27 ottobre 1985 ___________

Marco (10, 47-__)

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Ricordate domenica passata? Giacomo e Giovanni (ah, Giovanni è campato fino a cento anni, pare) alla domanda 'che cosa volete che io faccia per voi?' rivelarono il fondo del loro cuore: "Sedere (lo ricordate?) uno alla tua destra, l'altro alla tua sinistra". Questo povero cieco, mendicante... ahi ahi... prima lettura: per Israele era normale che ci fossero gli zoppi e i ciechi in giro. E' ovvio, erano opera di Dio, salvo poi a pensare che fossero colpevoli, se non loro, almeno i loro genitori. Voi capite (ne discuteremo a fondo questa mattina) per un teista è difficile liberarsi da questo paradigma: che Dio non intervenga fino alle ultime conseguenze anche nella Creazione. E allora, come è conciliabile la perfezione di Dio creatore con la malattia? E ecco il dramma: da un lato Dio è il padre di tutti, perché -sottinteso- li ha fatti, e li ha fatti, gli zoppi, i ciechi, per una sua motivazione che ci sfugge. Ma, ahimè, ha fatto anche i poveri e i mendicanti; perché? per una motivazione che ci sfugge, ma che poi la teologia cristiana ha riempito di contenuti ben precisi: ha fatto il ricco in funzione del povero e il povero in funzione del ricco come se fossero coessenziali alla buona salute della società. Ma non è questo il discorso con cui voglio rompervi le orecchie oggi.

Torniamo al punto nodale. Ma prima una piccola premessa. Questo povero cieco, a differenza dei due apostoli, chiede solo di vedere. E vi risparmio anche l'analisi del perché Gesù domandi che cosa voglia... Ma come, non lo vedevi? Eh, le scelte dell'esistenza. Probabilmente, anche se siamo nati con due gambicine e con due manine, dobbiamo decidere se le vogliamo, e per questo responsabili ne siamo. Discorso grave, vedete. Sì, perché storicamente le domande furono fatte anche ad altri personaggi. Ricordate Erodiade? "Che cosa vuoi che io faccia per te?" "Qui, portarmi la testa di Giovanni Battista sul vassoio". Ecco la responsabilità dei gesti. Allora questo povero cieco risulta un personaggio ricco, perché altro non chiede se non ciò che è necessario alla normalità: riportarsi al livello della norma, due occhi, un poco di luce; ecco un uomo disponibile. Ma Giacomo e Giovanni sono in buona salute, e chiedono che cosa? chiedono il potere. Ah, così la usate la salute, voi! Costui chiede solo di vedere, e c'è chi non vorrebbe nemmeno questo, perché la folla -potremmo dire: ecco la società- non vuole che egli acceda a Gesù, perché è un fatalismo cui egli deve aderire: il fatto di essere cieco, perché anche quello è una volontà di Dio. Allora ecco la situazione: qualcuno vuole la Luna, e se Gesù dice che occorre occuparsi di chi è emarginato, è visto come uno strano messìa che insidia il Sabato. Ed ecco allora perché la gente lo zittisce. Come se Dio avesse fatto un mondo in cui ci debbano essere dei zoppi, dei ciechi, dei poveri mendicanti, per volontà sua irreformabile.

Ed eccoci al nodo più grosso del teista. Vogliamo discutere un attimo? concedetemi dieci minuti di attenzione. Che cosa ho fatto? Sono andato a rivedermi le opere di Ippocrate. Tutti conosciamo Ippocrate, colui che ha dato una struttura alla Medicina. Ma quest'uomo dovette lottare contro una certa mentalità religiosa dell'epoca; che è poi quella mentalità religiosa contro cui Gesù prenderà posizione (vediamo se riesco a chiarire il nodo), e dimostrerò che il vero Cristiano, sotto questo profilo, è il vero ateo o il vero laico. Vi dimostrerò che probabilmente non si tratta di un miracolo come lo intendiamo noi, ma di un miracolo come dovrà essere inteso, e perché Gesù ha compiuto quel gesto, e come mai noi -direi acriticamente- ci ostiniamo a volere mettere l'accento sul miracolo come un gesto che viene dal di fuori del sistema, mentre invece bisognerà pensare le cose in un altro modo. Preparatevi dunque a qualche piccola riforma. Guardate, non sono certo sul 100% di quello che vi dico, perché anch'io, relativamente a questo problema, sono ancora in una ricerca. Credo di avere scoperto i tre quarti del territorio, e me ne mancherebbe ancora un quarto (si capisce, per metterlo per iscritto): oggi voglio soltanto darvene una qualche primizia.

