L’ABLATIVO ASSOLUTO

 

L’ablativo assoluto è una costruzione caratteristica e molto usata (è più usata del cum e congiuntivo e del participio congiunto, delle quali è alternativa) del latino. In greco corrisponde al genitivo assoluto, mentre in italiano sembrerebbe che non abbia avuto esiti, però non si può non pensare ad una forma di continuazione dell’ablativo assoluto latino di fronte alla costruzione italiana del cosiddetto participio assoluto, cioè col soggetto diverso da quello della reggente: Studiata la lezione, uscì a fare una passeggiata con gli amici; Morto il padre, vendette la casa e lasciò il paese; Contento te, contenti tutti.

Si chiama così, ablativo, perché sia il soggetto che il predicato (che è costituito da un participio, presente, perfetto e anche futuro –ma questo piuttosto raro e di epoca postclassica–) stanno in caso ablativo; e assoluto perché è sciolto (assoluto = absolutus = sciolto) da legami grammaticali con la proposizione reggente.

L’ablativo assoluto è infatti una proposizione subordinata che ha con la proposizione reggente un rapporto di temporalità, ma anche causale, concessivo, condizionale, avversativo.

In italiano si tradurrà nella forma implicita con il gerundio o il participio, che sono i modi con cui si esprimono le proposizioni temporali, causali, concessive e condizionali, oppure con i modi espliciti con cui si esprimono le suddette proposizioni.

L’ablativo assoluto col participio presente si può avere con qualsiasi verbo, attivo o deponente, transitivo o intransitivo.

L’ablativo assoluto col participio perfetto si può avere, invece, solo coi verbi transitivi attivi e non deponenti e coi verbi intransitivi deponenti. Solo i verbi transitivi attivi hanno il participio perfetto, che è caratteristico della sola coniugazione passiva; i deponenti, invece, in quanto di forma passiva, hanno il participio perfetto, ma col significato attivo (hortatus significa avendo esortato). I verbi intransitivi, essendo tali, non hanno la coniugazione passiva e quindi non hanno il participio perfetto, mentre i deponenti intransitivi esprimono un’azione anteriore, che rimane nel soggetto (Ingresso consule in urbem, magna fuit omnium laetitia = Essendo entrato il console in città, grande fu la gioia di tutti.

 

Esempi di ablativo assoluto col participio presente:

1.    Oratore dicente, omnes tacuerunt = Quando parlò l’oratore, tutti tacquero.

2.    Ducente natura, nemo errat = Se (o anche = quando) la natura fa da guida, nessuno sbaglia.

3.    Orator, multitudine diligenter audiente, eloquentior fit = L’oratore, se la folla ascolta con attenzione, diventa più eloquente.

4.    Sulla dictator, iussit  cives occidi, nullo accusante = Il dittatore Silla ordinò che i cittadini fossero uccisi, sebbene nessuno li accusasse.

5.    Romulo regnante, Romani Sabinos vicerunt = Regnando Romolo (quando era re Romolo), i Romani vinsero i Sabini.

6.    Hoste in urbem ingrediente, cives fugerunt = Poiché il nemico entrava in città, i cittadini fuggirono.

7.    Nobis in miseriis versantibus, multi contra in magnis vivunt voluptatibus = Mentre noi ci troviamo in miseria, molti al contrario passano la vita nei piaceri.

 

Esempi di ablativo assoluto col participio perfetto:

1.    Re frumentaria comparata  equitibusque  delectis, Caesar iter coepit facere in ea loca, quibus in locis esse Germanos audiebat = Essendo stato fatto approvvigionamento di viveri, ed essendo stati scelti i cavalieri, Cesare iniziò il viaggio verso quei luoghi nei quali sentiva dire che stavano i Germani.

2.    Caesar, prima luce productis omnibus copiis, duplici acie instituta, auxiliis in medium coniectis, quid hostes consilii caperent, exspectabat = Cesare, all’alba, fatte scendere in campo tutte le truppe e schierate su due linee, collocate al centro le truppe ausiliarie, aspettava quale decisione i nemici prendessero.

3.    At barbari, consilio Romanorum cognito, praemisso equitatu, nostros navibus egredi prohibebant = Ma i barbari, conosciuto il piano dei Romani, mandata innanzi la cavalleria, impedivano che i nostri sbarcassero dalle navi.

4.    Mortuo Caesare, Romani speraverunt libertatem recuperari posse = Morto Cesare, i Romani sperarono che la libertà potesse essere riacquistata.

5.    Omnibus profectis, tamen ego te exspectavi = Pur essendo partiti tutti (sebbene tutti fossero partiti), io tuttavia ti ho aspettato.

 

Esempi di ablativi assoluti sbagliati:

1.    Carthagine victa, petivit pacem. La costruzione dell’ablativo assoluto non si può applicare, perché “Cartagine” è soggetto sia della dipendente che dovrebbe andare in ablativo assoluto, sia della principale reggente. Si potrebbe dire, allora: Carthago, cum victa esset, petivit pacem; o anche: Carthago victa petivit pacem. 

2.    Hostes, adventa classe Romanorum, fugerunt. L’ablativo assoluto è sbagliato perché “advenio” è un verbo intransitivo e quindi non ha la coniugazione passiva né il participio perfetto, che è solo della coniugazione passiva. Il participio perfetto “adventa” è una forma inventata, inesistente. La frase si potrebbe dire correttamente: Hostes, cum advenisset classis Romanorum, fugerunt.

