14 dicembre 1986

Matteo (11, 2-11) III^ d'Avvento

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Nel nostro foglietto, nella piccola introduzione, verso le ultime righe ... "... terza domenica di Avvento ... la Chiesa in questa terza domenica ..." eccetera eccetera ... si dice che "la venuta del Signore è fonte di gioia e consolazione, soprattutto per coloro che soffrono. Che cosa facciamo noi per aiutare i nostri fratelli più bisognosi?" Diamo una risposta sintetica: è Cristiano colui che fa sì che non ci siano i bisognosi. L'ho detto con molta chiarezza: questa è la lotta del Cristiano, diversamente picchiamo in un equivoco senza fine. Adesso vedremo il testo evangelico. Bisogna far sì che non ci siano i bisognosi, e non poi celebrare come atto di eroismo il fatto di occuparsi dei bisognosi, che sono il frutto e la conseguenza delle nostre ingiustizie. Allora vedete dove va a parare il discorso: per non volere diventare giusti e per non volere convertirci dobbiamo diventare eroi della carità.

Perchè Giovanni Battista fa chiedere a Cristo se è lui che deve venire? Forse, perchè non vede ciò che si aspettava di vedere: un Ercole con in mano la scure (Ercole aveva la clava in mano, almeno per alcune imprese), oppure con il ventilabro per dividere il grano dalla pula. Così noi immaginiamo la grande lotta fra il bene e il male, la vittoria del Giusto contro l'Empio.

Di questo è disseminata la nostra letteratura, e queste sono le favole che raccontiamo ai bambini, e questi sono i cartoni animati che i nostri bambini vedono. Tutti vogliamo vedere un Rambo (scusate se lo cito qui), con il ventilabro in mano, che mette a posto finalmente le cose. Gesù allora gli manda a dire ciò che sta facendo. E che cosa sta facendo Gesù? Non sta mettendo in atto il dominio classista, ma sta risolvendo i problemi alla radice, in modo che non si debbano continuare a discutere per secoli, senza appunto risolverli mai. I problemi da cui l'uomo è afflitto. Allora, che cosa sta facendo Gesù Cristo? Sta lottando contro le supposte Leggi di Natura. Vogliamo tradurre? Così: non è vero che Dio ha creato dei ciechi; non è vero che Dio ha creato degli storpi, dei lebbrosi, dei sordi. Voi mi direte: ma chi dice questo? Andate a rivedere le Costituzioni di Calvino e troverete esattamente questo. Ma Calvino altro non faceva che ripetere una certa teologia cattolica che affondava le sue radici nel Vecchio Testamento: così purtroppo la pensa ancora la religiosità volgare, che i preti si guardano bene dal correggere, per delle motivazioni che non sto qui a dire perchè porterei una deviazione sul mio discorso.

Dunque andate a dire a Giovanni che io sto lottando contro le supposte Leggi di Natura: quelle che vi ho citato. Bisogna dunque intervenire sulla Natura. Perchè? Eh, già vedo qui molti cervelli ... penseranno come me: che cos'ho in testa? Tutta la questione dei contraccettivi, di quello che si sta facendo in laboratorio ... non lo voglio discutere qui, perchè è problema troppo grosso, non ho intenzione di discuterlo oggi, ma vorrei mettere le premesse per alcuni che troppo incautamente cominciano a identificare le Leggi della Natura con le Leggi di Dio, perchè probabilmente è il concetto di Dio che ci sfugge, relativamente appunto a questa Natura, che vuol dire: relativamente alla Creazione. Nella quale io credo, ... dovrei dirvi come ... ma nella quale io seccamente credo. Ora, bisogna intervenire sulla Natura, perchè? Perchè è imperfetta, e dobbiamo lottare contro la nostra ignoranza. Ecco l'altro punto che il credente non vuole capire. In altra sede ho detto che la vera preghiera del credente è la ricerca scientifica fatta in un certo modo, se è vero che la preghiera significa ricerca della volontà e del pensiero di Dio, quale strada migliore di questa per conoscere fino in fondo che cosa Dio ha voluto mettere in quella Creazione nella quale noi crediamo. Perchè Dio ha creato un albero? Perchè Dio ha creato una zanzara? Dobbiamo liberarci da questa ignoranza; e liberarsi da questa ignoranza vuol dire compiere le opere che ha fatto Gesù. Lo vedete lì? La sconfitta della Natura fino alla risurrezione dei morti. Mi sembra un'impresa abbastanza (abbastanza, come dicono oggi) gigantesca.

