Afragola story

A. R. C. A.

ASSOCIAZIONE RICERCHE CULTURALI AFRAGOLESE

1° SEMINARIO DI STUDI

ALFONSO CACCAVALE

CENNI CARTOGRAFICI DI AFRAGOLA

 Novembre 1987 Afragola - biblioteca comunale  

 

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La forma, la struttura, l'organizzazione, la crescita demografica ed insediativa di una città, riflettono le caratteristiche geografiche, estensive e produttive del territorio che la esprime.In questa seduta si vuole affrontare un nuovo aspetto della storia afragolese, cioè conoscere il suo sviluppo urbano mediante la lettura di alcune carte topografiche essenziali che sono state redatte in questi ultimi tre secoli.La prima carta (fig.1) che si pone all'attenzione è la “Tabula Chirographica Neapolitano Ducatus”; essa è stata redatta da Bartolomeo Capasso oltre il mezzo secolo fa.La carta rappresenta il territorio di Napoli nell'XI secolo, in cui lo studioso riassume tutti gli elementi storici e toponomastici delle sue lunghe e approfondite indagini.  Ancora oggi è uno strumento importante per orientarsi nella topografia e nella geografia dei luoghi al tempo del Ducato.Siccome il Capasso si limitò ad accertare solo l'esistenza dei casali del Ducato di Napoli, gli stessi sono rappresentati con un cerchio.  Molti di questi casali non erano dei veri e propri agglomerati urbani, bensì villaggi sparsi nelle campagne del napoletano.  Di notevole importanza risultano i centri di Napoli, Pozzuoli, Acerra e Capua.

In questa tavola si nota il territorio del Ducato Napoletano diviso nelle cinque regioni originarie (molto attendibili: Territorium Plagiense lungo la costa vesuviana, Ager Neapolitanus in cui era compresa Afragola, Territorium Puteolanum, Liburnia, che faceva capo ad Atella ed Acerra e Territorium Nolanum.Il confine naturale del Ducato di Napoli è delimitato dal fiume Clanio e dalla collina di Cancello.Di notevole interesse è la maglia stradale che il Capasso ci descrive in questa carta.  Sono messe in evidenza: la via Appia, che taglia la Terra di Lavoro, e la via Campana che parte da Pozzuoli e si collega alla succitata via Appia, nei pressi di Capua, assieme all'altra strada che partendo da Napoli si collegava con Atella ed Aversa.Di notevole importanza anche le altre strade: via Cumana, via Antiqua e via Nolana, che collegava appunto Napoli con Nola.

Ritornando ad Afragola, Capasso ha letto un documento datato 1130 o 1131, in cui per la prima volta si, ha notizia del casale; esso è scritto in caratteri longobardi.Il Capasso. ancora ci fornisce la descrizione del primo sito di Afragola (intorno al mille): 'la mille passi dall'attuale Frattamaggiore verso Napoli e ad oriente, si trova il villaggio di Arcopinto (di cui oggi appena sopravvive il nome) e quello di - Cantariello; nelle vicinanze una specie di bosco e anche di palude; poi la chiesa di San Salvatore, che dipendeva dal monastero napoletano di San Gregorio Maggiore.  Da questa chiesa trasse nome un altro villaggio, San Salvatore delle Monache.  In queste vicinanze sorse Afragola, che fu incrementata dalla distruzione di questi precedenti villaggi.  Vi si trovava anche il 'Campus di San Severinol e la struttura di un vecchio acquedotto (di qui dovette trarre nome lo stesso villaggio dì - Cantariello.) In questa mappa Afragola è riportata col nome l'Afraore".

Un'altra tavola importante è quella redatta da Domenicó Spina (fig.2), col titolo: "La Campagna felice meridionale", nel 1761; ha dimensioni di cm 66,3 x 98,7.  E' una mappa manoscritta ed acquerellata, in cui è messo in rilievo il sistema infrastrutturale delle strade, i corsi d'acqua e gli abitati.  Si nota ancora una rappresentazione parzialmente tridimensionale dei rilievi più importanti, come il Monte Nuovo, la Solfatara, gli astroni, i Camaldoli, il sistema collínare che cinge la città; particolare rilievo è dedicato al Vesuvio fumante.

E' una carta incerta nel rilievo topografico; ciò è dimostrato dal fatto che Afragola è rappresentata come un nucleo di case, assemblate fra loro senza nessun ordine, e anche la sua maglia viaria è incerta.  Poco attendibile poi è la raffigurazione del castello, a pianta quadrangolare e con quattro torri ai vertici; ciò sta a sottolineare solo che la fabbrica aveva un'importanza maggiore rispetto al contesto urbano.  In quel periodo il castello presentava un unico grande giardino ed' una sola torre, assumendo l'aspetto di un palazzo settecentesco.

