ISANDLWANA
22 gennaio 1879
MORTE ALL’UOMO BIANCO
La
battaglia di Isandlwana fu il più grande momento di gloria dell’esercito zulù
nella guerra combattuta nel 1879 contro gli inglesi..
All’inizio
del XIX secolo lo Zululand, ovvero la terra degli zulù era diventato un regno
forte ed aggressivo sotto la guida del re Shaka kaSenzangakhona. Tuttavia si
trovò ben presto stretto nella rapida espansione delle comunità europee: a sud
gli inglesi del Natal e ad ovest i boeri (di origini olandesi) della Repubblica
del Transvaal. In particolar modo le aspirazioni di due nazioni, quella inglese
(i primi inglesi presero il controllo del Capo, odierno Sudafrica nel 1806, ai
tempi delle guerre napoleoniche, per evidenti ragioni strategiche)
e quella zulù portarono prima ad una situazione di rivalità ed
inevitabilmente ad uno scontro diretto.
In particolare la situazione iniziò a degenerare con la nomina di Sir Henry Bartle Frere ad Alto Commissario per il Sudafrica. Frere identificò nello Zululand la causa dell’instabilità che stava attraversando la popolazione di colore di tutto il Sudafrica. Ben presto inscenò una campagna propagandistica dove il re zulù Chetswayo veniva descrito come “despota irresponsabile, sanguinario e traditore” e finalizzata all’innesco di un conflitto. Gli inglesi arrivarono a pretendere che gli zulù abbandonassero il proprio apparato militare, intimando un ultimatum secondo cui se gli zulù non avessero ottemperato entra 30 giorni sarebbe stata dichiarata loro guerra. Naturalmente la condizione era inaccettabile e scoppiò di conseguenza la guerra.
IL
PRELUDIO
Il
comandante in capo inglese in Sudafrica era il Tenente Generale Frederic
Thesiger, barone di Chelmsford. Tipico soldato vittoriano, aveva già avuto
esperienza di guerra in territorio africano partecipando alla guerra di
Abissinia. La strategia di lord Chelmsford fu condizionata dalla necessità di
difendere il Natal ed il Transvaal da una possibile invasione zulu ed allo
stesso tempo affrontare l’esercito zulù con una forza sufficiente per
distruggerlo. Le sue forze erano disposte su cinque punti lungo i confini. Di
qui la formazione inglese in 5 colonne che nel gennaio 1879 si mise in marcia
contro il nemico.
Da
parte loro gli zulù non volevano il conflitto. Ma quando le avanguardie inglesi
entrarono nel territorio zulù ed attaccarono i primi villaggi, re Chetshwayo
capì che era il momento di radunare il suo esercito e di marciare a sua volta
contro il nemico. Egli, correttamente, identificò la colonna centrale come la
più forte delle truppe d’invasione; pertanto utilizzò la strategia di
rallentare la marcia delle colonne inglesi laterali, mediante l’intervento dei
guerrieri che vivevano nelle regioni attraversate dalle stesse ed impegnando il
grosso dell’esercito zulù contro la colonna centrale. Nel complesso tale
esercito disponeva di 20000 guerrieri. La colonne centrale inglese, la n° 3,
comandante dal colonnello Glyn invece era composta da 4709 uomini; il grosso
delle forze era costituito dal 24° reggimento di fanteria.
LE
FORZE IN CAMPO
Ad
Isandlwana le forze inglesi ammontavano a 1780 uomini, al comando del Ten.Col.
Durnford e del Ten.Col. Pulleine. In particolare:
-
5 compagnie del 1° battaglione del
24° reggimento (comandate dagli ufficiali Younghusband, Mostyn, Cawaye, Wardell
e Portoeus);
-
1 compagnia del 2° battaglione,
comandata dal Ten. Pope;
-
2 cannoni della batteria N della 5°
brigata della Royal Artillery;
-
2 compagnie del contingente
indigeno del Natal;
-
Volontari a cavallo della polizia
del Natal;
-
1 batteria razzi.
Le
forze zulu erano raggruppate in tre contingenti: centro, corno destro e corno
sinistro. Questa terminologia deriva dal nome che essi stessi avevano dato alla
loro tipica formazione: “le corna della bestia”. In sintesi, l’esercito
era formato da un grosso blocco centrale e da due blocchi laterali. Mentre il
primo costituiva forza d’urto gli altri due cercavano di effettuare una
manovra avvolgente che mirava ad un completo accerchiamento del nemico: in
pratica due ali.
Il
centro era costituito dai reggimenti uNoKhenke, Khandempemwu e Mbonambi, per
circa 6500 uomini. Il corno sinistro era costituito dai reggimenti iNgobamakhosi
e uVe, per 6000 uomini ed infine il corno destro era forte di 3500 uomini,
inquadrati nei reggimenti uDududu, iMube e isAngq.
LA
BATTAGLIA
Nell’immagine
sotto, si ha idea del movimento delle forze opposte e del rapporto di forza.
Gli
inglesi avevano posto l’accampamento a ridosso del monte Isandlwana.
