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VALGRANDE: il sentiero Bove

Text by Giò&Skinky

Photos by Gnappo&Skinky

 

Il grande escursionismo su queste montagne. La più impegnativa e ardua “alta via” su questa porzione di Lepontine che scende ai laghi. Il “sentiero Bove” è un itinerario attrezzato che si svolge sulle creste che fanno da corona alla Val Pogallo. Pochi dati per rendere l’impegno del percorso: 24 km di creste montuose, 24 ore di cammino, 4.700 m di dislivello.

 

E’ una lunga cavalcata sui duemila metri, faticosa per i continui saliscendi su terreno accidentato (aeree creste, scivoli d’erba viscida, canalini rocciosi e verticali), ma di grande remunerazione alpinistica e ambientale: lungo tutto l’itinerario lo sguardo spazia su più valli e sulle montagne del Verbano e dell’Ossola. Il Bove segue la cresta che, partendo dalla Marona e dalla Zeda arriva alla Bocchetta di Campo e si alza nelle vette della Piota (m 1925, del Torrione (m 1984), della Cima Marsicce (m 2135) del Cimone di Cortechiuso (m 2183) e della Laurasca (m 2195).

Le difficoltà del Bove, al limite tra escursionismo ed alpinismo, risiedono nella sua lunghezza e nelle asperità del terreno (ma l’itinerario può essere interrotto, tranne che da Scaredi a Cicogna, scendendo in Cannobina). E’ adatto a camminatori molto allenati ed esperti, ma è consigliabile affidarsi ad una guida alpina (ve ne sono numerose e con una perfetta conoscenza del territorio). L’itinerario è segnalato e in lugnhi tratti attrezzato con catene.

Il percorso completo del “sentiero Bove” (da Cicogna a Cicogna con il periplo circolare delle creste di Val Pogallo) richiede tre giorni:

1° giorno: da Cicogna al rifugio di Pian Cavallone (ore 2,30 - 3)
2° giorno: dal Pian Cavallone alla Marona e Zeda, quindi la cavalacata di cresta fino a Scaredi (ore 12)
3° giorno: da Scaredi alla Bocchetta di Campo, quindi la discesa delle Strette del Casè (itinerario impegnativo, non attrezzato, pericolosissimo in caso di pioggia), pratoni di Ghina e Pogallo, Cicogna (ore 8-9).

 

10/11 luglio 2004: Il "nostro" sentiero Bove ....

 

Il "nostro" Bove, invece, tentiamo di farlo in due giorni e in senso contrario a quello proposto. Aggiungiamo anche una variante: la prima parte dell'itinerario (del terzo giorno, da Cicogna a Pogallo, quindi alle Strette del Casè) la facciamo più "diretta", salendo da Cicogna alla Cima Sasso, per proseguire sulla frastagliata (e faticosa) cresta della Corona di Ghina che porta a ricongiungerci alle Strette del Casè. Da lì in poi l'itinerario è quello descritto. Il secondo giorno, quindi, ci aspettano: Cimone di Cortechiuso, Cima Marsicce, Bocchetta di Terza, Monte Torrione, la Piota, la "nord" della Zeda e la discesa fino a Cicogna...

 

Ma, si sa, i conti si fanno sempre senza l'oste! Così ci capita subito un inconveniente: la strada per Cicogna è chiusa a causa di una frana caduta nelle vicinanze di Rovegro.... Non ci sono alternative: si deve lasciare lì l'auto e proseguire a piedi fino a Cicogna. Sono le sei e trenta: questo ci comporterà una aggiunta di quasi due ore sulla tabella di marcia.

 

Ore 6,30: Johnny, Giò, Valerio "Gnappo", Luca e Skinky (l'improvvisato fotografo) iniziano il "Bove"...

Una bella vista del Faiè dal versante valgrandino (dal sentiero per l'Alpino)

La cima Corte Lorenzo dal sentiero di salita verso la Casa dell'Alpino

Quasi all'Alpino... vista sul golfo Borromeo

All'Alpino... foto di gruppo con autoscatto

Le pecore che all'alpe Leciuri non volevano abbandonare la nostra compagnia...

Ore 13.00: in vetta alla Cima Sasso

Dalla Cima Sasso uno sguardo al percorso di salita

Ma non ci scoraggiamo, ci aspettano comunque due giorni faticosi perciò....

Dopo circa un'ora e mezza di cammino siamo in piazzetta a Cicogna. Sono le otto e un quarto e non siamo praticamente partiti!!

 

La salita all'Alpino è piacevole, anche se per buona parte nel fitto bosco, ma non appena questo dirada, la vista che ci appare è da cartolina: sullo sfondo il golfo Borromeo, alla nostra destra le frastagliate cime di Corte Lorenzo e del Lesino, più in basso il delicato profilo del Faiè.

 

Una breve sosta all'alpe Prà, con il bel rifugio "Casa dell'Alpino", ci consente di scattare qualche fotografia e di riempire le borracce, visto che probabilmente non troveremo più acqua fino alla Bocchetta di Campo. Appena sopra all'Alpino attraversiamo il famoso "intaglio" nella roccia che divide due vallate: da un lato la selvaggia e dirupata Valgrande, dall'altro la verdissima e più ampio Val Pogallo. Ancora pochi minuti ed eccoci in vista dell'alpeggio (ormai abbandonato) di Leciuri. Da qui si domina tutta la valle e il fantastico contorno di creste, dalla Laurasca alla Marona, che costituiscono gran parte del nostro itinerario. A farci compagnia, anche per un bel tratto della successiva risalita un gruppo di simpatiche pecore...

 

Attraversato un bel bosco di faggi in leggera salita, il percorso continua lungo una dolce dorsale che precede la impegnativa salita finale alla Cima Sasso.

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