IL PISTOLINO PIU' VELOCE DEL WEST

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di Giacomo Ulivieri [27 anni]

 

 

Un'altra sera. Ancora la solita.

Fiumi di gesta di parole. E l'alcool si comincia a non contare.

É il ritrovo degli amici, il nostro solito ritrovo casuale, di venerdí.

Sono un poco fuori causa, non mi sento in forma. Dopo un cena rapida a casa, dopo pochi fatti solo poche telefonate non sono molto in vena di uscire. Fuori piove, sembra diluviare é ció non può che contribuire sul mio stato d'animo già negativo.

Poi pochi messaggi, della serie "cazzo ci fai a casa" o roba simile ed é pure vero, in fondo sono le mie ultime sere, gli ultimi giorni.

Mi attrezzo quindi: doccia, pettinatura tattica, essenziale a coprire le mie stempiature, a contrastare le diradazioni sempre piú pronunciate. Sto diventando calvo.

É il mio dramma. Mio e solo al quale nessuno può partecipare neanche volendo, nessuno può giustificarmi ne aiutarmi perché é solo mio. Il mio nuovo e purtroppo eterno dramma. Ma ci sará un finale...

Sistemo perció tutto con cura, sembro quasi un capellone anni '70. Il locale destinato con le sue ombre, mi aiuterá nel mio intendo, alleato di mille battaglie del pistolino piú veloce del west.

Giubbino, rigorosamente col cappuccio (perché piove) e via. Sono pronto ma non mi sento tale. Comunque.

Ho un mezzo appunta con un amico al locale, ma é ancora presto, ma sono le undici, cosa faccio.

Così passo dal bar, neanche fossi in provincia dove tutti bene o male si ritrovano al circolo. Io sono di cittá e mi sento tale nell'animo, ma proprio nel suo fondo oscuro. Comunque.

Mi ritrovo con alcuni vecchi amici.

Tre.

Mah.

Devo caricarmi un pó perché non posso passare un'altra serataccia semi morta con in me un cadavere pronto al trasferimento in obitorio. Devo cercare di risvegliarmi non posso perdere un altro dei miei ultimi venerdì, domani posso dormire: il sabato bella roba.

Crema al whiskey, molto leggera. E chiacchiere. Sigaretta. Chiacchiere. Altra crema. Io non sono un gran bevitore anzi, bevo poco, niente durante la settimana. Neanche fumo. Ma con un bel bicchiere di fronte fumare lo trovo una cosa meravigliosa. Vabbé.

Arriva un nostra amica. Finalmente una ragazza, amica ma sempre una ragazza. Non può farmi che piacere. Odio infatti essere solo con amici tipo quei gruppi di sfigatacci che escono soli uomini, branchi in cerca di donne, rozzi come non mai, animali. Credo che la presenza femminile sia essenziale in qualsiasi situazione di ogni giorno. La donna ragazzi, la donna.

Arriva così Manuela che ci legge l'oroscopo del giornale a tutti, uno ad uno, uno alla volta. Solo una ragazza potrebbe fare ció, penso, chi di noi altri animali lo farebbe senza scazzare qualcosa?

Le offro da bere, se l'é meritato. Io? Altra crema grazie. E siamo a tre, così ci fumo un pó sopra. La sigaretta.

Chiacchiere, parliamo del piú e del meno, soprattutto del meno. Fa pure un freddo cane ma io rimango in camicia per non stare sempre col giubbottino. Cambiare ragazzi.

Altra crema mentre sento la voglia ed il dovere di uscire, di andare. Basta stare qui in questo squallido barretto. Troppe le cose da fare, troppi i nostri destini. I percorsi sono tutti da scoprire e il tempo, aimé, é tiranno aggiungerei.

Ragazzi andiamo adesso mi sono rotto. Io vado, ci vediamo la, dico.

Così tutti si decidono, siamo 5 o 6 adesso, chi lo sa. Andiamo. Manuela viene con me. E mi fa piacere, arriverò con una ragazza non come uno sfigato solitario "in cerca di anima gemella con cui accoppiarsi". Quello è un odore che si sente lontano un miglio, meglio evitare.

Partiamo. Stereo, la mia musica, lenta e distruttiva, la meno adatta forse a delle serate tra amici, ma io sono strano e tutti lo sanno, non so se lo pensano davvero ma lo sanno.

Mi duplico, fumo un'altra sigaretta, non mia che non ne ho stasera. Ho già deciso che andrò a scrocco, il mio forte quando c'é da fumare. E poi non mi va di fermarmi ad un tabacchino automatico maledetto, stramaledetti automatismi... e se non ci fossero?

