un sogno

 

osservavo le ortiche.
stavano tutte intorno a me, ferme, che mi osservavano a loro volta. 
lo spazio era immenso, quasi ingombrante. capire, il solo orientarsi non era per niente facile.
volevo ma non riuscivo a muovermi. la paura. avevo ortiche davanti, tutto intorno me. sarebbe stato impossibile spostarsi senza essere punto. per questo avevo paura, o meglio, ero intimorito. preferivo perció stare lí, fermo come un sasso. ed é questo quello che sembravo: una pietra in una prateria, immobile, una foto di altri tempi.
la luce era diffusa, chiara, chiarissima. ma dava tutt'altro che fastidio, illuminava al puto giusto da far sembrare tutto un sogno. e forse forse lo era.
ma il punto qual'era? cosa mi stava succedendo. tutta la bellezza mi sembrava scomparire mentre allo stesso tempo comparivano strani dolori alle mie gambe. e non riuscivo piú a godermi quel paesaggio soltanto, sentivo di doverlo vivere, di dover cominciare ad esplorare, rischiando sofferenze atroci.
le gambe mi tremavano. gocce di sudore mi scendevano dalle tempie. la sopportazione. 
non stavo piú bene, soffrivo come una bestia adesso ma non riuscivo a fare un solo passo. loro mi osservavano ed il loro sguardi mi tenevano inchiodato sulla terra, inchiodato. sarei potuto morire. come certe volte che preferiamo cedere, addirittura ucciderci piuttosto che soffrire in maniera diversa, senza che ci rendiamo conto che stiamo giá soffrendo in una maniera o in un'altra. tutto ció é assurdo ma é cosí.
mai e poi mai avrei allungato un piede, una gamba. il dolore mi sembrava gá insopportabile. tutto era diventanto insopportabile. io stesso lo ero.
poi ad un tratto fiutai una nuova via di uscita. solo in un momento del genere avrei potuto soltanto pensare, soltanto darmi come possibilitá una cosa del genere. ma mi sembrava cosí naturale che non mi posi neanche troppe domande, non ero per niente preoccupato.
in quel momento sarei potuto morire. mi sentivo stranamente pronto. senza rancori, senza dubbi. era l'unica cosa che mi faceva stare ancora in piedi, una via di fuga: la morte. la speranza di continuare a decidere di fare qualcosa.
morire...un orrore sconosciuto ma cosí aprezzato.
morire... come una fuga da mondi di sofferenze. ma senza conscere il prezzo, senza conoscere il dolore della morte. e senza domandarselo. senza valutare ció che dobbiamo dare in cambio.
morire. come uno scandalo silenzioso. un'intima decisione. 
la morte nel silenzio di qualsiasi giorno ti puó venire in mente, nell'orrore di tutti i giorni puó essere paragonata ad un finale a lieto fine.
cosí chiusi i miei begli occhietti.
la decisione era presa. tutto era perfetto per quella scelta. la luce, io.
chiusi gli occhi. mi bagnai le labbra con la lingua, un'ultima volta e strinsi i denti. un'ultima volta. e poi...poi mi lasciai andare con tutto me stesso, come non mai.
mi lasciai andare e cominciai a precipitare. giú nel nero vuoto, nel buio privo di dolore e di sofferenze...giú