RIPIEGAMENTO

E arriva il momento
in cui viene difficile anche piangere
quando i ricordi
si annebbiano di ombre e chiaroscuri
quando non scorgi gli specchi dell’immenso
in cui liberavi i colori del cuore

e allora?
puoi scavare
nella malinconia lacerante
o lasciarti dondolare
dall’antica melodia
per ritrovare i profumi
sommersi dal tempo scandito
oppure...sognare
ma è possibile ancora sognare?

e mentre il nulla sembra
avvolgerti nelle sue spira
una voce ti ricorda
il soffio del vento
il primo messaggio d’amore
i libri molteplici delle possibilità
che si aprivano al giovane cantore,
il sospiro di un abbraccio
e gli eterni baci di illusione

e allora puoi riprendere il cammino
anche se vorresti solo ripiegarti
nel manto azzurro
o piangere accanto
al vagabondo solitario
che dorme
dimenticato dal mondo assente

prendi la lanterna
in lontananza vedi c’è quella capanna
ventilata dalla brezza marina
e la sua carezza è una dolce nenia……

suvvia,
domani può sorgere una luminosa alba,
e sarà proprio un altro giorno……



ILARIA

Ritira le lacrime
la luna è sopra di te
apri le sue porte
sullo scenario di fiaba,
ti senti perduta
vestita di stracci
e nel cuore un pugnale
lo smarrimento di uno sguardo
il silenzio della mente,
è un momento la vita
la clessidra di un istante
osservi la tua sacca
non c’è più nulla ormai
e avverti un vuoto nello stomaco………

Perché piangi?
Quando stai piombando nel baratro
scorgi il fiore lasciato
dall’amore di uno sconosciuto
e stringi una mano che si protende
per issarti in alto,
tieni il mio fazzoletto
dolce Ilaria
e riparati un attimo,
il cammino è ancora lungo
al di là dell’esistenza perduta
puoi vedere la luce dello specchio
e la trasparenza della pallida luna.

Mi ritroverai lontano
nello sguardo di un amore trascorso
nella voce di un bimbo abbandonato
nel languore di un vecchio
isolato nei suoi ricordi
nell’immagine di una sognante fanciulla,
io sarò sempre lì
ad offrirti un sorriso
e a lanciarti un bacio
che non si poserà mai
freddo sulla tua guancia,
cammina, cammina, dolce Ilaria
percorri il tuo sentiero
disegnato dal cuore
io sarò vicino a te,
fino a quando ti fermerai
per tracciare
una lieve carezza sul mio volto
e riportare i nostri sogni
oltre il muro del pianto……
per poi sospirare:
“Sono proprio arrivata, amico mio,
la tua Ilaria é giunta proprio
qui sull’ isola smarrita nell’oceano,
non ti lascerò più.”


MI CHIAMO NOTTE

Mi chiamo notte
e tu forse non mi riconosci più
e ti allontani spaurito,
eppure hai parlato con me
e hai percepito i miei sussurri
quella volta che all’angolo del ponte
hai giurato parole eterne
a lei che ti guardava palpitante.

Mi chiamo notte
e i dolci venti primaverili
mi hanno eletto sorella
adesso non riesci a scrutarmi,
ragazza impaurita, ti rammenti
quando disperata per un amore naufragato
hai pianto sulla strada deserta?
Credevi che fossi sola
e ti sbagliavi, amica mia,
è stata proprio la tenera notte
ad asciugare i tuoi spasimi, poi
hai accarezzato sorridente il pomo della porta
e non sapevi perché.
Qualcuno penserà ad uno scherzo balordo
o ad un gioco di fantasisti,
a volte può accadere
che un fiore
sorga in un cimitero di lacrime,
e allora perché stupirsi
se io vi chiamo a raccolta
allontanando dai cuori la nebbia
e colorandovi i volti?
Quando il vostro cuore sarà deserto
le voci diventeranno troppo assordanti
sentirete di non poter neanche piangere
quando il bagliore del giorno
sconvolgerà gli occhi,

allora uscite all’aperto
io sarò lì a soffiare nelle vostre anime
un sorriso e una carezza
ed affidare al vento una canzone di speranza.

Mi chiamo notte
il mio nome adesso lo puoi pronunciare
e riconoscere la mia voce
quando la tua mano
ricercherà tesa un orizzonte d’amore.



