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 Una galleria fotografica che ripercorre la "carriera" (scusate le virgolette!) di Giuseppe. Dalle recensioni sulla Repubblica ai racconti su L'Unità, dal servizio su L'Espresso al Maurizio Costanzo Show.

Clicca qui per entrare. Attenzione: se sei un aspirante scrittore potresti rimanere seriamente turbato da ciò che vedrai!

 

Venerdì 13 maggio 2005 è stato un giorno storico per la "Cerone story". Per la prima volta qualcuno decide di pub
blicare  (avete capito bene, ho detto proprio pubblicare)  un libro senza chiedere un contributo economico.
Il libro è un e-book e viene distribuito gratuitamente da KultVirtualPress.com 

La saga non è terminata, ma forse ci siamo quasi....  

  

                        

       

 

"Prologo: Licenza di uccidere"
Tratto da "Lo scrittore" di G.Cerone
 

Cristosanto! Con questo biglietto posso arrivare alla fine del mondo. E' come la licenza di uccidere per James Bond. State a sentire: "Caro Cerone, "muri lucani" Dio sa quanti schiacciano ognuno di noi. Lei ha il merito di saperlo raccontare. Provi a mandare una copia del libro al dott. Enzo golino e un'altra al redattore culturale , dott. Roberto Cotroneo. Penso che, se la sua prosa li interesserà come ha interessato me, potranno parlarne loro ovvero segnalarlo loro ad altri redattori dell'Espresso. Buon lavoro e un cordiale saluto. Suo Tullio De Mauro." Capite? E' De mauro che scrive, il linguista, l'autore del commento al corso di linguistica generale di F. De Saussure, l'autore di Introduzione alla semantica, di Senso e significato, di guida all'uso delle parole etc. devo stare calmo! Ma l'emozione è forte. Rileggo il messaggio. Dunque, "lei ha il merito di saperlo raccontare" e poi "..la sua prosa li interesserà come ha interessato me.." Per la miseria! Il mio libro gli è piaciuto. Avevo una paura dannata prima di mandarglielo. Temevo di non essere all'altezza. Invece… che soddisfazione! Il maggior linguista italiano ha letto il mio libro… e lo ha trovato… mi riconosce il merito di saper raccontare. Sì, questa lettera è proprio una pergamena di laurea in miniatura. Esco e ne faccio venti copie. Compro una cornice di plexiglass antiriflesso e appendo l'originale alla parete. Tutti la dovranno leggere. Significa che qualcosa si sta muovendo. Non sono un completo imbecille, dopotutto. Mi sento euforico e mi atteggio (fra me) a grande scrittore. Dalle pagine di Millelibri, sullo scaffale del mio studiolo nel sottotetto, occhieggia Giorgio Montefoschi, in posa da gay. Lo fisso con un certo disprezzo: non è nient'altro che un collega viziato della TV. Uno scrittore che non ha niente da dire, comunque. Giurerei che una lettera così da De Mauro non la potrebbe mai ricevere.

 

    

     

Il record dei "no"
Tratto da "Lo scrittore" di G.Cerone

 

…Ma torniamo a me e alla mia battaglia contro il sistema. Dunque, il 10 ottobre 1993 è comparso sulla Stampa di Torino un lungo articolo che mi riguardava. In prima pagina. Il dott. Giorgio Calcagno, che non saprò mai come ringraziare, ha ricostruito tutta la mia storia, partendo proprio dai rifiuti editoriali. Ecco l'articolo

Il mio libro ha il record dei "no"

