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I Giocattoli di Marinella
Maria G.

Quando la conobbi, Marinella aveva quattro anni e parlava spesso
con molto piacere dei suoi animali che costituivano il suo piccolo giardino zoologico:
un cane, un gatto, una tartaruga, un canarino, un fringuello
e dei girini che vivevano in un barattolo di acqua.
Possedeva anche molti giocattoli che popolavano la sua cameretta.
Ella lavava le sue bambole, ne pettinava i bei capelli morbidi, cambiava loro gli abitini,
le adornava, faceva il bucatino della biancheria, riordinava la casetta.
Tra i giocattoli aveva una serie di animali di stoffa: orso, cane, coniglio, Bambi, Topo Gigio,
per cui era sempre in gran da fare ed in lieta compagnia.
Quando era stanca di giocare metteva ogni casa al sua posto.
Al termine della giornata che ella riempiva di sogni e di fantasie divertenti,
anche nella sua cameretta scendeva la notte.
Marinella metteva a dormire bambole bionde, brune e rosse, bamboline varie e bambolotti;
sistemava ogni grazioso animale con premura.
Nelle notti di luna, attraverso le imposte aperte, penetrava un fascia di luce
che si disegnava sul pavimento e andava a posarsi delicatamente sui giocattoli.
Si sa, la luna è sempre un po' curiosa, ed ama visitare i bimbi mentre dormono.
Allora avveniva una cosa meravigliosa: Marinella si svegliava
perché sentiva un chiasso da morire, un vero pandemonio!
Accendeva la luce, si alzava e vedeva tutti i suoi giocattoli divenuti vivi e veri:
si muovevano, parlavano, danzavano, ridevano e facevano un baccano d'inferno.
L'orsacchiotto Turchio ballava reggendo con la zampa una coppa di spumante,
Topolino suonava la fisarmonica, Bambi faceva le capriole,
il coniglietta giocava a rimpiattino con il barboncino nero,
le bambole danzavano e si divertivano un mondo.
Il cane Fuffi, dritto sulle zampe, passava reggendo con i denti un piattino.
Quando poi dallo scaffaletto scendeva Topo Gigio, le diavolerie aumentavano.
Tutti gli facevano festa, e la baldoria continuava fino all'alba.
Col chiarore del giorno la luna scompariva, i giocattoli tornavano al loro posto
e la mattina la bimba li trovava tutti muti e buoni come fossero in una vetrina di negozio.
Del chiasso della notte non vi era alcun segno.
- Topo, sei sceso questa notte a ballare? -- ella chiedeva. Ma Topo Gigio non rispondeva.
Buck, il barboncino, non scodinzolava, Turchio non ballava, Bambi non faceva le capriole,
Fuffi se ne stava accovacciato nella sua cuccia.
- Oh! , siete tutti morti ? -- insisteva la bimba incredula.
Poi rivolgendosi alla bambola che si pavoneggiava in un bel vestito di seta.
-- Stella, sei stata al ballo questa notte? - Ma questa la guardava col sorrisetto
sempre uguale e non batteva le lunghe ciglia.
Anche il bambolotto Brunetto stava li impalato come un soldatino sull'attenti.
I1 coniglietto Stornello e lo scoiattolo Coda di volpe la guardavano quasi con curiosità,
e la bimba non riusciva a comprendere cosa mai avvenisse nella sua cameretta
in quelle belle notti chiare, piene di un dolce mistero.
Una mattina Marinella decise di raccontare tutto alla mamma.
- Hai fatto proprio un sogno divertente!, --- le rispose questa;
ma la bambina non ne fu persuasa ed a scuola raccontò anche ai compagni la bella storia
dei suoi giocattoli magici che di notte diventavano bimbi veri, bestiole vere,
che ridevano, ballavano e facevano baldoria. Essi l'ascoltarono con meraviglia, e poi....
- Ma che ne fai di questi giocattoli fatati? -- le chiesero. - Me ne regali uno?
- Danne uno anche a me! Voglio vedere cosa succede a casa mia - propose il più furbo.
Ella però non promise niente a nessuno.
Si avvicinava intanto il Natale e da per tutto si sentiva l'entusiasmo della festa vicina:
gli abetini entravano nelle case per la gioia dei bimbi. Nelle chiese si preparava il Presepe.
Una sera Marina, attraversando la piazza principale della città, ebbe una lieta sorpresa:
nel centro di essa era stato situato un grande abete, con bei rami spioventi,
adorno di festoni, palloncini variopinti, luci colorate che si accendevano e si spegnevano.
Tutta la piazza era nella penombra; soltanto l'albero brillava.
- Perché quell'albero lì? - chiese la piccina.
- Per il Natale dei poveri - spiegò la mamma.
- Possiamo offrire vestitini, scarpette, sciarpe, berretti, giocattoli, torroni.
Gesù Bambino, che è nato povero in una mangiatoia,
è più contento se nel giorno della sua festa anche i bimbi poveri sono felici.
Marina, stringendo la mano della madre e trattenendola per guardare meglio:
- Mamma, posso dare Stella o Marilena? Oppure il cavallino che trotta, l'orsetto bruno e il coniglietto?
- Quello che vuoi, cara - rispose la madre.
Il giorno seguente esse posarono ai piedi dell'albero un grande pacco.
Le bambole meravigliose di Marinella e tutti gli altri giocattoli
che nelle notti di luna facevano insieme il girotondo, le capriole e la baldoria,
nella notte di Natale dormirono tranquillamente fra i rami del grande abete,
sparsi qua e là fra le luci rosse, blu e gialle. Anche Marina dormì un sonno tranquillo.
In quella Notte Santa, mentre le campane annunziavano la mezzanotte,
la neve soffice e bianca cadeva dolcemente, silenziosamente,
sui rami dell'abete e come una fata misteriosa, con la magia delle sue mani,
faceva ogni cosa più bella, mentre Gesù Bambino sorrideva dall'umile capanna del Presepe
ed i bimbi, nei loro lettini, sognavano cose meravigliose.

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Le trovate sul simpatico sito
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