MAROCCO città Imperiali ed altro

 

Sono già stato in Marocco quattro volte e ad ogni viaggio percorro strade diverse così adesso ho una visione abbastanza completa del paese e della sua gente. La prima volta mi dedicai alla storia ed alle città che furono capitale di volta in volta le cosiddette città imperiali.

Questa parte del continente africano che ne comprende il nord –ovest per una estensione di 710.850 km2 confina con l’Algeria ad est con la Mauritania a sud  ed è bagnato dall’oceano Atlantico ad ovest e dal Mediterraneo a nord.

I primi popoli che si stanziarono qui sembrano essere stati i berberi di cui si trovano tracce rupestri da prima di qualche millennio di Cristo, poi Fenici, Cartaginesi, Mauritani si sono susseguiti nei secoli. Poi nel 456 a.c. i Romani vinti i Cartaginesi vi si istallarono fondando le città di Tingis (odierna Tangeri) poi Volubilis, Lixsus e Sala Colonia presso l’odierna Rabat. Con i Vandali ed i Bizantini si arriva alla penetrazione arabo islamica alla fine del VII secolo. Mulay Ydris I° si stabilisce a Volubilis YdrysII° fonda Fes. Yussef  ben Tashfin nel 1062 fonda Marrakech. Yakub el-Mansur nel 1184 fonda Rabat. Nel X° secolo la tribù berbera dei Meknassa fondò Meknes. Gli Almoravidi XI° secolo i Marinidinel XII° poi nel XV° arrivarono i Wattasidi ed i Portoghesi aCeuta sulla costa atlantica. Nel XVI° secolo arrivano i Sa’idiani sostituiti dagli Alawidi nei XVII° secolo. Intorno al 1780 vengono cacciati i portoghesi ma ai primi  dell’8oo arrivano spagnoli a Tangeri e sul Mediterraneo e Francesi che resteranno fino al 1947. Da ricordare che Tangeridal 1923 è uno statuto internazionale e nel 1942 alla conferenza di Casablanca Churchill e Roosevelt si accordano per una pace incondizionata da dare alla Germania e nello stesso anno truppe inglesi e americane sbarcano per iniziare la guerra d’Africa e ricacciare italiani e tedeschi in mare. Dopo tali date non è più storia ma cronaca dei giorni nostri.

  Iniziamo la visita del paese da CASABLANCA dove ci ha lasciati l’AIRMAROC che ci a portati in meno di due ore da Roma. Inutile cercare il bar del famoso film perché quello fu girato a Tangeri. Questa è una dinamica città moderna industriale e commerciale con strade ampie circolazione imponente di mezzi pubblici e privati gente che corre da ogni parte. Insomma Milano in una ora di punta se non fosse che il Muezzin ogni tanto rompe il rumore col suo invito alla preghiera. Col suo milione di abitanti è la più popolata del paese, dall’antico si passa ai grattaceli moderni dalle viuzze della Medina vecchia si entra nei boulevards a sei corsie. Città di contrasti con un porto marittimo immenso che assorbe il quaranta per cento del traffico marittimo di persone e merci in import ed export vicino alla vecchia Medina ed Place Mohammed V con una cupola trasparente che di giorno illumina i sottopassaggi pedonali, Place des Nations Unies col Palazzo di Giustizia la Prefettura ed il Palazzo delle Poste. Al centro la famosa fontana luminosa che zampilla a suon di musica. Vicino c’è la nuova Medina che ospita tutte quelle persone che sono venute da fuori per lavorare poi lungo la cornice la grande Moschea dei centomila e tutte le infrastrutture balneari. In giro migliaia di negozi soddisfano qualsiasi necessità per la popolazione e per i turisti. Cosa comprare in Marocco? Le famose babouce,  le borse di pelle, l’oro lavorato, (ricordarsi che è a 14K) gli abiti etnici, i foulards ma è inutile che dia indicazioni perché tanta è la roba che basta guardarsi intorno ed acquistare ciò che piace (attenti solo alle cose made in china). Ma proseguiamo il viaggio. RABAT con i  540.000 abitanti è la capitale del Marocco sede del Re e di tutti i ministeri ed uffici legati al potere. Interessante città divisa dal fiume Bou Regreg che costeggia la Medina splendido anche il palazzo reale che si visita solo dall’esterno come pure la Casbah degli Oudaia la Grande Moschea del XIV°secolo, la Torre Hassan simbolo della città, Chellach antica necropoli che ne ricorda le origini fenicie. Il Museo archeologico e porta Bab Rouah ne completano il giro.