I PONTI DELLA NOTTE

La notte ha aperto i suoi ponti
e l’albero declama i versi
del bimbo randagio
raccolto in una pezza di sangue
mentre il vento solleva la nenia del lamento
che lacrima e del mormorio sommesso,
quando le finestre si apriranno
gli occhi appena accesi alla luce si
adageranno su una sacca abbandonata
solo un tozzo di pane e un filo di
chitarra spezzata,

Ponte, richiama i tuoi sospiri
è la voce del cantore solitario
che si curva sulle tue ombre,
passerà anche questa notte
ma il suo sussurro ha lasciato un’eco,
puoi rattenerlo nell’aria
è un ricordo o appena un’illusione.
“Io canto per chi non ha nome
e un cuore appena sussultante,
puoi ascoltare i passi strascicati,
è un bimbo che corre veloce
e spegne l’ultima candela
rimasta nella sua tasca,
è una zingara
che insegue il carro impazzito,
è un pittore
che vede dissolver nell’acqua
i sogni dipinti in un’immagine,
la chitarra ha un suono troppo lieve
e forse non lascia orme
ma pur hai voluto
che io fermassi il vento
e tracciassi una canzone,
il tempo di una breve nota
e poi sarò già lontano,
sai, raccolgo lo sguardo
di chi pianta rose
domani appassite
e di chi nasconde il volto
nella fredda caverna
quando la luce del sole
traccia segni troppo pesanti
sulla pelle fragile,
ricordo bene il suo sorriso
e la voce un attimo di sogno
presto volato
“Sono qui per te
e tu canterai la mia illusione,
i miei capelli son come l’oro
ma le mani vi han sempre posto
steppe bruciacchiate,
il mio nome è solo il silenzio
e le gambe si adagiano leggere sul fiume,
vivo nel ricordo del suo passo
la baracca raccoglieva i gemiti
e la serra la sua terra,
non aveva bastoni arrossati di sangue
ma solo due rose variopinte
me le pose sulle labbra
e soffiò una canzone,
vorrei proprio venire con te
ma il richiamo si spense sulla gola,
mi adagiò lentamente sull’erba
e la sua mano non bruciò la mia pelle.
Posso accarezzare il tuo volto- mi disse
e baciare la tua bocca
perché il sorriso non è spento
al fiore che pongo sui nostri corpi.-
Io profondamente l’amai
come l’abbia incontrato non rammento,
sai, evito il giorno
e mi dà proprio fastidio il bagliore
e la monotonia del vivere a catena,
ma lui raccolse il pianto della zingara
e rinfrescò la mia arsura,
non l’ho più rivisto da allora
e vago tremante perché mi trovi,
dove sia andato è difficile saperlo
il carro l’han trovato in pezzi
dicono che i suoi fiori siano appassiti
e che il cuore non abbia retto,
a me non rimane che piegarmi
nella fredda caverna,
ma la tua chitarra
può riprendere il mio sospiro
e quell’attimo d’amore,
i miei occhi son proprio stanchi.”
“ I passi hanno ripreso lenti
e le note si sono stampate,
ponte dei richiami
raccogli la mia voce.”




IL CANTO DELLA ZINGARA

Sono chi canta, sono chi non soffre
ma geme sulle note della malinconia,
e la mia voce è ricordo di sogno,
cantore nostalgico di fuochi sulla via
quando i passanti strisciavano sugli zingari
e bruciavano le vecchie capanne,

io vi sussurrerò
cosa diceva quella nera libellula
vestita da ragazza
quando dopo aver spiato furtiva
e spento i fuochi
dietro i carrozzoni si avvicinava a qualcuno
gli afferrava le mani
e lo guardava con occhi sognanti,
qualcosa cantava.




FIABA

Di notte mi sono perso
in un nodo di ricordi
e non sapevo intraprendere
il sentiero segnato
dall’immagine della mente.
“Perché non riesci a sciogliere
la confusione del cuore?”
mi disse una giovane donna
ricoperta da un abito ricamato
“Vedi, riannodare i fili della memoria
è come un lieve ricamo,
ho atteso giorni interi
perché un dolce cavaliere
mi portasse l’abito delle nozze,
ma le nuvole oscuravano l’orizzonte
e io piangevo nella notte del silenzio.”

“È una storia bella e triste la tua”
esclamai
“ma non beviamo allo stesso calice.”
La fanciulla sorrise
“E invece ti offro una bevanda eterea.
Vedi, non potevo più attendere
e notti e i giorni,
avrebbero offuscato i miei arcobaleni,
allora tesi una corda
sino alla luce del cuore
e mi svegliai dal torpore,
innalzai un inno al sole
e cominciai a tessere il mio abito,
lo vedi com’è ricamato?
giorno dopo giorno le nubi si affievolivano
e poi iniziai a respirare l’alba del nuovo mattino………
il mio sposo era lì
quando l’abito fu ultimato.”