E nell'elenco c'è anche, ecco qui, una colpa sociale, creduta Legge di Natura, e quindi anche di Dio: ai poveri è annunciata la buona novella. In Isaìa (l'avete letto anche voi) non c'è questa impresa. Perchè? Perchè forse anche il buon Isaìa credeva che Dio avrebbe riassestato il tutto con un colpo di bacchetta magica. Raddrizzare le gambe agli storpi e farli saltellare come un capriolo: questo è un colpo di bacchetta magica. Dunque Dio avrebbe risolto il problema, ripeto, con un colpo di bacchetta magica e perchè pensava, il buon Isaìa insieme con tutto il Vecchio Testamento, che il povero e il ricco fossero due esseri, diciamo due figure, volute da Dio per creazione, in quanto coessenziali alla buona salute della vita sociale. Vogliamo tradurre un momentino? Se tutti fossero ricchi, chi lavorerebbe? (mai posto questo problema?) E se tutti fossero poveri, chi farebbe lavorare? Allora qui c'è una coessenzialità! E poi, voltiamo la medaglia: e se tutti fossero poveri? come si muoverebbe il sistema? Non voglio rispondere a questa domanda, intendiamoci bene, perchè le parole che uso sono tutte piene di equivoci, giacchè le uso secondo la terminologia storicamente ricevuta. Ecco dove Gesù mette il punteruolo: qui, comincia a far saltare questi tabù. Sicchè, da questa faccenda, che se tutti fossero ricchi, o se tutti fossero poveri, non ci sarebbe vita sociale, si deduce che allora gli uni ci devono essere in funzione degli altri. Ed ecco dove poi la teologia del Vecchio Testamento rapportava il tutto in Dio.

Ed ecco adesso il punto. Il cieco troverà il suo (diciamo così) fine, o il suo assetto, nella vista; lo storpio troverà il suo assetto nella gamba diritta; il sordo nell'udito; il morto nella vita. Quale sarà il traguardo del povero? Gesù non dice "i poveri diventeranno ricchi". Avete capito? non dice: "i poveri diventeranno ricchi", perchè ciò verrebbe a santificare il ricco storico, mentre Gesù per il ricco storico ha i suoi famosi guai. Gesù dice (ecco il punto finale) che ad essi è predicata la Buona Novella. Classismo? ecco la domanda. E' classismo questo? Vedete quanti dubbi? adesso mi viene persino il dubbio che il passo sia di Gesù, ma ... molte cose mi frenano per dire che non lo sia, giacchè anche l'introduzione di questa alternativa, cioè di questa possibilità (ai poveri è predicata la Buona Novella) è una novità. Potremmo dire così: voi sapete che a partire dal '600 (dico con Coménio, per coloro che sono inseriti nella scuola), e poi tutto il discorrere che si fece nel secolo passato: la scuola a tutti. Lo ricordate? tutte le battaglie su questa faccenda ... e non è che i Cattolici fossero poi in prima linea. La scuola a tutti. Alcuni dicevano: "ma se poi tutti vanno a scuola e tutti studiano, chi va a lavorare?" Vedete quali problemi, che non voglio risolvere qui, naturalmente. Oggi però non si discute su questo principio. Allora, ecco, non posso accettare l'idea che sia un classismo il dire: anche i poveri vanno a scuola. Sarebbe dunque invece un correggere la Natura, in linea esattamente con tutti gli altri limiti della Natura dichiarati da Gesù.

