del
patriarca di Aquileia, a danno di Mainardo IV di Gorizia.
Non si ha ancora testimonianza di abitazioni nell'attuale sede di Monfalcone.
Solo nel 1289 un documento chiama la Rocca "Castrum superius"
suggerendo l'esistenza di un "Castrum inferius" ovvero di una
cittadella fortificata alla base della Rocca, sede della futura Monfalcone.
Nel Trecento la città diventò quindi sede di un importante passaggio doganale
lungo la "strada del Patriarca".
Nel 1396 si ha notizia di una guerra tra le genti della città, legate alla
"Fedele Unione" di Udine, e le genti della Rocca, sulla quale il papa
Urbano VI aveva imposto il comando di Filippo d'Alencon.
Il dominio veneziano
Allo sfaldamento dei poteri dovuto alle lotte intestine seguì il subentro del
dominio di Venezia che prese il controllo della città e della Rocca nel 1420.
Nei quattro secoli seguenti l'area di Monfalcone fu ancora teatro di sanguinose
guerre contro i Turchi prima (1470-1499) e Austriaci e Germanici poi
(1508-1521). A queste guerre seguì la ristrutturazione della Rocca, portata
alle sue fattezze attuali nel 1525, e la costruzione di
Palmanova
(1593) che tolse importanza
strategica a Monfalcone.
Il dominio di Venezia si concluse con l'avanzata delle armate Napoleoniche che,
di passaggio verso Trieste, conquistarono la Rocca.
L'era moderna e contemporanea
Dopo vari passaggi di mano, la città passò stabilmente sotto il controllo
degli Austriaci nel 1814. Anche per Monfalcone si ha in questo periodo un forte
sviluppo industriale, che ebbe una spinta verso la fine del XIX secolo dai
Cantieri
navali
Adriawerke,
dalle
Officine
Elettriche dell'Isonzo,
e dalla costruzione della rete ferroviaria che collegava Vienna a Trieste,
Udine, Treviso e poi Venezia.
Con l'inizio della grande guerra e per la richiesta di manodopera la città
raggiunse 12.000 abitanti nel 1913.
La grande guerra
Tutta la zona di confine nel
nord-est d'Italia fu fortemente segnata dalla grande guerra.
La guerra tra Regno d'Italia e Impero Austroungarico cominciò nel maggio del
1915, ed ancora una volta Monfalcone, rivendicata dall'irredentismo Italiano, fu
teatro di sanguinose battaglie.
La bandiera del Regno d'Italia venne issata sulla Rocca il 9 giugno, e così
cominciò il martellamento dell'artiglieria pesante Austriaca schierata sul
Carso.
La città subì gravissimi danni e venne riconquistata dagli Austriaci dopo la
disfatta di Caporetto e la drammatica ritirata delle forze italiane, costrette a
ripiegare fino al Piave.
La città tornò in mano italiana solo a guerra ormai conclusa il 24 ottobre
1918, e senza l'uso della forza.
Tra le due guerre
Monfalcone uscì semidistrutta dalla guerra e cominciò la ripresa gravitando
intorno ai cantieri navali. Frenata dalla crisi del 29 ebbe nuovo slancio prima
della seconda guerra mondiale.
Sotto il fascismo si sviluppò anche un forte movimento antifascista tra gli
operai dei cantieri stessi.
Nello sviluppo della città è di particolare interesse lo sviluppo urbanistico
del quartiere di
Panzano
che gravita intorno ai cantieri
navali: "un raro esempio di urbanistica interamente finalizzata alle
esigenze di un grande complesso industriale".
Dalla seconda guerra
mondiale a oggi Le terre di confine tra Italia e
Jugoslavia furono di nuovo terra di contesa durante e dopo la seconda guerra.
