14 aprile 1985

Giovanni (20, 19-31) in Albis

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La mentalità infantilistica in genere se la prende contro gli oppositori della propria verità. Il Cristiano medio guarda con sospetto chi non crede (badate: per il solo fatto di non credere). La prima reazione di un credente nei confronti di chi non crede, o mostra di non credere come lui, è questa: "Ah, brutta persona quella! non crede in Dio". Quando invece il Cristiano dovrebbe essere tutto impegnato a costruire in positivo la Verità in cui crede. Sì, voi mi direte: "Gesù dice 'Pace a voi' perché questi qui si erano ritirati per timore dei Giudei... non pensassero che si trattasse di un invasore o di un sicario che entra a porte chiuse (un sicario che entra coi grimaldelli, naturalmente)... Ma credo che Gesù volesse anche dire: "Giù il tono di quegli animi! Giù l'ostilità delle vostre coscienze nei confronti di coloro che voi ritenete i vostri nemici perché hanno ucciso me, mi hanno condotto in croce, e così via! Facciamo attenzione -vuol dire Gesù- perché non cominci di nuovo una specie di 'ping-pong' storico". Dove adesso c'è un altro elemento di contrasto all'interno della natura umana: noi che crediamo in te, e gli altri che non credono in te (e sono poi molti, come sono molte le 'religioni'). Ora, è molto più facile prendersela con chi non crede con il nostro Credo, anziché mostrare che cosa è la propria Fede. Come è più facile credere a un Cristo miracolistico, o miracolisticamente inteso, che a un Cristo 'dimensione nuova' della propria esistenza. Ora, la responsabilità del credente cresce con la eccellenza della sua scoperta (oserei dire: della nuova verità scoperta). Perché chi non crede, d'ora in poi potrà vedere Dio solo attraverso chi crede. Questa sarebbe la specificità del Cristiano: fare da tramite, giacché Dio è invisibile; e si è reso visibile attraverso il Cristo, il quale si è comportato in un certo modo e ha insegnato in un certo modo. E adesso, con chi crederà in lui, continuerà questa vicenda. Ecco perché Gesù risorto, per farsi conoscere dai suoi come quello di prima, impiega un certo sforzo: e una prima volta, e una seconda, e una terza; ad alcuni da soli, e i gruppi, e tutti insieme. In questo passo del Vangelo che abbiamo letto assistiamo, nella versione di Giovanni, all'ultimo sforzo per dare la Fede a un incredulo (badate: un incredulo strano, che pure aveva visto il Cristo storico). E molti di noi dicono: "Mah, se potessimo rivedere il Cristo storico!...". Lo rivedremo, vedrete che la scienza ce lo farà rivedere; non sto a dirvi come, ma lo rivedremo. Eppure ci troveremo alla medesima distanza di coloro che si sono trovati a vederlo all'epoca in cui esisteva. Ora, la vera fede in Cristo non è la fede nel Cristo storico -oserei dire-(perché questo è problema scientifico), ma è la fede nel Cristo risorto. Esempio: san Paolo, che non aveva visto nè udito il Cristo storico, capisce e crede nel Cristo risorto, e forse (anzi, senza forse) lo intende meglio che non tutti gli altri apostoli, e certamente meglio di san Tommaso, il quale poi non risulta che abbia compiuto delle grandi imprese. Quando facciamo la scheda degli apostoli, poi tutto si restringe lì, a quei tre o quattro; ma su dodici... soltanto la terza parte, che in fondo ha lasciato -brutta parola questa, ma dobbiamo dirla- tracce; degli altri ben poco sappiamo. E quindi, questo Tommaso, mi viene il dubbio che la sua incertezza se la sia trascinata poi per tutta l'esistenza, cioè non abbia capito, come ha capito Paolo, in che cosa consisteva la novità del Cristo, e del Cristo risorto.

