Occorre fare anzitutto due
necessarie premesse:
a) per ricordare che le organizzazioni non profit nascono con obiettivi diversi dalla
creazione di occupazione; questultima rientra tra gli scopi dichiarati solo di
quelle organizzazioni come le cooperative sociali di produzione e lavoro (tipo b)
che si propongono di avviare al lavoro soggetti svantaggiati;
b) per ricordare che il volontariato, peculiarmente rispetto alle altre componenti di
terzo settore, non esaurisce la propria funzione nel fare, sperimentare e gestire
interventi e servizi ma trae il proprio valore fondativo nel suo saper essere, nei valori
che rappresenta e che veicola e quindi nella funzione di sviluppo della solidarietà e
nella creazione di beni relazionali.
Per quanto concerne poi i volontari impegnati in altre organizzazioni non profit la
ricerca di Borzaga ci dice che il loro apporto è utile per le organizzazioni soprattutto
in termini di sostegno allinnovazione e come fattore motivante per i lavoratori
remunerati, oltre che per garantire il collegamento con gli utenti e la comunità locale.
Il fenomeno non è ritenuto invece avere una specifica rilevanza sul piano economico sia
nel senso di contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro sia in quello di
sottrarre posti di lavoro remunerati. E piuttosto generalizzato il consenso sul
fatto che il volontario produce un contributo di valore aggiunto e non sostitutivo di
altri profili professionali.
La dimensione oggi raggiunta dal terzo settore in generale è però tale da avere risvolti
occupazionali, diretti e indiretti (creazione di nuove imprese, ma anche di nuove
professionalità, formazione al lavoro sociale per molti giovani e al lavoro tout court
per fasce marginali). Trattando del volontariato presenterò alcune prime anticipazioni
della nuova banca dati sulle risorse umane impegnate facendo particolare attenzione al
confronto tra gruppi di volontariato puro e unità dotate di personale remunerato. E
partirò dal quadro fenomenologico e da alcuni processi in atto.
1. IL QUADRO
FENOMENOLOGICO E ALCUNI PROCESSI
Le organizzazioni di volontariato in Italia si possono stimare
intorno alle 20.000 unità. La rilevazione FIVOL 2001 su 7.559 delle 13.000 organizzazioni
di volontariato indagate, tutte di primo livello, ovvero operative e attive sul campo, ci
permette anzitutto di verificare alcuni processi in atto in questo universo ampio,
articolato e dinamico.
Si conferma anzitutto il diseguale patrimonio di solidarietà organizzata
presente nelle diverse aree del Paese: il 54,9% delle unità indagate si colloca al
Nord (a fronte del 47,9% della popolazione), confermando lassunto che è
lesistenza di un tessuto civile ricco e di politiche sociali forti, più che quella
di emergenze sociali non compiutamente affrontate dallo Stato, a sollecitare la crescita
del volontariato. Tuttavia si nota una più recente crescita di unità al Sud: qui dal
1996 al 2000 è nato il 23,9% delle OdV rilevate mentre nello stesso periodo al Nord è
sorto il 16,8%.
Negli ultimi anni si è registrata una
forte richiesta di pubblicizzazione da parte delle organizzazioni di volontariato
(OdV): 75 su 100 risultano infatti iscritte ai registri del volontariato istituiti a
livello regionale con la legge 266/91. Nel 1997 erano 52 su 100.
Cresce nel tempo anche il rapporto di convenzionamento con il pubblico per la
gestione di specifici interventi o servizi: dalle 34 OdV convenzionate nel 1997 alle 43
del 2001. Tuttavia liscrizione al registro non significa automaticamente la gestione
di unattività o di un servizio in convenzione con il pubblico. Infatti 1 OdV
iscritta su 2 è convenzionata con il pubblico. Però lessere iscritta aumenta
significativamente le probabilità di ricevere dallente locale un contributo
finanziario (il 52% a fronte del 36,3% delle non iscritte).
Ancora più elevata è comunque la propensione delle OdV a collaborare con enti e
servizi pubblici: infatti il 78,3% delle unità esaminate dichiara di avere un
rapporto di collaborazione operativa, di convenzionamento o di integrazione
(collaborazione e convenzione) con servizi ed enti pubblici. Nel 1997 laliquota
corrispondente era del 61,9%.
Si può stimare che i volontari presenti
nelle 20.000 organizzazioni ammontino a ca. 768.000 unità e la maggioranza di essi - il
57% - vi opera assiduamente fornendo il proprio apporto con continuità (438.000).