Monfalcone fu restituita definitivamente all'Italia il 14 settembre 1947, in
seguito all'entrata in vigore dei trattati di pace. (Quantunque la definitiva
definizione dei confini venisse ratificata, solamente nel 1975, dai trattati di
Osimo tra Italia e Jugoslavia). Nel dopoguerra, in aggiunta
all'attività dei cantieri navali, si sono sviluppate molteplici attività
industriali che hanno portato la città ad un rapido sviluppo e alla crescita
della popolazione, anche attraverso migrazioni di lavoratori e relative
famiglie. Tra queste attività spiccano, oltre alla navalmeccanica, la chimica,
l'industria elettrica ed elettromeccanica, e quella siderurgica.Oggi Monfalcone è il capoluogo
di un mandamento che comprende 60.000 abitanti, di cui la metà circa residenti
in Monfalcone stessa. La città si è espansa fino a praticamente congiungersi
con i comuni di Staranzano e Ronchi dei Legionari. Essa mantiene un ruolo
importante come punto di transito da e verso i paesi dell'est, che stanno
acquistando rinnovata importanza strategica sul piano economico, grazie ai
repentini cambiamenti che si sono susseguiti, a cavallo tra i tardi anni ottanta
ed i primi anni novanta, e che hanno visto, con il simbolico crollo del muro di
Berlino, la nascita di nuovi partner commerciali ad est.Acquistano quindi sempre maggiore
importanza le infrastrutture presenti nella zona: porto, autostrada
Trieste-Venezia-Milano, ferrovia ed Aeroporto di Ronchi dei Legionari. La
fortuna della area di Monfalcone sarà in futuro legata allo sviluppo di un'asse
commerciale che colleghi Mosca ed i paesi dell'Europa dell'est,
attraverso Kiev e Lubiana, al nord Italia ed in particolare al nordest.
Il clima della città di Monfalcone si può considerare come la
cerniera tra il clima della pianura
friulana e quello della costiera
triestina. Rispetto al primo, infatti, le precipitazioni sono meno
consistenti e la ventosità più accentuata (soprattutto nella parte
costiero carsica della città, meno in quella pianeggiante). Anche le
temperature sono leggermente più alte nei valori minimi. Tuttavia,
rispetto al clima della costiera triestina, Monfalcone si presenta meno
esposta ai venti dal primo quadrante, fattore, questo, che determina
temperature minime anche parecchio più basse rispetto alla città di
Trieste. Va segnalato che nonostante la breve distanza da Ronchi
dei Legionari, le statistiche meteorologiche di riferimento per questa
città non possono appieno considerarsi adeguate alla città di Monfalcone,
specialmente per quanto riguarda la parte costiero carsica. Anche nello
stesso limitato territorio comunale di Monfalcone infatti possono esservi
differenze anche di 2 o 3 gradi di temperatura.
Il territorio dell'attuale comune di Monfalcone fu sede, in età
preromana, di diversi castellieri
mentre in tarda epoca repubblicana vennero costruiti, nelle immediate
vicinanze dell'attuale centro urbano, degli edifici termali (Insulae
clarae). In età
medievale appartenne agli Ostrogoti,
ai Bizantini,
al Ducato
longobardo del Friuli, ai Franchi,
al Regno
d'Italia, al Sacro
Romano Impero e a Venezia.
Fra l'899 e il 952
subì le incursioni degli Ungari.
Nel 967
l'imperatore Ottone
I donò Panzano ed altre località al Patriarca
di Aquileia, che successivamente ottenne (1077)
dall'imperatore Enrico
IV anche l'investitura feudale della zona e dell'intero Friuli.
Nel 1260
Monfalcone fu citata per la prima volta in un atto con il quale il conte
di GoriziaMainardo
II restituiva al Patriarca di Aquileia
la località, ricevuta in pegno qualche anno prima. All'epoca era già
stata costruita sul monte Falcone, all'interno di un antico castelliere,
la Rocca, mentre gli abitanti avevano edificato le proprie case ai piedi
di tale monte. A causa delle mire dei conti di Gorizia e dei signori di Duino,
la città fu circondata da mura all'interno delle quali sorsero il palazzo
patriarcale, il palazzo comunale e il duomo. Il distretto di Monfalcone fu
rappresentato nel Parlamento della Patria
del Friuli, composto da nobili clero e comunità, in cui occupava il
settimo posto fra queste ultime. I patriarchi favorirono l'immigrazione a
Monfalcone, mediante la concessione di terre, al fine di stimolare la
crescita demografica nel territorio.
