Modernità Crisi e Information Technology
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Lezione13_ Vector Peter

La prima parola chiave è codice. Altra importantissima parola che riguarda profondamente il lavoro di Eisenman è script. Altre parole ancora fondamentali sono layer e stratificazione.
Centrale è il link che lega Peter Eisenman con Terragni.

La sua esperienza inizia nella scena architettonica degli anni ’60 sulla scia delle ricerche di Colin Row. La prima particolarità di questo personaggio è che guarda all’architettura liberandola da metodi di lettura tradizionali per concentrare l’attenzione sul linguaggio (meccanismi e sintassi della composizione).
L’altro aspetto riguarda la ricerca di cose nascoste, dei casi di studio, che divengano i temi assolutamente centrali del discorso. Questa operazione la compie proprio su Terragni, e ne parla ai suoi allievi, tra i quali vi è ovviamente Eisenman: lui risponde con una folgorazione per l’opera terragniana.

1_ Eisenman è interessato ad interpretare i codici sintattici attraverso i quali Terragni sviluppa la sua Architettura [Es: come mettere dinamicamente in crisi un cubo o come distruggerlo per poi ricostruirlo].

2_ Comincia a scrivere, progettare e realizzare alcune opere che presentano una numerazione progressiva (House 1, 2, 3, ....).

L’opera più importante di questo ciclo è forse l’House 2: questa vuole essere una costruzione sintattica e linguistica; cerca di creare una serie di regole per operare e ricreare gli elementi. La gabbia si basa sui concetti formativi della Casa del Fascio e della Giuliani-Frigerio, anche se entrambe mostrano un diverso attacco alla dinamica.
La prima lavora per erosione o stratificazione verso l’interno; la seconda sembra seguire il processo inverso: un movimento dall’interno verso l’esterno; è un processo di esplosione.
Eisenman, nella House 2, tratta attraverso il concetto di implosione, ovvero una esplosione costretta in dei limiti fisici.

Contemporaneamente nel mondo muoiono tutti i più grandi Maestri dell’Architettura moderna e funzionalisti. La scomparsa fisica rende evidente una necessità di cambiare statuto: per i Maestri l’Architettura era la risposta onnisciente ai campi che toccava, era un momento altamente sintetico. Ma gli architetti e i critici per la prima volta vedono l’Architettura sotto angoli particolarissimi, eccentrici e sbilanciati. Eisenman però è ancora bloccato dall’analisi sintattica quasi imposta dal suo maestro Colin Row.

Altri invece analizzano dal punto di vista stilistico, o funzionale (o altro). L’arte entra in campo poiché affronta temi simili o vicini. Fa capolino in questi anni la conceptual art: gli artisti lanciano provocazioni di tipo soprattutto testuali [Fondamentale è la pagina bianca dove sono posti dei numeri che richiamano delle note a fine pagina].  
L’architettura risponde loro affermando la sua essenza di testo. Lo spazio è creato da queste posizioni eccentriche (spazio inteso come area di lavoro e di parola). L’importante è la ricerca dell’affermazione.
Tutto questo è logico e legittimo poiché siamo nel contesto della comunicazione e dell’informazione.

Un gruppo di giovani architetti, dopo vari tentativi, creano i New York Five. Ognuno di loro lavora nel proprio studio, ma servono delle similitudini nei lavori, un mentore, e una sede espositiva. L’operazione è di tipo promozionale e non di lavoro comune. Questo li porta ad un relativo successo: il gruppo, o meglio ogni singolo architetto incomincia ad avere una discreta visibilità. Molti critici iniziano a scrivere in merito, tra cui Manfredo Tafuri. Eisenman viene definito proprio da lui un terrorista della forma.

Gli edifici successivi a questo periodo hanno un aspetto saggistico dell’opera di Terragni.

