Le ultime parole di Gesù crocifisso.
Padre, se vuoi, allontana da me questo calice ! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà.  Lc.22,42
di Padre Gilla Gremigni m.S.C.

Gesù Crocifisso

" Non ho mai preteso di sapere altro che Gesù Cristo e Gesù Cristo crocifisso." 1Cor.2,2
Queste parole di San Paolo dovrebbero essere scritte a caratteri di fiamma
nella mente e nel cuore di ogni cristiano.
Siamo cristiani perchè Gesù si è fatto crocifiggere per noi,
Siamo redenti perchè Gesù è morto per noi.
E se Gesù è ora trionfalmente vivo nei cieli e se, anche tra noi,
è rimasto ospite di gloria, Egli ridice tuttavia una dura storia di dolore.
Gli uomini che gli hanno dato torrenti di amarezza e di pene,
debbono conoscere, amare, meditare, vivere questo mirabile racconto.
Anche noi abbiamo portato come gli altri, intorno alla croce,
il nostro manipolo di spine, abbiamo ribattuto col martello i chiodi del martirio,
abbiamo aiutato Longino a squarciare con la lancia il Cuore di Cristo.
Così crudelmente che a volte, guardando al Crocifisso, talmente disfatto e piegato,
ci prende quasi un senso di ribrezzo.
Eppure sono le sue piaghe che hanno sanato le nostre piaghe.
Lo dice in una maniera così sua S.Agostino :
" Gesù pende deforme sulla croce : ma la deformità sua sarà la tua bellezza...
...Ti riformerà la deformità di Cristo".
Siamo, infatti, tanto deformi nel nostro spirito,
da non rassomigliare in nulla all'unico modello.
Eppure per essere salvi, dobbiamo imparare da Lui, essere con Lui una cosa sola !
La passione di Cristo, meditata con cuore vigile, compie il miracolo.
I santi sono santi, perchè si sono preoccupati di scoprire i segreti
delle sofferenze ineffabili di Gesù, per riviverle nella loro carne, nel loro cuore:
hanno avuto, come Paolo, la scienza del dolore di Cristo.
Sono santi perchè hanno pianto sul dolore di Lui
e hanno giurato a se stessi di non far più piangere il divin Crocifisso;
e però anno voluto e benedetto la loro passione di croce.
La Vergine santissima, ha amato come nessuno, il martirio di Gesù.
L'ha amato e l'ha vissuto.
Ella ha vissuto soprattutto l'agonia della passione, ha vissuto i momenti della croce:
i più grandi, solenni, decisivi momenti nella vita del Figlio di Dio incarnato.
Dell'aspra agonia Ella accolse nel suo cuore agonizzante le sette eterne parole.
Con Lei le accolsero poche anime fedeli e le hanno ridette,
perchè i secoli non le perdessero mai.
Come quelle parole risentono viva l'efficacia redentrice !
Felici le anime che se le nascondono nel cuore, quasi seme di vita !
Sono le parole che vincono la morte,
sono le parole che possono nel loro fuggevole suono
racchiudere tutta una vita cristiana, lunga quanto si voglia.
Tutte le parole del mondo non valgono nulla, quando parla il dolore di Cristo.
Apriamo dunque l'anima.
Gesù pende dalla croce, tormentato, insanguinato, sfinito.
Nella sua tortura di morte, vede la Madre e non dimentica i fratelli.
Dice penosamente le sue ultime espressioni di vita.
La Madre che le raccolse le ripeta ai figliuoli....
Con noi sono attente, dolenti le Anime del Purgatorio :
quelle parole erano anche per loro !

