La Creazione...
San Paolo nella Lettera ai Romani scrive :
" siamo inescusabili a non credere,
perché l' invisibile perfezione e carità
sono perfettamente visibili
nella bellezza delle cose create ".
Ogni alito d'aria,
ogni raggio di luce o di calore,
ogni bella vista è, per così dire,
l'orlo della loro veste,
l'ondeggiare del manto di coloro
i cui volti contemplano Dio.
John Henry Newman
" Ogni filo d'erba ha un proprio Angelo
che lo incoraggia
sussurrandogli: Cresci !"
(Talmud)
Animali
Fiori e Piante
Paesaggi
PREGHIERA DI UN ALBERO
Sono un albero, Signore, e anche io, come fanno tutte, o quasi, le tue creature, voglio pregarti.
Salga a te, portata dai rami, le braccia che perennemente protendo verso il cielo,
la mia lode e la mia ammirazione, la mia gioia di essere al mondo, il mio grazie per quello che sono e che faccio,
la mia supplica perché con il tuo aiuto e con la collaborazione degli uomini
io possa adempiere fedelmente ai compiti non proprio secondari che tu, Signore,
hai voluto affidarmi per il bene e la riuscita della tua creazione.
Sarò un po’ presuntuoso, Signore, peccherò forse di immodestia, ma io mi sento un tuo piccolo capolavoro,
un’espressione alta e ben riuscita della tua creatività, un condensato di grazia, sapienza e bellezza.
Tutti i popoli della terra, le tante fedi in essi germogliate, i pensieri più profondi degli uomini,
hanno sempre guardato e ancora guardano a me (l’uomo moderno, tecnologico-meccanico, un po’ meno, per la verità)
con viva ammirazione, attoniti e stupiti, persino con timore riverenziale per il mistero che mi inabita e mi avvolge.
Mi hanno considerato quasi un essere divino, sacrale, da venerare,
destinatario perfino di sacrifici animali, umani anche qualche volta.
Sarà per il mio protendermi dalla terra al cielo, sarà per il mio elegante slancio verso l’alto
se vengo visto come l’asse portante della terra, il centro intorno a cui ruota il variopinto e ricchissimo circo della vita,
il legame saldo tra mondi differenti e lontani.
Tu hai voluto, Signore, che in me si unissero cielo, terra e sottoterra, aria e acqua,
che uomini e animali mi frequentassero e vivessero di me, che il dentro e il fuori, l’alto e il basso, il sopra e il sotto,
lo spazio e il tempo, la morte e la vita, la grazia e il peccato, l’uomo e te, suo Creatore, nascita e rinascita…
quasi tutti gli eventi della storia e della natura avessero in qualche modo, in misura diversa stretti legami,
collegamenti reali o simbolici con me, l’albero, antica e sempre nuova creatura.
È soprattutto il mistero della vita che fluttua dentro e fuori di me a trasformarmi in sua palpitante metafora.
Io la vita la ricevo ogni istante come dono da accogliere e trasmettere, senza nulla trattenere per me, Signore.
E proprio me, così oso pensare, prese a modello il tuo Figlio Gesù, l’albero santo dai frutti benedetti,
con dentro il dolcissimo potere di sanare e guarire…
Io vivo baciato dal sole, come Lui lo fu dalla tua bocca, tenerissimo Padre suo.
Io danzo cullato dalla musica soave del vento, come Lui lo fu dal soffio potente dello Spirito.
Nelle mie vene scorre la linfa, come nelle Sue la Grazia salvante.
Io sono radicato alla terra, come Lui fu tutto e sempre solidale ai fratelli e alle loro tristi e liete vicende.
Io dono e offro gratis tutto quello che ho: sono nido, tana, rifugio per tanti animali,
offro ombra e riparo al viandante sudato ed esausto, divento legno per la casa e per il camino di poveri e ricchi.
