DALLA PALUDE AL POGGIO

 

                        Ogni volta che Ot andava col somaro dalla capanna alla sua barca per pescare incontrava una contadina col fardello di roba per il mercato. Dai una volta, due, tre gli venne di chiederle se non fosse troppo faticoso portare a spalla quella roba tutte le settimane. La fanciulla arrossendo confessò che l’ubriacone col quale divideva la capanna  essendo lei orfana e sola al mondo, non voleva concederle in quei giorni l’uso del suo somaro per paura che questi tornando stanco dal mercato mangiasse più fieno del solito.

            Di lei non gli importava niente anzi tutte le volte che era ubriaco cercava di approfittarsi di lei. Oramai era abituata in queste situazioni così gli mollava una bastonata in testa, poi si accucciava vicino a lui e quando si risvegliava gli propinava una storia di come avessero ben fatto all’amore. Era così stupido e ignorante che tutte le volte ci ricascava cosicché lei viveva tranquilla. Solo un fatto le rimaneva odioso, era che ogni volta la ripuliva di quelle quattro o cinque monete guadagnate al mercato. Ot commosso da tanta cattiveria le propose da quel giorno in poi, quando si fossero incontrati di approfittare del suo somaro per il carico cosicché sarebbero andati entrambi a piedi ed avrebbero così potuto conversare. Inoltre le insegnò a fare la cresta sul guadagno in modo che qualche moneta potesse restarle in saccoccia. Così le cose cominciarono ad andare,  visto che lei tornava sempre verso il tramonto, quando anche lui rientrava dalla palude, specialmente nelle giornate nebbiose che precedono la stagione del freddo, i due cominciarono a fermarsi presso una capanna abbandonata per mangiarsi qualche pesce arrostito alla brace accompagnato da buon sidro di mele fermentate fatto da lui stesso. Va da sé che mangia oggi bevi domani finirono per concludere gli incontri chiudendosi nella capanna per fare in santa gioia ciò che l’ubriacone pensava di fare sempre. Non posso descrivere il godimento di entrambi, il piacere di quegli incontri e tutte quelle belle cose che accadono in simili circostanze finché un giorno lei non arrivò e così nel futuro mai più passò da quelle parti e lui non conosceva ne il suo nome ne donde venisse. Così io l’ho chiamata solo “Dalla palude al poggio".

 

 

Mar 2004 by GIO

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