I
Il Perdono

" Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno !" Lc.23,34
Lo hanno crocifisso :
e il Crocifisso guarda al mondo con gli occhi stanchi, morenti,
ma nulla sfugge al suo sguardo dolcissimo.
E' l'epilogo del grande dramma di dolore e di amore.
Intorno alla croce, si ride, si schiamazza, si grida :
sembra il trionfo della ribellione e dell'odio,
la vittoria delle tenebre di fronte al sole che si è velato.
E l'Amore si direbbe disfatto per sempre.
Ma l'Amore parla :" Padre, perdonali, non sanno quel che fanno..."
Egli sa quel che fa,
e la sua è parola di chi si sente davvero Figlio del Padre e fratello dei fratelli,
dinanzi a una folla ubriaca che ha dimenticato,
che ha rinnegato ogni sentimento filiale e fraterno.
Eppure egli aveva tra loro seminato del bene, e così largamente.
Ma non ricordavano nulla, non volevano ricordare nulla
e a Lui che moriva negavano ogni diritto.
Una cosa sola volevano : farlo soffrire, strappargli la sua regalità,
imporgli la supremazia di Cesare, gettare sulla croce tutto il fango del mondo.
Che cosa importava ad essi il il raggio di cielo che dalla croce scendeva alle anime ?
Il mondo pazzo, preferiva ribellarsi alla salvezza, voleva morta la Vita !
E Gesù lascia fare.
Si piega alla condanna atroce e al Padre lancia un grido : " Perdona !"
Che vuol dire : " Sii con loro più buono che mai, non li condannare;
c'è tanto odio e tanto sangue nei loro occhi che non vedono più....
Non vedono e non sanno.
Sii Tu tanto, ma tanto Padre.
Lo sei per me che muoio sulla croce,
siilo anche per essi che m'inchiodano alla croce."
Misericordia grande, perdono sublime per noi che ci ribelliamo,
per noi che pecchiamo, ricrocifiggendo il Signore.
Attraverso i secoli si rinnova la storia dolorosa.
Gesù sull'altare è ancor sempre inchiodato alla croce
e intorno a Lui c'è sempre gente che schiamazza, che ride, che grida :
" Non vogliamo che Egli regni su di noi..."
E ancora e sempre Gesù perdona.
Dolcezza consolante, forza soave, il perdono di Cristo,
per noi che vogliamo e facciamo il male !
Dolcezza per non disperare, forza per non abbatterci.
Ma non è forse anche impegno severo e solenne nella vita che ricomincia ?
Oggi il Signore chiude gli occhi sulle nostre miserie e le miserie sono cancellate.
E domani ? Ricominceremo forse a martellargli, cuore, mani e piedi ?
E fino a quando ?
La voce di Cristo, spezzata da ambasce di morte, risuoni nel cuore crudele e piccino:
il cuore nemico sia amico dolcissimo al Martire santo
e la voce dell'odio si muti in voce di perdono dinanzi al Cuore di Lui
che eroicamente perdona.
Perdono, o mio Dio, ho peccato,
ho tanto peccato assistendo implacabile al tuo desolato morire. Ero cieco !
Ma ora la tua croce mi è luce di cielo:
calpesto la terra, detesto il peccato che ti diede la morte,
e ti voglio seguire in alto sul monte, sulla croce, chiedendoti
misericordia e promettendo perdono a quanti mi vollero e mi fecero male.
Con me ti gridano perdono e pietà le anime sante nel fuoco d'espiazione del purgatorio.
Anche per esse la tua voce di perdono giunse al Cuore di Dio;
chiamale, chiamale a te, e sarà più luminoso il trionfo della croce.