Poi parcheggio. Non piove piú finalmente, ma l'aria é umida, piacevole a parer mio. La quiete dopo la tempesta? Comunque.

Ci avviamo all'entrata del locale, poca fila, mostro la mia tessera super Vip a nome "il pistolino" e così entriamo, io e le mie sventure di sempre.

Sono di nuovo io, qui, nel mio locale, io qui ancora qui nel mio posto-locale di una vita.

Molto piú vuoto del solito e non mi par vero, forse stasera respiriamo, anche se solo fumo misto a poca aria.

Saluto un paio di persone. Saluto alcuni miei capelli che se ne vanno senza salutare persino, e li odio per questo, io li odio.

Poi decido: birra, per forza non c'é dubbio.

Checco, un amico, mi vede davanti al bancone e mi da una banconota da 50 sacconi (si dice cosi a Roma? No perché io sono toscano) e mi chiede di prendere 4 gin lemon, che schifo. Ok dai peró offri anche a Manuela che nel frattempo non mi si é ancora schiodata di dosso.

La Manuela. Credo abbia dei piccoli problemi di insicurezza, pensavo di averne solo io, ma lei peggio! Incredibile. Non mi molla. Prendiamo da bere, io la mia piccola doppio malto, bevo poco ve lo avevo detto. Mi allontano voglio far un giro ma lei, Manuela, mi prende di mano la birra me la posa sul bancone e mi impone di stare accanto a lei. Vuole parlare, un tipo, le solite storie di sempre e chissà quante volte le ho vissute. Guarda che ci sono passato anch'io, le spiego. Il trucco é uno solo, che tu ci riesca o no (io no) ma il trucco é pur sempre uno solo. Trovatene subito un altro/a. Sempre e comunque. Facile a dirsi vero? Comunque.

Alla fine mi stacco dalla sanguisuga, le voglio bene premetto, ma ho voglia di stare free e mi preparo a fare un giro. Così, vedere, girare.

Alcuni miei amici parlano con Marina e una ragazza nuova, carina, molto carina, ed interessante aggiungerei. Già mi guardano torto, i miei amici. No so perché pensano (e ne sono convinti credo) che io sia un predatore, solo perché quando sono con loro mi sento tale, ma solo grazie a loro che stanno sempre continuamente a dirmelo. Alla fine me la presentano, é simpatica. Trent’anni. Non le dimostra.

“Magari arrivassi a trent’anni come ci sei arrivata tu” le dico.

Mi sono bruciato subito?

Proseguo e sparo due o tre cazzate delle mie. Faccio un pó lo splendido, sorriso stampato in bocca, tipo Tom Cruise per intenderci, il simpatico della situazione. Sono una pena. “Perché non ballate o per lo meno non vi muovete un minimo?” e loro “questa musica é una noia mortale, non ci piace”. Ma la musica, rispondo, nei locali non é da ascoltare, è un sottofondo. È la nostra colonna sonora. Io per esempio sino ad ora non avevo ancora fatto caso alla musica, non mi interessa. L’importante è l’ambientazione, tu sei l’ambientazione. Io la musica l'ascolto da solo, le dico, a casa o in macchina, e vi assicuro che fa parte di me, senza non potrei stare. Come mai?

Continuo su questa onda piena di creste spettacolari, sborosaggine a palate, parlo e sputo cazzate, io sono apolitico tu di destra? Ah si? Interessante...

Le saluto, giro, cammino parlo sorrido, rido, parlo, offendo, ballo con amiche faccio lo scemo, lo sono. Poi vedo una ragazza. Ci sono uscito due volte. Due di numero giuro. Sembravamo una coppia sin dal primo giorno. Tutto era bello, eravamo fantastici insieme, io stavo bene lei pure. Ero già quasi perso. Unico problema: lei si era lasciata da pochi da un tipo mesi dopo 7 anni, incredibile. Sette anni. già il fatto di stare sette anni con una persona per me ha dell’incredibile, per me, io forse sono particolare. Fatto sta che insomma le becco tutte io quelle incasinate e con problemi post esistenziali tipo post morte.

Il tipo le aveva fatto le corna con una e poi addirittura ci s'era messo insieme e lei, la tipa con cui ero uscito, prometteva di esserselo dimenticato. Ma erano balle. Io insistevo inutilmente col dirle che era impossibile anche se naturale come reazione spinta un pó anche dall'orgoglio: un pezzo del genere dopo 7 anni! L'orgoglio ragazzi , cazzo! Io ucciderei.

Fatto sta che dopo la seconda uscita viene fuori che sembriamo troppo una coppia, e che lei adesso non se la sente, non se la sente proprio.