In proporzione la crescita del numero dei volontari rispetto alla rilevazione FIVOL 1997
è stata inferiore a quella delle OdV (+9% e +11%, rispettivamente) a segnalare un
fenomeno di assottigliamento delle unità solidaristiche per numero medio di militanti.
Basti pensare che nel 31,1% delle OdV esaminate non vi sono più di 5 militanti e che nel
43,7% dei casi le persone attive non superano complessivamente le 20 unità.
I volontari assidui producono un ammontare
complessivo di ore lavoro equivalente al lavoro di oltre 61.000 lavoratori a tempo pieno.
Essi sono collocati prevalentemente nella classe anagrafica di mezzo (46-65 anni) e si
trovano quindi nel pieno della maturità umana e professionale, mentre i giovani (al di
sotto dei 30 anni) risultano prevalenti solo nel 9,2% delle unità, aspetto che segnala un
problema di ricambio ma anche di convivenza intergenerazionale dentro le OdV. Non vi è
invece uno scarto percentuale rispetto al genere: le donne costituiscono il 50% dei
volontari attivi anche se le OdV a esclusiva o prevalente presenza femminile sono in
proporzione inferiore rispetto a quelle a dominanza maschile. Ne è prova anche il fatto
che le donne sono allapice della responsabilità in 3 organizzazioni su 10 e quasi
sempre in quelle a prevalente presenza femminile.
Diminuiscono consistentemente le
organizzazioni composte dai soli volontari: dal 34% del 1997 al 21,7% del 2000, in ragione
di due fenomeni correlati:
- la crescita delle organizzazioni di tipo associativo e
mutualistico i cui soci aderenti garantiscono alle stesse sostegno economico e base
sociale oltre che una mobilitazione generale negli eventi importanti; sono pertanto in
aumento le OdV a testa piccola (pochi volontari) e a corpo grande (un discreto numero di
associati);
- un processo di professionalizzazione in atto del
volontariato organizzato, con linserimento di operatori remunerati. Mentre nel
1997 le unità dotate di personale remunerato costituivano il 12,3% del totale, nel 2000
raggiungono il 21,2% (+ 9 punti percentuali) e sale al 25% se si considerano le consulenze
occasionali pagate. Tale fenomeno si rivela soprattutto in OdV che operano in convenzione
e che, proprio per stare negli standard e nei requisiti di qualità stabiliti per la
gestione dei servizi, sono indotte ad avvalersi di operatori remunerati in grado di
assicurare continuità e professionalità adeguata. Tale processo è altresì generato
dalla difficoltà di realizzare un sufficiente turn-over tra i volontari. O di gestire
tale processo di promozione e cura della componente gratuita..
La stima delle forze remunerate
sullintero fenomeno nazionale è di 38 mila unità: 14.000 dipendenti, 10.000
collaboratori e 14.000 persone che ricevono rimborsi spese forfetari (Tav. 1). E
evidente che tali cifre crescerebbero in termini numerici se si considerassero anche le
sedi nazionali e quelle regionali e provinciali di coordinamento e rappresentanza delle
principali matrici del volontariato.
Per non poche organizzazioni si tratta di risolvere il problema di coniugare lanima
associativa con lefficienza gestionale (identità e servizio) o di risolvere il
dilemma tra il privilegiare la tenuta dei valori autofondativi, determinati dai volontari
che hanno costituito lorganizzazione o lassecondare opportunità di crescita
in complessità organizzativa e gestionale con la necessità di segnare il passo di fronte
alla preminente importanza di manager e operatori remunerati che dettano gli obiettivi
dellorganizzazione sempre più orientata verso lefficienza tecnica e quindi
verso il modello di impresa sociale.
Infine 13 OdV su 100 dispongono al bisogno di esperti consulenti in grado di soddisfare
sia le esigenze di gestione e amministrazione dellorganizzazione (es. fiscalista)
sia esigenze di specifiche categorie di utenza (avvocato, specialista in campo medico
ecc.). Le OdV che più si avvalgono di tali competenze, talvolta anche in forma gratuita,
sono le stesse unità che fanno maggior ricorso alle prestazioni di operatori remunerati
(3 in media). Sono quindi risorse aggiuntive e non sostitutive di queste ultime.
Il mondo del volontariato organizzato, in definitiva, è in grado di mobilitare, con
diverso ruolo e impegno, oltre 6 milioni di cittadini, di cui il 20% ha un ruolo attivo
(considerando anche la simultanea appartenenza a più di una organizzazione di una quota
di volontari).