II
Il Paradiso

" Oggi sarai con me nel Paradiso." Lc.23,43
Gesù muore per riacquistarci il Paradiso perduto;
gli uomini non lo comprendono, lo comprenderanno più tardi.
Ma c'è uno che l'intuisce.
E' un povero ladro.
Erano due i ladri presso la croce di Cristo,
perchè a Lui ne venisse più disonore e più vergogna:
uno a destra e uno a sinistra;
Egli, il più reo agli occhi del mondo, nel mezzo.
La folla non si cura di quei due disgraziati:
sono colpevoli, è vero, ma essa ha qualcosa di più grave da compiere.
E scatena tutto il suo livore su Gesù,
sull'innocente che passò facendo del bene,
seminando i miracoli, ricreando la vita.
Non basta !
Crudele ironia, uno dei due malfattori, osa anch'egli alzar la voce,
e unirsi al coro sacrilego dei crocifissori :
" Va, salva te stesso e noi..."
Gesù si volge all'altro, che confuso assiste a questa scena pietosa,
incurante di sè, pensieroso di Cristo. Gesù lo guarda.
E il malfattore, il rifiuto del mondo,
sente che il dolore di Gesù è al di sopra di ogni dolore.
Egli non soffre come soffrono gli altri:
in quel suo compagno crocifisso c'è qualcosa di grande, di sublime, di divino
che gli tocca il cuore e che dà pace alla sua morte.
E con l'anima nuova grida a Lui :
" Ricordati di me, quando sarai nel tuo regno."
Il primo che era nelle tenebre dimentica, così, il suo dolore,
per far più grande il dolore di Cristo;
questi che ha visto la luce, dimentica il suo dolore e prega :
" Io ti riconosco, re d'amore e re di dolore...
Tu che sei misericordioso perdona a me che fui tanto crudele;
Tu che sei buono perdona a me che ho tanto odiato...
Vedo il mio male, soffro tanto,
ma il dolore m'è diventato lieve dinanzi al tuo dolore:
ricordati, ricordati di me."
Soave la voce del morente gli mormora al cuore :
" Oggi sarai con me in Paradiso."
E il ladro buono può morire in pace.
Una pia leggenda narra che la mano del buon ladrone
si tingesse del sangue caduto dalla mano di Cristo.
Quel sangue sarebbe stato il segno che doveva farlo riconoscere in Paradiso.
E la realtà è, infatti, che il Paradiso si è aperto
col Sangue preziosissimo del Crocifisso.
Quel sangue monda da ogni peccato e s'imprime sulle mani,
nel cuore nostro a purificazione santa.
Quel sangue è misericordioso come la voce, come il Cuore di Cristo morente.
Basta rivolgersi a Lui, riconoscere la cattiveria della colpa,
voler rivivere, nascondersi nelle piaghe del Martire,
e l'anima rinasce.
" Se uno non rinasce da capo non può entrare nel Regno di Dio."
Il ladro pentito rinasce accanto alla croce.
Accanto alla croce, ogni vita rifiorisce,
e nonostante mille minacce di morte s'intravede felice il Paradiso di Cristo.
O dolce Signore, sulla croce del tuo tormento ti supplicano con me,
come ti supplicava il ladrone, le povere Anime del Purgatorio.
Anch' esse si smarrirono lungo le vie della vita.
Tu le riportasti all'ovile e pietoso promettesti loro il tuo regno.
Ora aspettano, sicure della tua promessa.
Ma è tanto che aspettano, è tanto che sospirano la parola potente:
" Oggi sarete con me in Paradiso !"
La ripeta il tuo cuore, o Signore !

