Tempi di racconti
Tempi morti.
In cui ti senti in dovere di parlare di confidare la tua povera e modesta mente. Subdola, soggiogata per sempre da altrui volontà o peggio non-volontà.
Già, è proprio questo il vero problema. Il fregarsene nel momento in cui tu non speri che il meglio, sogni, sogni troppo e voli alto. Ma poi cadi eccome se cadi.
Tanto succede sempre così, fuori e dentro, la fine è sempre la stessa. Cadi.
Ma nonostante questa morte certa senti solo un bisogno, quello di rompere i ciglioni alla gente con le tue paranoie, inutili paranoie. Sfogarti, la tua depressione che ti esplode dentro ed io cerco solo di contenerla, di limitarla se possibile. Dubito.
Adesso ho un implosione incredibile. Mi sento succhiare dentro, il mio sguardo stesso è ritratto dalla sua visuale, implodo, muoio e lo so.
L'idea di essere inutile, di essere trasparente ad occhi altrui uccide quando voli alto.
Eppure io avevo scoperto il trucco, il segreto: fregarsene sempre e comunque. Sempre e comunque.
Non che mi riuscisse bene ma almeno sopravvivevo e facevo anche la parte dell'abbattitore. Del killer.
Adesso un cecchino mi ha colpito in pieno, in pieno petto, sanguino ed implodo. Il mio sangue mi ha preso il cervello, la mente è incrostata nelle pareti sudice del cranio, spalmata lontana dalla sua volontà.
Ma torniamo alla non-volontà. La mia non esiste più. Neanche quella ebbene si.
Adesso che la non-volontà altrui si abbatte su di me e mi copre, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno. Ma nessuno è più stupido da ascoltarmi, le palle sono piene e gli anni sono alti, tutti invecchiati. I problemi crescono e non c'è più quella voglia di ascoltare, giusto così. Ma adesso sono io a morire. E nessuno mi allunga una mano per recuperarmi.
Io devo parlare io devo!.
Potere almeno urlare questo mio casino questa mia implosione silenziosa, questo mio morire al buio, morte dolorosa, la morte peggiore, la morte di tristezza.
Fiumi di sangue nei miei pensieri, il sangue è mio.
I fiumi sono miei. La mia morte è mia solo mia ma non voglio morire inosservato, almeno per un momento qualcuno provi pena, almeno per un istante qualcuno finga di preoccuparsi, perché io muoio, io nel gelo sparisco e mai più tornerò me stesso.
Salutatemi.
Suicidatemi.

giaco