L'impostazione l'avete intesa; aggiungo solo un codicillo: qui la parola 'poveri', se ha un riferimento con i poveri storici, allora deve essere paragonata a quel movimento di cui vi ho parlato: scuola a tutti. Perchè la novità rivoluzionaria portata da Gesù, a tutti, non soltanto alle èlite, o ai padroni del vapore, o a quelli che comandano la nave storica, così; diversamente c'è sempre questa lama, la paura che quella di Gesù sia una scelta classista. E voi sapete che molti Cattolici (dico molti per dire un certo gruppo di Cattolici ... e non parliamo poi del mondo laico e socialista che si accosta a questi problemi) dice ... "be', vedete, anche qui Gesù, alla fine, si è schierati dalla parte dei poveri". E allora il sottoscritto, di fronte a discorsi di questo genere, naturalmente si ritrae, anche se ormai molti preti, qualche vescovo, per non dire anche molti vescovi, si sono messi su questa strada, cioè fanno anche loro del classismo dopo averlo combattuto o combattendolo a casa altrui. Però qui lo reintroducono in forza di queste parole magiche. Be', dico, nell'ipotesi che si tratti di una scelta dei poveri storici, va intesa come vi ho detto, non c'è alternativa. Diversamente si ricade appunto nella concezione del Messìa con il ventilabro in mano e, diciamolo pure, di un Messìa marxista che viene a uccidere tutti i capitalisti e a instaurare il dominio del proletariato. Per evitare questa contraddizione, non vi è che una alternativa: aggiungere accanto a quella parola che già conosciamo: beati i poveri in ispirito. Ai poveri, vale a dire ai ricercatori dei valori spirituali, è annunciata finalmente la buona novella. E questi possono essere fra i ricchi storici e fra i poveri storici. Ecco risolto il problema. Mi scuso se l'ho risolto in due battute; dovrei dedicare una predica naturalmente all'analisi dei queste affermazioni, ma il pubblico che mi segue già capisce la correttezza della mia impostazione.

Adesso che cosa debbo fare? Adesso vorrei entrare nell'attualità. Voi sapete che qui a Reggio Emilia lo storico vostro, il prof. Spreafico, ha pubblicato un libro dove si parla della fede dei Reggiani. Egli insomma ha preparato dei questionari da mandare alle varie categorie, partendo dai preti, i religiosi, i medici, i politici, e anche gli atei, quelli cioè che noi chiamiamo volgarmente 'dell'altra sponda', di quelli cioè che non credono, sono fuori dall'area cristiana e nei confronti del Cristianesimo hanno una certa polemica in atto. Ora è successo che non più tardi di ieri sera c'è stato un dibattito su questo volume. Ero presente anch'io. Dunque, dibattito sulla Fede dei Reggiani, e anche sull'ateismo dei Reggiani. E poi sottotitolo anche bene azzeccato: un breve viaggio fuori e dentro la Chiesa. Eh, bisogna farli dentro e fuori, i viaggi, per vedere come è congegnato il paesaggio. Ora lo storico (chiamiamolo povero Cirenéo ) ha fatto un servizio, secondo me, alla verità: bisogna conoscere prima di giudicare; e per conoscere bisogna ricercare. Ora, questo storico non ha voluto certo fare il missionario, come gli è stato accusato dalla 'parte avversaria'; e poi, dall'altro lato, i 'clericali' hanno pensato che egli abbia voluto fare un dispetto al Sinodo ufficiale, nel senso che pubblicando questi responsi e queste opinioni si è visto che questo Sinodo ha pochissimo peso sulla educazione cristiana di questa bella città. Che cosa ha voluto fare lo storico? Ha voluto semplicemente sapere dove ci trovano lacunosi e non credibili i non-credenti. Questa è un'impostazione, credo, intrascendibile.

