24 febbraio 1985

Marco (1,12-15) I^ di Quaresima

[ assoluzione · battesimo · bene · carceri · colombano · concilio di toledo · confessione · digiuno · eden · finalismi · francesco · grazia · legge · male · marco · peccati · penitenza · penitenziale · perdono · preghiere · punizioni · regola · tentazione ]

Questo deserto, questa solitudine è il luogo in cui l'individuo è messo alle corde, o è il luogo dell'incontro con Dio? Nella visione di Marco probabilmente è così: il deserto, la solitudine è il luogo in cui nulla ci separa da Dio, in cui si cerca la quiete della preghiera. Eppure là Gesù è tentato da Satana. Già, come nella Genesi, ma con esito diverso. Dopo il battesimo (Gesù bambino non riceve il battesimo, Gesù adulto riceve il battesimo) respinge ogni tentazione e ricostituisce l'Eden. Tanto è vero che egli -dice san Marco con una frase molto sintetica- viveva tra gli animali selvatici (sottinteso: senza essere aggredito), partendo dal presupposto che prima del peccato originale i leoni non mangiavano gli uomini, e -suppongo- neanche le gazzelle, e così le vipere non avrebbero morsicato gli uomini (al che io, personalmente, non credo). Ma qui probabilmente si vuole supporre l'Eden congegnato in quel modo. E allora gli angeli lo servono anziché mettersi sulla porta del Paradiso per cacciare gli uomini contro ___.

Fatta questa premessa, adesso non riuscirò certamente questa domenica... vi annuncio che proseguiremo il discorso la domenica prossima riguardo a queste tentazioni, riguardo alla tentazione che si radica sulla distinzione tra il Bene e il Male. Perché questo è il nostro rompicapo. Ma noi, veramente crediamo che ci sia la distinzione tra il Bene e il Male? Sì, grosso modo, quando vediamo che uno uccide un altro, in linea di principio ammettiamo che male sia uccidere e che invece rispettare la vita sia bene. Ma se, per ipotesi, siamo in guerra con un altro gruppo, allora il concetto cambia valenza, e non è più vero che uccidere sia male, perché uccidere diventa bene. Allora voi vedete che la questione della distinzione fra il Bene e il Male è molto più profonda e molto più problematica di quanto noi non si vada pensando. Adesso io vi farò una specie di cronistoria di fatti e di concetti mediante la quale siamo arrivati a costituire il concetto di confessione come l'abbiamo tutt'oggi. Vi prego un qualche attimo di attenzione.

Ecco l'anno 590 dopo Cristo, cinque secoli e mezzo dopo la venuta di Cristo. Un monaco di nome Colombano lascia l'Irlanda e arriva in Francia, precisamente nei Volgi, cioè in Alsazia. Questo monaco, senza chiedere l'autorizzazione ai vescovi, fonda uno, due, tre monasteri. Come mai tanto sèguito? Eppure la pietà o la vita religiosa predicata da questo monaco non è proprio allettante: preghiere interminabili, braccia tenute a forma di croce, bagni di acqua gelida, prostrazioni, digiuni, colpi di frusta. Eppure la gente andava in convento; come mai? La Regola di san Benedetto -si dice- è costruita all'insegna della discrezione, quella di san Colombano è shockante. Io vi cito alcuni commi di questa Regola: "Se qualcuno, al termine del suo lavoro, non ne chiede un altro e fa qualcosa senza averne l'ordine, canti ventiquattro salmi". Cominciamo: che cosa hai commesso...? Ho detto delle bugie... Va bene... tre avemarie, un paternoster... e così via. Adesso cerchiamo la radice di questa struttura della confessione attuale. Secondo comma (tra quelli che io ho prescelto): "Se qualcuno dorme durante la preghiera: dodici salmi di penitenza, se il caso è frequente; se invece è saltuario: sei salmi". Ancora: "Se qualcuno non dice 'amen' al termine dell'Ufficio, gli sian dati trenta colpi di frusta". Vi rendete conto? Che cosa vuol dire? Vuol dire che, dopo aver pregato per delle ore, prima di dire 'amen' tutti si alzavano e scappavano via; questa è la psicologia umana, purtroppo. Allora: trenta colpi di frusta. "Se qualcuno mangia prima che siano passate quindici ore, il giovedì e il venerdì (eccetto che sia malato), resterà per due giorni a pane e acqua. Se ha mentito involontariamente, riceverà cinquanta colpi di frusta; se invece scientemente: due giorni a pane e acqua. Se nega di aver mentito: sette giorni a pane e acqua".

