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CADAVERI DI CONDANNATI
A MORTE E FETI ABORTITI
viene presa la pelle per realizzare collagene antirughe per viso e labbra
prodotti
da vendere sul mercato europeo

CADAVERI DI CONDANNATI A MORTE E FETI ABORTITI
viene presa la pelle per realizzare collagene antirughe per viso e labbra prodotti da vendere sul mercato europeo
Un’azienda di cosmetici cinese usa pelle presa dai cadaveri di condannati a morte per realizzare prodotti da vendere sul mercato europeo.
La rivelazione shock è del Guardian, per il quale agenti di questa azienda hanno detto ai compratori che il loro
collagene per la riduzione delle rughe e per le labbra viene prodotto usando la pelle di questi condannati, un uso a loro avviso «tradizionale» e «per il quale non c’è da scandalizzarsi».
Medici e politici in Gran Bretagna affermano che la mancanza di regolamentazione, anche a livello
europeo, sul collagene la proteina strutturale che dà alla pelle la sua solidità facilita queste operazioni a dir poco discutibili, che sollevano, al di là delle questioni etiche, anche interrogativi sanitari
sulla possibile trasmissione di infezioni.
Anche se l’Associazione italiana industrie cosmetiche (Unipro) si è affrettata ieri ad affermare che esiste dal 1995 una norma Ue che proibisce l’uso di tessuti umani. Il quotidiano non può rivelare il nome dell’azienda cinese pe r motivi legali, e non è in grado di stabilire se questi prodotti di collagene fatti conla pelle dei condannati siano già nei negozi europei, ma è stato accertato che l’azienda in questione ha già esportato in passato collagene verso l’Europa.
L’agente della compagnia cinese ha detto a un reporter che si fingeva cliente che i loro laboratori stanno
cercando di ottenere prodotti antirughe usando i tessuti di feti abortiti.
Tuttavia, quando il Guardian come tale ha chiesto un commento, questo agente ha negato sia questa circostanza, sia l’uso della pelle dei condannati. Ma all’inviato che si fingeva un uomo d’affari di Hong Kong, questi avrebbe detto:
«Molte ricerche si fanno nel modo tradizionale, usando la pelle di prigionieri messi a morte e quella di feti abortiti».
Questo “materiale” verrebbe comprato da aziende con sede nella provincia settentrionale di Heilongjang, e i cosmetici verrebbero sviluppati da altre società in luoghi diversi della Cina. Questo personaggio si è detto stupito dalla reazione scandalizzata che questa pratica “tradizionale” suscita in
Occidente, e ha affermato che il governo di Pechino «ha fatto pressione su tutte le strutture mediche affinché mantengano un basso profilo» su questo genere di lavoro. «Siamo ancora all’inizio delle vendite di questi prodotti, ma molti clienti all’estero sono sorpresi dal fatto che possiamo produrre collagene umano al 5% del prezzo di quello prodotto in Europa», ha aggiunto.
Normalmente, il collagene si ottiene dalla pelle delle mucche. In altri casi, c’è la donazione volontaria, oppure la persona che intende farselo iniettare come antirughe dona delle cellule che poi vengono fatte crescere in laboratorio fino alla quantità desiderata. Il ministero della Sanità britannico anche sulla scorta di queste no
tizie ha avviato tempo fa un’indagine per poi raccomandare regolamentazioni del settore dei trattamenti al collagene, che godono di crescente popolarità.
L’emissario dell’azienda cinese, parlando al finto compratore di Hong Kong, si è anche lamentato del fatto che «la pelle dei condannati era meno costosa.
Ora i tribunali vogliono una certa cifra». Secondo chirurghi plastici interpellati dal Guardian, notizie di tessuti ottenuti dai corpi delle persone giustiziate secondo Amnesty International nel 2004 le autorità cinesi hanno messo a morte 3.400 prigionieri circolano da tempo. Peter Butler, un chirurgo plastico e consulente del governo, ha detto che circolava voce che i cinesi facessero trapianti usando parti dei cadaveri, in particolare le mani. Un
centro trapianti era vicino al luogo delle esecuzioni. «Posso vedere l’utilità, visto che vi hanno accesso e non hanno obiezioni etiche afferma Butler . Ma in quel caso la principale preoccupazione sarebbero le infezioni».
Il governo cinese ha negato in passato che organi o parti dei corpi dei condannati siano stati usati senza il loro consenso, o quello delle famiglie. Ma il consenso sarebbe strappato, secondo Amnesty. Inoltre gli organi dei condannati a morte sono considerati proprietà dello Stato.
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