La cosa importante di questa mappa è che Afragola qui si presenta come un tessuto urbano compatto.  Gli originari tre nuclei, che facevano capo alle chiese di San Marco, San Giorgio e Santa Maria d'Ajello, espandendosi col passare dei secoli, erano ormai diventati un solo paese. Da notare che la strada per Caserta attraversa il centro di Casoria e dalla stessa vi è la diramazione per Afragola; ancora non esisteva quella che sarà la Strada Sannitica 87.

Afragola è denominata “Afraola" nella mappa redatta da D. Spina.  Una delle più importanti carte del 1700, in cui è raffigurato il territorio di Napoli, comprendente anche Afragola, è quella redatta da G. A. Rizzi Zannoni (fig.3), nel 1793; è un'incisione su rame formato cm 49,5 x 79,5. E' uno dei monumenti della cartografia napoletana di massima precisione e di elegantissima fattura, che sintetizza, nell'ultimo decennio del 1700, tutte le straordinarie conoscenze di tutta l'area napoletana delsuo autore.

Nel 1700 i casali di Napoli, sia quelli sviluppatisi a ridosso delle propagini collinari, al limite della piana dei Campi Flegrei, che quelli addentrati nel territorio agricolo ed i centri vesuviani, registrano una crescita demografica e residenziale che, esaurito lo sviluppo polarizzato, tendono a diramarsi lungo le direttrici di reciproco collegamento, avviando i primi processi conurbativi.La bonifica con la sistemazione dei Regi Lagni, aveva fatto sentire i primi benefici influssi sul riassetto a scala urbana dei casali di Napoli, nel disboscamento delle aree mediane e nell'allargamento delle, superfici assoggettate a coltura.

In questa tavola si nota Afragola come un nucleo molto compatto, con grosse aree centrali formate da palazzi a corte con giardini; alcune aree sono ancora prive di sviluppo abitativo.  Verso la campagna vi è una folta schiera di palazzetti isolati, di dimensioni modeste.

I palazzi di questo periodo sono per lo più a due piani, hanno un grande portone d'ingresso, che immette in un atrio, da cui si raggiunge la corte centrale, su cui affacciano diversi ambienti accessori.Spesso la corte è circondata da portici, su cui poggia la loggia del piano superiore, che funge da disimpegno per l'appartamento padronale, nonché da spazio di soggiorno. Le scale di questi palazzi possono essere scoperte o ad unica rampa, o con rampe multiple ed alloggiate in una cassa scala; ad esse si può accedere anche dall'androne principale. Quando il giardino era annesso all'abitazione, esso era raggiungibile da un secondo androne, in asse con il primo.

La maglia viaria di Afragola è molto precisa, si notano le direttrici da San Marco per Casalnuovo, la strada che attraversa la contrada Cantariello e prosegue per San Michele.  All'incrocio di queste strade si costituì il primo nucleo di san Marco.

E' presente qui la via Vecchia che da Casoria immette ad Afragola, e continua poi verso Cardito.  Altre strade di notevole importanza che già esistono in questo periodo sono: le attuali via Roma, via Majello, via del Rosario, via Principe di Napoli, via Dente Alighieri, via A. De Rosa, via Sanfelice, viale sant'Antonio.  I , complessi ecclesiastici sono già tutti presenti perché si sono sviluppati definitivamente fra la seconda metà del 1600 e la prima metà del 1700.

La carta del "Reale Ufficio Topografico Militare" (fig.4) del 1828, raffigura Afragola quasi con le stesse caratteristiche che si notano sulla carta del Rizzi Zannoni, con l'eccezione di qualche area interna della città, scomparsa a favore dell'edilizia. In più sulla carta in esame sono state aggiunte le linee ferroviarie dall'I.G.M. nel 1870.

Nella prima carta del territorio di Napoli, redatta dall'I.G.M. (fig.5) nel 1876, leggiamo per la prima volta un nuovo asse stradale che collega Afragola con Casoria (corso Garibaldi), ciò a testimoniare che la città si sta espandendo verso i paesi vicini.  Più definita è anche l'attuale via Roma, completata nell'ultimo tratto, occupato da costruzioni tardo ottocentesche.  Tra il 1880 e il 1920 si assisterà anche ad una forte edificazione lungo corso Garibaldi.