Leggo che tra i pazienti di Ippocrate (quest'uomo vive 400 anni prima di Cristo; nasce nel 460 e muore nel 377 a.C.) vi erano spesso uomini che improvvisamente cadevano al suolo con la bava alla bocca e poi con le convulsioni in tutto il corpo. La folla, che cosa faceva? La folla si scansava terrorizzata, poi cominciava a invocare gli dei. Il ricorso alla religione, l'invocazione -diremmo noi- del miracolo: e corri qui, e corri là, e a destra, e a sinistra (non facciamo nomi, naturalmente), sempre con l'idea in testa del miracolo, del miracolo inteso paganamente. Questi uomini, da che cosa erano colpiti? Erano colpiti dal morbo sacro, oppure epilessìa. Ecco da dove parte il discorso. Ippocrate, che cosa ne pensava? Questo ricercatore solitario ma pure socievole, chiuso nelle sue ricerche, ostinato, rispondeva col mutismo e diceva: "Sto scrivendo un libro. Cercherò di vedere che cosa è questa epilessìa che voi chiamate 'morbo sacro'". Sentite una sua prima affermazione: "Penso che questa malattia venga dalla divinità come tutte le altre" (facciamo attenzione a quello che dice Ippocrate) "che nessuna sia più divina né più umana di un'altra, ma che tutte le malattie siano ugualmente divine: poiché hanno una causa naturale senza la quale non può prodursi alcuna malattia". Queste parole bisognerebbe scriverle a lettere d'oro, per cominciare a fare un discorso evangelico sulla malattia. Vi faccio notare che anche Ippocrate è teista, ma non teista alla maniera volgare, ed ecco perché il suo teismo lo spinge a vedere con chiarezza dentro a questo problema. Notare che un Greco non poteva avere il concetto di Creazione, però aveva l'idea che il mondo dovesse fare capo a qualche divinità. Non parliamo poi di Socrate, il quale guardando la sua mano diceva: "No, non posso pensare che sia opera di Caso. C'è un disegno". Disegno vuol dire mente, mente vuol dire persona, e così di seguito.

Ora, per Ippocrate, l'eterno mistero che fa pensare sempre a Dio, che cosa è? E' l'esistenza delle cose. Ecco dove io vedo la mano di Dio: la loro successione ordinata, il concatenamento dei fenomeni. E soltanto così lui, Ippocrate, poté scoprirne le leggi e formularle nella cosiddetta 'prognosi'. Ed ecco l'altra perla del suo discorso (adesso riduco io il pensiero, poi ve lo citerò): "Se fosse malattia divina noi non potremmo mai guarirla". Ecco l'idea, ecco la risposta in anticipo al rigido protestantesimo di Calvino. In parole cristiane: non posso accettare che ci siano malattie divine, o mandate da Dio, o volute da Dio. Ripeto: se fosse malattia divina, non potremmo mai guarirla. Ed ecco allora perché i teisti volgari invocano il miracolo: perché nel sottofondo della loro anima e del loro pensiero sono convinti che sia opera di Dio, e allora si inginocchiano in maniera meschina davanti agli altari per chiedere il miracolo. "Strada falsa" dice Ippocrate "se viene dalle cose, noi ne troveremo presto o tardi la radice". Ecco il grande pensiero di un vero teista.

