20 aprile 1986

Giovanni (_, __-__) IV^ di Pasqua

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Ecco, una domenica in cui non vorrei che la mia voce fosse raccolta nei magnetofoni. Perchè dirò delle cose molto pesanti, e con la incertezza di cogliere nel segno della Verità. Lo confesso. Se io potessi dire come Gesù: "Io e il Padre siamo una cosa sola" sarei lieto di potervi parlare. Ma d'altra parte, ecco la frase che ha portato in croce Gesù (uno dei due motivi): egli dice "Dio, mio Padre". Tutto ciò che comporta questa affermazione mi pare di averlo già detto. Ma vediamo. Anzitutto devo prendere una posizione circa gli avvenimenti di questi giorni. Ed ecco un momento difficile, non perchè io sia chiamato a dirvi la mia opinione, ma perchè suppongo io sono chiamato a vedere (se è possibile) quale è l'opinione di Gesù Cristo. Non dico quale è l'opinione del Papa, dei vescovi o dei preti o che so io dei religiosi. Mondo spaccato, mondo spaccato, perchè farebbero a pugni per quelle medesime motivazioni per cui gli altri sparano i missili o fanno atti di terrorismo. L'ho detto, io tenterò di cogliere il pensiero di Gesù; se questo mio tentativo fallisce, allora è fallito tutto il mio discorso.

Mi trovavo in un ambiente colto, e due professori mi fanno la domanda: "Ma lei, che cosa ne dice di ciò che sta accadendo?" E uno, premendo il pedale: "Lei, con chi sta?" Una volta facevo faville quando uno mi chiedeva da che parte stavo. Adesso sarò più pacato. Ho detto a questi due professori: "Signori, guardate l'abito che porto ("ah, sì, l'abito di San Francesco"); sarebbe già una grande vetta se io riuscissi a portarlo degnamente". Ma veniamo più vicino a noi: questo abito è l'abito di un cappuccino. Ora il cappuccino ideale è stato tratteggiato da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi; quel cappuccino ha un nome, si chiama padre Cristoforo. Notate, escludo che Manzoni, mediante la figura del padre Cristoforo, abbia inteso fare l'elogio di un Ordine. Voglio essere spietato e obiettivo. Manzoni aveva tentato, si era illuso di trovare finalmente un Ordine che si identificasse con la visione evangelica del mondo. Poi si è accorto che ce n'era uno solo. E allora, l'elogio di padre Cristoforo a metà strada tra Storia e Invenzione, tra Fatto e Ideale, ecco, la figura di padre Cristoforo è in antitesi con tutto l'Ordine. Perchè? Basta vedere la figura che fa il padre Provinciale di fronte al conte Zio (voi lo ricordate?), per dirvi come anche l'Ordine si era storicizzato. Colui che resta indenne, e a cui il Manzoni affida il suo messaggio di rinnovamento nella Chiesa, è il padre Cristoforo. Solo lui, badate bene; non parliamo di don Abbondio, e neanche del cardinal Federigo (speriamo di non doverci tornar sopra tra poco). Dico dunque a questi signori: "Ecco qui l'abito di padre Cristoforo". Domanda: "Ah, perchè, padre Cristoforo avrebbe risolto problemi di questa specie?" Sissignore! e se non proprio lui, almeno il Manzoni, cattolico, al tramite di padre Cristoforo.

Ecco qui, la scena storica che si ripete: siamo alla cena di don Rodrigo. Tutti la conoscete, quella cena; un attivo prima che il padre Cristoforo affrontasse il lupo dentro alla sua tana. Convenevoli, Padre s'accomodi, beva un bicchiere, eccetera. Poi, discussioni fra i commensali, tutti volevano spiegare al Padre il caso, don Rodrigo alza la voce, dice: "Padre le dico io come stanno le cose". Ecco la storia; potremmo dire: ecco la storia che si riproduce. Un cavaliere spagnolo (siamo vicini ai fatti, guardate) manda una sfida a un cavaliere milanese (Milano non è Roma, ma all'epoca era come Roma). Il portatore, non trovando il provocato in casa, consegna il cartello a un fratello del cavaliere. Il quale fratello legge la sfida e, in risposta, dà alcune bastonate al portatore. Si tratta ... concludo io: don Rodrigo voleva dire: "Si tratta di sapere, Padre, se ha fatto bene o male". E voi, che cosa rispondereste? Ecco, l'Italia divisa, i conventi divisi, il clero diviso, il mondo diviso, per dire "hanno fatto bene", "hanno fatto male", "non dovevano fare così", "dovevano fare cosà".