Credo di avervi dato lo status , la carta di identità di questa Regola, di questa concezione della vita cristiana. Dunque, punizioni per cose che nessuno è obbligato a fare. Forse che Gesù ci ha detto di dire delle preghiere lunghe tre, quattro ore? No, Gesù dice: "Quando uno vuol pregare..." (Può darsi che sia anche un istinto umano, ma gli istinti sono tutti ambigui.) "dica così". 'Quando vuole', non 'deve'. E questi signori qui mettono su quattro o cinque ore di preghiere; se poi uno al termine non dice 'amen' lo fanno frustare con trenta colpi. Vi domando se questa è una vita ecclesiale, se questa è una vita comunitaria tra Cristiani. Chi te lo fa fare? Punizioni dunque, per cose che nessuno è obbligato a fare, e che non aggiungono nulla alla perfezione di un essere umano. Precisiamo: se io decido di fare un digiuno perché lo assumo come una scelta programmata del mio piano esistenziale, vi assicuro che intanto non lo vado a dire a nessuno. Secondo: nessuno al mondo potrà allettarmi con del pane. Io almeno vivo in questa mentalità. Se invece lo faccio perché qualcuno me lo prospetta come un progetto o come un gesto portatore di perfezione, bene, io sono uno schiavo, uno schiavo che verrà travolto dalla prima tentazione. Perché? Perché io lo faccio per qualche altro scopo. Quindi non mi perfeziona più in se stesso. Ma anche se io lo facessi per la salvezza, ahimè, sarei sempre nelle medesime condizioni. Allora tu fai il bene per andare in Paradiso o per evitare l'Inferno: in tutti e due i casi tu sei uno schiavo, non sei più un uomo libero, vale a dire un Cristiano.

Ora, qui il solo obbligo è l'obbedienza assoluta a un ordine di uno superiore. E per costui, per questo superiore, Colombano prepara il tariffario delle punizioni, il cosiddetto penitenziale. Cito: "Se qualcuno pecca col pensiero (ohi, ci siamo) e cioè desidera uccidere, desidera fornicare, desidera rubare, desidera mangiare di nascosto, desidera ubriacarsi e simili, digiunerà a pane e acqua per sei mesi o per quaranta giorni, secondo la gravità del pensiero". Sicchè, mi viene qui un dubbio: allora Gesù digiuna forse per quaranta giorni perché ha avuto il pensiero di uccidere, di fornicare, e così via? Cerchiamo di precisare questo punto assai delicato. Se quei desideri sono dell'uomo naturale (per maggiore precisione: se sono dell'uomo descritto da Freud)... . Perché quei desideri appartengono esattamente al nostro Es , questa specie di cantina che abbiamo giù nel nostro 'Io', dove questo 'Io', questo Es grida, fa il matto, vorrebbe far tutto, vorrebbe eliminare la distinzione tra il Bene e il Male, perché questa è l'aspirazione segreta, questa è l'aspirazione segreta. Bene, se quei desideri sono dell'uomo naturale, ecco una constatazione da cui partire per fargli capire in che cosa consiste la metànoia.