Tav. 1 IL
QUADRO DELLE RISORSE UMANE E DEI SOSTENITORI DELLE ODV
TIPOLOGIA: |
% su totale OdV indagate
(100= 7559) |
Stima sul fenomeno nazionale |
- volontari attivi e continuativi |
95,9 |
438.000 |
- volontari attivi ma non continuativi
(saltuari) |
63,9 |
330.000 |
- soci, iscritti, tesserati non attivi |
57,9 |
3.800.000 |
- donatori di sangue (attivi) o di organi |
16,2 |
1.530.000 |
- obiettori di coscienza |
12,6 |
12.000 |
- religiosi |
12,1 |
8.000 |
- persone che usufruiscono di un rimborso
spese forfetario |
8,5 |
14.000 |
- retribuiti a rapporto di collaborazione |
10,0 |
10.000 |
- retribuiti alle dipendenze a tempo parziale
|
6,3 |
4.000 |
- retribuiti alle dipendenze a tempo pieno
|
6,1 |
10.000 |
- persone a consulenza occasionale |
13,1 |
10.000 |
TOTALE |
6.166.000 |
Fonte: Settore Studi e
Ricerche FIVOL 2000
2. LE
ORGANIZZAZIONI CHE FORNISCONO OCCUPAZIONE
Il 21,2% delle organizzazioni che remunerano delle prestazioni
ad apposita forza lavoro, impiegata in modo stabile o a collaborazione, presentano alcune
caratteristiche che le differenziano anche nettamente rispetto alle unità composte dai
soli volontari o aventi carattere associazionistico (Tav. 2).
Si tratta di organizzazioni leggermente più presenti al Nord, mediamente più
formalizzate e strutturate per numero di organi di governo. E soprattutto di fondazione
più remota e quindi più consolidate, in un ciclo di vita maturo.
Sono anche più rappresentate tra le OdV iscritte ai registri del volontariato e quindi in
misura maggiore risultano convenzionate con Enti pubblici. Ciò significa anche che esse
gestiscono in proporzione superiore strutture e servizi continuativi e complessi
soprattutto nel campo del Welfare tradizionale (versante socio-sanitario e quindi nel
campo dei servizi alla persona) dove si colloca il 61,8% delle OdV complessive e sono ben
l81% di quelle a maggior presenza di occupati.
Le unità maggiormente dotate di personale remunerato sono anche quelle di più grandi
dimensioni per numero complessivo di persone attive (oltre 40 in 57 unità su 100), così
come di volontari continuativi e di ore di volontariato settimanali complessive e
pro-capite (più di 7 in proporzione percentuale doppia rispetto ai gruppi di volontariato
"puro"). Chi dispone di personale remunerato ha per lo più anche un maggior
numero di volontari dei volontari.
I loro rapporti con altri organismi pubblici e privati sono più ampi e significativi:
come ladesione alle reti di partecipazione a consulte e ai coordinamenti locali, la
cooperazione-collaborazione con più partner - il divario con i gruppi di soli volontari
è consistente - e il rapporto con i servizi e gli enti pubblici (assente o scarso per il
16,8% dei casi a fronte del 52% delle unità che si basano solo sullapporto di
volontari). Dagli enti pubblici ricevono anche più cospicui finanziamenti e non solo come
corrispettivo per le prestazioni offerte in convenzione (contributi, finanziamenti di
progetti proposti dalla singola organizzazione). Occorre al riguardo interrogarsi circa il
modello di rapporto instaurato con il pubblico: prevale quello partecipativo o quello
della gestione dei servizi? La gestione dei servizi può appiattire il volontariato,
togliergli un po di autonomia e fagli perdere di vista le altre sue funzioni
(tutela, proposta, promozione della cultura della solidarietà)?
Sono altresì le unità maggiormente capaci
di disporre di più fonti di finanziamento e di avvalersi dei benefici fiscali
riconosciute alle ONLUS nonché delle prestazioni dei Centri di Servizi per il
Volontariato.