La Rocca
Nel 1420
la Repubblica
di Venezia invase il Friuli e pose fine al potere temporale del Patriarcato
di Aquileia. Monfalcone fu presa il 14 luglio di quell'anno, dopo 3
giorni di assedio. Rimase sotto la Serenissima dal 1420
al 1511. Nel 1472,
1477 e 1499
il territorio subì tre incursioni dei Turchi
ma la Rocca e la città murata non furono toccate. Nel 1511
fu occupata per breve tempo dai francesi in funzione anti-veneziana.
Ripresa dai veneziani, nel 1514
fu espugnata dall'imperatore Massimiliano
I d'Asburgo, che occupò la città murata e distrusse la Rocca. Nel 1521,
con la dieta
di Worms, il territorio tornò a Venezia, che ricostruì la Rocca. Con
la costruzione della fortezza di Palmanova
(1593), il
territorio di Monfalcone perse parte della primitiva importanza e non fu
più potenziato. Fra il 1615
e il 1617,
durante la guerra
di Gradisca fra Venezia e l'Austria (detta anche degli Uscocchi),
il territorio fu saccheggiato e incendiato ma la città murata fu salvata
dalle artiglierie della Rocca.
Nel 1751
fu soppresso il Patriarcato
di Aquileia e furono create al suo posto le due arcidiocesi
di Udine e Gorizia.
Il territorio di Monfalcone fu aggregato ad Udine
come tutta la parte veneta, mentre quella austriaca fu assegnata a
Gorizia. Nel 1797
i francesi occuparono il monfalconese. Col trattato
di Campoformido gran parte della Repubblica
di Venezia fu ceduta all'Austria,
ma i francesi rimasero a Monfalcone fino al gennaio 1798,
commettendo numerosi soprusi. Con la pace
di Presburgo del 1805
la quasi totalità delle terre ex venete fra cui Monfalcone l'Istria
e la Dalmazia
furono cedute al Regno
d'Italia. Con il trattato
di Fontainebleau del 1807
fu deciso il nuovo confine fra Regno
d'Italia e Impero
d'Austria sul fiume Isonzo.
Monfalcone divenne di nuovo austriaca anche se i francesi si riservarono
il diritto di attraversarla per raggiungere l'Istria. Ma da questo
momento, per la prima volta nella storia, Monfalcone fu staccata dall'area
di Aquileia-Udine-Cividale
ed entrò a far parte del Circolo di Gorizia. Con il successivo trattato
di Schönbrunn del 1809
Monfalcone fu unita, insieme ai territori a sinistra dell'Isonzo, alle
appena costituite Province
Illiriche poste sotto controllo francese.
Nel 1813
l'Austria riconquistò le Province Illiriche e, con esse, Monfalcone.
Successivamente (1825)
il distretto di Monfalcone (comprendente i mandamenti di Monastero,
Monfalcone, Duino e Sesana)
fu incorporato definitivamente nella Principesca
Contea di Gorizia e Gradisca e ne seguì le sorti (fra cui
l'integrazione al Litorale
Austriaco, nel 1849)
fino alla prima
guerra mondiale. Il 9 giugno 1915
la città venne presa dall'esercito italiano, ma a seguito della battaglia
di Caporetto tornò in mano austro-ungarica (1917). Al termine del
conflitto Monfalcone fu riunita all'Italia.
La città divenne nota agli inizi del Novecento
con la costruzione del massimo cantiere
navale italiano (attualmente Fincantieri),
fondato nel 1908
come Cantiere Navale Triestino dalla famiglia Cosulich,
dopo la chiusura dei cantieri navali triestini, trasferiti in Monfalcone,
in cui ancor oggi vengono realizzate navi da crociera e di grosso
tonnellaggio. Durante la seconda
guerra mondiale (dal 1º ottobre 1943)
fu aggregata alla zona di operazione del Litorale
Adriatico. A partire dal 19 marzo 1944
fu più volte bombardata.