III
La Madre

" Donna, ecco tuo figlio !" Gv.19,26
Nel momento della persecuzione, della tristezza, delle tenebre,
gli Apostoli hanno abbandonato il Maestro : anche Pietro.
Pietro che lo aveva riconosciuto per ispirazione del Padre celeste,
Figlio del Dio vivente,
Pietro che conservava nel cuore tutte le promesse della Chiesa nascente,
Pietro che gli aveva promesso di non abbandonarlo mai
e di andare con Lui sino alla morte, anche Pietro non c'è.
Certo piange amaramente sulla sua viltà,
certo vorrebbe gettarsi ai piedi del Signore e supplicarlo di dimenticare,
ma intanto non c'è, e Gesù muore.
C'è una donna: una donna che ha intuito, vivendo presso di Lui,
i giorni cattivi che pur dovevano venire,
ed è presente appena c'è da dividere con Lui,
non la gloria di un trionfo, ma l'amarezza di un martirio.
E' la Madonna, la Madre :
ai piedi della croce ella vede, ella aspetta, ella sa.
Maria è il conforto del suo dolce nato, crocifisso;
è anche uno strappo più grande al suo cuore di figlio.
Anche a lei Gesù, vuol lasciare qualcosa:
nel discorso ultimo, nel testamento supremo non ha parlato alla Madonna.
Aspettava forse un momento anche più sacro, anche più solenne....
Dalla croce Egli ha dato agli uomini il perdono,
ha dato al ladro pentito il suo regno.
Che cosa darà alla Madre ?
Ella non ha davvero bisogno di perdono, l'Immacolata,
ella può dire che il regno del Figlio è già il suo regno....
Il Figlio sta per morire e pensa a Lei cui tutto è tolto.
Sa come nessuno, che cos'è per Maria lo strazio di quella separazione,
e vorrebbe darle un sostegno, un conforto, un cuore degno del suo.
C'è ai piedi della croce, uno che ha avuto tutta la sua predilezione,
perchè era semplice, limpido, vergine.
E' come la grande ricchezza di Gesù.
E Gesù guarda a Giovanni e in quell'ora suprema, consacra quella purezza a Maria :
" O Donna, ecco d'ora innanzi tuo figlio..."
e a Giovanni: " Ecco tua Madre !
Ecco la Madre che io do a te, a te per tutti, vicini e lontani,
per quelli dispersi nel mondo, per questi che qui le crocefiggono il Figlio.
E' il mio tesoro, lo affido a te per tutta l'umanità,
perchè trovi in Lei ogni grazia di purezza e di amore.
Ed ella riconosca i suoi figli in tutti i miei fratelli redenti."
E la Madre del Crocifisso, è diventata la Madre dei crocifissori.
Il cambio è desolante.
Ma la volontà di Gesù è tutto per Maria,
e Maria abbraccia in Giovanni i carnefici del suo Figliuolo.
La Madonna abbraccia noi.
Chi di noi non serba sulle mani le tracce del sangue di Cristo ?
Pilato aveva detto con bugiarda e sfacciata presunzione:
" Io sono innocente del sangue di questo giusto !"
E la frase stessa era la sua accusa.
Chi di noi è senza peccato, chi di noi non si è armato di spine e flagelli contro Gesù ?
Eppure, presso di Lui abbiamo nella Madre sua, la più dolce, la più eloquente avvocata.
Non saremo mai abbastanza grati a Gesù, abbastanza riconoscenti a Maria.
Un amore come il loro non sarà mai raggiunto.
Amiamo Gesù, amiamo Maria, non riusciremo mai ad amarli quanto meritano.
E per amarli diventiamo santi;
la santità è l'amore più forte di tutti.
lo sanno le Anime del Purgatorio che si purificano dolenti,
piangendo sul martirio di Gesù, sul martirio di Maria.
Potessero tornare nel mondo !
Sarebbero le più sante figliuole della Madre di Dio...
O Gesù, o Maria, grazie del vostro dono,
grazie di avermi amato fino alla croce, per farmi vostro.
Potessi dar vita nel mio cuore a tutte le soavi virtù che resero santa la famiglia di Nazaret !
Stando vicino a me voi dimentichereste le asprezze della croce,
voi le benedireste e mi benedireste.
Dammi questa gioia, o Gesù;
dà questa gioia alla tua Vergine Madre !