MEKNèS vicina al medio Atlante in zona verde e fertile ricca di culture di ogni genere dalla frutta alle verdure dal clima eccezionalmente fresco e ventilato con una ricca medina vecchia e nuova un bellissimo palazzo imperiale DarJamai che ospita un bel museo, PlaceEl-Hèdim ricca di bar, caffè e ristoranti dalla quale si accede al souk e dove arrivano e partono tutti i bus urbani e no. La tomba Di Mulay Ismall. L’accademia militare che si trova nel palazzo che abitava il sultano nel secolo scorso Dar el-Beida. Poi i magazzini generali Hèri Dar el-Ma (palazzo dell’acqua) caratterizzati da mura spesse per manenere fresca la temperatura all’interno con all’interno moltissimi pozzi per l’acqua da cui il nome.

FèS è adagiata su verdi colline in posizione splendida. La Route de Fès che gira intorno la Medina poi la città nuova con tutti i palazzi di governo ed i principali Hotels poi Fès el-Bali con tutti i vicoli antichi qui conviene avere una guida per non perdersi, anche un bambino che sarà lieto di guadagnarsi qualche dihram poi ancora la porta Bab Boujeloud, la Madrasa Bou Inania scuola cranica del 1330, la Moschea Karaouine, il sacrario Zaouia di Moulay Idriss, Place Nejjarine, la Moschea Andalusa, il museo di arte marocchina Dar Batha, Fès el-Jèdid.

MARRAKECH con i 450.000 abitanti è la più grande attrazione turistica del paese. Qui non basta mai il tempo non per visitarla ma per conoscerla perché questa città va conosciuta in ogni ora del giorno e della notte in ogni suo quartiere e si deve parlare con la gente e confrontarsi ed intendersi perché è una gioia per lo spirito e la mente indimenticabile. Tutti e dico tutti sono molto cordiali rispettosi e ti vorrebbero vendere il mondo ma se sai trattare acquisterai solo ciò che vuoi ed al prezzo che ti parrà migliore, non ho mai trovati spudorati imbroglioni in questa città anche perché tutti sanno che il turista è il loro capitale da difendere e salvaguardare magari ricordiamoci che siamo in un paese musulmano ed un uomo spesso rivolge alle nostre donne attenzioni che non sono molto gradite anoi e spessole mani loro si allungano un po’ troppo verso certe parti corporali. La miseria c’è anche qui ma la gente è solo insistente per ignoranza affinché tu comperi qual’cosa da loro, poi non è cattiva se dici no è no. In prima fila sta la Place Jemaa el-Fna che nell’arco della giornata cambia aspetto continuamente. Piena di bancarelle al mattino ricche di ogni bene diventa poi teatro di saltimbanchi ed incantatori di serpenti di venditori di dentiere e pozioni magiche di chiromanti e scrivani e gruppi folkroristici a notte poi diventa un immenso ristorante per tutti i gusti ed a modica spesa. Dalla terrazza del Cafè de Paris si gode un insieme della piazza incredibile. Da qui in avanti c’è tutto il mercato ricco di ogni bene comprese case in affitto ed alberghetti piccoli e puliti molti dei quali sono tenuti da ex legionari francesi in pensione.Poco lontana la Torre Hassan poi la Moschea Koutoubia poi la porta Bab Agnaoudalla quale si accede alla Casbah dove si incontrano venditori di ceci cotti buonissimi poi le tombe dei Saadidi, la Madrasa Ben Youssef, il Palazzo della Bahia, Dar Si Said museo d’arte marocchina ed infine il Suk da girarsi con una guida per non perdersi dove gli artigiani costruiscono i loro capolavori di cuoio di oro d’argento di tessitura dei tappeti e dei broccat, di ferro, di legno e specchi d’ogni forma e misura.

