LA BUFERA

Bufera d'inverno …Chiamiamola così poiché non si ricorda bene dice Haran ma forse non vuole ricordare per non essere costretto a collocare ciò insieme a cose che non vuole mettere in piazza. Diciamo pure che a lui questi fatti accaddero in uno dei tanti inverni passati allorché viveva presso una tribù di montagna molto lontana da qui. Ricorda che era stato occupatissimo a riparare i danni di una bufera che in una notte ghiaccia come mai con una luna piena che sembrava giorno ed un vento assassino che aveva scossi gli alberi e stroncate perfino molte grosse ramaglie cariche di neve facendole cadere proprio sopra le capanne che servivano alla tribù per conservarvi le provviste di carne affumicata e le granaglie di emergenza distruggendole. I lupi della zona avevano percepito nell'aria l'odore della carne che non più protetta dalle capanne fatte di tronchi e paglia oramai sventrate dalla neve e spazzate via dalla furia della tormenta si spandeva per la vallata come un richiamo dolcissimo per quegli stomaci affamati e voraci e con velocità incredibile vi giunsero da ogni parte facendo man bassa. Ora sappiamo benissimo che i lupi vivono in branchi ed hanno una organizzazione veramente moderna quasi militare c'è il capo branco ci sono i maschi vassalli le femmine da riproduzione poi i lupacchiotti che dipendono dalle loro madri ma sanno chi è che comanda nel branco e tutti insieme formano una forza d'urto notevole verso le prede onde poter sopravvivere ma in casi di calamità comuni possono allearsi anche con altri branchi che vivono nella stessa zona. Ogni branco ha il suo territorio ma laddove c'è un territorio occupato dall'uomo nessun branco vi ha egemonia ma bensì tutti possono andarvi a cercare cibo e per la legge che l'unione fa la forza in casi estremi grossi maschi antagonisti si alleano per una razzia comune.

Quello che accadde in quella sciaguratissima notte poteva essere uno dei soliti casi di sfortuna che capitavano in ogni stagione di grande freddo se non ci fossero stati dei contrasti fra i desideri della tribù e certe soluzioni che Haran aveva insistito di mettere in atto contro il diniego non solo del capo tribù ma anche della maggioranza degli altri abitanti.

Infatti era stata sua l'idea di costruire in quel luogo la masseria delle provviste comuni a tutti con l'idea del resto molto valida in quanto la capanna posta così al riparo dai raggi solari ed inserita nella parte più alta del villaggio a ridosso della montagna laddove gli abeti ed i larici erano più grandi e grossi e protetta da un costone roccioso che impediva l'accesso a qualsiasi malintenzionato di altre tribù che avesse intenzione di derubarli nottetempo sarebbe stata veramente protetta.

Gli altri obiettavano che era troppo appartata che in caso di bisogno occorreva attraversare tutto lo spazio centrale del villaggio per giungervi e con la neve alta poteva essere una impresa difficile per le donne che di solito accudivano a queste faccende era pur vero che di fronte a viandanti malandrini e male in arnese era ben protetta poiché avrebbero dovuto attraversare tutto il villaggio sia arrivando che poi per scappare con la refurtiva. Haran aveva obiettato che anche i porci stavano lassù perché sottovento e nei casi di brezza estiva non appestavano tutto il villaggio con i miasmi del loro sterco. Aveva vinto lui ma continuamente gli veniva rinfacciata la soluzione.

Durante la costruzione era piovuto abbondantemente ed i lavori erano andati a rilento gli altri uomini che lo aiutavano nell'impresa erano sempre pieni di lazzi nei suoi confronti e spesso aveva dovuto sostenere dure scazzottate con loro anche i suoi sostenitori a volte rimanevano perplessi e davanti al fuoco che arrostiva uno scoiattolo o una biscia d'acqua lo criticavano per la sua caparbietà ma nessuno mai aveva avuta in animo una soluzione alternativa erano critiche fini a loro stesse. Haran era l'unico nel villaggio che sapesse come costruire una capanna o una recinzione per porci e galline l'unico che sapeva misurare per lungo e largo alberi tronchi prati e boschi . Si era tagliato un ramo sottile e diritto lungo due volte la sua altezza poi uno lungo una volta la sua altezza e poi un altro lungo la metà e tutte le misure che faceva erano a questi campioni riferite e memorizzate con piccole pietrine che a seconda delle dimensioni corrispondevano dai più lunghi ai più corti bastoni di legno. Lui era l'unico fra quei pochi che sapevano costruire armi che fosse capace di avere l'arco più potente ed il coltello più affilato. E' indubbio ce ciò ingenerava negli altri anche una certa invidia per cui era sempre preso di mira laddove suo malgrado compiva degli errori e così niente gli era risparmiato ma lui tirava dritto per la sua strada non si curava più del necessario di queste scaramucce.

Il suo pensiero era solo rivolto al fatto che i lupi si erano mangiati buona parte delle provviste di carne affumicata ed alcune giare di cereali erano state rotte disperdendo il contenuto sul terreno sporco e bagnato. Il rimanente era stato distribuito alle varie famiglie che avevano spazio nella loro capanna e potevano così immagazzinarlo. Non era stata prevista una bufera così forte ed era inimmaginabile che lupi così famelici fossero stati così pronti ad intervenire tanto rapidamente. Questo stava rimuginando nella sua testa come a discolparsi dell'accaduto e più ci pensava e più gli sembrava di aver scelto la posizione migliore del villaggio per conservarvi le provviste: era una posizione asciutta e ben difesa dai venti e dalle piogge usuali nonché da aggressori esterne.

