Eccomi di nuovo qui…

Un’altra sera, una delle tante, una delle solite. Sempre.

Sto morendo dentro, questa vita mi distrugge, non mi dice piú niente, anzi, forse non mi ha mai detto niente.

Ed ora eccomi qui, seduto dentro una macchina, il viso appiccicato al finestrino a guardare la cittá deserta, la città notturna. La musica sottofondo di una triste radio italiana con la sua solita musica squallida.

Cosa sto facendo, cosa mi sto perdendo nel frattempo.

Io sono qui a morire in una sera qualunque e nel frattempo cosa mi sto perdendo?

Certe volte preferisco non pensarci ma altre volte diventa così inevitabile. Come inevitabile è respirare è inevitabile fluttuare nella propria essenza e seguire una corrente inutile che porta a cose inutili.

Gli occhi osservano i ponti, le strade, i lampioni con le loro luci giallastre.

La via principale vista di passaggio pare vuota. Fa quasi impressione.

Perché è vuota.

Ma la cosa piú triste é il silenzio. Un silenzio che accompagna tutto questo umido, tutto questo vivere cosí inutile.

Mi sono abbandonato, si ho scelto di non curarmi di appassire bruciando i tempi. il tempo adesso mi scuote ma solo dentro di me, mi mangia. mi consuma.

Chissà se il mio tempo brucia come il tempo delle altre persone.

Se la mia vita avesse un rintocco differente dalle altre. Proprio come quegli animali che una volta da piccino vidi su una puntata di Quark. Una specie di castoro rapidissimo, fuori dalla norma.

Il caro Piero ci disse che la vita di questi simpatici animaletti era come accelerata e la loro durata, basata sulla nostra concezione di tempo, ridotta.

Rimasi a bocca aperta. Ero piccolo ma quel documentario mi aprì confini oscuri. Ricordo mi domandai se quella specie di scoiattolo vivesse anche le nostre stesse emozioni in maniera accelerata o se piuttosto, potendo muoversi piú velocemente di noi, potessero fluttuare essi stessi all’interno delle emozioni vivendole in maniera maggiore.

In tal caso avrebbero una vita breve, si, ma estremamente intensa.

Ed è proprio quello di cui avrei bisogno io. Emozioni forti e prepotenti, di quelle che ti fanno battere forte il cuore, vacillare la testa, sentirti il sangue, caldo, scaldarti la pelle.

Invece la mia pelle è pallida e le mie mani fredde.

 

Intanto i lampioni piangono le proprie luci sopra la macchina.

Lacrime di noia mi impediscono di vedere bene fuori.

Meglio dormire.

Magari sognare…