25 maggio 1986

Giovanni (__, __-__) Ss. Trinità

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Affrontiamo, sotto un'angolatura storica, questo discorso sulla Trinità. Già molte cose in questi anni ho detto relativamente a ___. Oggi vediamo di portare il discorso più vicino a noi. Il dibattito tra le religioni, per stabilire se il monoteismo è il vertice della religiosità o no, è tuttora aperto. Vediamo di chiarire in che cosa consiste la specificità cristiana, se c'è, e come storicamente ci siano stati degli sbandamenti, tuttora probabilmente in atto. Io non giudico da una cattedra di infallibilità, giudico soltanto con la forza della ragione; ciò che dico è valido solo in quanto è fondato sulle argomentazioni che io dò. Per cui oserò, sul finale, dare un giudizio su questo dibattito famoso tra l'Azione Cattolica e la gerarchia, di cui i giornali hanno tanto parlato e di cui pochi Cattolici conoscono -diciamo così- l'essenza.

E cominciamo prendendo le cose un poco da lontano. Prendiamo i due massimi pensatori dell'Occidente, quelli cioè che hanno dato origine al pensiero filosofico: mi riferisco ad Aristotele e a Platone. Che cosa pensava Aristotele, di Dio? Quando gli hanno chiesto: "L'ipotesi che tu fai di un motore immobile, quale attinenza ha con il modo popolare di concepire la religione?". Aristotele diceva: "Anch'io sono un teista, anch'io sono un religioso; soltanto che quello che la gente fonda mediante degli istinti, io ho cercato di fondare mediante la ragione. Per cui, probabilmente, il Dio che ho scoperto io è il medesimo della popolazione greca che mi sta attorno". Ora, c'è del vero in quello che Aristotele dice, ma non del tutto; perchè? Perchè Aristotele ha voluto liberarsi dalla contraddizione del Reale. Voi direte: "Il Reale non è contraddittorio". Son perfettamente d'accordo, però in un luogo del Reale chiamato Divenire esiste una contraddizione apparente. Che io non ci sia, che poi ci sia, e che poi muoia: questo è uno scandalo per la ragione, e bisogna dare una risposta che sia soddisfacente. Per liberarsi da questa contraddizione del divenire, Aristotele ha ipotizzato un motore immobile (vedete la dizione?). Motore immobile, che cosa vuol dire? Vuol dire che che noi assistiamo per esperienza a un rimando totale. Non c'è sistema che abbia la ragion d'essere in se stesso. Rimanda, rimanda, rimanda... non si può procedere all'infinito, dunque prendiamo soltanto il fatto del moto. "Io" dice Aristotele "per liberarmi da questa contraddizione debbo ipotizzare un motore che sia immobile, che faccia muovere senza essere mosso". Questo è il punto delicato dei tutta la filosofia relativa a Dio. "Più di tanto" dice Aristotele "non si può dire". Ed egli è il fondatore della Metafisica.

"Ma" un credente dice "questo Dio ipotizzato dalla ragione per liberarsi dalla contraddizione, non è ancora un Dio personale" (vi sarebbe da discutere perchè Aristotele avrebbe da portare anche lui argomentazioni per dire che probabilmente deve essere così). Ma l'altro filosofo che invece ha portato l'attenzione sulla natura di Dio (capite la distinzione, dunque, no? la ragione deve ipotizzare un Dio; circa la natura di questo Dio, allora la ragione può ancora ___ qualcosa ___.) ecco come Platone pone il problema. Se c'è soltanto un Dio (vuol dir questo: se nella realtà c'è soltanto Lui), ci si domanda "A che cosa pensa?" (vedete, la ragione deve indagare anche su questo punto). E se è intelligente, deve pure pensare qualche cosa. E che cosa penserà? Allora voi vedete qui le domande di un cervellone che avranno una risposta -credo- esattamente nel Cristianesimo. Poi, secondo: questo Dio chi amerà? Dunque: prima deve pensare, secondo deve amare. Chi amerà? dal momento che per essere felici bisogna amare. Ed ecco allora, in queste domande, adombrata quella che sarà la cosiddetta Trinità cristiana.

