2-3 settembre 2005 - Gruppo del Canin - Picco di Carnizza e Monte Canin.

Sella Nevea, venerdì 2 settembre, ore 18 e qualche minuto.

La luce del tramonto illumina di arancio le imponenti cime del Mangart e dello Jalovec, che chiudono la nostra vallata verso est, mentre la cresta del gruppo del Montasio ci accompagna durante la traversata. E' eterna... i minuti passano a decine tra salite e discese... trenta metri di quota guadagnata, venti persi... Sono le 19 circa che giungiamo alla casera. E' chiusa e già lo zaino pesa.

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La luce del tramonto illumina il Mangart (a sinistra) e lo Jalovec (a destra)

 

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Giorgio e Alb al bivacco Marussig (Foran dal Mus, q. 2.040)

La salita per il Foran Dal Muss è suggestiva, tra calcari lavorati dal ghiacciaio e scavati dalle acque e l'affilato profilo del Picco di Carnizza, meta di domani mattina. Provondi inghiottitoi dai quali un'aria umida e gelida soffia verso di noi ci accompagnano durante la salita. Il sentiero illuminato dalle fioche luci delle nostre frontali sale tra continui saliscendi mentre il cielo, sereno in serata, si copre di nubi minacciose. Attorno a noi, verso il Motasio e verso il Mangart, violenti lampi illuminano le cime. Finalmente alle 21.00 circa, dopo tre ore di faticoso cammino, le nostre torce illuminano lo scuro lamierato del bivacco Marussig a quota 2.040, sotto al picco di Grubia. La nostra felicità, pensando FINALMENTE di essere soli soletti in mezzo al nulla, svanisce quando ci accorgiamo che è già occupato da tre speleologi di Trieste. Presentazioni di rito, consumazione di una rapida cena e poi via dentro il sacco a pelo.

RONF RONF RONF il russare PESANTISSIMO di uno degli ospiti... Tunf Tunf Tunf, i colpi che qualcuno poco paziente tira contro le lamiere per svegliare il russatore. Fuori tira un po' di vento ma nel sacco a pelo si sta fin troppo caldi.

Ore 3.00, gita fuori dal rifugio (non serve dire perchè). Nel mentre, osservo il meraviglioso cielo stellato che sopra di noi annuncia una mattinata serena. Non fa freddo. Non chiudo occhio, e la sveglia delle 6.15 mi coglie ancora più stanco di quando mi sono coricato.

Fuori dal bivacco, Alb e io ci godiamo l'alba. Un'alba bellissima che tinge di rosso le velate nubi orientali.

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Alba sul Foran dal Mus, ore 6.15 di sabato mattina

 

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Sullo sfondo i profili di Mangart e Jalovec

 

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Panoramica

Il Picco di Carnizza è davanti a noi, affilato, apparentemente inviolabile. Sono le 7.00 quando, zaino in spalla e imbrago indosso, ci avviamo per il sentiero. Avviandoci verso l'attacco della ferrata che ci porterà in cima, una famigliola di camosci ci fa sfoggio delle innate doti naturali di arrampicatori: madre e piccini salgono agilmente una quasi verticale parete di roccia, dal versante del parco delle Prealpi Giulie (Resia) del Picco. La salita è divertente. La ferrata è tecnica e abbastanza verticale e la cima del Picco di Carnizza ci saluta alle 8.15 di una bella mattinata (q. 2.440).

Seduti osserviamo la cima del Canin che è la nostra prossima meta. La cartina indica un sentiero difficile lungo lo spigolo che separa i due orridi: a sinistra, verso nord, qualche centinaio di metri sotto allo spigolo, alla base della quasi verticale parete, si espandono i resti morenici lasciati dal ghiacciaio che ora non esiste più: Verso sud, invece, molti più metri separano lo stesso spigolo dai primi verdi della val di Resia. lo spigolo appare inattaccabile se non con corda, chiodi e martello... eppure sulla carta il sentiero c'è!

Anche la cresta che dovrebbe portarci all'attacco dello spigolo non è molto invitante...

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Il Picco di Carmizza. In evidenza lo spigolo lungo il quale corre la ferrata

 

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Camosci sul versante resiano (Parco delle Prealpi Giulie)

 

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Ore 8.15 - Giorgio e Alb sulla cima Picco di Carnizza (q. 2.440)

 

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Il monte Canin - A destra lo spigolo lungo cui corre il sentiero di salita

 

Ci avviamo alle 8.30, traversando la "divertente" crestina esattamente sulla verticale delle morene del ghiacciaio. Meglio che chi soffre di vertigini o si ritrova con il piede malfermo qui non ci venga...

Perdiamo circa 150 metri di quota e aggiriamo il primo pilastro. Alcune attrezzature (inutili) agevolano il passaggio su alcuni verdi. Rapidamente riprendiamo i metri persi e ci troviamo sullo spigolo. La sensazione di vuoto è veramente tanta, mentre rimontiamo delle roccette di I grado. Qui un cavo di assicurazione ci starebbe anche bene ma ovviamente non c'è. Assolutamente vietato sbagliare. Il sentiero (non banale) sale sul filo dello spigolo con a tratti vuoti impressionanti sia a sinistra che a destra.

Sono le 9.30 circa quando raggiungiamo la croce di vetta. Siamo soli e i primi della giornata.

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Alb manifesta così la gioia della cima solitaria

 

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Panoramica 180° nord dalla cima del Canin

 

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Panoramica 180° nord dalla cima del Canin (versione con legenda)

Il tempo non è bellissimo e l'altimetro ha perso qualche metro: il tempo sta cambiando. Verso le Babe, verso sud, dense nebbie oscurano l'orizzonte. Decidiamo di partire alle 10.00 in punto, godendoci la cima per mezz'ora.

Io sono stanchissimo, ho mal di pancia e nausea (maledette mela... sì, non la digerisco ma mi sono lasciato convincere a mangiarne una da Alb) e voglia di tornare giù.

Sulla cima ci raggiungono due ragazzi della val di Dogna, due fratelli: sono saliti per la ferrata "Julia"; quattro parole e facciamo subito amicizia.

Alle 10.00 ci avviamo verso l'attacco della ferrata "Julia" che il nostro gruppo, diventato di 4 persone oramai :), percorrerà in discesa. La via "Julia" non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella che ci ha portato sulla cima del Picco di Carnizza: la roccia è marcia, il camino tetro e scuro. Pazienza.

Dall'attacco della ferrata, per le ghiaie e le morene, raggiungiamo la traccia del sentiero 632 che dal bivacco Marussig, porta al rifugio Gilberti.

Ore 13.30: dopo abbondante pasto (per Alb) e abbondanti liquidi (per me) attendiamo la partenza della funivia che ci porterà all'auto. Sì, funivia... devo mantenere un po' di forza per l'ora di tennis che mi aspetta alle 18.00 con Claudio.

Bellissima escursione.

4.9.2005

 

Punto di partenza: ultimo tornante prima di Sella Nevea salendo da Chiusaforte, quota 1.060 metri, Sella Nevea (UD).

Salita lungo il "troi dai sachs" fino a casera Goriuda di sopra e poi lungo il sentiero CAI 645 fino al bivacco Marussig. Salita al Picco di Carnizza e al Canin lungo l'alta via Resiana e discesa per la ferrata "Julia". Rientro per il sentiero CAI 632.

Quota massima raggiunta: 2.5.87 metri.

Dislivello totale in salita, comprese le perdite di quota: 2.100 metri circa.

Sviluppo totale: -.

Tempo totale: 9 ore circa.