“Che bella fiaba”
sussurrai
“ne racconti un’altra
quella diretta al mio cuore?”
“E allora
a te sembra
che il sentiero sia contorto
e non riesci a leggere
dentro te stesso,
devi solo tessere i ricami della memoria
col sorriso della speranza
e ricorderai ciò che è offuscato,
ritroverai il passato che non è passato
ma perdura nell’anima
rattenendo gli istanti dell’immenso.”

Io non volevo staccare lo sguardo
dai suoi occhi cristallini,
lei sorrise un attimo
per poi sfumare
oltre l’orizzonte dell’immagine,
una luce tenue illuminava il sentiero
e i nodi del pensiero si erano sciolti
in un ricamo di sentimento,
e allora
dolce fanciulla dei sogni perduti
narra un’altra fiaba
che ammorbidisca il cuore,
narra
narra.

LA PORTA DEI SOGNI

Non aver paura
come se il limitare della notte
potesse inghiottire il tuo cuore,
non fuggire al cenno
dei due gitani che
travolti dai ghigni crudeli
si avviano mano nella mano
verso il profumo del bosco
sussurrando lievi canzoni,
la foresta è troppo fitta?
non temere
entra lentamente,
gli elfi ti chiamano
ascolta quanti echi
sono quelli che non sei riuscito a sentire
chiuso com’eri
tra le sbarre di una stanza,
guarda, qui è possibile
lanciare uno sguardo d’amore
proprio verso colei che un giorno
ha incendiato il tuo cuore,
e allora
abbandona per un attimo il cervello
e affida l’anima
alla speranza d’azzurro,
coperto dalle foglie e dai petali delle rose
puoi evocare
i suoni dell’improbabile
mentre gli occhi si distendono verso la
lontananza.......................

Lì la Zingara trasognata
si china sorridendo
ti prende per mano
e insieme v’inoltrate
lungo il sentiero adombrato.
”Ti attendevo da tempo immemorabile
ma tu asciugavi il cuore
tra le mura di vetro,
avvicinati
scaglia oltre il vento la paura
e costruisci con me i contorni
degli orizzonti colorati d’illusione,
la vedi quella porta?
conduce proprio
ai tuoi lontani sogni
ai richiami della nostalgia dispersa.
Allora vuoi procedere con me
e aprire la soglia
verso la luce dell’impossibile?
Dimmi che vuoi
dimmi che è così
non mi abbandonare
sì............vedrai
vedrai
vedrai.................



NON RIESCO PIÙ A PIANGERE

Non riesco più a piangere
troppe ali oscurano il mio schermo
e non so ritrovare
con le matite dell’anima
i contorni del dipinto
tracciato in un tempo imprecisato
dai colori dell’amore.
Perché si é spenta la lacrima
versata per un amore perduto?
Non andare via, ti prego
tendimi la mano,
segna con la rosa il sentiero
che conduce verso gli orizzonti di mondi sfumati,
anche se non riesco ancora
ad intravedere la lucerna
della casa lontana,
anche se non distinguo
la cima della vetta
offuscata dalla nebbia del silenzi.
Non mi lasciare
vorrei sentire il profumo dell’edera
e le tue mani sicure
pronte a donare una carezza sul mio viso
per sussurrare ancora
una promessa d’amore,
non mi lasciare
lontano il tuo cuore disegna
la linea di un viaggio volto
a raggiungere la rosa
proprio su quell’angolo remoto
dove abbiamo abbandonato sospiri e speranze,
allora tendimi la mano
e allentando la tensione del reale
socchiudiamo per un attimo gli occhi
per ritrovare l’incanto
di perduti mondi di fiaba
e riassaporare la nostalgia




NELL’OMBRA DI UN ATTIMO

Nell’ombra di un attimo
lontano…………………
oltre il limite tracciato
dall’orizzonte della fantasia
ho ritrovato lo sguardo
e la tua distante voce:
“Non perdere l’incanto delle sere
quando spingevamo i sussurri dei cuori
sulle tracce dei sogni,
per raccogliere gli istanti perduti
e il desiderio di specchiarci
negli occhi trasognati,
puoi riprendere i viaggi dell’impossibile
riafferrare l’oro dei miei capelli
e bagnarli con la rugiada
delle tue lacrime,
ricordi le carezze sospese
gli addii appena annunciati
per poi ritrovarti nella fredda panchina
a gridare:
-Dove sei andato, dolce amore?-
oppure a chiederti se le angosce
si sarebbero annullate nel vento
o avrebbero raggiunto un porto.
Fermati ancora un attimo con me,
avvolgi la tua mano nella mia
forse puoi ancora stringerla
e sussurrarmi all’orecchio una tua storia,
io sono sempre qua
ti attendo
nell’eternità dell’illusione.”

