Flirt
LEI Erano già passati un
paio di anni da quando John aveva presa L'interno era abbastanza spazioso nonostante le due scansie laterali per riporre gli indumenti fossero insufficienti, sulla sinistra aveva sistemato un fornello a gas bascullabile con sotto un ripostiglio per pentola padella, il resto della batteria da cucina stava nella fantasia . A prua c' era veramente un bel letto a V che permetteva sonni tranquilli e sotto stava la cambusa. A sinistra stavano il Termometro, l'Orologio, il Barometro e l'Igrometro, la bussola era estraibile nel pozzetto. Non mancava niente compassi, squadrette e carte nautiche stavano a paratia pronte alla consultazione insieme ai razzi ed al binocolo. Venne battezzata CERNIA in onore di quello splendido pesce. Tutto bello, ma era impossibile navigare e viverci, essa era una meraviglia per andare a fare un bagno lontano da occhi indiscreti e per dormirci sia in porto che alla fonda dove passò quasi tutta unestate in mancanza di ormeggio in porto e per paura di una banda di ladri, che usava accostare a riva di notte, sciogliere la cima dell'ormeggio e rimorchiare il mezzo, fosse un gozzetto, un gommone od altro per poi lasciarlo nel porto di loro base ed avvertire tempestivamente l'ufficio della Finanza, prima che ne venisse denunciato il furto, dicendo di averlo trovato alla deriva così riuscivano ad intascare la percentuale del valore per il ritrovamento. E' chiaro che i finanzieri erano di balla. Così alla terza stagione, viste e capite queste manchevolezze anche se oramai aveva un ormeggio in porto, benché i troppi ricordi di cose fatte e non gli facessero amare questo guscio, andò con gli amici a cercare qualcosa di appena più grande sempre derive lestè per la poca profondità del porto e la poca disponibilità in moneta. Da una rivista venne fuori un sei metri della francese Janneau, denominato Flirt.. Rik e lui si consultarono e dopo aver trovato chi poteva procurarla ritirando la vecchia con ottima valutazione fu affare fatto. La vide arrivare sul
camion e fu scaricata su un invaso nel piazzale del porto, non stava nella pelle lo stesso
camion ritirò Va ricordato che in quegli anni la nautica aveva ancora un gran sapore davventure da ricchi, perché le barche sono da sempre considerate sinonimo di ricchezza. Chi aveva una barca allora? I pescatori di professione, beh per forza avevano i pescherecci, i pescatori da diporto avevano piccoli gozzi rattoppati che ormeggiavano o nei fossi di Livorno o alle foci di fiumi piccoli e solo per il periodo estivo o addirittura le alavano in mare solo al momento della pesca e questa era anche la situazione dei gommonauti che praticavano la pesca subacquea, c'era poi una discreta flottiglia di semicabinati di famiglie che la domenica portavano i figli a nuotare al largo ma sempre vicini entro le famose tre miglia dalla costa mentre mamma e papà prendevano il sole. Barche a vela, si contavano sulle dita e potevano essere Vaurien, od Optimist, o Fly Junior carrellati la domenica al mare e poi riposti nell'orto di casa. Barche un po' più grandi e in specialmodo cabinate ce nerano poche in giro e sempre possedute da manager dell'industria o della finanza o dai soliti ricchi amanti del mare. I grossi industriali e company erano possessori di mega barche a motore yacht con o senza capitano a bordo ma sempre "piccole" navi dai quindici venti metri in su. Ora in quegli anni la tecnologia, grazie alle resine epossiliche ed alla vetroresina stava sfornando imbarcazioni di tutte le lunghezze, a vela ed a motore F.B. a prezzi altamente accessibili ad un larghissimo strato di persone, bastava essere amanti della vela del mare e della libertà così con meno della spesa che occorreva per una auto utilitaria chiunque si poteva fare una barca. Loro furono fra questi novelli navigatori e dopo un corso veloce di vela Rik era diventato l'istruttore del Club guidato da John. Iniziarono a studiare rotte e venti proiettati nell'avventura. Ma prima di ogni altra cosa fu cambiata la motorizzazione con uno leggero e non caro. Andarono a cadere sul Motofides che veniva costruito a Livorno ed era sul tipo del Seagull inglese, ma durò loro poco poiché' non avendo le marce avanti -folle- indietro era impossibile da gestire per le manovre in porto così dallo stesso rivenditore optarono per un motore svedese della Volvo 6 HP Sail speciale per vela leggero e molto maneggevole in quanto può pivottare su se stesso . Ma adesso bando alle chiacchiere, non si è ancora presentata questa nuova barca tutta francese nel nome e nelle soluzioni pratiche. La cabina non è perfettamente ad altezza d'uomo ma si circola discretamente c'è un lettone triangolare a prua e due cuccette laterali che scompaiono sotto i gavoni, poi un vano cucina, accessibilissimo anche in navigazione con sotto spazio a sufficienza per cambusa ed suppellettili per la medesima, un ripiano protetto corre lungo entrambe le paratie e può accogliere molte e disparate cose. John e Rik dovevano solo salpare . Rotta per 242°24'dal porto di