E qui comincia la vera fatica. Sottovoce diciamolo: il teista è furbo, invoca i miracoli perché, il meschino, non sa che deve farli lui. E per farli bisogna chinare la gobba (lo dirò sul finale) ed è quanto l'uomo religioso non vuol fare. Ipocrita è l'uomo religioso: vuole un Dio che gli faccia dei miracoli, quando lui dovrebbe farli, a prezzo -si capisce- di qualche fatica che egli ipocritamente non vuol fare. Semmai dobbiamo toglierci dalla testa l'idea che la Natura sia perfetta per il fatto di essere opera di Dio. Un giorno dunque Ippocrate riesce a scrivere il libro. Il libro è De morbo sacro (sul morbo sacro) ossia l'epilessìa. Tutti corrono, leggono... "Ecco, no" dice "l'epilessìa non è divina". E qui la perla seconda che dobbiamo scrivere a lettere d'oro: "Non è cosa degna della divinità insozzare il corpo di un uomo. L'impurità non emana dalla purità". C'è tutto un poema. "L'epilessìa, dunque, che cosa è?" continuavano a chiedere quei teisti, ipocriti. "E' fenomeno naturale". Andiamo più a fondo? Primo: c'è di mezzo l'ereditarietà. Ma dire 'ereditarietà' vuol dire che dobbiamo rifare tutta la catena delle cause e degli effetti e portarci alla fonte. Poi: la teoria degli umori (non si potevano usare altre parole all'epoca), vedere l'anatomia e la fisiologia del cervello. Altra grande scoperta. Il cervello è responsabile, l'uomo si qualifica per questa sua particolarità di essere razionale. Sicché lì attorno alla sua casa (che era poi una specie di immenso ospedale) i ciarlatani, gli stregoni, i bigotti, i sacerdoti delle religioni si sentivano portare via il mestiere. Avete capito? Allora, chi sono i veri teisti? Sono costoro che fanno la professione della religiosità? o è lui, che ha scoperto finalmente il piano dell'opera divina e dall'interno del sistema egli la studia, perché il Dio ha infuso in noi il Logos mediante cui dobbiamo portare avanti il concetto di creazione.

E adesso parliamo in termini cristiani. La malattia è un limite che ci riguarda come creature, di cui portiamo la responsabilità. E può essere debellato, questo limite, solo dal Logos , di cui o con cui ci ha fornito la Divinità. Vedete? in questo caso Ippocrate e visione cristiana del mondo si identificano. E credere, che cosa significa? Applicarsi ad eliminare gli effetti del cosiddetto 'peccato originale' prendendo Cristo a modello. E Cristo non fa miracoli (intesi come intervento divino dal di fuori del sistema): questo mi è già caduto dalla testa e vorrei trasmettervelo, e credo di non essere nell'eresìa perché di questo oramai sono certo. Il famoso quarto punto che debbo ancora guadagnare non posso dirvelo qui, perché allora vi farei una lezione sui miei tormenti teoretici. Questo per me è un punto acquisito: dobbiamo toglierci dalla testa l'idea che un Dio faccia dei miracoli entrando dal di fuori del sistema. L'unico miracolo -se vogliamo dirlo così- è semplicemente la venuta di Cristo, il Logos divino che viene a rinforzare il Logos umano. Non c'è altro, non c'è nessun altro trucco, e tutti i cosiddetti 'miracoli' del Vangelo dovranno essere visti alla luce di queste affermazioni. Sicché la vera religione (nell'ipotesi che si voglia stabilire così il discorso, giacché il Cristianesimo religione non è) che cosa è? E' conoscenza rigorosa della realtà e attenzione massima ai nostri passi falsi. Null'altro. L'altro punto è questo: che non c'è felice concordismo fra noi e la realtà. La realtà è stata creata prima di noi ed ha fini suoi particolari. Noi vi siamo stati immessi dentro, ma con delle precauzioni. Dio dice: "Attenzione! questo non si mangia, questo sì; questo non si fa, questo sì". Bastano queste poche parole della Bibbia per ricordarci che non esiste felice concordismo fra noi e la realtà.