E' riuscito ad accumulare, in pochi anni, centotredici rifiuti editoriali, per cinque libri, di poesia e narrativa. Si chiama Giuseppe cerone, quarantunenne, lucano, professore di inglese in una scuola media del Cilento. E' lo scrittore più inedito, in una società letteraria dove i grandi autori sono quasi tutti scomparsi, ma dove la macchina dell'editoria arriva a sfornare trentamila libri nuovi ogni anno.
Giuseppe cerone non è, propriamente, un poeta della Domenica. Non appartiene a quella temibile tribù dei manoscrittari con Gattopardo nel cassetto che tendono l'imboscata a Umberto Eco dopo la tavola rotonda e poi gli mandano telegrammi di insulti perché non ha convinto il grande editore a pubblicarli. Accanto ai centotredici no degli editori, Cerone può esibire quasi altrettanti sì di critici, scrittori, docenti universitari, che gli hanno inviato lettere di stima, incoraggiamento, alcuni di esplicito consenso.
Nel suo archivio domestico, ad Agropoli, dove vive da quindici anni, le lettere degli editori sono quasi tutte uguali: "Abbiamo letto con interesse il suo dattiloscritto, ma i nostri attuali programmi non ci consentono…" Ce ne sono cinque della Rizzoli, quattro della Mondadori, e poi via di Garzanti, Rusconi, Frassinelli, fino ai più piccoli. Solo pochi, come Raffaele Crovi di Camunia, gli dicono che il libro proprio non gli è piaciuto. Altri, come Adelphi, esprimono il loro disinteresse con il silenzio.
Le lettere degli scrittori sono di tipo diverso e comprendono il Gotha della nostra letteratura, da Ceronetti a Malerba, da Siciliano a La Capria. Alcuni si limitano a manifestare la loro simpatia per il personaggio. Altri apprezzano il suo sforzo, lasciandogli capire che sono dalla sua parte, senza poter promettere nulla. Ma più d'uno si sbilancia, con un giudizio . "La scrittura è pregevole, semplice e al tempo stesso densa", gli scrive Geno Pampaloni. "Mi sembra interessante lo stile e una certa sanguigna disperazione che circola tra le pagine" , precisa Saverio Vertone. "Continui a scrivere- incoraggia Claudio Magris-. Il racconto che mi ha mandato rivela, nella sua brevità ed essenzialità, una notevole forza". Telegrafico, ma più gratificante di tutti, il sommo Carlo Bo: "Ho letto con ammirazione ". Roberto Pazzi, grande collezionista di rifiuti editoriali prima di arrivare al successo, sembra capire il suo più sfortunato imitatore del Sud: "Mi piace la capacità del suo linguaggio di andare dritto al cuore delle cose" E i suoi libri continuano a rimanere dattiloscritti.
Giuseppe Cerone è il tipico giovane meridionale, con amore per la cultura, che vive da sempre nell'isolamento. E' nato a Muro Lucano, di famiglia contadina, ancora oggi i fratelli di suo padre coltivano la terra. Il suo era un centro di undicimila abitanti, poi si era spopolato; si è venuto riprendendo solo dopo il terremoto del 1980, che fatto duecento morti ma ha portato tanti miliardi. "Per avere uno sviluppo, il mio paese ha dovuto aspettare il terremoto.", dice il professore, con la triste ironia che affiora anche dalle sue pagine.
In quel paese, quando lui era ragazzo, qualche libro era cominciato ad arrivare, dopo il lancio degli Oscar. Il figlio dei contadini, dodicenne, si è trovato Hemingway, Fitzgerald, poi Kerouac, poi Bukovski, che lo hanno subito stregato. Per avvicinarsi ai suoi miti, in mancanza di un'America troppo lontana, ha cercato di conoscere il mondo inglese, andando a passare tutte le estati a Londra. Per mantenersi faceva il cameriere nei ristoranti. Finchè è arrivato agli studi di inglese veri, all'Università di Salerno. E alla laurea con una tesi du Christopher Fry, che poteva essere un buon biglietto da visita. C'erano dei maestri di grido, allora, a Salerno: da Sanguineti a De Mauro, che è stato fra i primi a leggere le sue pagine e il primo a scrivergli "Lei ha il merito di saper raccontare".
Neanche il passaporto di De Mauro doveva bastargli. Dopo la laurea è ripresa rapidamente per Cerone la vita di provincia, la scuola media, ad Agropoli, dove ha messo su casa con la moglie, anglista come lui; la nuova solitudine. Agropoli d'inverno ha 20mila abitanti, d'estate 80mila, per l'invasione dei turisti; ma all'appassionato di letteratura non offre nessuna possibilità di contatti. Qui c'è una via dedicata a Franco Antonicelli, che ad Agropoli era stato inviato al confino dal fascismo. Ma il nume della città è un altro, il farmacista Bonifacio, inventore di quel leggendario siero anticancro, poi proibito, che aveva fatto accorrere gente da tutta Italia.
Da solo, in casa, cerone ha continuato a scrivere, memorie di Lucania, esperienze di vita, fantasie.
Ha scritto anche un romanzo, "Amnesia di un professore", storia di un uomo che vede la vita a sprazzi, tormentato dalla perdita della memoria; un libro di racconti per gli alunni delle medie, "A scuola,ragazzi". E ha attivato, instancabilmente, la posta. Per spedire dattiloscritti ha speso milioni. "Un libro di cento pagine, in fotocopie, mi costa diecimila lire- dice-. Più altre 6-7 mila lire in francobolli" E ne ha mandati a centinaia. "Ma è il mio solo hobby- si giustifica-. Non spendo in altro. Anche mia moglie è diventata più tollerante."
Aveva sperato molto quando si era interessato a lui Luigi Compagnone, che gli aveva anche dedicato un bell'articolo sul Mattino di Napoli. Neppure quell'appoggio è stato sufficiente. Per avere la soddisfazione di vedere un proprio libro stampato, ha scelto anche lui la pericolosa via delle edizioni a pagamento, con trenta piccoli racconti, Il muro lucano ( "Calvino ci insegna ad essere brevi", spiega). Poi, quest'anno, un piccolo editore torinese, genesi, gli ha pubblicato un volume di versi, Poesia Circolare, con una prefazione molto convinta di Giorgio Barberi Squarotti. Il poeta, sicuramente, c'è. La circolazione no.
E allora il professor Cerone ha deciso di giocare l'ultima carta. In fondo nessuno aveva ricevuto tante bocciature, in Italia. "Ho chiesto, per autoflagellarmi, di essere annoverato nel Guinness dei Primati" Almeno lì, avrebbero dovuto stampare il suo nome. Dopo dieci giorni gli è arrivata una lettera, molto gentile, da Londra. "Dear Professor Cerone…" La Correspondence Editor della casa inglese lo informava che il posto era già occupato. Il record apparteneva da otto anni a uno scrittore americano, Bill Gordon, che di rifiuti ne aveva avuti 176, per un suo libro intitolato, ironia delle ironie, How many books do you sell in Ohio. Sconfitta inesorabile, centoquattordicesimo rifiuto.

