28 aprile 1985 Buon Pastore

Giovanni (10, 11-18) "Io sono il buon pastore"

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Questo passo -chiamiamolo del Buon Pastore- è forse una presa di posizione nei confronti di un certo caporalismo (scandisco bene: di un certo caporalismo) già probabilmente emerso nella prima Chiesa. Quando nasce un movimento, quando una idea si fa istituzione, nascono le divise, nascono i simboli, nasce la piramide gerarchica. Quanti pastori in giro! ma attenzione, dobbiamo tradurre secondo il significato originario: quanti capi in giro, quanti guidatori di gregge (umano) in giro quando nasce un movimento. Troppi, troppi! "Mettiamo le cose a posto" sembra dire san Giovanni "soltanto Gesù può dirsi (anzi: è) il Buon Pastore". La moneta buona; tutte false, tutte false le altre (adesso vedremo anche quali), e solo lui è l'anima unificante delle pecore, e cioè degli uomini che, da lupi quali erano, sono diventati pecore, perchè questo in parola semplice è la struttura del Cristiano. Se è vero che, da che mondo è mondo, l'uomo è lupo per l'uomo (ed è inutile che questa massima la teniamo dentro all'armadio, come se fosse uno scheletro; è purtroppo lo scheletro: l'uomo è lupo all'altro uomo), allora ecco l'immagine: voi volete scandire all'interno della Chiesa un tipo di gerarchia nuova? Dice Gesù: "Qui c'è odor di cadavere". Ma non è Gesù che ha detto: "Vi mando come pecore in mezzo ai lupi"? E lo ha detto a tutti, lo ha detto a Pietro, lo ha detto a Giovanni, fino all'ultimo apostolo, dunque ai suoi seguaci. E adesso, nuove scansioni? Il mercenario non ama le pecore, ma la sua carriera.

Celebriamo oggi la giornata delle vocazioni. Adesso demitizzerò il discorso, preparatevi ad ascoltare parole molto dure (speriamo che il buon Dio mi tenga la lingua nei limiti della decenza, chiedo solo questo). Che cosa vediamo in giro? (per concludere questo tema) Io vedo la follìa del caporalismo scatenata. Adesso il Papa ha detto che farà... quanti cardinali? quanti? venti, venti, non so... ma ne faccia duemila, duecentomila... Ecco qui, io vorrei andare in Vaticano per vedere che cosa accade dentro quei corridoi. Coltelli in mano per decidere "chi sarà, chi non sarà... questo qui, e tu... com'è... appartiene alla corrente del Papa o no... per cui adesso sarà da vedere... sai, la parola...". Chi vi parla ne sa qualcosa, perché c'è dentro a questo strano palazzo. Ci sono dentro col corpo -ve lo confesso- ma non con l'anima, perché con l'anima sono altrove. {...}

Vedo che questa forma di caporalismo viene incentivata anche nell'ordine missionario. Parlo di cose che conosco molto bene, persone che oramai aspirano soltanto alla carriera. E la cosa triste è vedere dei figli di san Francesco... Già san Francesco li paragonava a degli animali immondi, che mangiano il loro stesso sterco (lasciatemi parlar male), ma è Francesco che li paragona, questi suoi figli, che corrono di qua e di là, per avere un'ìnfula, per inserirsi dentro alla carriera ecclesiastica. Quando vi dirò che cos'è Francesco: Francesco è la piazza pulita di tutto questo concetto di gerarchismo esagerato. Piazza pulita. E allora cosa si vede? Si vedono delle persone che corrono a destra e sinistra alla ricerca di un ruolo, e nessun pensa più ad essere cristiano. Diventare vescovo, sì; cristiano no. E allora cosa succede? Succede che si vanno a riesumare quelle sedi episcopali che noi chiamiamo collocate in partibus infidelium . Nella Turchia moderna, ci sono le sedi di antichi episcopati. Roccacannucciopoli, la chiameremo ("Roccacannuccia è il paesino più piccolo del mondo" dice Erasmo); ecco, vanno alla ricerca di Roccacannucciopoli per mettere una mitra in testa, in attesa che poi lì si converta non so chi, si converta il Gran Visìr. E allora, mi vien la voglia di dire: "Signori, ve lo faccio io il paese dove c'è spazio per tutti questi ricercatori di ruoli. Lo chiameremo Baloccopoli". Baloccopoli, cos'è? E' la città dei balocchi, dove andava Pinocchio. Ricordate? quando il gatto e la volpe gli dissero: "Pinocchio, vieni con noi, andiamo nel Paese della Cuccagna, vedrai che là ci sarà una settimana composta soltanto di giovedì e domeniche" (che voleva dire, per uno scolaro, non andare mai a scuola). Senonché poi, il nostro Pinocchio ritornò con le orecchie lunghe come quelle di un asino. Già, perchè in un paese dove ci sono soltanto dei giovedì e delle domeniche, c'è soltanto l'esercizio del ruolo, e nessuno lavora, e nessuno è quello che dovrebbe essere.