Ancora tre minuti e termino. Il teista (e tra questi sono anch'io, ma teista alla maniera di Ippocrate, naturalmente) ha sempre nella testa l'idea che Dio guidi a distanza ravvicinata il mondo e la realtà. In questa idea è caduto anche Calvino, e mi pare di avervene citato qui alcune parole. Secondo lui è un enigma, d'accordo, però gli zoppi e i ciechi sono voluti da Dio, punto e basta. Come è venuto fuori il primo cieco? Ecco la domanda. L'uomo, è stato creato cieco o vedente? (o mettiamola in termini più morbidi: è stato creato vedente o non-vedente?) Credo che la risposta sia obbligata. Se noi diciamo che è stato creato non-vedente, andiamo incontro a grossi pasticci teoretici, che non posso qui delucidare. E' prima la sapienza o l'ignoranza? Anche qui pasticci grossi se dobbiamo ammettere che prima in assoluto c'è l'ignoranza e non la sapienza. Allora, se prima è il vedere, dobbiamo spiegare come è accaduto che ci sono dei non-vedenti. Primo: dobbiamo stare attenti (vedete la lezione di Ippocrate?) alle insidie fisiche. D'accordo, voi mi direte: se uno fa la guerra e gli arriva una pallottola in un occhio, non mi verrà a dire che questo sia colpa di Dio... fin qui ci arriviamo. Ma poi ci sono quelle fisiologiche, interne. Per esempio l'alimentazione: ma sappiamo noi in verità come dobbiamo alimentarci? o siamo ancora in una fase animale? Lo dico per me, lo dico per tutti: siamo forse in una fase animale, gli abusi che vanno a pesare su tutto il sistema. Insomma bisogna cercare la causa dentro a questo universo per il motivo che vi ho detto: che Dio, mettendo l'uomo nel mondo (adesso mi attengo al teismo biblico) ha detto: "Attenzione! apri l'occhio ragazzo".

Ora l'esempio che vi farò è semplice. Ecco una macchina, che esce perfetta dalla casa costruttrice. Ma se noi cominciamo a mettere della benzina truccata, se noi mettiamo l'olio al posto della benzina, se noi camminiamo nella polvere senza prendere precauzioni, o la lasciamo al troppo caldo o al troppo freddo {...}, è ovvio che non si può pensare che ci sia un qualche diavoletto che abbia poi bloccato la macchina. Il fatto è dovuto solo a cause naturali, racchiuse nel sistema. Ora, Dio ha fatto la sua parte; adesso il nostro Logos deve fare la sua. E credo che la grandezza di Gesù sia quella di muoversi sul piano della salvezza: rimettere in sesto l'uomo su tutti i fronti. E per farlo (diciamolo con molta franchezza) non basta la religione, ci vuole una novità esistenziale, dove il credente in lui (dico in Gesù Cristo) chini la gobba a due strade: alla conversione e alla ricerca scientifica. Sono questi gli unici due miracoli che possono mostrare Dio nella Storia. Ecco la fede che salva.

Volevo farvi notare il paradosso in cui si trova i presidente degli Stati Uniti: da un lato attinto da una malattia che tutti sappiamo, dall'altro lato la ricerca esasperata per creare quest'arma invincibile (e lì cervelli... danari a non finire). Sicché si cerca la maniera di distruggere gli uomini {...}, e poi non siamo ancora riusciti, con altrettanta tecnologia, a salvare l'uomo. Questo è il paradosso in cui vive il più grande Stato del mondo per quanto riguarda il progresso e il suo presidente.

Termino. Per quanto riguarda i credenti, voi vedete: movimenti religiosi a non finire, ordini religiosi che si grattano la rogna dei loro secoli ('siamo in pochi... periremo...'). Cosa volete... Probabilmente non abbiamo capito ancora nulla del messaggio evangelico. Io, se un suggerimento dovessi dare ai giovani, se dovessi tornare indietro non vi dico qui che cosa farei, ma avete già capito. Coltiverei solo due scienze alla luce della fede: primo, la filosofia; secondo, la medicina (naturalmente con tutto ciò che comporta). E allora, quali sarebbero i due ordini religiosi di mio gradimento? cioè quelli che finalmente potranno fare vedere il volto di Dio nel mondo, la rivelazione cristiana, il messaggio di Gesù. Primo: dimostrare ciò che può fare l'uomo sano; un ordine religioso che mi risolva il discorso del rapporto fra capitale e lavoro, non ne è ancora nato ancora uno al mondo (forse l'aveva avvistato Francesco di Assisi e san Benedetto); tutto il resto un mucchio di uomini religiosi, quelli di cui parlava Ippocrate. Secondo: fare diventare sani gli uomini ammalati. Punto e basta.