IV
L'Abbandono

" Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato ?" Mt.27,46
Preziose parole tutte queste di Gesù che vengono da così grande tormento !
Aveva parlato tanto il Signore nei tre anni di vita pubblica;
aveva parlato come nessun'altro.
Era il Verbo di Dio che è luce e inondava il mondo di luce.
Sulla croce, che le tenebre fasciano, la luce diventa fulgore.
Gesù, è così spossato, sfinito, ma il martirio si prolunga e incrudelisce.
Il condannato divino, parla tuttavia dalla cattedra sublime,
quasi raccogliendo le forze estreme.
Ha parlato agli uomini, ma questi alzano le spalle....
Ha parlato alla Madre,
ma egli sente che rivolgendosi ancora a Lei, le spezzerebbe il cuore.
E allora guarda il cielo e grida al Padre:
" Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato ?"
E' il momento più tragico della crocifissione,
sembra quasi che il Figlio sia violentemente staccato dal Cuore del Padre.
E' così acuta la lama di dolore che trapassa l'anima di Cristo
che Egli si vede isolato, in un abbandono di morte.
La terra, sì, doveva abbandonarlo, per essere salva,
per correre poi a Lui come si corre al sole dopo che l'inverno è passato...
Ma il Cielo ?
E Gesù sente come precipitare la sua agonia.
" O Dio, perchè mi lasci così solo ?
Non sono più io l'Unigenito tuo, nel quale avevi posto ogni compiacenza;
non sono più io il Figliuolo, che compie docile l'opera del Padre;
non sono più io con Te, una cosa sola ? O Dio, O Padre !"
E' il martirio dell'abbandono;
lo aveva voluto dai suoi discepoli, lo vuole dal Padre suo.
Sarà stato un attimo, un'ombra,
ma anche quest'ombra è passata sul Cuore del Figlio di Dio,
per consolare le anime in tutte le povere ore desolate.
Anche Egli ha visto il cielo come chiuso,
come di piombo, sull'arsura della sua anima conturbata,
solo, alla lotta ultima, solo, al dolore più grande....
Si è visto lebbroso, reietto anche agli occhi del Padre.
Mentre l'anima singhiozza al grido del Martire
e rimane dubbiosa di fronte alla severità del Padre, come deve sentire,
sul cuore agonizzante di Gesù, meno duri, meno soli, i suoi continui abbandoni.
Non c'è anima che non la conosca, questa arda, arsa, bruciante solitudine di morte.
Chi ha cuore, chi sente, deve averla provata e deve avere intuito lo strazio di un'agonia.
Così e più di così ha sofferto Gesù.
Ebbene rallegriamoci : beato Gesù, beati noi !
Non c'è momento in cui si sia più potenti sul Cuore di Dio.
Nessuna voce di Gesù salì al Padre così vittoriosa
come il grido amaro che Egli gettò dalla croce.
Quel grido non era il segnale dell'abbandono, ma piuttosto
la sconsolata riprova che il Padre era con Lui sempre e più di sempre.
E'una grande lezione:
il Signore non ci ama mai tanto come quando soffriamo,
perchè nel dolore si raggiunge appunto la pienezza della vita.
Nulla in questo mondo, è fecondo come il dolore.
Ed è felice chi sa amare Dio non per la dolcezza della pietà,
non per la soavità dell'unione con Lui,
ma per l'amarezza santa che sgorga dal suo Cuore piagato,
per lo sconforto dell'abbandono, per il martirio della croce.
L'amore è vivo dove è vivo il dolore.
L'Amore è vivo nel Purgatorio, dove si soffre tanto.
O Gesù desolato, io dimentico i miei abbandoni
per ricordarti l'abbandono delle tue figliuole nell'espiazione dell'altra vita.
Anch'esse gridano a te, martirizzate, come Tu gridavi al Padre; acolta il grido, o Martire !
Abbrevia il martirio; hai tanto penato, nel tuo dolore c'è ogni ricchezza di riparazione.

V
La Sete

" Ho sete!" Gv.19,28
Avviciniamoci ancora di più, se è possibile, alla croce di Cristo.
La sua voce è tanto affievolita dal martirio, che si può appena udire.
Ed è tanto il rumore e la confusione della gente ubriaca
che si diverte a questo spettacolo di morte.
Gesù sente che l'agonia si avvicina con ultima raffinata tristezza.
La febbre lo divora, come se un incendio gli accendesse e l'anima e il corpo.
Sulla croce, non trova riposo: è letto duro, inumano, la croce...
Un pò di refrigerio !
Chissà, forse i suoi carnefici si commuoveranno,
forse ora non risponderanno più con un sorriso al suo grido infuocato.
E aprendo gli occhi, su cui si stendono le prime ombre di morte, supplica :
" Sitio ! Ho sete...."
E i soldati gli porgono su di una canna, una spugna imbevuta di aceto e di fiele.
Ma Gesù non volle bere.
Ne aveva già tanto di amaro nel suo povero cuore
e di tanta asprezza gli avevano sparsa la via.
La misura era colma, traboccante.
Eppure il suo Cuore si era aperto a tutti come fontana d'acqua vivace.
Eppure Egli aveva compreso la sete degli uomini e in un giorno solenne li aveva invitati:
" Se qualcuno ha sete, venga a me e beva "; e un giorno a ad una misera peccatrice
Egli aveva promesso l'acqua della grazia che tocca le altezze del cielo e fa vivere.
Perchè il mondo gli risponde così ?
Non ricordano più il bicchiere d'acqua offerto al povero,
che è grazia di ricompensa divina, nel cielo della gloria ?
Sitio ! Ho sete...e l'aceto inasprisce e il fiele avvelena d'amarezza.
Ed Egli si è mostrato mite e dolce di cuore con tutti,
e più di tutti con i poveri e con i peccatori.
Perchè trattarlo così ?
E nell'agonia che lo soffoca, le sue labbra ripetono sommesse il sospiro del Profeta :
" La mia anima brama come il cervo una limpida sorgente;
la mia anima ha sete di te, o Dio forte e vivo..."
La sete di Gesù era soprattutto una sete di anime,
un desiderio cocente di vedere le anime abbandonare le vie del peccato
ed entrare risolute nel cammino della grazia.
La sua sete era la preghiera al Padre,
perchè le sue anime smettessero di bere alle sorgenti inquinate del mondo
e si accostassero sitibonde al cuore che è vena perenne di limpidissima acqua.
Chi non sente nel cuore la sete che arse il Signore,
non ha compreso e amato la passione di Cristo.
Sitio ! è il grido che infiammò tutti gli apostoli, tutti i santi
e li mosse all'amore di Dio, alla salvezza dei fratelli.
Dobbiamo aver sete di Gesù, come Gesù ha avuto sete di noi.
Oh ! La sete che tormenta nel fuoco dell'espiazione le povere Anime del Purgatorio !
Ora esse sentono ardente la sete del Signore,
e la parola della sua agonia è il sospiro di ogni loro istante.
Hanno sete, tanta sete....
Ma l'acqua viva, non zampilla ancora.
O Signore, per esse che ti dettero forse un giorno aceto e fiele,
io ti offro, povero come sono, le mie piccole opere di carità.
Dammi dei tuoi doni, perchè io sia più ricco nell'offerta per loro
e per le altre anime che corrono pericolo di perdizione.
Che io le possa condurre alla sorgente che disseta in eterno
e che anch'esse sentano la sete di dare refrigerio alla tua sete, o Signore !