Fermiamoci qui e andiamo avanti su questa scoperta. Ora, gli apologeti cristiani oppongono la monarchia di Dio alla pluralità degli dei. La lotta contro il pluralismo degli dei è una lotta costante di tutte le religioni. Lasciamo stare il Buddismo, perchè di Dio non ha una concezione personale: nel Buddismo, Dio non è persona. Voi direte: "Ma, allora, come è possibile?" Lasciamo stare, non vogliamo andare a giudicare adesso, perchè è un problema che non voglio trattare, questo; può darsi che lo tratti, che lo affronti... dovremo trattarlo, per dimostrarvi che è possibile pacificarsi anche in una concezione dove Dio non è persona allo stesso modo in cui lo concepiamo noi. Certo, il fatto di concepirlo persona crea problemi. Il fatto di non concepirlo persona elimina taluni problemi, ne lascia altri. Ma poi, se andiamo a vedere la tranquillità storica e la tranquillità metastorica della coscienza di un credente in Dio (vi ci mettete voi, un Ebreo, un Musulmano), e la coscienza di un Buddista, poco più, poco meno, è la stessa. Voglio dire che esistenzialmente parlando probabilmente siamo più nevrotici noi che non -diciamo così- gli uomini religiosi di religione orientale. E probabilmente questo deriva anche dal fatto che abbiamo una concezione personalistica di Dio. Loro hanno questa concezione (ripeto e chiudo subito il discorso da questa parte) e sono tranquilli, hanno la coscienza pacifica per affrontare il 'di qua' e per affrontare il 'di là'. ___

Contro questa propaganda monoteistica cristiana, che era di origine ebraica (ma adesso vedremo se sarà possibile distinguere il monoteismo ebraico da quello cristiano; e bisognerà pure distinguerlo, come da quello musulmano), un pensatore dell'antichità, un certo Celso, faceva un uso di un politeismo che si traduceva nella struttura e nel regime dell'impero romano. Ecco la contaminazione tra religione e politica. E già vi annuncio che probabilmente nel dibattito fra Azione Cattolica e gerarchia cattolica (gerarchia intendo: Papa, vescovi; i sacerdoti lasciamoli stare, sono in una situazione intermedia) continuerà questa tossina del tentativo di coltivare religione e politica. Dunque dicevo, questo pensatore Celso, faceva uso di un politeismo che si traduceva nella struttura regime dell'impero. Sotto un Dio supremo noi vogliamo che ci siano degli dei, così come esistono dei satrapi sotto il re di Naxia, oppure sotto l'imperatore romano. Nel Vecchio Testamento ci sono gli angeli in giro, ci sono quelli almeno in giro, e quindi questo monoteismo non sarebbe così rigido. Agli Ebrei e ai Cristiani che dicono di non onorare i servi in luogo del padrone (il padrone sarebbe Dio, i servi sarebbero gli dei, in luogo di Dio), Celso rispondeva: "Ma, il satrapo, il governatore, il pretore, il procuratore del re dei Persiani o dei Romani, e i piccoli amministratori di provincia, non possono forse causare grandi mali, se vengono trascurati, oppure se vengono trattati con arroganza? Ecco, vedete? una posizione mentale che trasbordava la situazione terrena su in Cielo, nel mondo -avrebbe detto Aristotele- della metafisica. Ed ecco l'accusa: volere onorare un solo Dio, sembrava al pagano un particolarismo, vale a dire una esclusione. Seguitemi, perchè l'argomentazione è sottile, e questo modo di pensare è tutto vivo. I Cristiani dunque avevano il loro Dio; i popoli non avevano il loro. Perchè? Per che il loro Dio era caduto nella prigionìa dell'unico Dio del popolo vincente. Ecco come anche in Israele -probabilmente, dico- il monoteismo veniva concepito. Sì, è il nostro Dio, però il nostro Dio è il Dio che occupa tutto lo spazio, che si è imposto a tutta la realtà. Sarebbe come se -facciamo l'ipotesi- domani tutto il mondo fosse sovietizzato, oppure fosse americanizzato. E allora in questo caso, per potere ottenere la verifica di questa affermazione, bisogna che tutti glia altri dei locali spariscano dalla circolazione. Ecco l'accusa, accusa sottile, badate, perchè denota che probabilmente alcuni della prima generazione cristiana pensavano l'universalismo del Cristianesimo come appunto una egemonia ottenuta su tutta la realtà, invece di una fratellanza ottenuta negando l'esistenza di tutte le particolarità.