3.    Caesar, hortatis suis militibus, commisit proelium. L’ablativo assoluto è sbagliato perché “hortor” è un verbo deponente transitivo. Essendo deponente ha il participio perfetto, ma questo ha valore attivo, cioè indica che il soggetto ha fatto l’azione: avendo i soldati esortato, Cesare attaccò battaglia, che è il contrario del significato che ha la frase. La frase corretta dovrebbe essere: Caesar, cum hortatus esset suos milites, commisit proelium.

4.    Interfecto Caesare, Romani eum fleverunt. L’ablativo assoluto è sbagliato perché non è assoluto in quanto il suo soggetto si riferisce all’accusativo della proposizione reggente. La forma corretta della frase potrebbe essere: Romani fleverunt Caesarem interfectum.

5.    Caesar, victis hostibus, insecutus est eos. L’ablativo assoluto è sbagliato per lo stesso motivo della frase precedente: il soggetto dell’ablativo assoluto “hostibus” è ripreso dall’accusativo “eos” nella principale, quindi l’ablativo assoluto non è assoluto, sciolto. La frase corretta dovrebbe essere: Caesar insecutus est hostes victos.

 

Non di rado troviamo ablativi assoluti formati da un sostantivo (o un pronome) e un aggettivo o da due sostantivi. Questi si spiegano tutti sottintendendo il participio presente del verbo sum (che si può supporre ens – entis) ma che in latino non c’è.

1.    Omnibus incolumibus, maxima laetitia fuit. = Poichè tutti erano incolumi ci fu una grande gioia.

2.    Me puero, Iani templum Augustus clausit  = Augusto chiuse il tempio di Giano quando ero fanciullo.

3.    Cicerone consule, Roma salva fuit. = Sotto il consolato di Cicerone, Roma fu salva.

4.    Dis propitiis, rem feliciter conficiemus. = Se gli dei sono propizi, porteremo a termine felicemente l’impresa.

5.    Nostri, integris viribus, fortiter pugnabant. =  I nostri, essendo le forze fresche, combattevano vigorosamente.

 

A differenza degli esempi surriportati si trovano anche casi di ablativi assoluti costituiti solamente dalla forma impersonale neutra singolare del participio perfetto: augurato = presi gli auguri, certato = dopo aver combattuto, auspicato = presi gli auspici, debellato = conclusa la guerra, sortito = dopo avere estratto a sorte, esplorato = fatta una ricognizione.   

1.    Romulus, auspicato, urbem condidit. = Romolo, presi gli auspici, fondò la città.

2.    Tribuni militum, nec auspicato nec litato instruunt aciem. =  I tribuni militari, senza che gli auspici siano stati presi e senza che siano stati ottenuti presagi favorevoli, schierano l’esercito a battaglia.

 

Coi verbi che significano “udire”, “annunziare” si trova il participio perfetto neutro singolare in ablativo assoluto audito (= essendosi sentito), comperto (= venutosi a sapere), cognito (= essendosi appreso), nuntiato (= essendo stato annunziato), ecc., accompagnato, come soggetto, invece che da un nome, da un’intera proposizione in accusativo e infinito o da una proposizione interrogativa indiretta.

Altri participi perfetti neutri singolari formano un ablativo assoluto accompagnati da una proposizione completava con ut e il congiuntivo.

1.     Lucullus, audito Q. Marcium cum tribus legionibus in Ciliciam tendere, auxilium ab eo petiit. = Lucullo, essendosi appreso che Q. Marzio con tre legioni era diretto in Cilicia, gli chiese aiuto.

2.     Quinctius, nondum comperto quam in regionem venisset, milites per agros dimissos vallum caedere et parare iubet. = Quinzio, non essendosi ancora saputo in quale regione fosse giunto, ordina che i soldati mandati per i campi taglino dei pali e preparino un vallo.

3.     Camillus, permisso ut ex collegis optaret quem vellet, L. Furium optavit. = Camillo, essendo(gli) stato permesso di scegliere tra i colleghi chi voleva, scelse L. Furio.

 

Ablativi assoluti col participio futuro:

1.          Carthaginienses, prima luce, oppugnaturis hostibus castra, saxis undique congestis, augent vallum. = I Cartaginesi sul far dell’alba, stando i nemici per assalire l’accampamento, essendo stati ammucchiati sassi da ogni parte, aumentano il terrapieno.

2.          Rex apum, non nisi migraturo examine, foras procedit. = La regina delle api, solamente quando lo sciame sta per migrare, esce fuori.

3.          Parum tuta frumentatio erat,  dispersos milites per agros equitibus extemplo invasuris. =  Poco sicuro era l’approvigionamento di grano, perché la cavalleria sarebbe subito piombata sui soldati dispersi per i campi.

 

Spesso l’ablativo assoluto si rende in italiano con varie locuzioni nominali:

Tarquinio regnante = sotto il regno di Tarquinio, dis iuvantibus = con l’aiuto degli dei, flentibus vobis = tra i vostri pianti, me absente = durante la mia assenza, regibus expulsis  = dopo la cacciata dei re, te mortuo  =  dopo la tua morte, Cicerone consule =  sotto il consolato di Cicerone, nobis pueris =  nella nostra fanciullezza, me duce =  sotto (con) la mia guida, me adiutore = col mio aiuto, eo deprecatore =  per intercessione di lui, ignaris omnibus =  all’insaputa di tutti, te invito = contro tua voglia, nulla causa = senza nessuna ragione, ecc.

 

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