Risposta di padre Cristoforo: "Il mio debole parere..." (oggi si parla di 'pensiero debole'... peccato, il pensiero deve essere forte, se è tale; ma ci si rifugia nel pensiero debole...) "... sarebbe che non vi fossero nè sfide, nè portatori, nè bastonate". Oh! ma questo che cosa vuol dire? Restano frastornati gli ascoltatori lì per lì, e lo tacciano di fantasioso, di utòpico. Bene, Manzoni conclude: di fronte a una logica così antica non c'era proprio da dire null'altro. Che cosa vuol dire padre Cristoforo? "Io contesto la radice di questi fatti, quando invece tutta la teorica teologica li lascia passare". Se voi vi appassionate al caso, voi ammettete la liceità di ciò che lo crea (mi spiego? sono molto sintetico, ma abbastanza chiaro), voi accettate che vi siano Spagnoli e Milanesi (e questo nessuno al mondo lo contesta), voi ammettete che al mondo vi siano sfide (e questo nessuno lo contesta), voi ammettete che ci siano dei portatori di sfide (e questo nessuno lo contesta). C'è forse qualcuno che contesta che ci debbano essere gli Stati nazionali? No. E questo da venti secoli. Soltanto Gesù Cristo ha fatto questa contestazione, ma noi l'abbiamo dimenticato.

Un'ultima battuta, crudele. Riguardavo questa mattina la teorica sulla guerra descritta da san Tommaso d'Aquino. Ecco qui i motivi per cui si può fare la guerra, ecco i tre motivi per cui una guerra è lecita. Primo: ad repellendam vim (traduco: per respingere la forza). Bene, da che mondo è mondo, si dice: la difesa è lecita. Poi: ad repetendam rem (per riprendere la cosa che è stato portata via). Già due casi grossi, che sono poi quelli usuali. E poi c'è anche un terzo motivo: ad vindicandam iniuriam (per vendicare una ingiuria). Signori, questa teorica non è stata sconfessata da Papa alcuno; neanche, mi dispiace, da quello regnante oggi. E allora, se noi ammettiamo tutte quelle premesse: che vi siano ambasciatori, che vi siano Stati, per cui non è vero che Dio è Padre... Dirò di più: se noi ammettiamo che vi siano religioni (e il Cristianesimo lo abbiamo ridotto a religione), allora io vi domando perchè queste cose non ci debbano essere state nel passato, non ci debbano essere oggi, e non ci debbano essere domani. Chi mi conosce già ha udito parole in questo senso. Almeno da una decina d'anni continuo a battere questo chiodo. Badate: quello che mi interessa non è essere ___, quello che mi interessa è vedere se io sono vicino alla teorica di Gesù Cristo, non aspiro ad altro).

Adesso passiamo a un argomento non meno scabroso. Oggi celebriamo la giornata delle vocazioni. Anche questo, problema di sudori naturalmente, e di grossi pudori. Cominciamo così; può darsi che torni Manzoni, perchè voglio fare l'analisi con lui, giacché è uno dei... anzi forse l'unico autore cattolico che ha messo la mano sulla piaga. Siamo arrivati a un punto in cui la Chiesa viene celebrata come un assoluto. L'ascolto del predicatore: "oh, la Chiesa qui", "oh, la Chiesa là", "dobbiamo stare con la Chiesa", "dobbiamo fare ciò che dice la Chiesa", e via e via... insomma questa sovrapposizione è da istituzione. Come se questa istituzione fosse qualche cosa di tangibile. E come se questa istituzione fosse un Partito, Partito con la P maiuscola. 'Partito' vuol dire 'il tutto': "io voglio stare col Partito", "lo ha detto il Partito", "ciò che conta è che ci sia e che viva il Partito"... e così di seguito. Ora, voi vedete che la struttura di questo genere anche gli uomini sono capaci, sono stati capaci di farla. E non si vuol capire che c'è Chiesa solo se i singoli sono uniti a Cristo per metànoia: le mie pecore ascoltano la mia voce, le mie pecore ascoltano la mia voce. La Chiesa allora deve essere un risultato, prima che una memoria presupposta. Memoria presupposta che sente sempre il bisogno di giustificare se stessa ponendosi come un medium quod . Quasi fosse l'idea cartesiana. Adesso, tre minuti, andrò un po' nel difficile, ma poi, attraverso alcune affermazioni, vedrete che l'idea verrà chiara per tutti.