Assorto così non si accorse che la giovane Nikala gli era giunta furtiva alle spalle e gli stava bisbigliando parole di conforto tanto che lui credette per un momento che fosse il suo spirito a parlargli così. Si girò di scatto ed anche riconosciuta Nikala rimase convinto che quelle parole udite fossero le sue. Nikala era apparsa al villaggio dopo una furibonda lotta fra tribù per il dominio di certe zone di pascolo morti tutti i suoi famigli e fuggito il resto del clan sconfitto era restata ferita e svenuta in un fossato finché non venne ritrovata e salvata dal capo tribù ed era cresciuta insieme a Haran di cui era molto più che semplice amica poiché il resto della tribù l'aveva sempre considerata come figlia di nemici e lui invece fingendo di tenerla come schiava preda di guerra era l'unico a trattarla con buone maniere come naturalmente faceva il capo tribù e così fra i due era sorto un amore segreto e spesso di notte si incontravano presso una sorgente. Lei comunque aveva sempre avuto un che di misterioso soprannaturale che metteva a disagio spesso anche Haran ed in questo caso non fece niente per appropriarsi della preghiera perché capì che solo così poteva scuotere Haran dal suo torpore e così avvenne perché con grande rapidità convocò i giovani più robusti del clan ed iniziarono subito a ricostruire ciò che era stato distrutto.

Fu asportata tutta la neve che aveva sfasciato il tetto poi tutto il legname compresi i rami spezzati che erano sopra e quando il cantiere fu pronto prima di ricostruire furono tagliati moltissimi rami dagli abeti che sovrastavano il dirupo affinché non potessero nuocere in futuro. Molti giri di sole occorsero per rimettere le cose a posto ed inoltre fu coperto il tetto di paglia anche con i rami dei pini sfoltiti per creare una sorta di cuscino soffice ma robusto per reggervi la molta neve che quell'inverno andava promettendo. Prima di riempirlo nuovamente di provviste la sciamano del villaggio fece accendere un grande fuoco davanti la nuova costruzione e tutti vi girarono intorno ed intonarono litanie per ingraziarsi le divinità della montagna e scongiurare il pericolo di nuovi assalti dei lupi. Tutti seguirono i gesti magici che lo sciamano eseguiva e quando il fuoco morì tutti meno Haran si ritirarono nelle loro capanne. Lui rimase ancora sul luogo la testa fra le mani cercando di riudire quella voce interiore che gli aveva data la forza di ricostruire quel luogo quando una mano gentile gli si pose sul capo ed una voce melodiosa lo spronò a proseguire su quella strada che sarebbe stata la fortuna di tutta la sua gente perché lui era stato additato dalle forze della foresta come capo indiscusso di quelle persone.

Fu a questo punto che in un lampo di memoria riconobbe la voce di Nikala quindi non era stata la voce della sua anima ma le parole di lei a spronarlo nell'impresa così si voltò e lei lo coprì di carezze e di baci confessandogli che era volere degli elfi che loro due fossero sempre una persona sola e procreassero molti figli onde perpetuare il suo vigore nella tribù.

Completamente intontito dal procedere degli eventi capì che era lei la maga del villaggio di cui tutti parlavano sottovoce per timore di essere tacciati di pazzia e ne ebbe la conferma quando la bella Nikala gli impose di mantenere per tutta la vita il loro rapporto segreto anche se ciò gli costava la non riconoscenza dei figli che sarebbero nati e presolo per mano lo condusse in un antro della montagna di cui lui non ne conosceva l'esistenza e volle qui e solo qui da ora in avanti giacervi con lui. Fu una notte infinita piena di tutto ciò che Haran non aveva mai saputo della vita. Si risvegliò sfinito e solo intorno al focolaio spento e freddo e mentre tornava alla sua capanna si accorse che la sua gente lo guardava con occhio diverso da prima. Poi il vecchio saggio capo tribù arrivati alla luna nuova gli dette la scure del comando ed il seggio sulla pietra grande che per molti giri di stagioni era stato seduto e tutto il clan esultò per l'evento.

Haran non sapeva più se stesse sognando o no esercitava gli stessi mestieri di prima ma nessuno lanciava più lazzi contro di lui anzi moltissimi uomini donne e ragazzi si recavano la sera da lui cercando di imparare dalle sue parole l'arte di fare tutte quelle cose di cui era capace poi spesso di notte incontrava la bella e si appartavano nella grotta finché molte lune più tardi Nikala dette alla luce un maschietto biondo dagli occhi di cielo. Tutti si meravigliarono dell'accaduto non essendo lei accoppiata con alcuno ma da quel momento in poi anche gli altri iniziarono a parlare con Nikala e la inserirono fra le cose meravigliose e magiche della loro tribù.

Mai nessuno seppe della vita intima dei due, molti figli nacquero biondi e forti come elfi dei boschi fino a quando una notte di bufera si portò via Nikala. I figli crebbero vigorosi e fieri e Haran un giorno passò al maggiore di loro la scure del comando ed ormai vecchio e solo perché mai aveva potuto dimenticare l'amore per la sua segreta Nikala si incamminò verso la montagna e scavalcatala si sistemò come esule in un clan che lo accolse benevolmente per finire i suoi giorni. Era molto bravo a narrare storie sulla vita di quelle genti in quelle parti delle montagne a piccoli e grandi e le leggende si sa sono sempre piaciute a tutti perché aiutano a sognare ed a vivere come era accaduto a lui

 

Apr 04 by GIO.

 

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