IL VIDEO

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di Giacomo Ulivieri [28 anni]

 

 

« Ascoltate questa » urla ridendo Piero quando una musichetta parte dal suo cellulare ultimo modello.

È un normale martedì sera. Cenetta tra soli uomini a casa mia. Siamo in cinque.

Abbiamo appena finito di mangiare e, proprio come dei ragazzini, è giá scattata la ‘suoneria time’ dei cellulari.

Risate.

Poi è il turno di Alberto con la suoneria di una canzone dei Verve.

A uno a uno tutti lanciano le proprie musiche: Vasco, i Doors, Red Hot Chili Peppers.

Un’infinità di melodie elettroniche galleggiano nell’aria e si mischiano tra le nostre risate.

Tutti i cellulari sono impegnati ad emettere diverse musiche. Tutti tranne il mio.

Il mio cellulare è l’unico a non avere ne musiche ne opzioni varie, solo tre squilli di scarso effetto. Intanto i brani passano mentre i miei tre miseri trillini di altra epoca, fuori dal moderno comune, restano.

 

 

…sono fuori. Come i miei tempi, i miei inverni che scarseggiano sempre di più. Mi sento così stanco stasera proprio ora che mi trovo con degli amici, lontano dalle mie solitudini che continuano a oscurarmi l’anima. Ma io sono sempre qui con la mia anima.

Rimane rigida.

Rimane sempre rigida lì dov’è.

La odio.

Vorrei solo tornare ad un tempo che però non ho mai conosciuto mai assaporato. Forse è il solo frutto della mia fantasia vulnerabile che mi scopre proprio mentre sto tremando proprio mentre sono allo scoperto in un campo deserto. Solo …

 

 

« Ma cosa aspetti a buttarlo quel cesso lì! » scherzano gli altri sentendo il drin drin del mio mobile.

Ancora risate.

Sorrido.

Oddio, questa moda dei telefonini mi assopisce un po’, come il fumo che comincia ad aleggiare nella cucina. Siamo in cinque in una stanza e l’aria comincia a scarseggiare.

« Ragà, andiamo di la in salotto nella saletta fumo, almeno stiamo più larghi e nel divano comodo, dai » dico.

Affondiamo.

Il divano ci accoglie. Sembriamo una nidiata di animali. Tutti appiccicati l’uno accanto all’altro. Nessuna distinzione siamo tutti amici. Stiamo bene. Anch’io credo di sentirmi bene stasera…

 

 

…la qualità nelle cose può essere un pregio delle volte. Ma spesso è proprio quello che ti uccide, ti fa sacrificare, ammazzare, spiare.

Nelle semplici cose o nella vita: l’amicizia non devi confonderla mai, che ti assopisci e poi un giorno ti risvegli solo, sempre solo in mezzo a quel campo di erba bruciata dal sole e secca, secca come l’aria che ti penetra nei polmoni e ti inaridisce, ti succhia via ogni brivido che ti rimane.

Non sei sempre solo. Non puoi esserlo, ma spesso è meglio. Ma tu non puoi decidere.

Tu sei solo…

 

 

Mentre fumiamo chiacchierando di alcuni film, la televisione ci propina un solito telefilm, una roba di serie D che ci fa frizzare gli occhi.

« Ma metti emtivi così ascoltiamo un po’ di musica »

Già la musica. Lei è una delle mie compagne.

La notte si fa buia, sempre di più.

Siamo tutti stanchi. Uno alla volta, ma pian piano, tutti gli amici si dileguano. Domani giorno di lavoro, non c’è niente da fare.

« Ciao bello, ci sentiamo in questi giorni »

« Ci sentiamo » rispondo sempre io.

Si, ci sentiamo poi.

Per ultimo rimane Tizio.

Lui non ha ancora fretta.

Facciamo altre due chiacchiere. Lui è completamente sprofondato sulla poltrona accanto al divano dove sono ormai disteso in una specie di letargo.

« Ce ne fumiamo un’altra poi andiamo a nanna? »

« Perché no » …

 

 

…si

perché non abbandonarci a questo ozio.