Poi il suo lavoro ha una svolta interessante con l’House 10: anche se ancora legata al tema del testo, si relaziona con altri significati.
L’architettura entra prima di tutto in rapporto ad un terreno/contesto: le precedenti house erano inserite in un territorio piatto, dove l’edificio diveniva l’oggetto.
L’House 10 invece si configura su un pendio e si muove lungo il percorso centrale. Sul percorso, a loro volta, si innestano 4 quadranti (studio, casa ospiti, camere private, ecc.) e vi è una varietà di materiali.
Eisenman cerca di entrare in contatto con la realtà e tenta di progettare un’opera complessa.

Intorno al ‘78 vanno in crisi una serie di sicurezze:

1_ crisi dei presupposti ancora vigenti dalla dipartita dei maestri funzionalisti/modernisti. Il Postmodern è un grosso problema in chiave astratta.

2_ il cliente nega la costruzione dell’House 10. Eisenman entra in crisi e va addirittura in analisi così come tanti architetti di quegli anni.

In architettura intanto inizia a fare una serie di operazioni stranissime: deformazioni, trasformazioni, ecc. Ragionando sul problema dell’elemento disturbante, dopo un po’ trova la chiave: il contesto.

Il ragionamento inclusivista postmodern entrava in rapporto con la città per le sue ragioni d’essere: attraverso gli elementi del passato, ripresi e montati sulle architetture, attuava un’operazione di mimesi. 

Eisenman invece fa una serie di riflessioni sul contesto senza essere inclusivista e mimetico. Inserisce così una serie di nuovi concetti:

_Palinsesto; è la carta pergamena che conserva le tracce del precedente scritto. Le relazioni sono di tipo concettuale. Il banco di prova di questa operazione è un progetto a Berlino (Checkpoint Charlie). La vincita di questo concorso gli permette di iniziare a strutturare un vero e proprio studio professionale.
Inizia a lavorare su varie mappe storiche e lui ne legge la sovrapposizione, stratificazione dei tracciati. L’isolato è riorganizzato con questi sistemi, e a ognuno è dato un determinato ruolo. Tutto diviene parte di una logica comune compositiva e formale.
Lo studio di Eisenman lavora con una modalità didattica: ipotesi, revisioni sul tema, concettualizzazione plastica (modello).

_In Between; campus in una cittadina della California con una città dell’arte. L’In Between è una nuova tecnica per conficcare il nuovo edificio nei tessuti esistenti, nonostante Eisenman avesse a disposizione grandi aree libere. Inoltre riprende una griglia di sicura origine terragniana che va a toccare gli edifici preesistenti rivitalizzando quegli spazi.

_Oscillazione; a metà/fine anni ’80 Eisenman si imbatte in una nuova tecnica che parte dal tema del dinamismo (importantissimo per il Futurismo). Dal Futurismo riprende il concetto di Oscillazione sperimentato dai pittori italiani. Progetta una casa in Spagna su questo concetto: oscillazione di elementi geometrici che generano spazi vuoti e pieni.
Questo concetto però si formalizza perfettamente in un’opera successiva: facoltà di architettura nell’Ohio (Aronoff Center). All’edificio preesistente che si muove a zig-zag ne aggancia un altro con la tecnica dell’In Between. Ma va oltre: questo corpo aggiunto inizia ad oscillare, in sintonia con le vibrazioni dell’edificio preesistente. Tra i due si innesta la galleria.
Le linee che determinano il Palinsesto (poiché bisogna saper uscire da una follia di tale portata) non hanno la stessa valenza: alcuni sono costruiti (estrusi), altri sono tracciati, altri ancora terrazzamenti o segni di pavimentazione.
Le linee forza in questo modo possono essere varie e non sempre le stesse.
Tutti gli elementi naturali e artificiali sono invasi dalla stessa logica. Questa è un’operazione assolutamente imprevedibile.

Negli anni a venire entreranno in gioco altre parole chiave e quindi altre modalità operative: quali ad esempio diagramma. Tutto questo è possibile solo grazie ai meccanismi messi a disposizione dal mondo vettoriale.

 
 

 

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