Vorrei fare un codicillo a quanto sto dicendo, prima di affrontare problemi di attualità. Qualcuno chiede: "La risurrezione, non sarebbe meglio attestata da persone neutrali, pagani, e avversari?" La domanda denota una non-conoscenza perfetta di ciò che fu la risurrezione. Qualcuno mi ha detto, l'altro giorno: "Ma che differenza fa, poi, il credere nel Cristo risorto come una rianimazione di cadavere, oppure no?" Ma fa differenza, fa differenza! Perché se non fa differenza, allora son tante le cose che non fanno differenza. Nemmeno la fede in Dio fa differenza, perché in Dio crediamo noi Cristiani, e vi credono i Musulmani, e vi credono -beh, non del tutto- i Buddisti. Eppure voi direte che fa differenza. E' un problema che non voglio affrontare qui, ma che affronterò. Anche se mi vengono dei dubbi, grossi dubbi, sul fatto che lo stesso san Paolo probabilmente concepisse, o abbia concepito, la resurrezione come una rianimazione di cadavere.

Adesso rispondiamo a quella domanda ('non era forse meglio che Gesù si presentasse a delle persone neutrali...?' {...}. Gesù -preciso- con essa non ritorna alla vita naturale di prima della morte; entra in una nuova dimensione. E tutte le apparizioni lo dimostrano, e io l'ho largamente dimostrato, analizzandole durante questi anni di predicazione. La risurrezione poteva essere riconosciuta solo da coloro che si mettevano in un certo modo al livello di tale nuova dimensione. La risurrezione non è un prodigio che possa essere mostrato a tutti senza eccezione, per colpirli o per costringerli alla fede. Se la vita del Risorto fosse stata una continuazione della vecchia vita soggettiva, allora i non credenti sarebbero stati capaci di constatarla, e la loro testimonianza sarebbe stata -diciamo così- abilitata a stabilire la realtà della risurrezione. Ma era l'annuncio di nuovi poteri dell'azione umana, e senza una correlativa capacità di discernimento spirituale, non poteva esserci attestazione della sua Verità. Voglio dire questo: il mondo non poteva vedere Cristo e, per una divina impossibilità, Cristo non poteva mostrarsi al mondo.

San Paolo dice: "Io l'ho visto per ultimo, come aborto". Già, ma non lo ha visto nè in carne ed ossa, nè sotto forma alcuna. Ode soltanto una voce, e poi si fa raccontare il senso degli eventi dagli apostoli, mediante una catechesi che dura un quindicina di giorni, nulla più. Ora, dirò qui, a titolo di anticipo, che con mia grande sorpresa san Paolo non racconta mai, nella sua catechesi, un solo miracolo di Gesù Cristo. Voi capite dove voglio arrivare? Voglio arrivare a questo: che probabilmente l'unico vero miracolo è la 'risurrezione'. Giacché mi pare strano che Paolo, in tutta la sua catechesi, non debba mai citare un miracolo di Gesù Cristo per dimostrare che egli è Salvatore, che egli è qui, che egli è là, che egli è su, e che egli è giù. Tutto questo lo troviamo negli evangeli, ma i vangeli -ahimè- sono assai posteriori alle lettere di Paolo. Io ho messo soltanto la pulce nell'orecchio, e qualche volta vorrò ritornarci, perché oramai mi sto orientando verso una tesi drammatica: il sostenere cioè che tutta l'azione di Gesù (certamente azione rivoluzionaria, che Paolo ha capito... l'unico però a capirla, non gli altri dodici, lui perlomeno meglio degli altri che avevano visto Gesù, che avevano parlato e mangiato con lui). Ora la tesi drammatica (ma anche esaltante) è questa: forse tutti quei miracoli che troviamo nel Vangelo sono una maniera per descrivere la grandezza del personaggio, nulla più. Perché il personaggio per Paolo è grande esattamente in nome e in forza della risurrezione. E Paolo si fa araldo di un Cristo-idea, non di un Cristo-individuo, che lui non ha visto nella carne: portatore di un messaggio divino, universale e definitivo, un messaggio -come diciamo oggi, ma come dicevano anche loro- di salvezza. Qui c'è un Cristo che fonda una Chiesa, il cui compito è la riconciliazione con se stessa degli uomini con Dio e con se stessi. Ecco allora perché Gesù dà la pace.