Adesso metterò a fuoco un concetto o due che non sono riuscito a dire in quella seduta; sapete com'è: c'è il tempo limitato, e poi, insomma, non è che mi si ascolti molto volentieri in taluni ambienti, perchè questa linguaccia non è che sia una linguaccia che dica delle parole cattive, ma ha dei concetti così velenosi che si potrebbe dare fastidio a qualcuno. Qui, con tutta pacatezza, io ragiono con voi. I non-credenti hanno tutte le riserve nei confronti del Cristianesimo storico. Perchè? Perchè si sono sentiti discriminati, e cioé condannati, per non dire perseguitati. E adesso chiedono al credente di rispettare il pluralismo (parola magica) e cioè le scelte politiche morali dell'altro così come esso, l'altro, è. E sono pronti a ridare cittadinanza alla religione, con suoi progressi, con i suoi adeguamenti storici, in quanto la religione a loro giudizio si è avvicinata alle loro tesi. Le cito: stare con i poveri (che è una delle monete più sonanti), lottare per la giustizia, lottare per la pace, che in fondo sono le tre parole più ricorrenti. Per cui adesso vi sarebbe da condurre insieme una battaglia piccola piccola (e già la vedo spuntare all'orizzonte), ed è questa: sarebbe la nuova solidarietà, o il nuovo solidarismo, come lo chiamano. Perchè? perché la lotta di classe, anche per parte loro, non può più risolversi con la presa del potere dei lavoratori. Ma sì, certo, ci sarà ancora qualcuno che sogna di conquistare il potere a colpi di stangate, su questo non v'è dubbio, perchè anche questa è una componente della nostra psicologia. Perchè anche per loro, oramai si può essere datori di lavoro e comunisti. Avete capito la sottigliezza? "Sì, purché ... ?" chiedevo io. Purché ci si adegui alle tabelle stabilite dal sindacato. E i cattolici invece avevano detto che si poteva essere ricchi e andare in Paradiso. Già, perchè i poveri ci sarebbero andati stando poveri. Avete capito anche qui la sottigliezza? Bene, tutto questo dovrà cadere. Ora, i credenti invece, nella loro espressione più tradizionale, dicono che la Chiesa è una realtà di comunione fra Dio e gli uomini, e sta bene così come è, cioè: il luogo della salvezza per tutti. Quindi non c'è che da attuare e predicare i suoi insegnamenti. E ciò che è accaduto di imperfetto nel passato ... adesso con il moto liberatore del Concilio tutto è stato rimesso a posto. Io trovo dei cattolici i quali dicono: "... ma finiamola, finiamo di andare ... qui adesso con il Concilio Vaticano II^ ...". Già! come se il Concilio Vaticano II non contenesse a sua volta delle contraddizioni, e così via. Sempre la paura di volersi misurare con il Messaggio. Bene, io sono un tipo di credente che vede la caduta del Cristianesimo al rango di religione, e vedo nella Chiesa una istituzione che abusivamente si è identificata con la Verità, invece di esserne la testimone, dopo avere fissato la propria costituzione fisiologica, dicendo: "Io cresco su me stessa, e non più sulla metànoia o sulla conversione". Da qui la discrasìa tra la religione e la vita (dovrei dire: tra rito e vita), su cui appuntano le accuse i non-credenti. Ma (ed ecco la distinzione tra me e loro) mentre essi non credono alla divinità del Messaggio, a causa della identificazione che la Chiesa ha fatto tra sè e questo Messaggio (e quindi non possono accettare che il Messaggio di Cristo sia definitivo, perchè colei che porta questo messaggio ha dimostrato mille volte nella Storia di avere sbagliato), io invece credo che proprio in nome di quel Messaggio posso anche permettermi di annullare tutto il Cristianesimo storico. E allora, questo invito a lottare per la pace, per la giustizia, per il solidarismo, non mi tocca, non mi solletica, perchè io sono invece proteso alla soluzione dei problemi mediante la Fede, a risolvere ciò che nessuno è in grado di risolvere, e dunque a mettermi in linea con il Messaggio. Questo è, a mio modo di vedere, il riaffermare la propria dedizione alla Verità e il proprio distacco dalla Storia.

Termino. "Andate a dire a Giovanni che non ci sono Leggi naturali, o Leggi economiche immodificabili". Per cui ai poveri in ispirito, ai ricercatori dei valori spirituali, è annunciata la Buona Novella, è detto loro che il dualismo ricco-povero (che coinvolge quella parola, solidarismo) di marca puramente storica dovrà scomparire nella sua Chiesa. Sempre ammesso che questa Chiesa, che è anche la mia, sia il risultato di una conversione, e non un apparato di dominio.