Il mio desiderio è solo sparire.

Volare via, se possibile, lontano da qui.

Voglio stare solo.

Voglio sentire fisicamente la mia solitudine…

 

 

Il fumo ci accomuna per un attimo. Noi due insieme.

Non parliamo molto. Forse siamo stanchi. Distrutti.

La televisione accesa spara suoni e immagini confuse. Ne siamo completamente schiavi in questo momento. Pare che gli occhi non possano fare a meno di stare aperti di fronte alle immagini.

Sono contento che Tizio sia rimasto. Forse ho bisogno di compagnia. Mi sto abbrutendo un po’ ultimamente e non può essere che un male.

Mi fa male.

Così faccio altre due chiacchiere con Tizio.

Mi racconta di una cosa buffa accaduta ad un suo amico. Rido. Ridiamo.

Mi rilasso un po’, finalmente. La schiena è completamente distesa sul divano e sento Tizio ridere mentre sto fumando.

Per un attimo mi stupisco di trovarmi in compagnia. Non sembra quella compagnia effimera che sfugge da ogni controllo, sento un’amicizia in questo momento. Percepisco qualcosa che pare finalmente aiutarmi a reagire.

Forse non è poi così difficile vivere una vita non abbandonato. Forse anche per me può presentarsi una speranza. Mi sento così stupido per aver pensato per secoli sulla mia tristezza e sulla mia debolezza. Pensavo che la mia malinconia fosse solo un frutto delle mie radici colpite e malate sin da giovani. Ma forse non è così basta solo un po’ di luce, di speranza, un amico e scacciar via tutta la solitudine…

Poi da emtivì parte un video musicale nuovo. Non conosco ne il nome del gruppo ne la canzone. Mi sono completamente sconosciuti.

Tizio evidentemente la conosce già. Mi chiede di cambiare canale ma io invece sono subito molto colpito dalla immagine del video: statica, lenta, bella.

« Questo video è clamoroso, fa schifo, non succede nulla » mi avverte Tizio.

Ma io invece ne sono catturato. Suono e immagini sembrano un tutt’uno perfetto. Un bellissimo video di rara bellezza dove le luci si aggrappano ad onde sonore leggere e soavi. È una musica di altri mondi, un paradiso per le orecchie, un paradiso per la mia anima.

Finalmente un po’ di musica fuori dagli standard commerciali di una tv ormai svenduta, una musica con un’anima sonora pronta a coccolarti e distrarti dolcemente.

« Anche la musica fa cagare » insiste lui.

Ma io non riesco a distrarmi « È bellissima…» riesco a malapena a sussurrare tra il sonno e l’estasi musicale.

Credo che Tizio non mi abbia neanche sentito. A lui fa schifo questa musica, disprezza queste immagini che io trovo stupende. In un pensiero tutto mio mi domando chi sia costui accanto a me. Poi però mi domando chi sia io stesso e cerco di capire da che parte sta l’errore:

e di colpo mi ritrovo solo…

 

 

…come illuminato capisco la mia situazione, la mia solitudine come compagna che prova a morire ogni giorno dentro di me ma lei è la più forte di tutto.

Come può essere un mondo con così poche combinazioni.

Come può esistere un mondo dove le schifezze altrui sono i miei sogni migliori.

Io non mi sento di qui. Non ho niente da condividere, niente su cui aggrapparmi perché nessuno ha mai posto delle basi per me.

Le mie diversità si esprimono così violentemente. Sembrano pugni sullo stomaco pronte a svegliarmi in ogni momento.

Posso sopravvivere e mentire ma come vivere non ne ho più idea…

 

…mi rivedo solo in quel campo. Non corro. Sono fermo immobile in un punto non preciso poco lontano dal centro.

Il cielo all’orizzonte è quello di tempesta, pronto a rovesciare mari d’acqua.

Sono fermo, pronto a naufragare in un altro mare profondo e altissimo.

Non mi rimane che volare o affogare via.

Ma alla fine ciò che importa è solo sparire…