Giorgio Calcagno

 

 

il 10 ottobre è stata, quindi, una giornata memorabile. Poi gli avvenimenti sono precipitati. La radio si è occupata di me nella trasmissione Corsivi d'autore e ho ricevuto dalla televisione l'invito di partecipare al talk-shaw I fatti vostri, condotto da Giancarlo Magalli ( cosa che però ho rifiutato perché non mi andava di avere a che fare con Magalli, che reputo una persona rosa dall'accidia). Inoltre sono stato intervistato da Repubblica. Poi ci sono state alcune telefonate. Per il momento si tratta di semplici contatti, ma chissà che non approdino a qualcosa di concreto.
Insomma, è così che vanno le cose. Quindi, lettore, se leggerai queste pagine conoscerai il seguito della mia telenovela. Ho cominciato nell'85 e forse nel 95, dopo dieci lunghi anni e duemila lettere, riuscirò a pubblicare un libro senza pagare. Però , per onestà, devo aggiungere che non so quanta soddisfazione ne ricaverò. In fondo, forse, non ne valeva neanche la pena. Ho solo trascurato la mia famiglia e il piccolo lavoro quotidiano, che è quello che dà maggiore gratificazione a questa vita sensa senso. Mi ritroverò nella condizione del personaggio di Dino Buzzati nel Deserto dei Tartari, il quale per tutta la giovinezza sognava di combattere e infine, quando i Tartari arrivano, egli è a letto moribondo. Spero di non essere moribondo, ma senz'altro durante l'attesa ho perso granparte del mio entusiasmo e soprattutto, a furia di elemosinare, gran parte della mia dignità.

Statistiche web e counter web

 

"Mi sono arrivate le bozze di un libro. Di Giuseppe Cerone. Intitolate "Lo Scrittore". Lo pubblica una piccola casa editrice: Garamond.
Giuseppe Cerone è un professore di inglese, di ottima cultura, che vive al Sud, ad Agropoli. Diversi anni fa scrissi un articolo proprio su L'Espresso (Mi manda Cerone, 28 Aprile
1991) dedicato alle sue vicende editoriali. Due anni dopo è tornato sull'argomento, in prima pagina de La Stampa, Giorgio Calcagno. Perchè? Perchè Cerone scrive da anni romanzi e racconti e nessuno glieli pubblica. Direte voi: capita a molti. Ma Cerone può vantare una carta in più: le lettere del meglio tra i critici italiani che lo incoraggiano: "Caro cerone, ho letto il suo libro lo trovo moltointeressante. Continui a scrivere, continui..." I nomi?
Geno Pampaloni, Claudio Magris, Giorgio Barberi Squarotti, Tullio De Mauro...e tanti altri. Cerone colleziona queste lettere e si illude che prima o poi
verrà pubblicato. E invece no. Paradosso: nonostante la benedizione dei grandi nomi i suoi libri non riescono ad arrivare agli editori importanti.
A quel punto a cerone viene un'idea: scrivere un libro sulla sua vicenda editoriale, intitolato "Lo Scrittore". Fatto di scambi epistolari con editori
e critici, di telefonate, visite ed altro. E' un libro illuminante.
perchè racconta, dal di dentro, cosa può accadere a un medio scrittore senza particolari
doti letterarie. ma senza le cialtronerie degli scrittori improvvisati.
Cerone non è peggio di molti autori che si pubblicano in Italia. Lo devono aver capito anche i suoi autorevoli interlocutori: "Un'essenzialità programmatica
che dà origine spesso a risultati di straordinaria intensità e verità.
Non conta di pubblicare la raccolta? Teniamoci in contatto" (Giorgio Barberi Squarotti) E ora esce questo testo. Che parla di libri rifiutati. Per 113 volte. Gli venne in mente di chiedere l'iscrizione al Guinness dei
Primati come l'autore più rifiutato. Ma un certo Bill Gordon, americano, è arrivato a quota 176. Forza Cerone, ne mancano solo 63..."

Roberto Cotroneo

 

 
 
 
 

    
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