DIALOGO TRA PLATONE E SOCRATE

Commento al Presepe nella Chiesa dei Cappuccini di Reggio Emilia,

S. Natale 1999

NARRATORE. "L'universo e l'uomo - ha scritto il filosofo firancescano Duns Scoto (1) - sono stati creati in vista della venuta di Cristo". Il quale Cristo - in ciò il suo compito di salvatore - deve condurre all'atto tutte le potenzialità dei pensiero e delle realtà presenti al pensiero. Se, infatti, ripercorriamo la storia del pensiero umano, vediamo dei clamorosi salti di qualità che vanno dai graffiti preistorici (2) fino alla esplosione del logos greco, dove la mente umana prende sicura coscienza di sé, fino al punto di capire che essa stessa ha bisogno di una integrazione divina per poter dire tutto il dicibile e fare tutto il fattibile. Su questo tema presentiamo - sotto forma di dialogo - l'elaborazione raggiunta da Socrate (3) e da Platone (4).

PLATONE: Socrate, Maestro...

SOCRATE: Platone fermati! Non esistono maestri. Il logos umano è imperfetto. Ti ricordi quando, da giovane, insieme con il gruppetto dei fedeli, vi mostravo la mano e dicevo: "Nessuno potrà convincermi che questa mano è opera di caso. La sua perfezione rimanda a una Mente divina"?

PLATONE: Sì, ricordo, ma la corrente dei "Fisici" (5) obiettava che in natura ci sono "imperfezioni" come i terremotí, per esempio, o i funghi velenosi o le vipere dal morso letale.

SOCRATE: Certo, certo, come se io non conoscessi tutto ciò. Non c'è felice concordismo tra noi e la realtà. E quella mente divina ci ha dato il logos per fissarne i rapporti.

PLATONE: Temo che alcuni di quei "Fisici" intendessero riferirsi non a questo genere di "imperfezione"; ma ai cosiddetti "errori della natura". (6)

SOCRATE: Tutto ciò riguarda il problema delle origini e io penso che il passaggio dalla Mente suprema alle cose debba essere concepito per gradi evolutivi. Nel dìvenire non c'è totale perfezione iniziale. Quando dico che la mia mano non puó essere opera di caso intendo dire che essa è a servizio di quella Mente non solo perché è perfetta in sé, ma anche perché è a servizio del nostro logos che la può impiegare per rimodellare, insierne con quella Mente, tutta la realtà priva di logos autonomo.

PLATONE: Ti chiedo, allora, se posso definire l'uomo come un "giocattolo" meraviglioso fatto dalle mani di un Dio. Aggiungendo che non sappiamo se fu fatto dal Dio per un suo svago o per un qualche serio intendimento.

SOCRATE: Bravo Platone, purché resti fermo che Dio è la massima misura di tutte le cose; che circa l'uso della libertà bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini e che l'uomo, per mantenersi a piombo con se stesso, ha bisogno di un intervento divino.

PLATONE: Mi sento incoraggiato a costruire il più straordinario dei climax (7): "Noi, infatti, non diamo buoi al governo dei buoi, né capre alle capre. Poniamo noi stessi a loro padroni, noi che di loro siamo per stirpe migliori. E il Dio che ci amava fece lo stesso e prepose a noi quella stirpe che era migliore di noi, le divinità minori (8). Esse di noi presero cura senza molta fatica per loro e senza peso per noi e ci portarono la pace e il pudore e il buon governo e una larga giustizia e le stupi degli uomini rendevano tranquille e felici Parla anche oggi questo mito e dice che per tutti gli Stati cui non conduce un Dio, ma un mortale, non c'è scampo ai mali e alla faticosa pena".

SOCRATE: Magnifico Platone, hai toccato il problema dei problemi: dobbiamo aspettare un Dio che venga a dirci la verità su ogni cosa, dalla preghiera ad ogni forma di azione.

PLATONE: Tra le voci che arrivano dalle parti della Siria e dell'Egitto, ne ho udita una che parla di "profeti" che annunciano l'arrivo di un Messia.

SOCRATE: Sì, è vero; ma mi sembra il loro un Dio vincitore, il cui compito è quello di cambiare l'assetto geografico della terra ma non l'uomo. Temo cioè che sia un vittorioso non il veritiero, mentre noi cerchiamo la Verità e qualcuno che la testirnoni (9).

NARRATORE. "In principio era il Verbo (...) e il Verbo era Dio. (...) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di Verità" (Gv. I, 1).

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NOTE

1) Duns Scoto (m. nel 1308) sostiene, altresì, una tesi di altissimo valore pedagogico: Cristo si sarebbe incarnato anche se Adamo ed Eva non avessero peccato. Da ciò deriva che se il vero fine della incarnazione e della nascita di Cristo non è la cosiddetta "sanatio", o riscatto dell'uorno mediante la morte sulla croce, ma la celebrazione esaustiva della natura umana, allora, nell'ipotesi che Egli si trovi storicamente costretto a fare il "medico", il suo "mestiere" di Salvatore non è transeunte. Terminata, infatti, la terapia di emergenza, inizierà la sua vera missione di glorificatore della natura umana diventandone l'Omega, se è vero che dobbiamo diventare perfetti come il Padre nei Cieli.

2) I primi graffiti a noi noti risalgono al paleolitico e al neolitico.

3) Socrate muore nel 399 a.C., in seguito a un famoso processo in cui uomini "religiosi" lo accusano di "corrompere" dottrinalmente i giovani e di non credere agli "Dei della patria". Giova ricordare che i primi pensatori cristiani videro in Socrate una manifestazione del Cristo-Logos: "Il verbo operava già in Socrate e gli faceva dire cose vere" (San Giustino).

4) Platone - il più illustre dei discepoli di Socrate - muore nel 347 a.C. Il filosofo cattolico Francesco Acri lo ha definito "pagano profeta di Cristo".

5) I "Fisici" erano quei filosofi-scienziati che si ispiravano a Democrito e cercavano la spiegazione dell'universo nell'universo stesso. Oggi quei "fisici" sono messi in difficoltà da Kurt Gödel, il. quale, con strumenti matematici puri, ha costruito un celebre "teorema" che tradotto in linguaggio filosofico suona così: "Non esiste sistema umano conosciuto che sia in grado di giustificare se stesso".

6) Sono "errori della natura" quelli che oggi classifichiamo sotto la voce handicap. Questi "errori" avevano convinto Aristotele a togliere a Dio l'attributo di Creatore e a ipotizzare la materia eterna. Qui mettiamo in bocca a Socrate una soluzione che è platonica, secondo una nostra interpretazione.

7) Climax (dal greco "scala"). Figura retorica detta più comunemente "gradazione ascendente". Consiste nel passaggio graduale da un concetto a un altro. Esempio: la tartaruga cammina, il cavallo galoppa, l'aquila vola. E' famoso il climax di Machiavelli: L'Italia è stata corsa da Carlo, predata da Luigi, sforzata da Fernando e vituperata dagli Svizzeri".

8) Nel testo: Dèmoni. Abbiamo tradotto "divinità minori" per non creare equivoci sul significato originario della parola, che va tradotta più propriamente con "Angeli" o "Divinità buone".

9) Questa opinione socratica sul "Veniente" è quella stessa del filosofo e martire San Giustino (m. 165 circa). Dio non si rivela direttamente al mondo; ha bisogno, per parlare all'umanità, di un intermediario che sia Dio come lui, ma anche distinto da lui. E' il Verbo apparso ad Abramo, a Giacobbe, a Mosè; parimenti è il Verbo che ha insegnato ai filosofi pagani tutto ciò che essi sanno di vero.