Che cosa ha fatto Cartesio, il filosofo? Ha fatto perdere -si dice- l'essere al pensiero. Vuol dire questo: che io non conosco direttamente quel muro, io non conosco direttamente quel fiore, ma conosco direttamente l'idea di quel fiore, l'idea di quel muro. Perchè? Perchè si danno dei casi in cui io dico che è, vedo che è un muro, poi ci siamo accorti che magari non era un muro, ma che so io, era un pezzo di legno lavorato alla maniera di un muro. Dico: questo è un fiore. Poi, ad un'analisi, mi accorgo che invece è un fiore di cartapesta. Allora, dice Cartesio: Signori, piano, piano. La realtà in sé ci sfugge; noi conosciamo direttamente soltanto il nostro io (Cogito, ergo sum ). E allora ciò che mi sta di fronte è perduto per sempre. Ecco che cosa vuol dire lo smarrimento dell'essere relativamente al pensiero. Ora, la Chiesa gerarchizzata, diventando questo medium quod , l'idea che io conosco direttamente, e attraverso la quale debbo andare alle cose (ma se tu devi fare questo ponte, questo ponte ti farà perdere per sempre la realtà che hai davanti), ecco che la Chiesa gerarchizzata ha fatto perdere Cristo all'Umanità. L'accusa mia la conoscete, è un'accusa che faccio a me stesso: il Cristianesimo è diventato una religione. Batto e ribatto su questo chiodo, perchè almeno qualcuno prenda coscienza dello smarrimento in cui ci troviamo.

Chi ascolta la voce di Cristo sicuramente scoprirà anche la figura di Pietro, e certo ne capirà i limiti, capirà la sua reale funzione e così via. Ma chi ascolta Pietro (non intendo lui personalmente, ma intendo tutta la gerarchia cattolica) rischia di smarrire la voce di Cristo. Ecco la mezza eresia che intendo dire oggi; spero di non dirla del tutto, ma mi rendo conto che è un'affermazione molto pesante. Questo signori è il dato storico. Esemplifico. Se san Francesco avesse ascoltato la gerarchia, sarebbe andato anche lui alle Crociate, avrebbe accettato anche lui la dinamica della guerra, avrebbe accettato anche lui la lotta cruenta contro gli eretici, non avrebbe praticato la povertà. No, perchè la povertà gliel'ha "comandata" Gesù Cristo, non la Chiesa, perchè poi la Chiesa ha eroso il concetto, e non sto qui a discutere quale è la posizione dei suoi discepoli. Ora, nel medioevo si proibisce la lettura della Bibbia, e in ispecie del Vangelo, al popolo per paura che si scopra il dislivello esistente tra insegnamento di Gesù e comportamento delle gerarchie. Bisogna dirlo, vivaddio! E una delle motivazioni per cui ci sono ancora delle riluttanze sotto questo profilo, è questa che vi ho detto.