Ecco il discorso di Gesù: "Convertitevi, e credete al Vangelo". Metànoia, che cosa vorrebbe dire qui? Spieghiamolo per l'ennesima volta. Revisione di tutta la nostra concezione del mondo in modo da sintonizzarla, mediante la scoperta dei finalismi, a una essenza divina che fonda la distinzione tra il Bene e il Male. Ogni parola che esce dalla bocca di Dio: questo alimenta l'uomo. Il pane alimenta il corpo, ma l'uomo è soprattutto nel suo aspetto spirituale: ogni parola che esce dalla bocca di Dio, quella alimenta l'uomo. E allora, quando lo ha alimentato, le strade -vi ho detto- potrebbero essere due: quella socratica, che scopre dei finalismi e poi li ràdica in Dio; oppure la mia scoperta di Dio che automaticamente mi fa scoprire anche dei finalismi, mi apre gli occhi sui finalismi. Se invece quei desideri sono del 'Cristiano' (li ripeto: desiderio di uccidere, di fornicare, di rubare, di mangiare di nascosto -siamo in un convento-, di ubriacarsi, eccetera eccetera) vuol dire che l'innesto della Grazia non è ancora avvenuto. Questa sarebbe la controprova: uno che ha quei desideri, ecco, può dire a se stesso: "Ahimè, ma qui sono ancora un uomo naturale". Nonostante il battesimo, nonostante i sacramenti, eccetera; ma sì, è tutto un apparato rituale, se manca quella metànoia di cui vi ho parlato, che è il momento essenziale del passaggio dalla naturalità al mondo della Grazia.

"Se qualcuno commetterà" continua questo formulario (là si trattava di pensieri, adesso di fatti) "effettivamente atti come l'omicidio o la sodomìa -sentite-: dieci anni di digiuno. Per il peccato impuro: un anno di digiuno". Voi capite che cosa frulla nel mio cervello: "dunque allora lo farò quest'anno di digiuno; e poi commetterò ancora un atto impuro". Se io non porto l'attenzione su ciò che produce questo atto impuro, io entro nella fiscalità: "be', pagherò la tassa -dicono molti- e poi continuo ad essere come prima". Questo penitenziale, lungi dal costituire un semplice catalogo di sanzioni, rappresenta una nuova maniera di concepire il perdono dei peccati. Dunque, anno 590 circa, siamo a una svolta notevole nella storia del Cristianesimo. Tre piccioni con una fava, vedete? Adesso vi faccio un poco di storia del Cristianesimo. Un movimento di idee in una storia spicciola -diciamo così- della spiritualità cristiana. In realtà, fino a quel momento, fino a che questo monaco, Colombano, non è sbarcato qui, sul suolo europeo vero e proprio (giacchè in Europa ci sono anche loro, anche se sono insulari), la penitenza era concepita in un altro modo.