Sarà ancora Giovanni allora a specificare il ruolo di Pietro. Gesù gli dirà: "Pasci le mie pecore". Già, non le tue, vedete? Sottigliezza!... non le tue, "Le mie pecore". Qui invece, addirittura ho sentito dei vescovi: "La mia diocesi". Come? la mia diocesi? Un momento di decenza! "I miei sudditi"... un momento di decenza! Pecore di Cristo, siamo. Le mie, le mie, non le tue. Tu sei a servizio delle pecore, e pecora tu stesso, relativamente al messaggio da mostrare. Dunque in questa ottica dobbiamo pregare per le vocazioni, -si dice-. Ma, scusate, perché crescano in una struttura così come siamo? o perché siano quali Gesù ha voluto che siano? "Non v'è dubbio -si dice- quali ha voluto che siano Gesù stesso". Eh sì, perché ve lo dico io. Ma voi invece no, voi siete scatenati, nel dovere riempire questi ruoli fino a crearne addirittura dei nuovi e dei fittizi. No. Forse bisognerebbe -ed ecco l'affermazione più forte- persuadére l'ottanta percento di quelle che ci sono a lasciare il ruolo. Perché di ruolo si tratta, e non di servizio a Cristo. Capite? Io metto in dubbio che l'ottanta percento del clero sia lì per servire Gesù Cristo. Affermazione grave di cui mi assumo la responsabilità. E sarebbe già una cosa buona se questo ottanta percento si ritirasse, e facesse quello che invece natura probabilmente (come direbbe Rousseau, il quale non crede nella Grazia; ma anche poi Manzoni, il quale crede nella Grazia) vorrebbe: che i don Abbondio sparissero dalla scena della cristianità.

Facciamo qui una parentesi. Si dice, si discute, se dobbiamo dare o no il sacerdozio alle donne. Secondo voi, il padre Aldo Bergamaschi, sottoscritto (o padre Leopoldo, come si voglia dire) di che parere sarà? Io, se fossi interpellato alla televisione, che cosa direi? 'Sono per dare il sacerdozio alle donne'? Oppure direi 'No, non sono per dare il sacerdozio alle donne'? Voi mi direte: "Una via di mezzo potrebbe essere così: 'Io sto con la Chiesa, ciò che dice il Papa'". Secondo voi, sarebbe una risposta secondo il mio carattere? Che cosa dirò io? Ecco la risposta stupefacente che io darò. Io, il sacerdozio, lo toglierei anche agli uomini. Avete capito la forza di questa affermazione? Io, il sacerdozio, lo toglierei anche agli uomini. Perché la parità si deve fare riassorbendo ciò che è illegittimo. Oh, grave affermazione, certo, me ne assumo anche di questa la responsabilità. Voialtre donne, allora, volete incamminarvi verso la follìa degli uomini? verso una follìa maschilista? Facciamo un altro esempio (sarà più chiaro allora il mio pensiero). Voi dite: "Vogliamo fare tutto ciò che fanno gli uomini, eccetera eccetera...". Benissimo. Costituzione italiana, solo in un punto: servizio militare. "Oh, anche lì, noi vogliamo diventare generali, generalesse...". Ma sorelle mie, vi rendete conto? Invece di contestare questa maledetta livrèa del maschilismo, che è quello di mettersi una divisa per fare la guerra contro un altro uomo, voi vi mettete a rimorchio. E allora, se l'uomo fa il brigatista, anche voi volete fare le brigatiste; se l'uomo vuol fare il generale, anche voi volete fare il generale; se l'uomo vuol fare il sacerdote, anche voi volete fare il sacerdote. Via, via! torniamo dunque al punto della saggezza, questa è la proposta mia (salvo poi a doverla discutere con dei capoccioni che dovessero farmi delle obbiezioni {...}). E chiudiamo dunque la parentesi. Così sapete la mia risposta, adesso. Vedete? Nè sì, nè no, ma quella che vi ho dato.

Mi verrebbe la voglia di dimostrarvi come proprio san Francesco sia su questa linea. Voi lo sapete che Francesco -si dice- si è fermato al diaconato. Ma no, ma non è mai stato diacono, chi lo ha detto? Anzi, non è mai stato nemmeno chierico; gli hanno fatto semplicemente una piccola chierica a Roma unicamente per dargli la facoltà di predicare, ma lui ne aveva abbastanza. Adesso vi domando: ha fatto più lui -diciamo così- per la divulgazione della Verità cristiana, o tutti i papi, e i vescovi, e i preti, e i diaconi, e i suddiaconi, e tutte le altre diavolerie dell'epoca?... chi ha fatto di più? Questi sono ragionamenti molto semplici. E Francesco proprio ha demolito tutto questo gerarchismo: a livello di pensiero e a livello di prassi.