Badate, spero che il mio discorso sia capito; vedo che le persone intelligenti mi guardano con una certa attenzione, perchè sto toccando delle cose molto pesanti, e molto decisive per quanto riguarda la definizione del Cristianesimo stesso. Dunque terminiamo questo genere di discorso. I Cristiani, nella visione di Celso, erano dei nemici del genere umano; nemici del genere umano esattamente come gli Ebrei. Perchè? Perchè -ripeto- concepivano questo Dio come colui che con un colpo di mano (non a caso, lo sapete anche voi, il Dio del Vecchio Testamento era il Dio degli eserciti, quindi un capitano che guidava due schiere. Ed è ovvio che in questa situazione si possa considerare coloro che hanno un Dio di questa specie come i nemici del genere umano. Sì, certo, perchè lo vogliono conquistare mediante la forza. Essi toglievano ai popoli il loro culto proprio, i loro costumi... voi sentite che cosa sto dicendo: toglievano, toglievano... quando il messaggio cristiano, invece, è la richiesta della rinuncia per potere entrare esattamente nell'universalismo, e nella pace, e nella unità del genere umano. Ora, il loro monoteismo è un impoverimento dell'impero, il cui ordine era paragonato a quello introdotto da Zeus.

Guardiamo l'orologio... qui debbo sacrificare qualcosa... c'è qualcosa che non posso sacrificare ed è appunto... ancora una battuta e poi passiamo al finale, quello che vi avevo promesso: ce n'è già abbastanza qui su cui riflettere.

Ora, all'accusa di minacciare l'impero, o di minarlo, con questa concezione di Dio, ecco un grande pensatore cristiano, Origène, risponde situando il Cristianesimo nel quadro di questo stesso impero, e questa già comincia ad essere una flessione. "Cristo" dice più o meno "è nato sotto Augusto, nel quadro della 'Pax augustea'; l'unità dell'impero ha preparato la possibilità di una diffusione universale della fede, e della fede di Cristo". Poi un altro storico, più storico che pensatore, Eusebio, vede la regalità di Cristo maestro nel momento in cui le regalità nazionali si sono estinte in Giudea, in Egitto, e così via; laddove cioè è arrivata l'egemonia romana in cui si è instaurata la pace di Augusto e la unità dell'impero romano. Ora la pluralità delle città, con ciascuna il suo Dio, genera la guerra. Perfettamente d'accordo. Ecco il motivo per cui Maometto ha messo a ferro e a fuoco le tribù politeiste, per questo motivo. Se non che poi, la pace e la unità che tu ottieni è esattamente la pace romana, vale a dire la distruzione degli altri e la sovrapposizione di te sugli altri. Certo, è una unità anche questa, e probabilmente non ne abbiamo in mente alcun'altra. Siamo in questa posizione di stallo tutt'oggi: siamo fermi per la paura dell'atomica, però dentro ai cervelli c'è questa idea. Sicchè -termino- la venuta di Cristo concomitante con la venuta di Augusto sulla pluralità e la dispersione rappresentava la pace che i profeti avevano annunciato. Senonché l'avevano annunciata questa pace, sì, ma per conquista, per egemonia, e non per rinuncia, e non per ___.