Infine è inevitabile che la presenza di personale remunerato rischi di snaturare la
valenza di volontariato di queste organizzazioni fino a trovarsi in contrasto con il
requisito fondamentale della L. 266/91 quello della determinante o prevalente presenza di
lavoro gratuito nella realizzazione delle loro specifiche finalità. Nel 75% delle unità
con personale dipendente e altri collaboratori prevale, almeno in termini di ore, il
lavoro remunerato. E questo uno dei dilemmi propri del ciclo di crescita delle
organizzazioni di volontariato in grado di gestire servizi in una situazione di rapporto
ideale con il pubblico (capacità di negoziazione, ampliamento dellofferta e
maggiori finanziamenti per il volontariato): realizzarli in proprio o delegarli,
strutturare funzioni o competenze nuove con linserimento di professionisti o
promuovere realtà operative esterne. Questultima soluzione riguarda solo il 3,2%
delle OdV rilevate, che evitano la commistione tra operatori remunerati e volontari,
difficile da gestire in queste organizzazioni e che determinano non pochi problemi di
trasparenza nella gestione amministrativa.
3. UNIPOTESI
DI SOLUZIONE: INVESTIRE IN NUOVA CITTADINANZA QUALIFICATA
Come uscire dal dilemma? Secondo tre modelli: trasformazione
dellOdV in una impresa sociale, gemmazione di un soggetto gestore o rinforzo del
proprio apparto organizzativo-gestionale e delle competenze.
Questultimo si ha promuovendo la crescita di un volontariato di alto profilo
culturale e professionale. Soprattutto per quelle organizzazioni in fase di crescita che
devono decidere se fare reclutamento e formazione di qualità della risorsa umana gratuita
o incamerare risorse remunerate, con il pericolo di snaturare lorganizzazione dei
volontari in organizzazione con volontari.
Una soluzione atta a garantire lidentità del volontariato e a favorirne la reale
incidenza nella società di oggi - con un impegno etico, politico e operativo insieme -
consiste nellincrementare nei gruppi di volontariato la presenza di professionisti e
dirigenti, ancora attivi nel mondo del lavoro, e in grado di portare un contributo
pregiato di competenza per la crescita organizzativa e operativa di tali gruppi. Non meno
importante è la promozione di organizzazioni solidaristiche di secondo livello costituite
da pool di esperti che dallesterno affiancano i volontari operativi su
specifiche materie. Entrambe queste soluzioni garantiscono alle organizzazioni di
volontariato possibilità di crescita, rispondendo a requisiti di qualità superiore e
garantendo una costante azione di formazione-informazione ai propri addetti pur rimanendo
nella sfera della gratuità. Con tutto ciò che ne deriva a queste unità in termini di
maggiore capacità di attrazione sui giovani - alla ricerca di esperienze formative in
organizzazioni dinamiche e qualificate - di rapporto fiduciario con gli enti locali,
orientati verso partner "certificati", e di più elevata reputazione sociale
nella comunità per caratteristiche di gratuità e professionalità insieme. Tanto più se
lapice delle organizzazioni è rappresentato da eminenti esponenti della società
civile, connotati da successo professionale e da autorevole credibilità sul piano etico e
sociale. Oggi non è per lo più così.
La banca dati FIVOL ha altresì permesso di costruire il profilo specifico delle OdV
connotate per il più elevato status professionale dei volontari operando su due variabili
e per meglio caratterizzarle sono state poste a confronto sistematico con il gruppo
polarizzato delle organizzazioni a presenza di volontari non attivi sul mercato del
lavoro. Lipotesi da verificare era che la professionalità dei volontari attivi
in posizioni elevate nella vita produttiva apporta alle organizzazioni di appartenenza una
serie di vantaggi caratterizzandole in termini di maggiore strutturazione, organizzazione,
efficienza interna e rapporti esterni, mettendole in grado di offrire un servizio più
specializzato e forse anche più qualificato. Alla luce dei dati tale ipotesi risulta
essere sostanzialmente confermata, pur con i limiti di una analisi statistica secondaria.
Le OdV possono svolgere un ruolo di
mobilitazione delle risorse della società civile, a partire da quelle umane, se
rinforzano la loro funzione di promozione della cultura della solidarietà tanto più oggi
in cui è importante non solo per promuovere le condizioni di unampia cittadinanza
attiva ma anche per la continuità e sviluppo al fenomeno del volontariato.