Vediamo di chiarirlo.La penitenza era pubblica, comunitaria, unica. Il vescovo, all'inizio della Quaresima -in genere- riceveva i penitenti e li riconciliava solennemente il Giovedì Santo. Si poteva beneficiare di questa operazione una sola volta nella vita. Intanto vi avverto che all'inizio vi erano dei peccati che non si rimettevano più. Perché uno che uccideva, uno che commetteva adulterio, uno che rifiutava la fede, aveva rinnegato in modo radicale la visione cristiana del mondo. Finito! Poi -non sto a raccontarvi come- si disse: "be'... insomma... uno può anche cadere...". Voi che capite che dal punto di vista concettuale sembra assurdo che uno, che si fa battezzare in età adulta, che accetta quella certa visione del mondo perché la scopre vera, dico, non si capisce come mai, poi, possa fare il contrario. Non parlo dei peccati veniali, per amor di Dio, intendiamoci bene. Voi li vedete, si tratta di tre peccati che andavano a toccare -per così dire, lasciatemi dire questa parola- il midollo di tutto il messaggio evangelico, vale a dire andavano a toccare la legge dell'amore, e quindi veniva rotto tutto l'incantesimo. Si poteva beneficiare -dicevo- di questa operazione una sola volta nella vita. Ma, diciamolo chiaro, per i chierici questa operazione non aveva diritto alcuno. E lo ritengo giusto, in linea di principio. Finito! un chierico che sbanda è come Giuda, finito il discorso. Le conseguenze sociali erano pesanti; ne cito alcune: interdizione di sposarsi o di risposarsi (per chi commetteva adulterio), proibizione di occupare cariche pubbliche (la moralità dei nostri parlamentari... anzi adesso le cariche pubbliche vengono date proprio a quelli che rubano di più, o che fanno delitti sociali di alta levatura). Breve: questa disciplina era così esigente che la maggior parte delle persone preferiva aspettare l'ultimo momento per domandare l'assoluzione in articulo mortis . Così, tra il minuto che passava da questa assoluzione e la morte, si spera che uno non potesse più commettere peccati. Anche qui c'è un errore di impostazione iniziale (vedete? voglio essere molto critico): credere che il battesimo sia un segno di appartenenza irreversibile. In una società in cui io sono costretto a dover restare, deve per forza di cose nascere la galera. Quando invece dovremmo uscirne, perché io credo in un'altra visione del mondo, ma in questo vi è una ___. Vi dirò di più: che su questo punto anche san Francesco è stato preso in contropiede. Nella prima Regola san Francesco dice: "Se un frate commette questo e questo peccato, così e così... bene, lo si chiama, e gli si dice 'Figliolo, hai sbagliato tutto, perché quando hai deciso di entrare... ci hai pensato e ripensato... buongiorno, tu prendi i tuoi stracci, vai per la tua strada, vai per un'altra strada, ma qui no'". Poi, quando arriva Roma a imporgli la Regola ultima, che cosa succede? Succede che lui non li può più mandare via. Quel giorno nascono le prigioni all'interno dei conventi (cosa che vi potrà anche scandalizzare). Voi andate a visitare il convento di Cortona e vedrete giù in fondo il... fatevi spiegare... può darsi che non lo dicano... ma ve lo dico io. Andate là e dite: "ma per favore, fatemi un po' vedere le carceri". Se quello è onesto, dirà: "sì, in verità, ecco, qui c'erano le carceri per quei frati che contravvenivano...". Voi capite: una cosa assurda. Chi te lo fa fare? Siamo sempre al 'chi te lo fa fare'. Eppure, ecco in quale senso la ecclesìa, che deve essere fondata sulla libertà, diventa simile alla società civile, dove -lo vedete anche voi- siamo costretti a starci. E se delinquiamo, lì debbono nascere le carceri. Uno, nonostante che faccia quello che fa, se continua ad essere cittadino italiano... oppure ovunque andrà, sarà costretto ad andare in carcere perché ha contravvenuto ad una legge, che non è più libera. Ma nell'ambito della scelta cristiana, no, non deve esistere questa specie di cancello, proprio perché la Chiesa è una società libera, fondata sull'amore: sulla scelta libera e sull'amore come fondamento.

{...} Così il modo irlandese, con la venuta di san Colombano tutto cambia. Adesso chiunque può ottenere, tutte le volte che lo vuole, il perdono delle sue colpe, con la sola condizione di confessarle al prete e di eseguire la penitenza imposta. Ci siamo? ci sentiamo a casa nostra adesso con questa concezione? Così ci hanno insegnato. Questo mutamento -chiamiamolo con il termine tecnico- semantico è significativo, perché la parola 'penitenza' (che voleva dire 'pentimento'; pentitevi, convertitevi) designava originariamente (e continua a designare nel passo evangelico) l'insieme del processo della riconciliazione. Adesso invece si applica soltanto a un elemento, e cioè alla punizione tariffata. Nel 589 il Concilio di Toledo in Ispagna si oppone a questa innovazione. Dunque ci fu una specie di rivolta. Adesso vi dico che cosa diceva questo concilio. "Abbiamo saputo" dicono i vescovi della Spagna "che taluni in certe regioni facevano penitenza delle loro colpe non conformemente alle prescrizioni canoniche, ma in maniera indegna; e cioè: ogni volta che hanno peccato reclamano l'assoluzione sacerdotale". Voi direte: "ma questa è la prassi attuale". Certo, è la prassi attuale. Purtroppo. Ma voi vedete che già si erano allarmati, coloro che invece erano fedeli alla prassi prima, di cui vi ho parlato. Ebbene, troppo tardi. I penitenziali bretoni, galli, irlandesi, da quel momento invadono il continente europeo.

Di questa storia -chiedo scusa- continueremo a parlare la prossima volta.