Si organizzò la lotta di resistenza
ai nazisti
in particolar modo sul Carso
cioè nel territorio abitato da sloveni. Per 40 giorni fu in mano alle
truppe di Tito.
Dal giugno 1945
al settembre 1947,
trovandosi ad occidente della cosiddetta linea
Morgan, fu sotto occupazione alleata. Con l'entrata in vigore del trattato
di Parigi, il 15 settembre 1947
ritornò definitivamente all'Italia. Unita dal 1923
fino al 1947
alla provincia
di Trieste, fu restituita, in quello stesso anno, alla Provincia
di Gorizia.
«Sentinella
avanzata di italianità, nelle epiche battaglie del 1915-1918,
immolava interamente se stessa; rasa al suolo dagli obici nemici,
durante più anni dispersa nei propri figli in lungo penoso
esilio, divenne madre adottiva di puri eroi quali Toti e Randaccio
e custode di epici ricordi: quota 87, quota 121, Hermada, Monte
Sei Busi, che tutti si riassumono e si esaltano nel nome fatidico
di Redipuglia. Non permise mai che infiltrazioni straniere
potessero comunque alterare la purezza della sua stirpe italica.
Durante la guerra 1940-45, diede il proprio contributo di sangue e
di rovine subendo sette bombardamenti che la mutilarono gravemente
e falcidiarono numerosi suoi figli. Dall'armistizio del 1943 in
poi, attraverso duri anni di lotta cruenta, seppe reagire,
indomita ai nemici d'Italia che, avvicendandosi nell'invasione e
sopraffazione, tentarono, con ogni mezzo, di arretrare all'Isonzo
il confine patrio per strappare questo lembo di terra al
territorio nazionale. Conseguì la sua seconda redenzione il 18
settembre 1947»
— Monfalcone[7]
Monfalcone vista dal satellite, a destra rispetto alla foce dell'Isonzo
La
Rocca, di origine medievale, deve tuttavia il suo aspetto attuale
alle profonde ristrutturazioni ed ampliamenti realizzati dai veneziani
nella prima metà del XVI
secolo. All'interno è sistemata l'esposizione speleologica
permanente del Museo
della Rocca di Monfalcone
Monumento a D'Annunzio (1958-1960), progetto di Vincenzo
Fasolo; direttore dei lavori Carlo
Leopoldo Conighi. L'opera fu installata a Monfalcone, perché
l’amministrazione social-comunista di Ronchi non la voleva. Fu un
“dispetto”, secondo Claudio
Magris.[8]
Sin dall'apertura del cantiere navale, la città ha ricevuto una forte
immigrazione di lavoratori provenienti da altre zone del Friuli-Venezia
Giulia e d'Italia, oltreché da alcuni paesi esteri, che hanno formato nel
corso degli anni comunità relativamente numerose. Le principali zone
d'origine sono cambiate nel tempo: inizialmente la Puglia
(in particolare Gallipoli,
con cui il comune è gemellato), successivamente la Campania.
Negli ultimi anni si sono stanziati a Monfalcone immigrati di origini croate
e, soprattutto, bengalesi.
Gli stranieri residenti nel comune sono 4.270, ovvero il 15,3% della
popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[10]:
La parlata tipica di Monfalcone era il bisiacco,
una particolare variante del veneto
diffusa nella provincia
di Gorizia meridionale (Bisiacaria).
In tempi recenti questo dialetto ha subito la forte influenza del triestino
che, di fatto, ha finito per soppiantarlo[11].
A Monfalcone sono inoltre presenti due rilevanti minoranze linguistiche
che godono di riconoscimenti a livello ufficiale: lo sloveno[6],
di antica presenza, e il friulano,
portato dalla recente immigrazione[12].