VI
La Consumazione

" Tutto è consumato!" Gv.19,30
Che cosa manca ancora al suo dolore, perchè Gesù chiuda gli occhi e muoia ?
Ha dato tutto, si è dato tutto, in un martirio che stupisce il cielo e la terra.
Dopo il colloquio con la samaritana, la peccatrice,
i discepoli si meravigliarono che Egli rifiutasse ogni cibo.
E il Maestro :
" Il mio cibo, è fare la volontà di Colui che mi ha mandato, perchè io compia l'opera sua."
E forse allora i discepoli non intesero pienamente il senso di quelle parole.
Ora tutto si fa alla luce :
"Consummatum est; Tutto è compiuto.
Come sempre, o Padre, non ho cercato che la tua volontà.
Ho detto il mio fiat alla pienezza del dolore,
ho bevuto sino all'ultima stilla il calice amarissimo ;
ho tutto accettato in una gioia dolorosa di riparazione.
Davvero le lacrime sono state il mio pane quotidiano, di giorno e di notte;
e gli uomini hanno deriso il mio pianto, hanno insultato il mio amore.
Tu, Padre, hai visto; il mio amore è perfetto verso di te,
perchè è stato perfetto il mio dolore..."
Nel Cuore di Cristo la tempesta dell'abbandono e della sete si è calmata.
Gesù ha vinto tutto, con l'amore devoto alla volontà del Padre,
che gli fa scorrere nelle membra mortificate come un brivido di gioia.
La gioia della fedeltà, la gioia di aver tutto sofferto per colui che si ama.
C'è in questa grande parola come un primo giocondo barlume di vittoria,
come un accorrere premuroso del Padre al lamento dolcissimo di pochi momenti prima,
alla sete che ha martoriato il Figlio.
" Tu sei il mio Figliuolo, io ti ho generato nei secoli eterni !"
Oh, la morte che sta lì in agguato può prendere possesso del povero corpo disfatto;
ma il suo è il trionfo di un giorno, la sconfitta sarà eterna.
Così l'opera del Figlio di Dio incarnato è compiuta davvero.
La parola di Dio, il sacrificio di Dio ha vinto il peccato e la morte.
E invano Satana va, leone ruggente, in giro per il mondo.
Nessuno sarà sconfitto, a meno che non lo voglia.
La croce di Cristo è ricchezza di vittoria per tutti.
Ma pochi pensano alla croce e al Crocifisso;
pochi ripetono a se stessi :
" Gesù ha compiuto per me, l'opera sua;
io non voglio che il suo sangue abbia inutilmente lavato l'anima mia !"
E allora ?
Il Figlio di Dio vide gli ingrati, gli stolti dalle altezze della croce;
li vide e fu come un incrudelire di dolore,
come se le spine e i chiodi si fossero animati a rendergli più lacerante il supplizio.
Come siamo crudeli quando per una soddisfazione di fango, per un trionfo d'orgoglio,
sperperiamo la vittoria del dolore e dell'amore !
Beato invece chi, nel giorno ultimo, chiudendo in pace gli occhi,
può dire al Figlio con cuore sereno :
" O Gesù, anch'io con te ho compiuto l'opera tua, aprimi il tuo Cuore in eterno !"
O Gesù, le Anime del Purgatorio, ancora non hanno perfettamente compiuto l'opera tua.
Hanno perduto tempo nella vita mortale,
non hanno abbastanza apprezzato la grazia, il sangue tuo.
Ora soffrono e chiamano.
O Signore, per la tua parola di fedeltà e di sottomissione al Padre,
affretta la loro purificazione.

