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Il Parco Nazionale della Maiella
(Testo tratto da: d'Abruzzo guide edizioni menabo')


Ad un osservatore distratto che la guarda da lontano, la Maiella può sembrare poco interessante per il suo morbido profilo a cupola appiattita, molto diverso dalle slanciate forme delle principali vette del vicino Gran Sasso. Ma, se ci avvicina, la Maiella mostra un aspetto decisamente più aspro e variegato. Specialmente il versante orientale, che da nord a sud appartiene completamente alla provincia di Chieti, presenta larghi squarci.
Valli, valloni e forre incidono profondamente la montagna che s'innalza bruscamente dai 400-600 metri delle colline circostanti.

In effetti, il massiccio della Maiella comprende varie decine di vette, tre delle quali superano i 2700 m, innumerovoli incisioni vallive e possiede la caratteristica di avere estesi pianori oltre i 2400 m, la cui superficie è maggiore di quella degli altipiani di tutte le altre montagne dell'Appennino messe insieme.

La Maiella, nonostante la sua forma arrotondata, è geologicamente giovane. Si stima che sia emersa definitivamente dal mare solo 5 milioni di anni fa, anche se la sedimentazione degli animali marini che formano le sue rocce calcaree era iniziata oltre 100 milioni di anni prima. Nelle formazioni rocciose è possibile trovare fossili di coralli, madrepore, rudiste, mummuliti, squali e di tante altre creature marine che una volta abitavano quel mare.

Dopo la definitiva emersione, gli agenti esogeni e le glaciazioni del quaternario esercitarono una potente azione modellatrice sulle rocce della Maiella. Sulla Maiella non ci sono più ghiacciai, ma solo nevai permanenti nelle valli più profonde e strette. Gli agenti atmosferici continuano ad agire anche naturalmente, sia in superficie che in profondità, favoriti dalla natura carsica del terreno. Rocce modellate o frantumate, doline, inghiottitoi, grotte, gole, letti di torrenti scavati nella roccia sono testimonianze eloquenti di questo incessante lavorio della natura.

La Flora

Per quello che riguarda la flora, la Maiella è di una ricchezza quasi unica. Più di 1700 piante trovano ospitalità su questo massiccio. A seconda dell'altitudine e dell'esposizione, si incontrano specie prettamente mediterranee come la ginestra, il leccio, l'orniello e altre che vegetano solo in alta quota come la stella alpina appenninica, l'adonide curvata e i caratteristici pulvini formati dalla Silene acaulis. Specialmente verso la fine della primavera e in estate la Maiella si ricopre di fiori di tutte le forme e colori.

Sbocciano l'elegante e rara Aquilegia ottonis, il papavero alpino, la soldanella, la genzianella, la pinguicola, la campanula, la peonia e tante varietà di orchiedee selvatiche compresa la quasi introvabile Scarpetta di Venere. La fascia altitudinale che va dai 900 ai 1800 metri è ricoperta in parecchie aree da grandi faggete che cambiano colore a seconda della stagione mentre sempre dello stesso colore, verde scuro, restano le estese formazioni di pino mugo che ricoprono vaste zone della Maiella. Molto comuni sono le macchie di ginepro rosso, ginepro comune e, più in alto, di ginepro nano.

La Fauna

La Maiella dà rifugio ancora a moltissimi animali anche se alcune specie sono presenti solo con qualche esemplare. Con l'istituzione delle varie riserve e adesso del Parco Nazionale della Maiella c'è la fondata speranza che tutti gli animali che vivevano su questa montagna potranno riconquistare un loro spazio vitale. Da qualche tempo sono cominciate operazioni di reintroduzione di alcune specie come il cervo nella riserva dell'Orfento, il capriolo nella riserva d fara S. Martino-Palombaro, e il camoscio d'abruzzo in quello della Maiella Orientale. Ma sulla Maiella trovano rifugio anche altri animali meno grandi come la lepre, la faina, la donnola, la martora, il gatto selvatico, lo scoiattolo, la volpe. Per quel che riguarda gli uccelli, la Maiella ospita numerosissime specie; almeno 300 coppie di Gracchi corallini. E' facile avvistare gruppi di coturnici. E' presente anche il raro piviere tortolino. E poi, fringuelli, sordoni, rondini alpini, passeri, crocieri, picchi muraioli, falchi pellegrini e alcune coppie di aquila reale che volano alte alla ricerche di prede.

La Maiella e l'Uomo

L'enorme mole della Maiella che domina la gran parte della provincia di Chieti è stata sempre una presenza importante, quasi viva, nella vita e nella cultura degli abitanti dei paesi che la circondano . Ed è per questo motivo che sono nate le espressioni mannaggia alla Maielle, pè la Maiella e la montagna viene chiamata Maiella Madre, quasi fosse una mamma, una nutrice. A proposito del nome Maiella, si può affermare che esso è molto antico, anche se le prime testimonianze scritte (Maiella, Magella) risalgono solo al secolo IX. Nel tempo sono state date varie spiegazioni ed interpretazioni della sua origine. Si è detto che deriverebbe dalla dea Maia oppure da maio, cioè maggiociondolo, pianta dai fiori gialli e semivelenosi comune su questa montagna. Secondo i linguisti Maiella deriva dalla radice oronimica mag cioè montagna, grande montagna. Da tempo immemorabile l'uomo ha frequentato questa montagna, come testimoniano i manufatti in selce ritrovati nella zona dei tre Portoni ad oltre 2500 m di quota. Questi reperti, risalenti a decine di migliaia di anni fa, dimostrano che già nei periodi interglaciali la Maiella era abitata da cacciatori di alta montagna. Dopo molto tempo, arrivarono i pastori, i taglialegna, i carbonai, gli agricoltori. Fino a poche decine di anni fa c'erano coltivazioni su varie zone. Solo pochi pastori ancora portano pecore e capre in montagna.

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