IL
CANZONIERE DEL LAZIO
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Gruppo molto importante per il percorso musicale compiuto, per l’evoluzione stilistica e musicale che, partendo dalle canzoni tradizionali del Lazio, apre la propria indagine, dapprima alle tradizioni di altre regioni italiane come Puglia, Campania e Sardegna, fino a quelle siciliane e africane che si ritrovano nell’ultima fase del gruppo. La vicenda del Canzoniere del Lazio è quindi una delle più affascinanti ed emblematiche per capire il percorso seguito dal folk revival negli anni Settanta. Il gruppo nasce a Roma nel 1972 con l’intento di operare come collettivo di ricerca e riproposta della musica di tradizione popolare, attraverso un grande lavoro di ricerca e documentazione politica su materiali provenienti dall’ambiente proletario e contadino, a stretto contatto con il Nuovo Canzoniere Italiano e in collaborazione con Alessandro Portelli, studioso e ricercatore, cresciuto nell’ambiente dell’Istituto Ernesto de Martino. Inizialmente il Canzoniere del Lazio, costituito da Piero Brega, voce solista, Francesco Giannattasio, organetto e percussioni, Sara Modigliani, voce e flauto e Carlo Siliotto, violino, chitarra e mandolino, era un gruppo prettamente acustico come si riscontra nel loro disco di esordio, Quando nascesti tune (1973), risultato di una forte coerenza con gli stili e le forme originarie della canzone di tradizione popolare. E un disco " svolta" dal punto di vista teorico, perché la sua nascita coincide con il momento più acceso del dibattito in corso nel folk revival fra "ricercatori" e "musicisti". I primi sostengono l’utilizzazione dei materiali “etnici” in una soluzione che non ne tradisca l’origine e lo stile, viceversa un’ampia schiera di musicisti sostiene l’utilizzazione di quei materiali a fini aggregativi e politici, recuperando così l’originaria funzione della musica di tradizione popolare, mezzo efficace per riuscire a costruire occasioni di incontri pubblici, festivi e politici. Una parte del collettivo del Canzoniere del Lazio a cui si sono aggiunti Luigi Cinque, sax, Gianni Nebbiosi, sassofono, Pasquale Minieri, basso, chitarra e mandolino, Giorgio Vivaldi, percussioni, spinge ancora più avanti l’impegno per investire in un progetto che ha l’obiettivo di costruire una nuova musica che affonda le sue origini nella tradizione popolare e sia espressione dei nuovi bisogni tipici della cultura giovanile metropolitana. Nasce così Lassa sta la me creatura (1974), un disco storico per lo sviluppo della musica popolare in Italia che si affianca a quelli che contemporaneamente stanno realizzando altri gruppi partiti dal rock, come gli Area. Lassa sta la me creatura sancisce la rottura fra i ricercatori ortodossi e i musicisti “innovatori”, ma contribuisce ad animare una sperimentazione realizzata con strumenti tradizionali insieme a quelli elettrici e l’improvvisazione diventa elemento base per la ricerca di nuove sonorità ed equilibri fra mondi musicali molto diversi, come il rock, il jazz, la musica contemporanea, la musica etnica. Il furore ritmico e vocale, straordinariamente espresso dalla voce di Piero Brega e dal virtuosismo dei musicisti, trova un ulteriore equilibrio nel successivo disco Spirito Bono, album che rappresenta al meglio la filosofia musicale del gruppo, in cui arriva anche la batteria di Piero Avallone e la chitarra elettrica di Peter Kaukonen che si occupa anche della registrazione e del mixaggio del disco. Questi primi dischi rimangono punto di riferimento per l’uso politico e musicale insieme del suono tradizionale, dove il canto dialettale e la strumentazione elettrica mantengono una magica anche se fragile coerenza. Il Canzoniere del Lazio raggiunge così una certa popolarità, soprattutto all’interno del movimento giovanile, ma prima della tournée che lo porterà in Africa, perde tre elementi importantissimi: Piero Brega, Francesco Giannattasio e Luigi Cinque. Della vecchia guardia rimangono solo Minieri, Vivaldi e Siliotto, l’unico superstite del nucleo iniziale. Nel febbraio del 1977, il Canzoniere del Lazio partecipa al VII Festival Internazionale della Canzone Politica a Berlino Est, ricevendo una calorosa e sentita accoglienza da parte del pubblico. In questa nuova fase del gruppo, in cui Clara Murtas diventa la voce solista, con Maurizio Giammarco al sax e Marcello Vento (ex Albero Motore) alla batteria, nascono due dischi: Miradas (1977), prodotto da Paolo Tofani, in cui sono palpabili le influenze africane, e Morra (1978), che presenta tre lunghissimi pezzi, che mettono in mostra tutto il potenziale artistico e l’originale idea musicale del Canzoniere del Lazio. È l'ultimo disco a nome Canzoniere del Lazio. In realtà un ultimo sussulto ci sarà nel 1978 con la realizzazione da parte di alcuni ex-componenti del progetto Carnascialia, dal nome di antiche feste pagane da cui trae origine il carnevale. Il progetto è opera di Pasquale Minieri e Giorgio Vivaldi e si risolve in alcuni concerti e in un disco a cui collabora tutta la crema dei musicisti attivi nel rock e folk revival più sperimentale di fine anni Settanta: Demetrio Stratos, Mauro Pagani, Piero Brega, Carlo Siliotto, Maurizio Giammarco, Clara Murtas, Walter Calloni, Danilo Rea. Carnascialia è il punto di approdo delle idee musicali del Canzoniere del Lazio e si apre ancora più a ogni influenza, realizzando una musica di fusione mediterranea dove trovano spazio la sperimentazione e i linguaggi della tradizione anticipando alcuni temi che saranno poi ripresi dalla world-music. Ma è una fiammata che dura poco, perché nel 1979 la formazione si scioglie. La musica raccoglie l’esperienza del Canzoniere del Lazio |
Discografia |
1973 - Quando nascesti tune (Dischi del Sole)
1978 - Carnascialia (Mirto/Phonogram) |