Fatte queste premesse, adesso veniamo ai nostri giorni. Il Papa (quando prima ho detto gerarchia cattolica, adesso dico gerarchia cattolica con il Papa in prima fila). I vescovi lasciamoli stare per un momentino perchè stanno meditando, stanno meditando. Si dice che hanno lo Spirito Santo... in Germania c'è un proverbietto un po' lepido, e quando si vuol dire che siamo un po' tutti matti, i Tedeschi dicono: "Dentro alla testa ognuno di noi ha un uccellino"... avete capito, no? Senonché i vescovi credono che quell'uccellino sia lo Spirito Santo. Ecco, questa sarebbe in fondo la piccolo ironia relativa a questo... Allora: i vescovi sono in meditazione. Il Papa che cosa fa? Condanna (spero di non dire parole in più, spero di essere esatto) la scelta religiosa dell'Azione Cattolica. L'Azione Cattolica è fatta di laici, laici, guarda caso, dopo una sessantina d'anni, settant'anni dalla fondazione, ecco sono diventati, a quanto pare, adulti. Non a caso il presidente dell'Azione Cattolica era, fino a pochi giorni fa, un professore, e un professore non certo dei più stupidi, perchè la sua materia la conosceva bene, fra l'altro. Dunque, condanna della scelta religiosa: perchè? Perchè vorrebbe che fosse un gruppo di pressione sociale, schierato politicamente con maggiore vivacità. Politica fatta con l'arma della croce più che con quella della diplomazia. E anche la famosa 'Ostpolitik' sarebbe esattamente... si distinguerebbe su questo punto: c'è chi la vuole con l'arma della Croce (ed è il nostro beneamato Pontefice) e chi invece la vuole all'insegna della diplomazia (e qui alcuni cardinali e vescovi). Dunque, quale è in fondo l'idea, l'idea primigenia che guida questa mentalità? E' quella stessa di cui vi ho parlato appunto all'inizio: tentare la conversione di Costantino, anziché l'attuazione del Vangelo. Mi seguite? Che cosa è stato fatto a quell'epoca? E' ovvio che Costantino, sotto questo profilo, è stato più geniale. Aveva capito che bisognava fare i conti, ma non aveva capito il Messaggio cristiano. E quegl'altri han detto: "Ma sì, ma sì, veniamo con te. Adesso tu ci dai tutti i privilegi, e la smettiamo di fare l'opposizione". No, il problema non è questo. Voi dovevate attuare il Vangelo. Che poi davanti ci sia un imperatore o chicchessia, questo non conta. E sicché, lui, intelligentemente, vi ha tirati -per così dire- in trappola; E allora, adesso la mentalità clericale è questa: convertire Costantino, accedere finalmente alle istituzione, anziché attuare il Vangelo. Ora, quando il Papa parla di cattolicità piena, intende questo (cito) "che ogni nazione, ogni cultura ha un proprio ruolo da svolgere nell'universale piano di salvezza". Qualcuno si mette ad applaudire. No amici, no amici, no! Ma avete capito che cosa c'è di grosso in questa affermazione? C'è questo: che egli sollecita le singolarità, le etnie, i popoli, le nazioni, nelle loro autonomie; ma, per ridurle lentamente, e per catturarle lentamente a sè, come è accaduto esattamente con Costantino. E questo si è riprodotto quando gli Spagnoli hanno conquistato le Americhe. I teologi dissero: "Fermi! non dovete ridurre i singoli satrapi che voi incontrate alla sottomissione spagnola" (questo vorrebbero i politici) "no, dovete dire che Dio li ha fatti re del loro popolo; noi dobbiamo adesso convertirli in modo che essi si aggancino alla Chiesa per questa strada, e tramite la Chiesa poi, si capisce, anche al re di Spagna, perchè il re di Spagna era 'cattolicissimo'. Allora lentamente catturarli a sè, come è accaduto con Costantino, quando il Cristianesimo è diventato religione di Stato, anziché novità esistenziale. Cristo invece {...} propone la rinuncia di sé per diventare disponibili alla fratellanza. Quando Gesù dice: "Padre nostro", quel 'Padre nostro' è la bandiera della sua opposizione e al monoteismo e al politeismo. Padre nostro: Dio è Padre, e uno dei motivi per cui Gesù va in croce lo sapete: perchè contestava il sabato e perchè diceva Dio suo Padre, il che vuol dire che Dio è suo Padre, non è Padre di un esercito, non è il Dio degli eserciti. Ecco la grande scoperta: non è vero, non è vero che ci siano dei popoli, e non è vero che ci siano delle etnie, non è vero che ci siano delle particolarità. Siamo tutti figli del medesimo Dio. E non è vero, dunque, che il Dio monoteistico sarà quello che dovrà imporsi per egemonia. E' quello invece che dovrà chiamare alla rinuncia di tutti i particolarismi, i quali, gonfiandosi, tentano a loro volta la conquista egemonica di tutta la realtà.

E adesso rileggete i passi: "Tutto quello che il Padre possiede è mio: per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà. Vi manderò lo spirito". Dunque, che cosa vuol dire? Questo Dio è una strana famiglia, cioè è il massimo della singolarità, vale a dire: tre persone, il massimo della unità, una sola natura. Ecco, la nuova esemplificazione che l'uomo dovrà trarre dal concetto di Dio per strutturare la sua maniera di stare quaggiù.