Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (22,14 ­ 23,56)

 

8 Aprile 2001, domenica delle Palme

 

Prima di iniziare la lettura della Passione di S. Luca vi chiedo la pazienza di ascoltare una piccola introduzione. Si dice: se vedessimo il bene in assoluto, o il male, forse non saremmo più liberi, ebbene; se lo vedessimo restando nella nostra condizione umana forse saremmo buoni per costrizione e saremmo probabilmente più nevrotizzati di quanto siamo. Ma se noi vedessimo invece il bene in assoluto o il male perché è avvenuto in noi una crescita interiore, allora saremmo veramente liberi. Saremmo veramente liberi perché ci saremmo collocati nella Verità. Un filosofo di cui non faccio il nome ha detto che questo è Dio, Dio è colui che non ha da dovere scegliere tra il bene e il male; brutta definizione che noi diamo della libertà. No! La libertà non consiste nel sapere scegliere il bene dal male o nel dover scegliere l'uno rispetto all'altro, ma questa è la malattia della libertà. Ecco, Dio è colui che si è liberato e già ­ conclude il filosofo ­ Dio è la Verità ed ecco perché egli è veramente libero è libero perché non può fare il male, perché non può fare il contraddittorio. E' libero colui che conosce la Verità, schiavo, invece chi non la conosce. Facciamo il male perché non abbiamo conquistato la Verità con tutta l'anima e agiamo senza conoscerla e senza preoccuparci di conoscerla nella sua totalità, in questo il primo grado di colpevolezza. E siamo alla frase di Gesù: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno.
Non sono colpevoli? Ecco la domanda. Il male è soltanto ignoranza, ecco la tesi della mente umana e non è il caso di citarlo, ma è Platone che sostiene questa tesi. Chi vi parla è indeciso, protendo a credere quello che dirà poi Kierkegaard: no, il male è un atto volontario, non può essere ignoranza o se è ignoranza adesso vediamo. Forse Gesù vuol dire questo con quella frase; avete compiuto un misfatto ­ sta parlando ai farisei, agli scribi, alla classe sacerdotale, a coloro che gestiscono in assoluto la religione. Voi avete compiuto un misfatto di cui non riuscite a capire fino in fondo ciò che avete fatto. Ora, si è colpevoli di non sapere e ciò nonostante si sceglie; ecco dove è la colpevolezza, se c'è. Sto tentando di spiegare questa frase di Gesù che mi sta sul collo da tanti anni e che tutt'ora è lì a interrogarmi; si sceglie senza conoscere, si crede di essere liberi e si è schiavi. Voi capite non posso dimenticare la mia qualifica di contestatore, qui dietro le parole che sto dicendo bisogna pure che voi mettiate la "civiltà cristiana" nel momento in cui il messaggio di Gesù, la novità esistenziale assoluta è diventata una religione che ha compiuto esattamente tutti quei misfatti di cui Gesù accusa gli ebrei, nonostante la loro ignoranza anzi qualifica la loro ignoranza a questo punto. Ecco perché chiede a Dio di perdonarli perché non sanno quello che fanno. Ma il perdono suppone un delitto, voi mi direte, e si chiede il perdono per chi è colpevole. E già, il buon ladrone si riconosce colpevole e chiede un posto nel regno della Verità. Nel regno di quella Verità che Gesù lì accanto gli ha annunciato. Allora Gesù spiega il perché della richiesta del perdono: non sanno quello che fanno e cioè non lo sanno fino in fondo, sanno purtroppo quello che vogliono; vogliono la uccisione di Gesù, vogliono ­ diciamolo ­ la morte di Dio. Ecco in quale senso Nietzsche avrà ragione, è la morte di Dio che anche la civiltà cristiana ha voluto. Allora la frase di Gesù comincia a prendere un suo volto, ma nella passione abbiamo anche il pensiero di Cristo nei confronti di Giuda il quale opera con cognizione di causa e le parole a suo carico le conoscete: Sarebbe stato meglio che non fosse mai nato. Signore donne, attenzione, qui non è la condanna della vita; qui è la condanna di chi questa vita non sa usarla secondo le indicazioni di chi l'ha data. La passione di Cristo racconta al credente ciò che egli continua a fare o continuerebbe a fare se in lui non è avvenuta una conversione radicale. Durante la lettura torneranno i temi che io qui riassumo e con i quali chiudo. Il concetto di autorità è tutto sbagliato dice Gesù, perché lo abbiamo concepito come dominio e non come servizio. Che autorità ha la madre sul figlio? Quando lo devi accudire giorno e notte, questo non è un dominio, questo è un servizio e chi è più: colui che sta a tavola o colui che serve? Ecco le parole taglienti che però noi abbiamo sconfessato lungo i secoli. Ecco perché io oso mettere me stesso - ma anche forse molti di voi che vivono naturalmente in questa mentalità - oso mettermi tra coloro che hanno portato a morte Gesù Cristo.
Il concetto di preghiera è un alimento facile per l'animale religioso; diventa un sonnifero anziché essere il pungolo che evita l'entropia del sistema umano. Questa è la preghiera, già! Gesù trova addormentati gli Apostoli, russavano i buoni amici, avevano fatto una buona cena i buoni amici, e adesso lì, la preghiera. La preghiera diventa il sonnifero. Poi c'è la pretesa di essere fedeli fuori della Grazia. Lasci fare a me - diceva il Griso manzoniano - lasci fare a me, perché voi potete uccidere tutti i galli del mondo, ma è impossibile che uno possa essere buono anche per un solo secondo con le sole sue forze se dietro non ha la Grazia di Dio. In questo caso uccidete pure i galli, il gallo che ricorda a Pietro il tradimento, uccidete pure il gallo, ma è il concetto di tempo che non potete distruggere. In un punto l'umanità di Pietro, che qui rappresenta il cristiano mancato - e mi ci metto anch'io tra costoro - è un punto che raggiunge il vertice dell'ambiguità e riguarda i mezzi che il cristiano deve usare per compiere la sua rivoluzione. No! La tua religione la potrai divulgare abbattendo i monumenti dell'altra, questo tutte le religioni lo hanno fatto, ma è proprio qui, è questo che il cristianesimo non è; cioè una religione. Fuori della fede in Cristo l'unico che può eliminare il concetto di spada, voi avete la tentazione di rimettere nel fodero la spada. Il test di Gesù è infallibile, non avendo più fiducia in me, ecco, mi conviene vendere il vestito, comperare una spada e usare violenza. Questa è la storia di tutte le religioni, infatti vengono fuori due spade a dimostrare che qualcuno non ha capito nulla del messaggio di Cristo e l'ultimo a capire è proprio S. Pietro che diventerà capo della Chiesa. E già sotto di lui, prima di Costantino, avviene la caduta, il lento scivolo verso la religione. E' dunque lui l'ultimo a capire, perché l'unica spada che resta è proprio la sua, nonostante Gesù avesse detto: basta con queste sciocchezze. Adesso possiamo finalmente, con queste considerazioni, accostarci al testo di Luca.