NAVIGARE NEL 2007-07-16

I tre marinai stavano cercando da tempo il momento giusto per salpare, anche se per adesso non conoscevano la meta precisa e d il tempo di permanenza in navigazione. Ragioni di famiglia e meteo facevano a cazzotti. Ogni volta che si entrava sull’argomento intervenivano sempre nuovi ostacoli ed intanto il tempo passava.

Finalmente alla fine del mese di giugno fu deciso per salpare il quattro luglio e non oltre. Così la cambusa fu allestita e visto che la stagione non era poi tanto calda fu provveduto anche a rinforzare il vestiario sia da navigazione che da terra.

Nei giorni precedenti la partenza neppure a farlo apposta una buriana di vento e di mare imperversò sulla Toscana, fu consultata la meteo e venne fuori che la cosa poteva risolversi in breve ma sarebbe rimasta un’area di instabilità abbastanza lunga e fastidiosa per almeno una settimana .

Nel pomeriggio del giorno stabilito ancora imperversava una discreta area agitata così decidemmo di cenare in pizzeria a Marina di Pisa, coricarsi presto e sfruttare il vento di terra che normalmente si alza fra la notte e l’alba e se la bocca della foce dell’Arno non frangesse troppo mettersi in navigazione.

Quando il giorno iniziò a presentarsi ad oriente, il vento di terra era di circa 9 kn., il fiume era leggermente increspato a risalire, fu armata la randa ci vestimmo con scarpe adatte, pantaloni pesanti, maglione, cappello e sopra ogni cosa la cerata al completo: non era caldo per niente ed alle ore 09.30 ci presentammo alla foce dell’Arno dalla quale entrava nel fiume una discreta onda rotta dritta da ovest. Non era il caso di prenderla di petto e con manovra rapida fu utilizzata per entrare in mare l’apertura situata nella scogliera dalla destra cioè a nord. Appena fuori notammo un piccolo peschereccio che rientrava e compiva la nostra stessa manovra naturalmente in senso contrario mantenendosi molto lontano dai massi frangiflutti che stavano alla sua destra con la chiara intenzione di evitare possibili barre di sabbia venutesi a formare nella notte dalla parte sottovento. Noi facemmo lo stesso ed appena fuori dai frangenti prendemmo la rotta sud-sud ovest per allontanarsi dalla costa e godere di onde più modeste poi per 172° per scendere verso l’Arcipelago Toscano.

Il motore, che ci aveva condotti in mare aperto dal fiume, fu spento e le vele messe a segno per una navigazione col vento al mascone di sinistra. Ora il vento superava i 10 kn e la barca navigava a 6 ,ma sapevamo che presto sarebbe sceso e poi terminato per dare forza a brezze poi vento da occidente che ci avrebbe spediti di bolina per la rotta stabilita.

Oramai la meta non poteva essere che l’Isola d’Elba che dista dalla foce circa 49 mg più avanti nel tempo avremmo poi deciso se atterrare al Cavo oppure a Portoferraio.

Più si andava avanti nel mare aperto e più bassa era l’onda si navigava benissimo in tutta comodità con una velocità che oscillava fra i 5-6 ed anche 7kn, ma più si appiattiva il mare più diminuiva il vento così arrivato questo a soli 7-8 kn decidemmo di mettere un po’ di motore e procedere a motorsailer per aggiungere un nodo alla nostra velocità. Nell’occasione furono armati il pilota automatico ed una canna per la pesca alla traina, con le mani libere potemmo anche iniziare ad alleggerire l’abbigliamento a prepararci in cabina un caffè caldo e mordere una schiacciatina come merenda. Fu dopo pranzo che decidemmo per il porto di Cavo. Il vento nel frattempo era calato ma avvicinandosi all’isola ci graziò di un buon ponente così aumentammo la velocità a 7.2 kn e per la gloria dei naviganti un bel tonno rimase all’amo. Calma e pazienza fu issato a bordo da Umberto ed io prima che fosse stecchito lo pulii delle interiora e lo lavai del sangue poi messolo in frigo con Rik si provvide a lavare ben bene anche il pozzetto.

Rik chiamò via radio il porto di Cavo e chiedemmo di un ormeggio per una o due notti. Esito positivo così si fece un bagno nelle acque cristalline davanti l’isola dei Topi e ammainammo la randa, Il fiocco fu avvolto ed estratte la cime d’ormeggio dal gavone prendemmo terra al pontile 3. Motore fermo spenti gli strumenti cercammo di collegare il cavo elettrico alla colonnina ma dovemmo tornare in capitaneria per prendere un cavetto di riduzione così potemmo avere l’elettricità a bordo e da dove si poté in seguito anche attingere l’acqua per ripristinare il livello nelle tankes erano già le 16.40.

Cambiati e resici civili sbarcammo per sgranchirci le gambe e visitare il paesino, poi acquistammo pane fresco, acqua minerale e dolce per la cena non prima di aver gustato un ottimo aperitivo al bar del porto.