Entrambe le comunità possono usufruire di appositi "sportelli della
lingua" presso gli uffici comunali[13].
In città ha sede inoltre un fogolâr
furlan, riferimento sociale e culturale per la minoranza
friulanofona[12].
Carnevale monfalconese del martedì grasso, in particolare la
cerimonia de "La Cantada", che si svolge alle ore
12:00 in Piazza della Repubblica con il notaio Toio Gratariol
(interpretato da Gian Carlo Blasini, presidente della Pro Loco
premiato dal Comune nel 2010 con i sigilli della Città) e sior
Anzoleto postier (Orlando Manfrini), tutto in bisiaco, seguita alle
ore 14:00 dalla grande sfilata dei carri con 3000 figuranti alla
presenza di oltre 30.000 persone. Organizzazione Pro Loco Monfalcone.
"Ridendo la Cantada" Spettacolo teatrale comico dialettale
della Compagnia “Quelli di Ridendo la Cantada” ideato e diretto da
Gian Carlo Blasini, in scena da oltre 20 anni al Teatro Comunale il
Giovedì Grasso e Venerdì. Organizzazione Pro Loco Monfalcone.
Festeggiamenti di S. Antonio, nella settimana che comprende
il 13 giugno (S. Antonio), con mostra e degustazione di vini
regionali, italiani ed esteri, chioschi gastronomici, spettacoli e
concerti in piazza. Organizzazione Pro Loco Monfalcone.
Absolute Poetry - Cantieri Internazionali di Poesia, (giugno)
festival di poesia che si svolge dal 2006.
Scimmie
in Gabbia - Festival dei nuovi linguaggi urbani.
Manifestazione che si svolge dal 2002 promuove la cultura Hip-Hop, la
musica balcanica, elettronica, rock e reggae. Ad agosto-settembre ,
organizzato dall'Associazione Culturale Scimmie Bisiache.
CantaFestival de la Bisiacarìa, concorso canoro dialettale.
Organizzazione Pro Loco Monfalcone.
Festa del bosco in occasione della festa patronale della
Madonna della salute il 21 novembre. Organizzazione Pro Loco
Monfalcone.
L'economia
di Monfalcone gravita quasi interamente sulla cantieristica navale e sul porto,
i cui traffici sono in ascesa (con un aumento di circa il 50% in volume
fra il 2001 e
il 2007). La
città è infatti sede geograficamente del più settentrionale porto dell'Adriatico
e del Mediterraneo
e dei più importanti cantieri navali d'Italia
e d'Europa,
specializzati in particolare nella produzione di navi da crociera ad
elevato tonnellaggio, fra le più grandi al mondo. Sono insediate inoltre
sul territorio comunale numerose imprese, soprattutto meccaniche, quali Ansaldo,
Mangiarotti (sul sito dell'ex Solvay
Group), Terex, A2A,
Sbe.
Il comune di Monfalcone è diviso in quindici località : Archi,
Aris (in sloveno Darež), Crosera, Lisert, Marina
Julia, Marina Vecchia, Panzano
(in sloveno Pancan), Pietrarossa, La Rocca, San Michele (in sloveno Sveti
Mihael), San Polo, Schiavetti, Cima di Pietrarossa, Bagni e Serraglio.
Barbara Sturmar, GORIZIA NASCOSTA raccolta illustrata di curiosità
di Gorizia e della sua provincia, Lint Editoriale Trieste, ISBN
978-88-8190-266-8
Marco Mantini, Silvo Stok: "I tracciati delle trincee sul
fronte dell'Isonzo. III. Le alture di Monfalcone" parte 1a,
Gaspari editore Udine, 2009; ISBN
88-7541-153-0; parte 2a, Gaspari editore Udine, 2010; ISBN
88-7541-182-4
Elio Varutti, Il monumento a D’Annunzio, in Ferruccio
Tassin (cur), Monfalcon, LXXXIII congresso, Monfalcon 24
settembre 2006, Udine, Societât Filologjiche Furlane, pp. 231-237. ISBN
978-88-7636-071-8