VII
In Dio

" Nelle tue mani consegno il mio spirito." Lc.23,46
E' l'ora.
Ora grande nella storia delle anime,
nella storia dell'amore di Dio per l'uomo.
E' passato di poco mezzogiorno:
il sole dovrebbe risplendere infuocato sull'universo
e invece tenebre dense fasciano il mondo minacciose.
La natura ha fremiti di rivolta, quasi di protesta.
Sulla croce, il profilo di Gesù si disegna a stento, livido, disfatto.
Un senso di stupore e di spavento serra la folla come in una morsa.
Si fa un silenzio strano; a momenti, schianti di tuono
e poi un mormorio confuso, lontano, il mare in tempesta.
In questo silenzio fosco, all'improvviso, con voce potente, Gesù manda un grido,
l'ultimo : " Nelle tue mani, o Padre, raccomando lo spirito mio."
E reclinato il capo, muore.
Grido forte e pure tanto soave.
Delicatezza amorosa verso il Padre,
esempio sereno ai figli, ai fratelli che dovevano morire.
La morte è un rimettere lo spirito, l'anima nelle mani del Padre.
Dolcissima cosa per chi la guarda e la sente così.
In manus tuas ! Come il bimbo si addormenta lieto e sicuro nelle braccia materne,
così l'anima cristiana si affida serena al Cuore di Dio.
Se martirio esiste al mondo, il Figlio di Dio ha conosciuto tutto il martirio.
Se ingiustizia si è compiuta, Gesù ha subito l'ingiustizia più iniqua di tutte.
Se l'amore fu mai ripagato con l'odio, nessuno conobbe più odio di quello che uccise Gesù.
E Gesù morente, trova nel suo Cuore soavità di rassegnazione:
" Padre, ho sofferto tanto, ho sofferto tutto, mi rimetto a te. Io ti amo, o Padre !"
E la morte non gli fa paura: è la grande liberatrice.
Echeggiano per i cuori fedeli le parole della vigilia dolorosa:
" Uscii dal seno del Padre e venni nel mondo, lascio il mondo e ritorno al Padre."
Dopo umiliazioni, lacrime e croce, è dolce il riposo di Gesù:
è la trepida attesa della Risurrezione.
In Dio è il nostro riposo.
Guai, se quaggiù la vita non fosse tronacata dalla morte !
In questo mondo di peccato, invano l'uomo va ramingo cercando un nido di felicità.
L'uomo in terra, vive per morire.
Chi non lo vuol comprendere è già morto, e non gusterà la vita eterna.
Vive per sempre chi si prepara a ben morire,
chi può ripetere in umiltà di cuore le supreme parole di Gesù Cristo :
" O Padre, alle tue mani affido l'anima mia."
E se l'anima fece ingiuria al Padre, e fu a Lui argomento d'amarezza e di lacrime ?
Come raccomandare a Dio una vita che fu quasi una corsa alla morte ?....
Oh ! Facciamo cuore.
Gesù è venuto al mondo perchè i suoi avessero vita sovrabbondante !
Badiamo solo di non uccidere la Vita.
Tremende parole quelle di Pietro agli ebrei increduli :
" Avete rinnegato il Santo e il giusto, lo avete posposto a un assassino;
avete ucciso l'Autore della Vita !"
E se queste parole fossero rivolte a noi sulle soglie dell'eternità ?
Il Signore disperda da noi questa condanna !
O Gesù, crocifisso e morto per me,
non fare che risuoni acerbo ma giusto il tuo giudizio.
Salvami, o Signore !
Ch'io viva della tua parola e del tuo esempio, ch'io possa minuto per minuto
affidare al Padre il mio spirito in pace, incontrando come te serenamente la morte.
E permetti che io ti ricordi anche con maggior cuore,
coloro che son morti nel tuo bacio, o Gesù.
Si sono raccomandati a te in cui soltanto è salvezza.
Tu sai da quanto soffrono; per il tuo ultimo sospiro,
abbrevia i loro gemiti e conducili beati nel seno del Padre ! Così sia.