Per caratterizzare il sacerdote lo si presenta... vedo anche manifesti murali. Cosa curiosa, il manifesto là in fondo. {...} Se voi guardate, c'è in mezzo anche don Primo Mazzolari. Ora mi stupisce che abbiano messo quest'uomo all'interno di una istituzione che da lui è stata sempre presa di mira. Se c'è stato un uomo critico nei confronti di tutta la gerarchia ecclesiastica, è stato lui (e poi non parliamo sul tema della pace). E adesso me lo vedo là. Volesse il cielo che accettassero le sue tesi, ma allora bisognerebbe entrare nell'ordine di idee che vi ho appena dichiarato. Dunque, per caratterizzare il sacerdote, lo si presenta come portatore -diciamo così- di qualche ideale umanistico o umanitario. Intendiamoci: dopo duemila anni di Cristianesimo, anche questo appare abbastanza grottesco. Per esempio si dice: "Dobbiamo incrementare le vocazioni, perché il sacerdote è portatore di pace...". Oh, poveri noi! Anche qui... ma il primo insidiatore della pace, chi è? E' l'uomo religioso. Non dico il Cristiano, dico l'uomo religioso. Sono le religioni che creano la guerra nel mondo. Perché? Perché tendono a imporre la propria verità, non a mostrare che cosa è la Verità. Tendono a dominare il campo etico, anziché a svuotare la tentazione maledetta del dominio. Vogliono essere -lasciatemi corre questa immagine su cui spero di ritornare presto- occhio e mai vista. Chiaro? C'è una diversità dunque tra l'occhio e la vista. Quando l'occhio vuole essere occhio per se stesso, vi toglie la possibilità di vedere, mentre era stato fatto per questo motivo. Chiunque dice: "La mia religione ('religione') è la vera" oppure "Il mio Dio è il vero", costui è colpevole della rottura della pace. Costui ha rotto la pace, basta, è il primo colpevole di tutte le guerre del mondo. Occorre dire, semmai: "C'è un solo Dio il cui culto è uno solo: la fratellanza". (Siamo d'accordo? voglio procedere per immagini e per concetti ben chiari e definiti.) Noi invece contrapponiamo culto a culto, quasi che Dio abbia bisogno di culti; facciamo istituzione, diciamo che questa istituzione è scelta da Dio, mentre Gesù, fondando la Chiesa, intende creare una realtà semplice dotata di contenuto, questo: nulla ci qualifica, se non il dire che non esistono qualifiche. Il Cristianesimo allora consiste nell'affermare che non debbono esistere religioni, ma solo novità esistenziali; e che chi le attua è l'uomo inedito, facitore di pace, facitore di giustizia, facitore di democrazia -se voi volete, ma questi sono semplicemente dei corollari-, e si presenta come risultato, mai come progetto. Concludendo questo discorso, la religione vera è quella (nell'ipotesi che si voglia discutere di 'religioni vere', giacché il Cristianesimo dice che la venuta di Gesù è la crisi della religione) che esclude di essere religione, che esclude di essere la verità proprio perché attua ciò che è vero. Mi sono espresso un po' per slogan , ma credo di avere toccato il fondo della questione.

{...} Avrei avuto intenzione di fare una piccola parentesi di ordine filosofico, ma vedo che non ho il tempo. Un minuto però, semplicemente per bloccare il concetto. Il grande filosofo Leibniz diceva: "Io avrei bisogno che qualcuno mi presentasse una cosa semplice. Purtroppo invece abbiamo a che fare tutti con delle cose complesse, e allora è più facile cavarsela. Il nostro fare è sempre un comporre e uno scomporre. Tutto sta a vedere se c'è una realtà assolutamente semplice e tuttavia dotata di un contenuto". Linguaggio molto sottile, ma spero che tre o quattro persone mi capiscano. Per esempio, l'atto del vedere: questo è un atto semplice, e però trascende tutto ciò che lo costituisce. Non è composto di nulla, è -direi- un nulla che è il tutto. La coscienza dà fastidio, perché, pure avendo un contenuto, non è costruibile o componibile artificialmente. Un robot , lo potete fare un robot : si comporterà come un uomo, ma -ahimè- purtroppo non conoscerà un atto semplice come quello del vedere o del conoscere. Ecco che cosa dovrebbe essere la Chiesa: l'atto di vedere, cioè la unità di uomini nuovi, non di caporali, trasformati dalla metànoia, non da un ordine sacro. Non da un ordine sacro. Capaci di risolvere i problemi primari della convivenza che -lo ridico per l'ennesima volta- sono tre: sesso, danaro, potere (amore, giustizia, pace). Ecco, quale è la caratteristica semplice del Cristiano, facendo cadere quella immagine, maledetta, che ci trasciniamo dietro da secoli, dell'homo homini lupus .

Per concludere, se la Chiesa non nasce su Cristo, pure essendo fondata da Cristo, ha gli ingredienti meccanici della sua struttura, ma è come l'occhio del robot . Non vede, perché le manca l'atto del vedere. Che è una struttura semplice, eppure con un contenuto, che è nulla e che è tutto. Ho finito. Allora, in queste condizioni, è rimasta la struttura senza il suo 'perché', senza l'anima; gli elementi meccanici dell'occhio senza la capacità di vedere. Cristo, in queste condizioni, non è più il Buon Pastore, ma il supporto magico di una miriade di caporali che danno e ricevono ordini per mantenere il disordine.