Modernità Crisi e Information Technology
5_La lunga crisi: l’Ottocento

 

Lezione5_ La lunga crisi: l’Ottocento

Per capire i processi successivi bisogna soffermarsi sull’ampiezza della crisi alla nascita del mondo industriale. Ovviamente ci sono dei parallelismi con lo sviluppo della civiltà informatica, soprattutto dalla nascita delle architetture a partire dalla risoluzione di una crisi.

Ma andiamo per gradi. L’evoluzione è in pieno fermento: le macchine iniziano a sostituire la forza lavoro umana tramite l’energia elettrica e meccanica.
Nascono esperienze progettuali minoritarie che assumeranno valore solo in una visione retrospettiva nella ricostruzione di una genealogia architettonica.
Si tentano varie strade nella ricerca di nuovi strumenti:
_Schema a priori Boullé/Durand; ricorso ad uno strumento di classificazione delle tipologie architettoniche;

_La logica della costruzione; il mondo della costruzione è in piena effervescenza. Bisogna cercare di formulare una scienza certa per calcolare le grandi strutture fondamentali per la società industriale (stazioni, ponti, ecc.). Si afferma così la figura dell’Ingegnere a scapito dell’Architetto ormai patetico e sorpassato.
L’Ingegnere è l’inventore applicato, è la figura propulsiva dell’epoca. Ha una carica inventiva applicata al calcolo.
Il modello vincente è quello del Politecnico che soppianta quello dell’Accademia nella quale si formavano gli Architetti (declassati a ruolo di decoratori che lavorano sulle scatole edilizie).

Il primo episodio che permette l’incontro di questi due mondi è la crisi di Chicago, distrutta da un incendio nel 1871.

L’elemento High-Tech è il chiodo per l’aggancio delle strutture in ferro, oppure le ossature modulari piastrate l’una con l’altra. Il tutto rivestito con elementi decorativi desunti dal passato.
Sullivan è un pioniere di questo nuovo tipo di integrazione tra struttura e rivestimento in modo organico: da qui nasce l’avverbio organicamente. La forma segue la funzione nasce in questo contesto proprio da Sullivan e non dai funzionalisti, che semmai recuperano il concetto.

_L’artigianato totale; esistenza di una totalità: vari elementi di una sfera costituiscono un tessuto comune. I promotori furono gli appartenenti all’Arts and Crafts (Morris e Webb). Questo è un movimento antiserializzazione industriale, ma che insegue il sogno di una corporazione medievale. Si afferma un gusto che va dal particolare (oggetto) al generale (architettura, città) in una visione totalitarista.

_L’interscambiabilità e lo stile; Art Nouveau come stile mondiale, tutt’oggi ancora utilizzato, che nasce da suggestioni proprie del mondo naturale.

_Il simbolo della contraddizione; la stazione di Milano è il simbolo della contraddizione tra una parte organica (connubio struttura-decorazione) e il tappo in facciata di una simmetria ridondante già vista in precedenza.

Nuovi fermenti
In contemporanea alle esperienze architettoniche, nelle arti figurative si afferma un nuovo attore della scena contemporanea: il paesaggio urbano.
La città si muove da sistema chiuso a sistema moderno con l’introduzione della mobilità motorizzata e dell’illuminazione che fanno vivere la città 24 ore su 24.
Essa entra nell’immaginario di Baudelaire, e poi tocca la sensibilità di artisti e pittori.
Nasce il concetto di tempo libero per il mondo quotidiano e non più solo per quello aristocratico. I luoghi vengono dedicati a queste attività un tempo secondarie o inesistenti. Il mondo frammentario è preso a modello di una nuova espressività.
In questo contesto interviene ora un filone che sarà promotore delle avanguardie moderne. Cézanne intuisce una crisi: l’adesione all’espressività degli impressionisti condita da uno strano sentimento verso l’individuazione di matrici geometriche o volumetriche nella costruzione del quadro.
Da questa contraddizione nascerà un grande filone successivo.
La crisi è dunque la crasi tra frammentarietà e unitarietà.
Il quadro allora da sintetico diviene analitico: gli oggetti hanno in sé l’essenza della loro forza. La rappresentazione non conta più.
Il cubismo analitico (ovvero tutto quello che era in erba precedentemente in Cézanne) è formalizzato da Picasso e Braque. Vi è un appiattimento antiprospettico ma non antivolumetrico. Infatti la visione tridimensionale è fornita attraverso la sovrapposizione delle visioni in proiezione ortogonale: piante e prospetti di ogni oggetto, come fossero architetture.
Non vi è paura del brutto, l’arte è distruzione e quindi l’arte è negazione (creazione di una nuova estetica).

 
 

 

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