Ma torniamo un attimo a Cartesio. Diceva il filosofo: "Conosciamo direttamente l'idea del fiore e non il fiore". Quindi sarebbe la mia conoscenza una modificazione del mio io. Noi diciamo che l'idea è medium quod in Cartesio. E se noi conosciamo l'idea, non conosceremo mai più la realtà. Però se l'idea è un mezzo nel quale o con il quale conosciamo, allora noi conosciamo direttamente la realtà. Siamo cioè sulla realtà. E facciamo l'esempio, per chi non avesse inteso il meccanismo del discorso. Noi non vediamo l'occhio, noi vediamo con l'occhio; con l'occhio vediamo la realtà; l'occhio c'è, l'occhio è importante, però è strumentale e nulla più. E più è strumentale, e meglio io vedo. E' stato messo lì non per essere visto, ma per vedere. Perchè il giorno in cui io dovessi vedere l'occhio, non vedo più la realtà: l'occhio è malato, l'occhio è diventato un ostacolo al guadagno della realtà. Sostituite all'occhio la Chiesa, e avrete capito il mio discorso. Più la Chiesa è un risultato, più mi fa vedere il Cristo; più diventa corposa e si pone tra me e la realtà, è come l'occhio che volesse far vedere se stesso e dicesse: io ti faccio vedere la realtà solo se tu mi paghi, solo se tu mi riverisci, solo se tu accetti il mio predominio, quest'occhio sarebbe un delinquente all'interno della mia persona, perchè mi farebbe smarrire la realtà, che in questo caso è Cristo. E allora le mie pecore non ascoltano più la mia voce.

Adesso non resta tempo. Che cosa debbo affrontare? Ho messo la premessa per affrontare la questione delle vocazioni. Quando trovo questi giovani, un po' presi dall'idealismo del Bene, un po' catturati da alcuni ambienti in cui si prospetta l'avvenire ecclesiastico come una funzione di ruolo all'interno di una Chiesa così e così, allora io dico: signori, tre letture vi propongo. Primo, il Vangelo, laddove Gesù dice "Correte il mondo per fare dei proseliti; quando li avete fatti, li rendete peggiori di voi". Quando un ecclesiastico educa un altro ecclesiastico, lo educa a se stesso. E se colui che vi parla, parla in questo certo modo, è perchè si è sottratto, fin da quando c'era dentro giovane e piccolo, e aveva capito perfettamente che bisognava ascoltare la voce di Cristo... Potrei sbagliare nel capire ciò che dice Cristo, ma non sbaglio affermando questo principio: che in ogni caso bisogna ascoltare la sua voce. E allora dovrei dirvi quanta fatica ho fatto per tirarmi fuori da questa educazione ecclesiastica, tutta protesa nel creare il piccolo funzionario all'interno di un ruolo, all'interno di una istituzione. Dico a questi giovani, che ancora sono capaci di libertà interiore: ragazzi, primo leggere il Vangelo, in quei punti, quei punti precisi.

E tocchiamoli... ecco dove avrei dovuto analizzare a fondo la vocazione di don Abbondio, e tutta la polemica di Manzoni con Rousseau... perchè poi pare che a Manzoni risponda appunto il vicario savoiardo... Rousseau dice: "Quello ha sbagliato tutto, perchè la Chiesa impone il celibato...". Ecco il punto. Lì, questi giovani li vedo, tristi in volto, quelli che sono già preti non hanno altro per la testa, in attesa che venga un Wojtyla II {...} che finalmente dica: "Ma sì, anche i preti possono sposarsi". Badate, chi vi parla è del parere che la Chiesa, al punto in cui siamo, dia il sacerdozio a chi è sposato. Voi capite, è diversa la cosa: altro è dire "i preti possono sposarsi", e altro è dire "nella comunità cristiana troviamo due persone sposate che hanno messo a posto i figli...". {...} Allora dico: sì certo, questa per me è la strada, a parte gli Ordini religiosi, su cui dovrei dire delle cattiverie da far accapponar la pelle... anche loro ormai sono perduti, non si sa più quali ideali abbiano per la testa; chi vi parla lo sa, perchè vive all'interno di questa situazione, ... all'interno e con il cervello aperto, naturalmente.

Ora, vi dicevo, prima si legge il Vangelo, poi, ecco qui alcuni passi: Voltaire e Rousseau; terzo: Manzoni. Manzoni: vediamo la questione di don Abbondio, vediamo la questione del cardinal Federigo, vediamo la questione di padre Cristoforo, ... vediamo la questione della monaca di Monza. A tutte le donne che vogliono farsi suore bisogna far leggere e studiare il capitolo di Alessandro Manzoni sulla monaca di Monza. {...}

Io vi chiedo scusa, l'orologio è scappato via. Il discorso lo lasciamo tronco in questo modo, ricordandoci le parole di Gesù: "Io e il Padre siamo una cosa sola; le mie pecore ascoltano la mia voce".