LA MIA IRREQUIETUDINE

In una giornata così brutta, quante cose si possono pensare?

Cose di sempre, di tutti i giorni. Cose più profonde, particolari che girovagano nel tuo io inconsapevoli del loro stato.

Ecco, stasera credo di averne scovata una. Una cosa che più profonda non si può. E forse, finalmente, ho capito. Mi sono capito.

Tutti questi anni, tutte le mie esperienze che sono trascorse senza residui. Tutto mi è filato via liscio tanto che la mia pelle, ora che vado verso i 29 anni, è incredibilmente giovane rispetto alla sua vera età.

Io non sono invecchiato, o meglio, lo sono in maniera diversa.

A prima vista posso sembrare giovane. Tutti mi danno 23, 24 anni e stentano a credermi quando dico la mia età.

Ma guardandomi bene si possono notare molti segni. È come se la mia vecchiaia sia stata chiusa dentro di me. Accumulata nel corso degli anni ed ora, che ne sono pieno, comincio a cedere in alcuni punti. La pressione è diventata insopportabile e sto scoppiando. Come nei capelli. Ho un sacco di capelli bianchi, persino troppi per la mia età. Sulle tempie, di fronte, ovunque, ma sono ugualmente riuscito a nasconderli finora tagliandoli uno a uno. Una fuoriuscita di vecchiaia tutta concentrata in un punto.

Nessuno però fa caso a queste cose, tutti guardano il tuo aspetto generale. Forse solo perché nessuno mi osserva a fondo.

Ed io non mi faccio mai osservare a fondo.

Insomma, sembra che per me il tempo stia tentando di rimanere fermo ad un punto non ben preciso della mia età.

Ma stasera forse ho capito il punto. Il giorno.

Qui, davanti la monitor dell’ufficio dove, per l’ennesimo giorno, perdo le mie otto ore consecutive di vita.

La mia vita è in pausa. Una pausa lunga anni fatti di giorni, ore, vite, storie, solitudini, dolori.

Cosicché neanche le mie storie, le mie relazioni, possono andare oltre un lasso di tempo ben determinato.

Perché io sono rimasto ai miei 23 anni.

E le mie storie non possono essere le stesse storie di un ventinovenne.

Deve essere per questo che non ho stabilità, non cerco la stabilità. Voglio vivere le stesse storie, le stesse emozioni di quando ero ventitreenne.

Ne ho avute molte. Nessuna mi è rimasta perché arrivato ad un punto mi sono sempre sentito come esplodere. Sento qualcosa che non va, ma cosa non lo so. Forse la colpa è solo mia anzi, sicuramente la colpa è mia. Ma non so neanche come rimediare, come identificare il problema. Forse la mia necessità di vivere come ventitreenne è solo una voglia non più compatibile con il mio corpo e, nonostante io ci provi disperatamente, fallisco. Brucio tutto quello che provo ad avere. Tutte le relazioni che ho avuto le ho distrutte o lasciate distruggere. Ragazze carine e meno carine, ragazze simpatiche e antipatiche. La maggior parte di loro non meritavano niente di tutto ciò. Neanche mi avrebbero cercato se solo non fossi stato io a piombarle addosso facendole prima innamorare, e poi fuggendo via.

A tutti i costi io provo, ma non riesco. E allora perché?

Il ragionamento fin qui torna, tutto fila a pennello, manca solo l’ultimo tassello per far combaciare il puzzle: cosa è successo a 23 anni? Cos’è che mi ha lasciato fermo?

Se ci penso, la risposta è semplice, troppo semplice.

Tutto è nato da lei.

Lei. Lei. Lei.

Lei è la chiave di tutto. Lei è stato, lei é.

Lei. Lei. Lei.

Avevo 23 anni quando decisi di finirla. Era come una droga. Smisi di drogarmi dal giorno in qui decis di smetterla di soffrire per tutto. Ecco, lei era il tutto. Lei era tutta la mia vita. Tutto. Per davvero.

Cresciuti insieme. Nati insieme. Una simbiosi completa. Completa e finita. Soprattutto finita. Poi la fne dei giorni, giorni bui. Quanto ho sofferto, quanto mi sono pentito, quanto mi sono incoraggiato inutilmente. Giá, perché lei era la mia vita. E solo dopo essermene accorto, solo dopo naturalmente, i dubbi sono nati dentro di me, le incertezze insieme alle certezze. Lei era tutto.

Dopo il niente

Solo adesso posso capire tutto ció che non è stato. Quante cose ho perso senza di lei. Io che cercavo in ogni mia mossa un aggrado ei suoi confronti. Ogni cosa era mirata a ció che doveva essere nei suoi occhi che erano neri, profondi come un pozzo senza fondo. E perdercisi era solo un attimo. Un attimo infinito.

Quante volte ho pensato a come sarebbe stato senza. Poi è successo e tutto è cambiato. La mi a vita da scherzo e diventata bufera, una tempesta incontrollabile di muri e pensieri che mi perseguitavano ogni giorno contorcendomi lo stomaco.

Ho sofferto, anni e anni. Con la speranza e la voglia sempre nascosta che lei tornasse.

Adesso gli anni sono passati. Ormai tutto è passato e di lei è rimasta soltanto una cicatrice sbiadita ma profonda nel mio cuore. Forse è proprio quella cicatrice a filtrare il mio tempo ed a invecchiarmi in maniera anomala il fisico.

Ma io so che è tutto qua.

Soltanto tutto qua.