FAUSTO LEALI |
Nato a Nuvolenta, nel bresciano, nel 1944, da una famiglia di umili origini, Leali fu fra i primi in Italia a introdurre il genere Beat. Iniziò ragazzino a lavorare ma fu presto attratto dalla musica, in particolar modo dalla chitarra. Ben presto si impratichì notevolmente e si sentì pronto ad affrontare il pubblico esibendosi come intrattenitore musicale nelle balere, cantando i successi del momento e i brani tradizionali adatti al pubblico di quel genere di locali. Dopo poco tempo si accorse di aver bisogno di un complesso che lo accompagnasse e formò i Novelty, che furono la sua ombra fino alla metà degli anni ‘60. Il gruppo, oltre che da Leali, risultava composto da Gianfranco Lenti (basso), Piero Braggi (chitarra elettrica), Delio Ombrella (batteria), Gianfranco Raffaldi (organo e piano). Finalmente, nel 1962, Leali riuscì ad ottenere un contratto discografico per l’etichetta Musica e, nel luglio dello stesso anno, fece la comparsa sul mercato il suo primo 45 giri, che lo ritraeva, giovanissimo e sorridente, in posizione “rocchettara” con tanto di chitarra a tracolla. I due brani avevano per titolo Un bacio e poi e Giochiamo all’amore, due motivi orecchiabili, ben cantati e con timide “svisate” chitarristiche. Neanche il secondo disco raccolse i favori del pubblico, nonostante contenesse un singolare rifacimento di Portami tante rose. Ma il vero momento importante per Fausto Leali fu nel luglio 1963, quando per l’etichetta Jolly uscì il suo terzo singolo, pietra miliare del beat italiano: il 45 giri conteneva una personale versione di Please please me dei Beatles che, pur mantenendo lo stesso titolo, era cantata in italiano. Sempre nel ‘64, uscì un’altra cover del quartetto di Liverpool, Lei ti ama, ovvero She loves you. Ma Fausto Leali, che era stato il primo a cimentarsi in soluzioni musicali dal timbro Beat, quando il movimento prese piede ne restò praticamente tagliato fuori, non capito e supportato dalla casa discografica. Ci fu perciò un’inversione di rotta, proprio nel momento in cui Leali e i suoi Novelty avrebbero dovuto “spingere” il nuovo genere rivoluzionario, cosa che iniziò a tagliarli fuori dal nascente movimento Beat. Ma nel 1965, Leali e i Novelty presero parte ad un evento eccezionale: il concerto dei Beatles, tenutosi al Velodromo Vigorelli di Milano. Il concerto era strutturato in due tempi: nel primo suonavano gli emergenti e nostrani complessi Beat (Leali col suo gruppo presentò Portami tante rose e La campagna in città), nel secondo, tra i boati dei ragazzi yé-yé, irrompevano i Beatles. Nel 1966 Fausto firmò un contratto con la RI- Fi e l’esordio per la nuova etichetta avvenne con un singolo eccellente, che presentava due cover di stampo diametralmente opposto: sul lato A figurava E’ solo un gioco, dal taglio ancora molto Beat, che era poi la versione italiana di Like a baby di Len Barry. Sulla facciata B, invece, era stata proposta Per un momento ho perso te, che Paul Anka, qualche anno prima, aveva lanciato in lingua originale col titolo di My heart sings. Il 45 giri riveste grande importanza per la carriera di Fausto Leali. Il brano del primo lato è il commiato del cantante dal Beat, che lo aveva spietatamente ripudiato, mentre Per un momento ho perso te rappresenta un’inversione di tendenza. Il disco ebbe un vistoso successo. Dopo un altro 45 giri passato praticamente inosservato (Mamma perdonami / E non lo scorderò), nel novembre del 1966 arrivò il successo strepitoso di A chi, versione italiana di Hurt, un pezzo americano. Sul retro della fortunatissima A chi, che raggiunse il 1° posto in un baleno, c’era una splendida Se qualcuno cercasse di te, cover di un magnifico brano degli inglesi Ivy League dal titolo Funny how love can be. Il successo di questo 45 giri durò così a lungo che A chi risultò il disco più venduto in assoluto di tutto il 1967. Leali nel frattempo aveva abbandonato i suoi fedeli Novelty per abbracciare la carriera da cantante solista. Nel 1967, per l’edizione del “Disco per l’Estate”, perfezionata la sua metamorfosi musicale (la voce nel s’era fortemente arrochita e presentava dei contorni corrosivi), Leali incise un brano eccellente, tutto intriso di soul, che esaltava al massimo le dilatazioni canore del cantante: Senza di te, un pezzo urlato e vissuto. Ottima anche la sua personale versione della stupenda A whiter shade of pale dei Procol Harum. I successi intanto si accavallarono, tanto che la fama di Leali diventò straripante: nel 1968 partecipò al Festival di Sanremo, in coppia con Wilson Pickett, uno dei colossi del Rhythm’n’Blues. La canzone presentata dai due artisti era Deborah e, nonostante si classificasse solo al 4° posto, furono in molti a dire che avrebbe meritato di vincere. Leali si consolò chiedendo a Pickett di fare da padrino per il battesimo della figlia, chiamata appunto Deborah, avuta da Milena Cantù, l’ex fidanzata di Adriano Celentano che incise anche dischi come Ragazza del Clan. Nel settembre del ‘68 Leali fu nuovamente primo in classifica con la struggente versione di Angeli negri, che un vero nero aveva interpretato circa otto anni prima: Don Marino Barreto Jr. Se la versione del compianto cantante di colore era aggraziata, quasi sussurrata, quella di Leali era devastante, cantata con una voce che sembrava scorrere su dei fogli di carta vetrata, e della più spessa. Inarrivabili dilatazioni canore dimostravano quanto la voce di quel magnifico “negro bianco” non avesse limiti. Verso la fine degli anni ‘60, ottenne anche un discreto successo con E’ colpa sua (sul retro figurava la ottima Chiudo gli occhi e conto a sei, cover di I dose my eyes and count to ten di Dusty Springfield). NeI 1969 partecipò al “Disco per l’Estate”, dove interpretò Tu non meritavi una canzone e al Festival di Sanremo, in coppia con Tony Del Monaco, con il brano Un’ora fa. Un pezzo che, sebbene non si adattasse alle sue capacità canore, Leali interpretò alla grande, ottenendo un grosso successo di pubblico. In seguito ritornò altre tre volte alla manifestazione della città dei fiori, entrando quasi sempre tra i finalisti, senza però piazzarsi tra le prime tre posizioni: nel 1970 con Hippy, assieme a Carmen Villani, nel 1972 con L’uomo e il cane e nel 1973 con La bandiera di sole. In seguito, la carriera di Leali continuò spedita e i suoi successi si susseguirono anche negli anni ‘70 e ‘80, tanto che nel 1987 partecipò al Festival di Sanremo con l’eccellente Io amo e nel 1989, insieme ad Anna Oxa, vinse la manifestazione con Ti lascerò. |
DISCOGRAFIA 1964-1981 - LP1964 FAUSTO LEALI (Jolly)
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