Verso la fine dell'800 saranno edificati ad Afragola ancora grossi palazzi, ma di dimensioni minori rispetto a quelli sei-settecenteschi. Afragola in questo periodo si distingue come uno dei più popolati paesi del napoletano; ma le condizioni abitative sono pessime: famiglie intere vivono in una stanza, spesso fornita solo della porta d'ingresso come apertura per la luce e l'aria.  La città allora più che nell'800 si presenta come una' città fatiscente, senza servizi sociali, formata da fabbricati vecchi e cadenti. La piazza del Municipio alla fine dell'800 è già definita,quale oggi la vediamo. Nella carta del territorio di Napoli redatta dall'I.G.M. (fig.6) nel 1926, vediamo una nuova Afragola, in pieno sviluppo urbanistico, poiché i benestanti preferiscono abbandonare il centro antico, reso inabitabile dalle pessime condizioni igieniche; la parte più vecchia della città è abitata dal sottoproletariato e dai contadini, mentre la piccola borghesia va a vivere in nuove aree.  Si sviluppa cosi l'edilizia su corso Garibaldi.  In seguito si crea una. circumvallazione esterna comprendente via Leopardi e il primo tratto di via Amendola.  Anche via Oberdan e il primo tratto di corso Vittorio.Emanuele vengono urbanizzate.

Nella zona compresa tra le strade sopra descritte si sviluppa un nuovo tipo abitativo: la piccola casa unifamilìare, con giardino o cortile di non eccessive dimensioni, anteriore o posteriore.  L'abitazione è composta spesso da due o tre vani con un servizio igienico.  Questo tipo edilizio ha caratterizzato anche la più recente espansione della nostra città.

Ancora in questa tavola leggiamo un'altra nuova strada: il corso De Nicola, nuovo asse stradale che collega piazza Gianturco con piazza Castello.  Lungo questa strada ben presto sorgono edifici che risentono del gusto dell'epoca (tardo liberty). In questa carta figura per la prima volta nella sua interezzala Statale n° 87, che collega Napoli a Caserta.

L'ultima carta presa in esame è quella redatta dall'I.G.M. con rilevamento del 1957 ed aggiornata per la viabilità al 1966. Mi rendo conto che in trenta anni sono accadute molte cose e la città stessa ha cambiato ulteriormente volto, ma un approfondimento sulla città attuale cercherò di svilupparlo in una prossima seduta, limitandomi ora ad accennare ai mutamenti di questi ultimi decenni. Tra la carta del 1926 e quella del 1957 è intercorsa una guerra, che ha prodotto diverse distruzioni nella città di Afragola.  Fra l'altro il regime fascista a fatto si che negli anni 30 si edificasse anche un edificio scolastico, intitolato a G. Marconi, alle spalle del Santuario di Sant'Antonio.  L'edifìcio è a forma di C ed ha tre piani; qui hanno preso posto tutte le scuole elementari del comune.  Architettonicamente è simile a tanti altri edifici per l'istruzione realizzati dal regime in altre città d'Italia.

Nel dopoguerra sorge il quartiere del "Campo", nei pressi della scuola e si urbanizza gran parte di' via Amendola, tutto nell'ottica della, speculazione fondiaria, per cui si poteva costruire dove il notabile metteva in vendita i suoi appezzamenti di terreno, senza infrastrutture viarie, fognarie, idriche.

Cose non presenti in questa tavola sono: i vari edifici scolastici, sorti nella seconda metà degli anni 50 e il rione Ina Casa.  Per questo complesso edilizio viene aperta una nuova strada: corso Napoli.

Ancora notiamo la nuova strada che da Afragola conduce a Frattamaggiore e il completamente della Circumvallazione Esterna, suddivisa in seguito nelle vie Amendola e De Gasperi.

In questi ultimi decenni una cattiva politica amministrativa ha fatto sí che Afragola si espandesse a macchia d'olio; sono sorti interi quartieri abusivi, senza infrastrutture e senza i più elementari servizi sociali.  Il centro storico è stato alterato da sventramenti che hanno sconvolto irrispettosamente il suo equilibrio; a ciò si è aggiunta anche la nuova edilizia "demenziale" che si è innestata - nel vecchio organismo urbano, lacerandolo.

Concludo sottolineando che quanto sopra descritto non vuole essere qualche cosa di definitivo, quindi abbandonato dopo questa sede, bensì è una prima parte di studio dell'argomento che mi riservo di sviluppare con ulteriori chiarificazioni e completamenti, e che presenterò, probabilmente in un prossimo incontro o anche in una prossima pubblicazione.

 Alfonso Caccavale