Ma non voglio menarvela con queste paranoie, finisce insomma che un bel giorno ci mandiamo praticamente a cagare al telefono senza mezze misure. Proprio offese pesanti. Meglio così, anche se ci sono stato un pó male a suo tempo. Inutile negarlo, lei in fondo é veramente carina, il tipetto ideale per me.

Ma l'orgoglio ragazzi, almeno un minimo.

Quindi quando nel locale la vedo faccio finta di niente, come lei d'altronde. Bella la vita eh. Ma cazzo me ne frega, o con me o senza di me, soffro ma in questo non mollo. Poi ho già troppe amiche, non me ne serve certo un'altra.

Però caspita se é carina. Comunque.

La serata va avanti. Deve. Per ripicca, come se avessi 18 anni, prendo una mia amica e la porto a ballare proprio davanti alla tipa. Ci faccio lo scemo, lo splendido nella mia camicia nera che però mi sta abbastanza bene.

Ballo con questa mia amica, ci abbracciamo ci mordiamo, mi faccio toccare il culo da lei, l'avrei perfino mangiata in quel momento. Il tutto nella speranza, la mia, di essere visto dalla bastardella: guardami, guardami bene. Mi hai perso.

Lo so, sono un bambino.

Poi incontro un amico e poco dopo una ragazza con la quale avevo una promessa di appuntamento e c'eravamo entrambi promessi qualcosa di piú di un semplice bacio. Lei mi ha sempre trovato irresistibile, a suo dire, a quanto pare però non abbastanza per portarmi a letto. Ogni volta allusioni, bacini, sguardi provocanti. Non è di qui, é di un'altra regione, sarda. Studia qui. Da anni.

“Sei tornata e nemmeno mi chiami” le dico arrabbiato (falso come i soldi del Monopoli). “Scusa sono tornata domenica sono stanca non esco mai poi che ti chiamo a fare se io sono stanca ti annoieresti” insomma fatto sta che parto in un baccaglio spudorato nella speranza di strapparle un appuntamento, mi fa proprio sesso stasera, devo dirlo.

“Non lo so ti faccio sapere”

“Ma non ti piaccio?”

“Si eccome ma ho la tesi...”

Sintetizzo: dopo almeno venti minuti le strappo un "quasi", nulla piú. Lei se la tira un pó (aggiungerei un pó troppo per quello che é), le é sempre piaciuto farlo, anche con me che la faccio impazzire, così dice. Ma mica per altro, esce con dei gavorchi ai quali non chiederei manco una sigaretta, logico che mi trovi sexy.

Se vuole tirarsela allora che se la tiri, si stiri pure. Così faccio il mio battuttone di effetto stile James Dean (che non ve dico neanche che mi vergogno) e me ne vado senza molte parole, se vuole intendere...

Poi la mia serata si abbassa di livello, si appiattisce con quella di tutti gli altri, divento un numero, non piú un protagonista. La musica nella mia testa cambia e si fa piú viva, piú distinguibile. Non é piú accompagnatoria come prima, non é piú la colonna sonora di un film ma diventa lei la protagonista. Prende il sopravvento. E nel mio sgonfiarmi piano piano mi adagio nei miei pensieri, nei miei incubi. Il buio é di ritorno e mi riveste ancora dopo poche ore di luce. Torno di nuovo io, come un vampiro al sorgere del sole. E devo scappare.

Anche stasera  il pistolino piú veloce del west si ritira, ancora di piú, e pare quasi impossibile.

Evito così altre figure visto che faccio tanto il gradasso delle volte dimenticandomi che sono un nulla, che il mio pistolino mi accompagna sempre e mi lascia in tanti momenti amari e deprimenti. Meglio quindi un'altra sera di casa, di letto, di caldo e senza troppe preoccupazioni. Io vorrei sfondare il mondo ma non sempre tutto é così facile, non sempre il mondo é così fragile come certe sere cercano di farti credere, quelli sono film americani.

La mia in fondo é una vita difficile in una vita comoda. Un cocktail micidiale: la mia vita, come spasmo penetrante che mi assale, giorno dopo giorno.

E una volta a casa poi, nel letto, mi metto in posizione supina, mi rilasso ed esalo il mio ultimo respiro. Sono io. Sono io dopo un’altra sera finita, una delle mie ultime, poi scomparirò e non ci sarò piú. L’importante é saperlo gente, saperlo in tempo e prepararsi. Comunque... classiche parole: si va avanti, anche domani. D'altronde la vita é questo, vivere, prepararsi, morire... poi si vedrà.