Sistemato nel pozzetto il tavolo ed apparecchiatolo ci dedicammo al tonno che fu lestamente bollito e poi sfilettato, diliscato e condito con olio, poco sale, prezzemolo e limone: ottimo nei nostri piatti. Insalata e vino bianco fresco gli fecero da cornice; dolce ruhm e caffè chiusero la serata. Confesso che ero veramente stanco ed anche gli altri non lo erano dimeno così preparati i letti ognuno prese la sua meta.

Il sole non tardò a sorgere, dopo una buona dormita si cominciarono a fare i programmi per la giornata, in primis accendemmo il PC per consultare i siti meteo preferiti per conoscere le previsioni a corto e lungo tempo e queste non erano molto lusinghiere.

C’era una area di instabilità che gravava sul Mediterraneo con venti che tendevano a rinforzarsi prima da scirocco poi da libeccio per poi girare a maestrale con forte intensità. Forse avevamo due giorni da ballottarci poi sarebbe stato tutto da vedere. Intanto sentendo che lo scirocco stava arrivando pensammo di riparare lungo la costa nord dell’Isola d’Elba e precisamente fare rotta per Marina di Marciana. Una telefonata al porto ci informa posti zero ma forse nella parte nord di libero ormeggio potevamo trovare qualcosa. Si salpa alle dieci e puntiamo a nord per scapolare il capo Vita. Vento a 10kn al giardinetto si fila a 6kn tranquillamente scapolata la punta scansati due traghetti rotta per Piombino uno e Portoferraio l’altro, il vento che scende dalla montagna ci investe con forza per effetto Venturi e fra traverso e bolina ci imprime una velocità da sogno: si superano abbondantemente i 7kn e la barca si sbanda di buoni 30° ed anche più, un certi momenti, per poi raddrizzarsi quando spianandosi la montagna la pressione diminuisce. Pensiamo di fare un bagno ma cominciamo a notare che molte delle barche in giro stanno puntando per la nostra stessa mèta così ci consultiamo e si opta per andare dritti in porto alla ricerca di un posto in banchina dalla parte demaniale qualora non ci sia posto al club nautico.

Quasi due ore più tardi siamo nel porto di Marina di Marciana e frughiamo con occhi di falco per vedere un pertugio per noi. Ci sembra vicino ad un kethc al confine della zona dei pescatori esserci spazio in seconda andana così ammariamo l’ancora e ci filiamo in retromarcia per sistemarci ma quando già siamo a due terzi dell’opera un finanziere ci fa cenno di andarcene. Noi discutiamo e lo contestiamo perché agisce in controsenso ed in maniera scortese, volano parole e ci allontaniamo quando questi forse dopo aver capito il suo torto ci invita a metterci in parallelo in quarta andana con delle barche francesi. Torniamo sui nostri passi si salpa l’ancora di prua, si arma una nuova ancora per bloccarci da poppa si rifà tutta la manovra ma siamo troppo vicini al kethc di prima perché due marinai della domenica su piccoli ferri da stiro si rifiutano di stringersi un poco: sono quelli che fanno le vacanze in barca stando venti o più giorni fermi in un porto con le donne che più che prendere il sole sulla tolda cercano di fare bella mostra di sé mentre i mariti si guardano in giro con pantaloni bianchi e maglioncino blu alla "Dannunzio inizio 900" come fossero super….becchi. Schifati da queste esibizioni d’ignoranza e cafoneria marinara decidiamo di piazzarci alla ruota verso la fine del porto tanto abbiamo a bordo il pram che ci consentirà di scendere a terra in tutta tranquillità e con spesa zero. Sono già le 15 del pomeriggio ci facciamo uno spaghetto con salsa poi formaggio e dolce ottimo vino e frutta. Così ci riposiamo un poco e poi scendiamo a terra per un bagno di mare fuori diga ed una doccia ai servizi pubblici che costano 3 euro e sono fredde (porca organizzazione di questo paese di pressappochisti). A questo punto decidiamo per una cena di classe in qualche ristorantino con vista sul mare. Ci vestiamo si salpa col pram ed atterriamo ad un moletto non molto distante zigzagando fra le altre barche alla fonda ci segue un gommoncino con due giovani a bordo e mentre il giovanotto pensa ad assicurare il mezzo noi aiutiamo la ragazza a guadagnare il molo con scarpe e borsetta in mano: Siamo tanto ringraziati dalla coppia che poi ce la ritroviamo in giro per il paese alla mera ricerca di un tavolo. Tutto pieno tutto esaurito alla barba della miseria. Ci sediamo a tavola che sono già le 10 passate ma l’accoglienza è buona e le pietanze superbe la spesa contenuta considerato che abbiamo mangiato pesce fresco e bevuto vino di qualità. Mentre torniamo col nostro pram ci salutano ancora la coppia di prima che sono già tornati alla loro imbarcazione anche loro sono felici di aver fatta una buona cena.