La
mattina del 21 gennaio 1879 il comandante Lonsdale lasciò il campo con 16
compagnie del 3° reggimento contingente indigeno, seguito dal maggiore Dartnell
con un gruppo di volontari del Natal e della polizia a cavallo. Intercettato un
contingente nemico di 1000 zulù, chiesero rinforzi.
Il
comandante dell’esercito inglese, Ten.Gen. Chelmsford, che fu sorpreso per la
vicinanza del nemico, alle 4,00 del 22 gennaio lasciò il campo con 6 compagnie
del 2/24°, 4 cannoni, un distaccamento di cavalleria e pionieri. Il comando del
campo fu lasciato al Ten.Col. Henry Pulleine; le forze regolari inglesi erano
costituite da 5 compagnie del 1° battaglione del 24° rgt. ed 1 compagnia del 2°
btg.
Alle
8,00 una vedetta a cavallo fece irruzione nel campo riportando la notizia che un
forte contingente zulù si stava avvicinando. Poco dopo fece ingresso nel campo
il contingente guidato dal Ten.Col. Durnford, arrivato per effetto degli ordini
di Lord Chelmsford. Tuttavia Durnford non ebbe ordini precisi e, pensando che
doveva assecondare le truppe del comandante in capo inglese, verso le 11,30
lasciò l’accampamento per ricongiungersi con Chelmsford. Tuttavia a poco più
di sei km dall’accampamento una pattuglia a cavallo al comando del Ten. Raw
scoprì l’esercito zulù, che erroneamente ritenevano si trovasse a Mangimi,
più a nord. Gli uomini di Raw tornarono al galoppo al campo per dare
l’allarme. Nel frattempo giunse a Pulleine l’ordine di Chelmsford di levare
il campo; lo stesso spedì una risposta in cui diceva di essere
nell’impossibilità di spostare il campo “per il momento”.
Durnford
si ritirò verso l’accampamento, sparando di tanto in tanto una salva di
fucileria.
Gli
zulù rapidamente si schierarono in formazione di guerra, con i reggimenti
divisi nelle tre formazioni viste sopra.
Il
corno destro effettuò un rapido movimento, diretto ad aggirare il monte
Isandlwana, incuranti del fuoco proveniente dalla compagnia del Ten. Cavaye. Il
ten. Mostyn schierò la sua compagnia tra quella di Cavaye e quella di Dyson.
Pulleine si rese conto solo allora di essere sotto l’attacco di tutto
l’esercito zulù ed ordinò all’artiglieria di schierarsi davanti
l’accampamento. L’artiglieria aprì il fuoco contro gli zulu che si stavano
riversando contro dall’altipiano. In appoggio all’artiglieria, la compagnia
del Ten. Porteous si schierò sulla sinistra e quella del ten. Wardell sulla
destra.
Poi
Pulleine mandò la compagnia del cap. Younghusband a coprire la ritirata delle
compagnie di Mostyn e Cavaye. La fanteria, infine, formò una linea più o meno
continua che partiva da Younghusband fino alla compagnia del Ten.Pope
all’estrema destra. Il contingente indigeno si schierò con una compagnia
davanti l’accampamento, mentre un’altra compagnia a destra del Ten. Pope. Pulleine
cercò di far ritirare le truppe su posizioni difensive con alle spalle la
montagna.
Nel
frattempo gli uomini di Durnford cercarono di fermare il corno sinistro. Le
munizioni cominciavano a scarseggiare; accorgendosi del calo del fuoco gli
iNgobamakhosi e gli uVe iniziarono a spingersi sulla sinistra per aggirare
Durnford. Quest’ultimo ordinò agli uomini di ritirarsi all’accampamento. Il
contingente indigeno, vedendo tale scena, si diede alla fuga.
La
situazione era diventata drammatica per gli inglesi. I Khandempemvu esercitarono
la massima pressione contro il centro dello schieramento nemico. Gli inglesi si
riunirono in quadrati, ma gli zulù, soverchianti per numero, riuscirono a
spezzare questi ultimi.
Non
era più possibile una difesa coordinata: gli uomini resistevano spalla contro
spalla, sparavano fino all’ultimo colpo e poi duellavano alla baionetta.
Durnford
fu colpito a morte, mentre tentava di fermare il corno sinistro. Anche Pulleine
morì in qualche parte del campo. Le corna zulù si ricongiunsero e per gli
inglesi non ci fu scampo.
I
fuggitivi speravano di raggiungere Rorke’s drift, ma il corno destro già
sbarrava la strada. Memorabile l’episodio del Ten.Melville: prese la bandiera
di reggimento e tentò una fuga; fu raggiunto e colpito a morte.
Il
campo di battaglia era cosparso di cadaveri. I corpi dei soldati inglesi furono
denudati e sbudellati in ossequio ai riti zulù. I buoi ed i cavalli erano stati
uccisi, i magazzini saccheggiati, tende e carri incendiati.
Gli
inglesi persero 1329 uomini, gli zulù circa 3000.
La sconfitta inglese impressionò il mondo: era impensabile che un esercito armato di lance ed altre semplici armi potesse sconfiggere un esercito dotato di armi da fuoco.
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