In un viaggio ho fatto il tragitto da Fès a Marrakech in autobus passando per il medio Atlante ed ho avuto modo di vedere quante e quali belle montagne innevate ci siano complete di impianti per lo sci. Alcuni la chiamano la Svizzera del Marocco e su questo tragitto si trovano interessanti villaggi come Ifrane e Kasba Tadia con dei mercati settimanali eccezionali. I sarti portano le loro macchine da cucire con l’asino ed una volta a terra cuciono gli abiti su misura per i contadini e pastori della zona con una rapidità eccezionale mentre le loro donne vendono le stoffe e prendono le misure. Anche in queste occasioni ristorantini ambulanti ti preparano cibi deliziosi e semplici da consumarsi su un foglio di carta o nella migliore delle ipotesi su un piatto di plastica. Capra alla brace e verdure cotte oltre a riso condito la fanno alla grande, si beve limonata o gazzosa fresca oltre ad acqua rigorosamente in bottiglia sigillata.

Una bellissima avventura ci è toccata in  un viaggio che abbiamo fatto da soli con base ad AGADIR.

Eravamo a Marina di Pietrasanta in visita ad una amica quando passando dal lungomare volli curiosare in una agenzia turistica che per caso era aperta così vidi che c’era un last minute per Agadir in un villaggio francese con mezza pensione e bevande incluse per un prezzo non buono ma incredibilmente basso eccezionale. Chiesi quando potevamo iscriverci e se ancora ci fossero stati due posti . C’erano così fissai immediatamente gli avrei inviato il denaro tramite bonifico bancario perché la partenza era fra due giorni soltanto e per me sarebbe stato problematico tornare lì. Si era verso la fine del mese di marzo, la stagione non era eccessivamente calda per l’oceano Atlantico, noi partimmo più per fare turismo che vita di spiaggia. Ed avemmo ragione.

La prima cosa che feci fu di ordinare tramite la reception del resort una piccola vettura per il giorno seguente da tenere per tutta la settimana. Questo ci garantiva una piena autonomia e libertà d’azione. Arrivò una Fiat 1 due porte benissimo il primo giorno andammo alla vecchia Kasba distrutta dal terremoto di dieci anni prima che si trovava su una collinetta di fronte al porto peschereccio poi andammo in cerca del cimitero musulmano dove sono sepolti i resti anche di italiani  che perirono in un disastro aereo degli anni ’90 ed il governo marocchino ha fatto un piccolo monumento alla memoria. Fra di loro c’erano anche una coppia di sposi nipoti di un mio carissimo amico fiorentino e che saputo del mio viaggio mi aveva pregato di portargli una foto del luogo a memoria della famiglia. La sera al rientro dopo una doccia ed un cambio d’abiti ci recavamo in uno dei quattro ristoranti etnici del villaggio e corpo mio fatti capanna dalle specialità locali che ci servivano. La gente comune preferiva il ristorante internazionale non fidandosi della cucina locale così non eravamo  in molti ma dopo la prima sera fummo presi di mira dai camerieri che orgogliosi che amassimo la loro cucina ci servivano e consigliavano quanto di meglio esistesse. Fu così che una coppia del nord ci si aggregò mentre, per le cene soltanto, anche due ragazze genovesi fecero onore ai cibi assieme a noi.