Anche le mie foglie secche servono a ridare vigore e humus alla terra stanca e sfruttata…
Proprio come fece il tuo figlio, Signore, che la vita la spese tutta solo per te e per gli altri, fino a morirne.
E perciò poi la vita la ritrovò in pienezza, dopo aver detto che solo che dona la vita, l’avrà per sempre, in eterno.
Sarà per questo, Signore, che nel tuo Cielo, nel mondo nuovo che deve venire, io, l’albero,
io che do’ tutto ci sarò e allieterò la celeste Città.
Così vide, Signore, il tuo servo e profeta Giovanni consegnando poi la visione
e per me lieta notizia in un libro bello e famoso (Ap 22,2).
Ci sarò, dunque, al nuovo inizio, come c’ero già al vecchio, in principio.
Lì, o Signore, proprio sotto un albero si consumò un’immane tragedia, che infiniti lutti addusse agli umani…
Ma il tuo amore, Signore, aprì subito un itinerario che si sarebbe concluso, per fortuna felicemente,
ancora sotto e sopra un albero, quello della Croce, ove esplose e sempre ancora esplode la fioritura
di quell’albero della vita ferito ed offeso all’alba dei tempi.
Fu sotto alcune querce, Signore, che tu, sotto mentite spoglie di trino viandante,
visitasti il tuo servo Abramo promettendogli un figlio,
virgulto che fece fiorire il gelido grembo di Sara, moglie dal sorriso scettico e triste.
I giusti della terra, la tua Parola li assimilerà poi alla palma e al cedro che crescono e prosperano lungo i corsi d’acqua.
E un futuro migliore e sereno lo farai intravedere, o Signore, al tuo servo-profeta Geremia come un mandorlo in fiore.
Signore dell’impossibile, è da un tronco arido che farai spuntare un germoglio nuovo,
con seguito di primavera messianica ed estate ricca di frutti.
Ed è l’albero della vite, con i suoi grappoli d’oro, con la loro promessa di ebbrezza mai gustata, che il Figlio tuo,
Signore, sceglierà come allegoria della sua comunione con noi, fragili e poveri suoi tralci.
Un albero grande, frondoso, robusto e secolare, ricco di rami, pur se nato da minuscolo seme,
sarà il simbolo della tua Chiesa, Popolo di molti popoli, una sola famiglia per tutti.
Negli ultimi tempi, quelli correnti, Signore, sto vivendo una grande amarezza.
Gli uomini sembra non mi apprezzino più tanto, non mi amano come una volta.
Mi stanno sterminando con una violenza atroce e inspiegabile, un vero attentato alla loro sopravvivenza, non solo alla mia.
Perché tanti sembrano non capire che non sono un loro nemico da distruggere,
ma un fratello come mi chiamava Francesco ?
Senza di me dove l’allodola estenuerà le sue notti nel canto e da dove l’usignolo saluterà le sue albe ?
Dove gli innamorati si diranno sospirando il loro amore ?
No, non è proprio lo stesso farlo in una giungla di cemento.
Di sola chimica e plastica si muore, non si vive o si vive male.
Signore, salvami allora da tanta assurda follia.
Fallo per me e per gli uomini.
Fallo anche per te, perché io continui a indicare il cielo per ricordare a tutti che tu sei vita, bellezza, eternità.
Ricorda, Signore, che un giorno io divenni culla-mangiatoria per tuo figlio che si facevi cucciolo d’uomo nella grotta di Betlem.
Un altro giorno sempre per lui mi feci barca su un lago nervoso e sentii sgridare e placare il vento e le onde.
Infine, al Calvario fui bagnato del suo sangue prezioso.
Qualche ora prima ero ulivo e coi miei fratelli avevo visto la sua angoscia di Giusto riverso nella polvere, senza amici e conforto.
No, io proprio non posso sparire.
Senza di me, nelle vesti di melo, il Diletto del Cantico, come potrebbe cantare all’ amata e Diletta il suo amore ?
Nel Giardino degli Angeli by Anna
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