Sai quanto mi c’è voluto.

E’ tutto così lungo qui. Sembra quasi infinito. Finto.

E me ne sento fuori, estraneo. Sogno ma non gioco.

Sfioro ma non tocco mai.

E non c’è nessuno che mi spieghi, qualcuno che me ne racconti. La realtà. Sì.

Senza uscire. Senza meta vera, solo di là. Non c’è realtà per me, non ci sarà mai nessuna verità.

Non esco. Non ne esco più. Il mondo così com’è non sembra fare per me. Voglio essere libero. Nella libertà.

E correre correre giù, nel blu. E poi buttarmi ad occhi chiusi al di fuori, dentro di me e di tutte le vere anime senza ritocchi. Perché fa solo male la materia, la cosa le cose con troppo senso di realtà, di valore.

Forse io che non tocco non apprezzo perché non potrei mai. Mai di cosa però se non attaccarmi ad una realtà artificiale se non superficiale di me. Di noi. Di tutti e purtroppo di nessuno. Mai.

Non ci tengo no. Sembra un rinunciare a me stesso e non ci tengo. Ora poi che ne sono uscito. Ora che IO ho capito. IO ne sono uscito e me ne vado. Solo forse. Ma mai più di tutti. L’ora pare arrivata per dirvi addio. Un saluto non basta mai per dimenticare il resto, ma come passo non può essere rifiutato. Quasi un’inganno direi. Una scusa per abbandonarci, mai sufficientemente. Un’invito ad essere seguito. Come un saluto un po’ diverso con uno strano senso dentro: un saluto e tu poi?. Quindi niente di ufficiale forse. Perché credi che tu non mi seguirai prima o poi. Allora niente addio è stato deciso. Ufficiosamente. Senza però perdere la sua importanza per non parlare della serietà di questa cosa. Perché io me ne vado –e voi?- e non per finta, aspettandovi –e tu?- senza mai voltarmi alla città-realtà.

È tutto così stranamente lungo quaggiù, lontano dal tutto che pare così morto di semplicità senza problemi. Con felicità. Infinita felicità del fuori, del distacco ad ogni sentimento pericoloso ed ingiusto: violento.

Forse non verrai mai, lo so. Non mi dispererò. Sarò più solo di voi e voi non lo sarete certo meno di me, in mezzo a milioni di persone, tutte indifferenti, tutte sconosciute. Ne avevo paura allora, dentro di loro. Giudicato e mai aspettato. Non riuscivo a proteggermi, sempre spaesato accanto ad uno sconosciuto. Qualcuno passava ed io morivo li, davanti ai suoi occhi. Ma nessuno mai si fermava e non so più quante volte sono morto di indifferenza ai piedi di un estraneo, nel giardino di qualche passante, nella cucina di qualche casalinga, affogato in una qualche piscina, sbranato in una cuccia, soffocato dentro ad un frigo, cotto dentro ad un forno, fucilato in un negozio, arrotato da qualche autobus di linea, morto di noia dentro ad una caserma.

Sono morto e adesso me ne tiro fuori da quest’aria di putrefatto che vige in città, in mezzo alla gente. In mezzo a chiunque abbia una qualche responsabilità anche remota ed inconscia di un sabotaggio verso società…..

Urlo dal dolore, perché tutto è insopportabile e trasparente contro ogni mia volontà di repulsione. Ad ogni macchina, ad ogni palazzo, ad ogni negozio non vedo più la mia macchina, la mia casa, il mio ufficio. Vedo solo sofferenza, grida, urla, fuoco, rancore, sfruttamento, diffidenza, battaglia, lotta, fine ultimo, pericolo…….. e odio.

 

 

 

PARTE TUA (II)

E l’amore?. Che sia scomparso così come il nostro. Perché non riesco più a trovare un qualcosa di insignificante, di disinteressato. Ora io do a te perché tu dia a me. Ma perché deve essere così. Che tutto sia diventato così banale e reale. E l’amore è morto. L’amicizia è morta. L’incanto è morto di overdose in tutti i suoi pori. Senza veleni si è suicidato, senza timori se ne andato. Senza scelta ha deciso, costretto da tutti, da una volontà comune. Un comune ingannato, sopraffatto dall’uso stomachevole di ognuno verso tutti. Proteggiti. Proteggiti da me, da chi hai paura perché è solo a questo che pensi, a me ed a tutti i restanti esseri. Tutti potenziali aggressori, potenziali sfruttati.

Perché  non sfrondare tutto questo per lasciarsi abbandonare ancora una volta dai desideri, e dalle proprie emozioni.     Io l’ho fatto tesoro mio. Ma forse tu non sei ancora pronta a reagire da tutto ciò. La tua ancora è ancora troppo pesante da issare su. E non posso aiutarti lo sai. Solo con la volontà, la tua e sola, potrai rivedermi, forse diversamente, ma di nuovo come la prima volta e forse più. Non difenderti da me. Cerca di non potere, di rinunciarci. Cerca di volermi e cerca di abbandonarti.

Forse non sarai più te e forse non ti ritroverai più. Ma di una cosa è certa, che saremo di nuovo insieme, più insieme che mai, più insieme di chiunque altro in questo sistema, ed io non rimarrò più solo, ma più vivo che mai. Io vivrò di te e tu vivrai di me, con me e per me.