Il sonno ci prende subito e così ci ritroviamo freschi e riposati alle sette del mattino. Mettiamo in moto (per risparmiare le batterie) ed accendiamo PC e radio per conoscere la meteo del giorno. Le cose sono abbastanza statiche ma permane un’area di instabilità sul Mediterraneo occidentale che prevede a breve una rotazione dei venti verso ovest per poi passare a nord-ovest: maestrale in aumento. Per adesso il mare è abbastanza calmo ed il vento leggero sui 4-5 kn. Salpiamo che sono già le nove e mezzo con rotta ovest verso la Polveraia estremità occidentale dell’isola poi vedremo se è il caso di procedere verso la Corsica oppure risalire verso la Capraia. Usciti dal ridosso del monte Capanne ed allargati oltre la Punta Nera siamo colpiti da un vento di sud-est di tutto rispetto ed il mare è appena increspato. Decisione presa rotta per 283° dopo 34mg atterreremo a Macinaggio in Corsica speriamo di trovare posto in porto così potremo ricaricare le batterie, mantenere il frigo attaccato e cosa più importante rifornirci di acqua e gasolio. Appena siamo in vista del porto telefoniamo alla capitaneria e date le nostre generalità chiediamo un posto in banchina che ci viene poi confermato cosicché all’arrivo (sono le 15 passate) troviamo un marinaio ad attenderci pronto a ricevere le nostre cime d’ormeggio ed i nostri documenti.

E’ domenica pomeriggio e la gente è in spiaggia ed in giro per spese ed aperitivi noi prima di tutto andiamo a farci un bel bagno in un mare trasparente e pulito anche se un poco freddo poi rivestiti e messici decenti come marinai in libera uscita ci sorbiamo un ottimo Pastis con acqua fresca sulla passeggiata a mare e stiamo pensando a cosa cucinarci per la cena poiché il pranzo in navigazione è stato abbastanza spartano.

Il risultato sono pendette al sugo di carne, carne in scatola con insalata condita a dovere frutta e formaggio acqua fresca e vino chianti, caffè in chiusura con rhum Pampero di Umberto. La meteo conferma una perturbazione in arrivo da nord- ovest per i giorni a venire. Ci corichiamo domani mattina decideremo.

Lunedì mattina corro al forno per acquistare croissants e baguettes per la colazione poi facciamo le spese che ci competono per il pranzo, acquisto vini salumi e carte da portare a casa poi dopo uno spaghetto al pomodoro, formaggi vari, una deliziosa terrine campagnola e frutta fresca di stagione salpiamo in direzione dell’isola di Capraia che sono già le 15; rotta 68°29’ per una distanza di circa 19 mg. Abbiamo vento al traverso il mare è calmo ma in crescita filiamo a 7.5 kn che è una bellezza. Si doppia la Torre dello Zenobito dal sud dell’isola e risaliamo la parte orientale poi dopo Punta del Ferratone viriamo a sinistra, disarmiamo le vele ed a motore prima delle 19 siamo all’ormeggio in porto. Naturalmente solita prassi telefonata alla capitaneria l’ok per il posto poi il marinaio e tutto il resto.

Umberto su al paese ha in compagnia con amici una casetta veramente graziosa e nel parcheggio del porto una piccola Fiat per spostarsi nell’isola così saliamo ci facciamo una doccia ci cambiamo e visto che un ristorantino ci strizza l’occhio ne approfittiamo per pesce in salsa patate fritte e buon vino. Alla fine della serata si cominciano a sentire raffiche di vento che vanno in lenta ma inesorabile crescita. Quando ci corichiamo in barca anche il mare inizia a fare sentire la sua voce. La notte è un tormento un ululare del vento e raffiche che schizzano le creste delle onde. Al mattino tutti sono fermi e ben legati anche noi abbiamo rinforzati gli ormeggi e ci siamo assicurati vicendevolmente ad una barca di Marsiglia che ci sta a fianco non si balla molto ma scesi a terra per la colazione e guardato il mare oltre la diga del molo dove attraccano i traghetti ci rendiamo conto che per oggi è impossibile muoversi. Il traghetto da Livorno è stato soppresso così né giornali né persone né rifornimenti raggiungono l’isola: oggi siamo veramente isolati dal resto del mondo. E’ un peccato che quando si è in mare e si fanno così pochi giorni di navigazione continui, capitino cose di questo genere. Tutto l’anno agogniamo a fare una piccola crociera e poi o per l’impossibilità personale o come in questo caso per il maltempo siamo costretti a restare a terra. Nei lunghi anni della mia esperienza di navigazione devo ammettere che le volte che non ci sono stati impedimenti sono in verità state molto poche. Quando si è a terra magari si notano settimane di bel sole, bel mare ed ottimo vento ma poi appena ti muovi o fai programmi accade sempre l’imprevisto o manca l’amico che ti accompagna, o qualche avaria nascosta fa capolino poco prima di partire, insomma sono in genere più le rinunce che le lunghe crociere senza intoppi.

Il mercoledì il traghetto da Livorno è arrivato, in ritardo ma è arrivato così abbiamo deciso di lasciare la barca in porto all’ormeggio per altri due giorni, noi rientrare con la nave perché impegni improrogabili non ci permettevano restare ancora fermi, Umberto essendo poi libero sarebbe tornato con un amico per riportare la Valentina a Marina di Pisa.

E così è stato.

LUG 2007 by GIO

 

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