Il Figlio di Dio
" Davvero costui era Figlio di Dio !" Mt.27,54
La natura che ha risentimenti spaventosi di minaccia,
mentre i crocifissori tremano e fuggono,
dà al centurione e ai soldati romani un'ultima spinta alla piena confessione
della divinità di Gesù Cristo.
Noi che crediamo in Lui, amiamo invece rifugiarci nel costato aperto del Crocifisso,
quasi per scoprire meglio le delicatezze ineffabili del suo amore dolorante,
e nasconderci in Lui, dopo esser morti a questa vita,
fatta di materia e di peccato, alla quale il mondo si attacca disperatamente.
" Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio."
Nascosti in Dio, noi vogliamo,in questa nostra aspettativa,
meditare e vivere le immense parole di Gesù sulla croce.
Già le folle avevano detto :
"Nessuno ha mai parlato come quest'uomo !"
Quest'uomo, il Figlio di Dio, ha trovato poi sulla croce,
nelle strette di tutto il dolore che il mondo è capace di contenere,
le più sante, le più divine parole da lasciare agli uomini suoi fratelli, fatti eredi
di gioia eterna, nello strazio inumano da Lui voluto e benedetto per la loro salute.
Perdono al mondo che pecca;
Paradiso al mondo che si pente;
una Madre, la sua stessa Madre, al mondo che le crocifigge il Figlio;
il conforto al mondo che lo ha vilmente abbandonato;
l'acqua della vita eterna al mondo che gli ha offerto aceto e fiele;
la redenzione al mondo che gli ha preparato la croce;
la vita al mondo che gli ha dato la morte.
Non solo nello schianto e nella rivolta della natura, che vede martoriato il suo Autore,
ma più luminosamente, più divinamente nella carità di queste estreme parole,
Gesù è davvero il Verbo di Dio.
Come hai parlato, o Signore !
Di quali pene, di quali difficoltà potrò spaventarmi ?
Come dubitare, come temere ?
" Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta:"
Ripetimi sempre quelle stesse parole, consacrate dalla tua agonia,
ripetile con le tue labbra morenti, col tuo sguardo velato,
sotto la corona sanguinante delle spine...
Quanto ho bisogno di sentire la tua voce, tra le voci fallaci e bugiarde degli uomini.
Quanto ho bisogno che il dolore che non mi spiego trovi la sua spiegazione
nel tuo dolore che Tu non meriti.
Tu sei santo, innocente, senza macchia !
Ma io, io, o Gesù, sono tutta una misera cosa,
che non ardisce di guardare alla Maestà infinita di Dio, che pure mi è Padre.
Non oso. Anch'io, peccatore poverissimo, mi batto il petto, piangendo.
E guardo a te, fratello e vittima.
Ti vedo così povero, così solo, così dolorante.
In te, morente respiro, in te, morto, rivivo, in te, sepolto, riposo.
Signore, toccami il cuore, vincimi e salvami.
Hai vinto, così, col tuo dolore amante, le Anime del Purgatorio:
la loro purificazione è nel ricordo, nel merito della tua passione.
Meditano anch'esse le tue ultime parole.
Dì a loro, oggi, dì a me un giorno:
" Io sono la tua salvezza !"
Allora sarà il Paradiso !

Padre Gilla Gremigni m.S.C. (1933)

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Piccola biografia in memoria del caro zio Gilla
Mons. Gilla Vincenzo Gremigni


Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato ?   Gv.18,11 La Via Crucis


Il mio Regno non è di questo mondo.  Gv.18,36
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