Marina di Cecina così alla fine di una bella libecciata lasciarono la costa italiana di poppa e navigarono verso l'Isola di Capraia, c'era un bel vento abbastanza fresco che veniva da sud- ovest ultima bava del libeccio passato, il mare un po' incrociato ma non schizzava ed il sole stava lasciando la scena al traverso di dritta perso dietro delle basse nubi per niente minacciose. Già è vero non ho fatta menzione dell'ora di partenza, ma poiché di solito il mare la notte è spesso più calmo salparono in tardo pomeriggio. Prima che arrivi la notte si cucinarono uno spaghetto condito con salse pronte disponibili in cambusa poi la frutta e vino un occhio alla bussola alle vele e si allasca via via che il vento gira poi muore e rimane solo un leggera brezza. Il motore era già stato messo in moto sia per caricare la batteria che per aiuto con un filo di gas, ora invece deve girare a regime per mantenere la velocità. Intorno è notte fonda, ma non buia, le stelle illuminano il cielo e la barca naviga su una superficie scura, ma piena dei riflessi del plancton che mosso dallelica illumina la scia come tanti brillantini che fanno da tappeto. Sopra le teste un coperchio blu pieno di stelle lucenti la linea dell'orizzonte è circolare e deserta. I due si alternano al timone e la barra diventa sempre più pesante come la notte più fresca ma niente passa sotto le pesanti cerate ed il ritmo del motore mantiene svegli. Sulla dritta compare al livello del mare un grande alone chiaro e si comincia ad udire un rumore ritmico di motori che aumenta col passate dei minuti mentre l'alone diventa luce viva bianca la barca rallenta per cercare di identificare i fanali di via e sapere da che parte passerà la nave e nel frattempo si fermano completamente poi nel mezzo a questa luce che è diventata accecante si intravede in alto un fanale rosso e tirano un sospiro di sollievo perché il mostro passerà di prora si farà sentire un po' d'onda perché è a meno di un miglio dalla prua. Ripresa subito la rotta e sempre con occhi ed orecchi bene aperti i due, scrutano in continuazione il circondario. Sono ormai diverse ore che navigano, dovrebbero avvistare il faro della Capraia dritto di prora, ma il buio regna sovrano per ora forse in lontananza si sta formando della nebbia bassa sul pelo dell'acqua: l'aria comincia ad essere fredda rispetto alla superficie del mare che è molto più calda così minuscole particelle si condensano restando sospese come nebbia al massimo a cinquanta centimetri sul pelo dell'acqua e ciò può nascondere la pallida luce del faro. D'un tratto appare una luce bianca che va e viene al mascone di sinistra bene è il faro tanto cercato. Si corregge la rotta ma passando il tempo vedono che la bussola scade verso sud quindi deve essere per forza qualche barca che si muove, Infatti è solo un peschereccio della colonia penale dell'isola che trascina le reti verso sud-est. Essendo partito da Capraia porto, vuol dire che il Flirt era perfettamente in rotta prima di inseguirlo. Ripreso il cammino dopo una eternità finalmente scorgono il faro. C'è posto dietro la diga ed alato il ferro e sistemate le cime a terra si coricano per un riposino ma il giorno arriva presto e non vogliono perdersi questalba in un porto estraneo. Sbarcati si gustano una bella colazione al bar e si comincia a pensare alla prossima meta. Stanno vivendo un momento eroico di grande spessore, con le giuste cognizioni geografiche, con l'uso oculato di carte nautiche professionali perché avevano quelle che sono in uso alle navi e con la conoscenza del navigare a vela, prudenza ed incoscienza fedeli alleate ,hanno fatto ciò che l'uomo ha sempre fatto : appagare la sete di scoprire ,conoscere, andare avanti ad ogni costo, una sfida a se stesso per pesare le possibilità di vita . Si di vita perché di vita si tratta come disse un nostro antenato " fatti non fummo per viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza". L'indipendenza dell'individuo dipende dall'intraprendenza che esso dimostra, con le armi giuste si può conquistare il mondo e dare un senso alla propria libertà. Essere capaci di manovrare una piccola imbarcazione come questa, in un mare come il nostro Tirreno, dove se c'è visibilità massima sembra di essere in un lago poiché Italia, Capraia, Elba, Gorgona, ti fanno cerchio attorno e non puoi sbagliare devi solo rammentarti che non sei in terra ma in mare ed il mare ha le sue leggi che devi rispettare perché tu qui sei estraneo. Così al colmo dell'esaltazione hanno salpato il ferro per un giro dell'isola un pranzetto alla ruota in una splendida caletta, dopo un bagno ristoratore in acque di cristallo ed al rientro una degna cena in bettola, a suon di pesce e vino fresco. Il viaggio di ritorno per narrare l'avventura ad amici e nemici non ha storia perché oramai sono battezzati, serve solo per rinnovare l'impegno a nuove imprese, che non sono mai mancate per molti anni a venire, ma queste saranno altre storie ed altre avventure. Correva lanno del Signore 1978. Apr 2008 by GIO |