Il giorno dopo fatta  una abbondante colazione ci accontentammo di partire con la scorta di due bottiglie d’acqua ed un mezzo casco di banane acquistate ai mercatini lungo la strada. Si prese la via per Imouzzer dove sapevo esserci una bellissima cascata chiamata ” il velo da sposa” lasciata la costiera si entra in una stretta strada lungo un torrente fra due pareti di roccia che diventano sempre più alte poi entrati in una valle più larga proseguiamo verso nord-est. Incontriamo il villaggio di Isk e qui tre signore con due bambine ci chiedono un passaggio. La macchina è piccola ma desideriamo accontentarle così tutti ammontati dentro riprendiamo il cammino. Chiedo loro della cascata e mi dicono che è secca per carenza di piogge comunque il luogo è magico e bellissimo. Arrivati dietro una curva vediamo l’indicazione e tre o quattro case poco più avanti le donne sono arrivate ed anche noi. Scendiamo tutti dalla piccola auto e la gente si fa dattorno e commenta ridendo le donne ci ringraziano e ci fanno cenno di non temere per la macchina che gli uomini,loro mariti, faranno buona guardia in segno di ringraziamento. Se ci fosse stata l’acqua sarebbe stata una cosa meravigliosa ma anche così immersa nella boscaglia ci da una bella sensazione. Facciamo un giro poi si mangiano delle banane e si conversa con grandi e piccoli mentre un tipo molto vecchio ci porta un vassoio con tazze di the bollente e dolcetti vari tutto gentilmente offerto per la nostra cortesia. Rimaniamo commossi e poco dopo riprendiamo il cammino verso un passo dove avevamo visti tappeti vecchi e polverosi ma rigorosamente fatti a mano,appena li rivediamo buttati là su un muretto come cose da nulla ci fermiamo e li trattiamo prima con circospezione poi col chiaro intento di acquistarne uno che sembra veramente vecchio e bello anche se molto sbiadito. Dopo mezzo pomeriggio di trattativa lo portiamo con noi per un tozzo di pane. (tornati in Italia e lavato a dovere si dimostrerà una vera rarità)

La sera commentiamo i fatti del giorno con i nostri commensali e ci organizziamo per andare a Essaouira antico porto negriero al tempo della dominazione portoghese. La chiamano la città azzurra perché tutte le costruzioni sono imbiancate a calce con porte e finestre azzurre. La strada è lunga sono 185 km ma la pavimentazione è ottima e si può tenere una buona media passiamo da Tarhazout poi da Cap Rhir dove ammiriamo il bel faro che indica ai naviganti il promontorio poi Tamri e Tamanar. Arriviamo ad Essaouira che è quasi l’ora di pranzo giriamo affascinati per la città e ci dirigiamo verso la fortezza portoghese ed il porto con ancora i cannoni  cinquecenteschi puntati verso il mare. L’interno della kasbah è un dedalo di viuzze e sottopassi che all’occorrenza venivano chiusi da portoni come fossero abitazioni in maniera da disorientare pirati od altre genti non gradite. La sera rientriamo abbastanza tardi ma dopo cena andiamo tutti a ballare al club del villaggio dove suona un complessino mica male e qui ci uniamo a francesi e tedeschi che la mattina seguente rientreranno in patria: birra a fiumi e canti ed allegria fino all’ora di chiusura. Domani faremo 85 km per raggiungere Taroudannat città capitale al tempo dei sovrani Saadidi immersa fra aranceti ed oliveti molto frequentata da turisti e viaggiatori attratti dalla bella medina di questo insediamento sahariano,essa è circondata da alte e spesse mura merlate e torri per tutti i suoi circa 8 km di circonferenza. All’interno si trovano molte gioiellerie perché qui tutti lavorano l’oro. Si trovano inoltre molte famiglie Tuareg che si sono qui sedentarizzate. In questa città che risale al 1066 non ci sono mai stati insediamenti militari o politici dei francesi così la città mantiene il suo carattere marocchino originale, il piccolo souq con i negozietti di generi berberi e chincagliere varie è ricco di cose curiose ed originali e di qualche buon pezzo d’antiquariato, è incastonato nella parte centrale della città ed è bello e facile visitarlo. Le mura in mattoni di fango rossastro sono imponenti e belle da visitare sia da sopra che lungo il loro perimetro mentre la Casbah sembra una città nella città in quanto anche essa è cinta di mura. Da qui possiamo andare tempo permettendo a Tiznit a circa 120 km a sud dove si ammirano pregevoli lavori in filigrana d’argento. La cittadina è piccola ed accogliente è sul mare e la spiaggia è grande e bianca e ben tenuta. Questo è l’ultimo luogo turistico del sud perché da qui in avanti ci sarà solo il deserto.