E adesso -ho annunciato prima- tocchiamo i problemi dell'attualità. "Riconciliazione" si è detto a Loreto "dono di Dio attraverso la Chiesa". Allora, questa Chiesa diventa un medium quod (parlo in Latino per essere più preciso). E qui il pericolo, e qui -ne avrete udito dai giornali, un po' meno dalla televisione-... m'è venuto il sospetto: o che non abbiano capito in che cosa consiste il dissidio, in che cosa consiste la presenza delle due anime della Chiesa (ma volesse il cielo che fossero solo due...), oppure hanno fatto finta di non capire, oppure hanno avuto ordine (questi ordini segreti... il sesto potere...) di dire talune cose e di tacerne altre. Io nel mio piccolo, con i pochi minuti che ho a disposizione, cercherò di chiarirvi le idee su ciò che è accaduto, su ciò che sta accadendo. "Perdono e riconciliazione" diceva il presidente dell'Azione Cattolica che è venuto a trovarsi in contrasto con Comunione e Liberazione. E poi non si sa capire (o si sa capire, adesso vedremo) come si è comportato il Papa in mezzo a questi suoi fedeli così diversi nell'interpretare ciò che accade in questa nostra bella storia mondiale e italiana in ispecie. Poi l'intervento dell'Osservatore Romano, poi dell'Avvenire (ecco la stampa cattolica). Perdono e riconciliazione come perno -uso la stessa parola-, ma rispetto a che cosa? Riconciliazione con se stessa? o con Cristo? o con il mondo? (vedete, la parola comincia a fluttuare). "La Chiesa deve dire a Loreto" suggeriva il presidente dell'Azione Cattolica "che il primato per lei (cioè per la Chiesa) è nella coerenza del comportamento, nella eticità e nei valori morali della vita quotidiana. Primato della coerenza, del comportamento, della eticità che portano però, come conseguenza diretta, il rispetto delle motivazioni etiche diverse, anche di quelle impazzite. Ed è qui dove è insorto l'Osservatore Romano, dove è insorta Comunione e Liberazione, e molti non hanno capito perché.

Io adesso dovrò spiegare la posizione del presidente dell'Azione Cattolica che, secondo questa mia spiegazione, diventa allora accettabile anche se poi, a partire da quel momento, io è ovvio che mi distacco da tutte e due le posizioni, perché oramai intendo il Cristianesimo in un altro modo. Ora, in questa affermazione c'è un principio, ed è questo: anzitutto sia la Chiesa a credere Cristo e ad attuare ciò che crede. Voi capite che questo comporta una critica alla Chiesa storica, che Comunione e Liberazione non può accettare, perché parte da un altro principio: che la Chiesa storica sia perfetta così come è. E da questo principio parte anche la gerarchia (non tutta, per fortuna, ci sono delle eccezioni). Per quanto riguarda questa analisi, mi trovo molto vicino al presidente dell'Azione Cattolica. {...} Anzitutto la Chiesa creda in Cristo. E non a caso Gesù qui li raccoglie tutti, e cerca di portare dentro anche questo Tommaso (e poi non è finita, perché dovrà apparire anche altre volte). E ad attuare ciò che crede, senza partire dal principio di essere perfetta o in regola così come è con il Messaggio di Cristo. Ma se voi dite che deve riconciliarsi col mondo....già si parte dal principio che {...} là ci sono i non-riconciliati, e qui ci sono invece le persone per bene. Invece, econdo queste affermazioni, no. Si vuole rimettere in discussione anche coloro che parlano di riconciliazione, perché probabilmente non sono riconciliati a dovere con il Messaggio di Cristo. Poi, fatto questo, non ci sarà più bisogno di opporre agli altri, ai deviati, un ordine morale oggettivo, oppure martellato come oggettivo, e però da nessuno praticato. Sono secoli che predichiamo l'ordine oggettivo, e poi via via per ogni secolo cui accorgiamo di aver detto delle grandi sciocchezze. Non parliamo poi... mi riferisco soprattutto alla morale sociale, dove le sciocchezze non si contano più. E tutto questo era proclamato come ordine oggettivo, o della morale oggettiva.

