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I TESTI

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La ricerca della materia prima

Fino dal 1951 , a Castagnetoli, sei famiglie si dedicavano alla fabricazione e vendita dei testi e questa attività assumeva carattere artigianale, tanto che nessuna di queste famiglie si dedicava alla lavorazione dei campi. La tradizione orale e la testimonianza di Maria Cavicchioli concordano nell’asserire che l’arte della fabbricazione dei testi era patrimonio esclusivo di quelle sei famiglie e, più precisamente, delle donne. Gli uomini si occupavano dell’estrazione dell’argilla, della ricerca del legname per la cottura e della vendita (assieme alle donne) nei mercati e nelle fiere. L’argilla era prelevata in località Vai e Frascara: si facevano fosse profonde 5-6 metri e la terra estratta veniva ripartita in parti uguali tra i produttori di testi. In paese gli uomini effettuavano una prima ripulitura dell’argilla, asportando con zappe e bastoni gli abbondanti frammenti di steatite che, come dice Maria Cavicchioli, venivano venduti a Pontremoli per la produzione di talco. Una seconda ripulitura avveniva prima della preparazione dei testi, quando la terra, resa malleabile con acqua, era battuta con una spada di legno d’olivo e trasformata in palle conservate poi sotto stracci umidi.

Nel greto del fiume Teglia le donne si procuravano la calcite spatica (loc. Tàrsal), che veniva "cotta" sul fuoco e triturata con un macinello di pietra: questo minerale era adoperato come antiadesivo durante la preparazione del testo (si stendeva tra la forma di legno e l’argilla) e secondo l’informatrice, più se ne adoperava e più il testo manteneva il calore durante il suo uso.

LA MESSA IN FORMA E L' ESSICCAZIONE

LA COTTURA E LA COMMERCIALIZZAZIONE

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