E invece hai proseguito nella strada del tempo,
qualche ninfa leggiadra
mi ha fatto un dono
trattenere le ombre del passato
gli amori trascorsi o sognati
per pronunciare al mio cuore
i segreti mai svelati,
fermatevi ancora un po’
voglio ancora avvertire sul corpo
la leggerezza delle carezze
e ascoltare le voci
i canti dei vostri cuori,,
non ricordavo quanto ho amato
c’è ancora quella panchina
e voglio stare un po’ con ognuna di voi
per tracciare nell’anima
colori ed emozioni,
ma il tempo ha ripreso a scorrere......

E proprio tu sospendi il ritmo dell’orologio
un lontano sorriso
un cenno con la mano
un bacio soffiato
per rammentare
che amare vuol dire
tracciare un volo nell’anima,
quasi volessi dire:
”Quando, mio cantore,
attraverserai col tuo sguardo
un volto innamorato,
ricordati di me
del soffio
dell’alito
che non si è perso
nel labirinto della memoria,
ma ha lasciato il profumo
della mia fragrante rosa.”


I FILI DELLA MEMORIA

Due fili
due fili
per riannodare la memoria,
non fermarti
i sogni si animano
come l’alba di un sorriso
i ricordi riemergono,
due mani
un cuore
un sospiro
un richiamo d’azzurro
e tu piangi?
forse perché le speranze
s’infrangono
sugli scogli dell’impossibile
e la gioventù
é come lo scorrere di un fiume
che tu vedi svanire
al di là dell’orizzonte
velato dei sogni,
tessere i fili della memoria
quando gli approdi sono distanti
è proprio come perdersi
nell’intricato groviglio
di un cuore lacerato.


IL SILENZIO DEL NULLA

La sera avvolge il silenzio del nulla,
dove vai uomo solitario?
non pensare
non gridare
nessuno può ascoltarti,
si corre nella città come frenetici automi
persi nel vuoto camuffato
dai falsi sorrisi dello zero pubblicitario.

Fermati con me, amico
sulle sponde del mare,
il tempo può scorrere
e puoi ricordare
sì, ricordare
i momenti in cui
urlavi al vento

gli strali
puntati verso l’infinito dell’orizzonte,
sai fantasticare?
è ancora possibile
se stringi in una mano
i fumi dei sogni
non ancora affievoliti
e soffi……..
sino a condurli nel centro del paradosso
plasmato dalla folle fantasia.

Mi guardi stupito
o preoccupato,
vedi, lo sguardo può essere di fuoco
se dimentichiamo
di stare l’uno dietro l’altro,
senza avere il coraggio
di osservare lo specchio dei cristallini
riflesso nello sguardo dell’anima
piegata a tendere i propri lacci
verso chi non riesce più a dipanare
i sentimenti del cuore.

Allora, ti fermi un attimo con me?
vedrai come il sussurro del mare
ti porterà gli echi dell’immensità
e tu puoi rispondere, piangere
sognare,
sperare,
scoprirai così
i mille colori cangianti
di un sorriso d’amore.


TRA RICORDI E SOGNI

Nella notte tra i ponti dei ricordi
ho trascorso attimi d’infinito
cercando di rattenere
gli effluvi dell’immenso
nascosto in un gesto delicato
di una mano sospesa nell’aria
a espandere i profumi di una rosa,
in un sospiro di sogni nascosti,
in arcobaleni variopinti tracciati
da cuori traboccanti,
nella trama di istanti trapelati,
nello sguardo di fuoco della Zingara
nei suoi baci smarriti
nel filtro di un orizzonte,
o nel passaggio tra i ponti notturni
del suono di chitarra del silente Cantore
volto a catturare nelle note avvolgenti
i sogni di chi vuol tendere oltre il possibile
per trascinare il vento della malinconia
nella magia di un richiamo.

 

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