Prima di tutto l'Osservatore Romano, e poi, si capisce, Comunione e Liberazione insorgono. "No" dicono "occorre dichiarare deviante ciò che, alla luce della parola di Dio, si deve riconoscere come oggettivamente contrastante con le esigenze del retto ordine morale". D'accordo. Ma tu lo devi mostrare, questo ordine morale, nelle tue nervature. E invece no. Vi porterò soltanto due esempi: uno è quello che ha lasciato un po' sconvolto anche me. Ricordate, anni fa, quella famosa Suor Sorriso, cantautrice degli anni sessanta? che si era sottratta alla comunità e poi tutta la stampa cattolica: "Oh, oh, l'apostolato in mezzo...". Apostolato in mezzo a chi? ai cantanti? Ma non ci rendiamo conto che il fatto del canto è un fatto ludico? che non dovrebbe esistere come mestiere in una società cristiana, ma dico umana... E allora voi mi dite che anche qui si può far dell'apostolato... (anche san Francesco ha fatto il menestrello; ma certo, prima di diventare san Francesco). Ebbene questa famosa Suor Sorriso, cantautrice degli anni sessanta, si è suicidata nella sua abitazione di Vabre, a trenta chilometri da Bruxelles (insieme con lei un'altra donna, che faceva la fisioterapista). Seconda notizia: in America un vescovo, facente parte di queste commissioni di rinnovamento per l'apostolato qui, per l'apostolato su, per l'apostolato giù... preso dalla polizia perché guidava la macchina in stato di ubriachezza: prova dell'alcol, prigione. Direte che sono cattivo, perfido... ma questo sono soltanto un sintomo di ciò che accade.

Oramai vado verso la chiusura: non riesco a dir tutto, ma è sufficiente questo per farvi... per amareggiarvi il pranzo {...} Ora, ecco le poche battute del Papa a Loreto. Certamente, con chi si sarà allineato il Papa? E' ovvio, con quell'anima della Chiesa che non ha nulla da obiettare a tutta la struttura e che dice "Avanti, avanti, l'armata Brancaleone". Per il Papa "la fede cristiana deve ritrovare un ruolo guida e un'efficacia trainante". Che cosa vuol dire? Vuol dire che egli sogna ancora il medioevo? o soltanto duecento anni orsono, o cento anni orsono? Certo questo è integralismo, bello e buono. Allora voi vi date da fare unicamente perchè avete perduto la piazza, la piazza del potere. Poi, altra battuta: "Far sì che le strutture sociali siano, o tornino ad essere sempre più rispettose dei valori etici in cui si rispecchia la piena verità sull'uomo". E quale? quale? nel medioevo? quando si bruciavano gli eretici? (e dico le cose più grosse) Oppure quando si sosteneva una forma di schiavitù nell'ordine sociale? Oppure quando si metteva in dubbio il salario familiare? (soltanto novant'anni orsono) A quei tempi, dobbiamo ritornare? Questa sarebbe la verità sull'uomo? "In passato tale impegno si è manifestato in modo unitario". Eh, grazie. Allora dobbiamo tornare al blocco dominante. Ma a questo modo, mi dispiace, io le crociate le disapprovo, e non le voglio più fare, e nemmeno diventerò crociato (e perché sono cristiano, e perché sono francescano, il quale Francesco ha avuto il buon gusto di capire l'universalismo cristiano sotto questo profilo). Allora, se due anime ci sono, io certamente sto con quell'anima che è più vicina alle indicazioni evangeliche.