Sulla strada del ritorno abbiamo trovati diversi villaggi berberi alcuni dei quali con belle case moderne e grandi mercati aperti anche di sera.

Vicino ad Agadir su quattro ettari di terreno un signore francese ha ricostruito una tipica medina ricca di costruzioni in stile di palmeto cascata e spazio verde e ‘ha chiamata “village artisanal et culturel LA MEDINA D’AGADIR” riproducendo di nuovo una vecchia zona (rione medina) dove i giovani possono imparare tutti quei lavori del folkrore marocchino che altrimenti andrebbe perduto. Oltre ad un contributo governativo si autofinanzia con i proventi della vendita dei biglietti d’ingresso e dei prodotti fatti dagli studenti. E’ sulla strada per Inezgane in località Agroud Ben Sergao. Vale una visita e certi prodotti sono fatti veramente bene e costano il giusto.

Un giorno ci siamo dedicati ai dintorni così abbiamo scoperto un bel mercato settimanale dove oltre i prodotti della terra c’erano anche saltimbanchi e musici poi allentandoci verso l’interno e diretti verso Argana ci siamo ritrovatisi una strada dallo scarso traffico e con la spia del carburante che sulle curve lampeggiava. Indietro non ricordavo di nessuna stazione di servizio così proseguiamo avanti. Finalmente incontro una pattuglia di polizia e chiedo loro informazioni. Mi dicono che se riesco ad andare avanti per una ventina di chilometri c’è un villaggio che in quel giorno ha il mercato così andando da chi vende tabacchi e carbone si può trovare anche benzina forse,altrimenti si dovrà pernottare in loco e domani con una macchina scendere verso Agadir per rifornirci. Non mi preoccupo più di tanto e piano per risparmiare carburante mi avvio al villaggio che consiste in tre case venti tende ed una piazza piena di somari e mercanzie sparse per terra. La gente è cordiale e ciarliera così quando chiedo del carburante mi accompagnano verso una capanna di legno piena di carbone di legna e cacche di mulo e cavallo che adoperano per i loro fornelli da cucina. Fra tanta roba tirano fuori delle taniche di plastica di svariate misure piene di benzina e con un imbuto un tubo di plastica tre persone riescono a farmi il pieno. Non ho idea quanto mi sia costato quel rifornimento ma vedere che mezzo paese era felice del piacere di servirmi non aveva prezzo. Quella sera siamo rientrati contenti di constatare quanto questa gente di montagna che per la maggior parte mai ha conosciuto un europeo o comunque una persona al di fuori del loro piccolo cerchio sia servizievole verso gli altri. Le difficoltà di uno diventano il lavoro degli altri e tutti ci hanno salutati felici dell’aiuto datoci e indubbiamente anche dei dirham avuti in regalo.

I giorni stanno fuggendo domani riconsegnerò l’auto e ci dedicheremo un po’ al mare intanto stasera andremo al teatro del villaggio perché una compagnia parigina presenterà  “Il gobbo di Notre Dame”.

 

2007-05-02 by GIO

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