Tav. 2
CARATTERISTICHE DISTINTIVE DELLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO A DIVERSO IMPIEGO DI
PERSONALE REMUNERATO NEL 2000 (in % su 7.559 unità)
CARATTERISTICHE DELLE
ORGANIZZAZIONI |
Solo
volontari |
Volontari e
soci non attivi |
Remunerati
non dipendenti |
Dipendenti |
Dipendenti e
altri remunerati |
IN TOTALE |
Composizione (%di riga) |
27,3 |
51,5 |
11,8 |
4,9 |
4,5 |
100,0 |
Sorte entro il 1975 |
39,6 |
42,7 |
37,3 |
67,9 |
57,5 |
43,1 |
Nord |
36,9 |
33,6 |
34,6 |
38,3 |
39,6 |
35,1 |
Affiliate |
46,9 |
61,8 |
44,4 |
58,5 |
46,9 |
54,8 |
A vantaggio di aderenti e non |
51,2 |
72,0 |
70,9 |
72,2 |
65,6 |
65,9 |
Legalmente riconosciute |
25,6 |
41,5 |
34,3 |
56,9 |
50,4 |
37,5 |
3-4 organi di governo |
47,0 |
66,1 |
68,7 |
82,2 |
84,8 |
62,9 |
Iscritte al registro del vol.
-Nord
-Centro
-Sud |
66,7
71,7
60,1
67,0 |
77,1
81,6
73,0
76,6 |
78,8
83,8
77,5
74,6 |
84,1
81,7
91,2
75,3 |
79,8
82,2
79,9
76,8 |
74,5
79,1
71,8
73,6 |
Convenzionate
- Nord
- Centro
- Sud |
28,1
30,9
31,2
22,6 |
41,3
43,1
46,4
34,5 |
61,3
54,9
66,3
63,0 |
76,0
78,9
79,1
65,4 |
82,6
83,0
86,2
76,8 |
43,6
44,9
49,1
36,8 |
Adesione a coordinamenti e
consulte |
13,0 |
18,4 |
24,5 |
21,0 |
31,8 |
18,4 |
Di supporto al Welfare |
57,7 |
61,0 |
58,8 |
81,8 |
80,5 |
61,8 |
Realizzazione di appositi servizi |
55,5 |
61,9 |
67,9 |
77,9 |
75,4 |
62,3 |
Gestione strutture
diurne-residenziali |
22,1 |
15,4 |
39,4 |
41,0 |
62,5 |
23,5 |
Fruizione di servizi del CSV |
21,6 |
24,9 |
32,2 |
25,9 |
36,7 |
25,5 |
Più di 3 tipi di partner
operativi |
33,7 |
35,2 |
52,3 |
56,1 |
60,4 |
38,4 |
Intenso rapporto con il pubblico |
6,7 |
8,9 |
23,1 |
21,0 |
34,6 |
11,7 |
Oltre 20 volontari continuativi |
27,8 |
18,5 |
20,8 |
41,8 |
34,6 |
23,2 |
Oltre 40 ore settimanali dei
volontari continuativi |
38,3 |
34,1 |
47,2 |
69,9 |
70,3 |
39,8 |
Oltre 7 ore medie pro-capite
settimanali dei volontari c. |
20,8 |
25,7 |
34,3 |
30,6 |
40,8 |
26,7 |
Oltre 40 operatori |
22,2 |
18,5 |
28,5 |
51,2 |
56,6 |
24,0 |
Si avvalgono di consulenti
occasionali |
6,3 |
8,7 |
27,0 |
26,7 |
53,1 |
13,1 |
Prevalenza del lavoro remunerato
(in ore lavoro) |
2,9 |
3,7 |
48,0 |
55,7 |
74,9 |
16,3 |
3 o più tipi di finanziamento |
23,0 |
35,4 |
57,6 |
62,8 |
71,8 |
37,6 |
Entrate da convenzione o da
corrispettivi per prestazioni |
16,9 |
34,5 |
47,5 |
69,3 |
73,6 |
34,7 |
Entrate pubbliche per la
realizzazione di progetti |
5,5 |
6,3 |
20,0 |
11,3 |
27,9 |
8,9 |
Contributi pubblici |
37,4 |
48,6 |
60,9 |
53,4 |
58,6 |
47,7 |
Entrata prevalente: quella
pubblica |
28,8 |
41,5 |
57,3 |
68,0 |
72,1 |
42,7 |
Entrate: più di 10 milioni |
36,9 |
44,5 |
81,9 |
95,6 |
98,5 |
51,9 |
Benefici fiscali ONLUS |
25,1 |
32,6 |
48,1 |
59,2 |
66,2 |
35,3 |
Dispongono di una sede di
proprietà o in affitto |
18,5 |
24,5 |
39,0 |
46,6 |
56,4 |
27,1 |
Operatività sovracomunale |
51,7 |
53,8 |
65,3 |
73,8 |
80,7 |
56,4 |
FONTE: SETTORE STUDI E RICERCHE
FIVOL 2001 |