La certezza di ESISTERE..., la forza di ESSERE....

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La Chiesa Madre


La Chiesa Madre

 

I Monaci, diressero certamente i lavori della Chiesa prendendo a modello la Cattedrale di Cosenza. L’epoca della sua costruzione non si conosce con esattezza, ma è probabile che sia stata edificata, a spèse di tutti i cittadini, verso la fine del 1500,  come appare da una data scolpita in un pezzo di legno incastrato al centro dell’arco trionfale,1580. I Bocchiglieresi hanno voluto darsi la “CATTEDRALE”, complesso monumentale per eccellenza che comprende la torre, il battistero, il camposanto. Un complesso, quindi, che esprime l’intero ciclo dell’esistenza: dalla nascita alla morte. L’unico elemento che viene a mancare è il portale; infatti resta il vuoto che doveva accoglierlo; certamente per motivi economici non fu ordinato a qualche officina di un paese vicino ( a Bocchigliero all’epoca non esistevano scalpellini  capaci di lavorare la pietra sul tipo del portale della ex Chiesa della Concezione). La facciata non presenta nulla di decorativo. Ha tre ingressi di uguale apertura (1,90x3,20) con arco a tutto  sesto. Al di sopra delle due porte laterali sono presenti  due finestre rotonde, mentre quella centrale è rettangolare. L’interno è sul tipo basilicale a croce latina, e misura m. 31,40 nello sviluppo longitudinale della navata centrale e del transetto, m. 21,70 nella larghezza trasversale delle tre navate. Le Navate sono divise da pilastri quadrati di m. 1,00x1,00 con base e capitello a semplice modanatura, collegati da archi a tutto sesto che comunicano fra loro per mezzo di sei valichi  per lato. Ogni pilastro è costituito da blocchi di pietra squadrati di color grigio-giallo;  intorno agli archi scorre una semplice cornice, con serraglio a mutolo e protome umana. Il transetto è sopraelevato di circa cm. 60 da tre gradini. La navata centrale è collegata con l’abside a pianta quadrata di m. 6,80 x 6,45 per il tramite dell’arco trionfale, come nelle Chiese Monastiche; significativa la derivazione Agostiniana del Crocifisso eretto sulla trave-catena sulla quale vi è scritto:

“ PENDEO PRO POMO QUOD MALE SUISIT HOMO”

Sotto l’arco trionfale è posto l’altare maggiore, in marmi policromi di fattura Barocca del 1818. A sinistra dell’abside sta la sagrestia di m. 6,80 x 5,30 ed a destra la cappella del SS. Sacramento di m. 6,85 x 5,30. Il soffitto della navata centrale era in tavole con pseudo lacunari dipinti , cosi pure il soffitto dell’abside. I soffitti delle navate laterali erano pure in tavole, ma non dipinte. La copertura era a capriate. La cappella del SS. Sacramento, situata in fondo alla navata laterale destra, si divideva da questa con un arco a tutto sesto a sezione semiottagonale, oggi murato. Sulle facce dell’arco, come su quelle dei piedritti, vi sono motivi decorativi in stucco; il soffitto è a padiglione costolonato, con costole a motivo floreale i quali si incontrano al centro della cupola ai spigoli di un quadrato che racchiude una colomba. Ogni lato della volta presenta quattro unghie impostate su un sistema di archetti pensili con vela. L’intera superficie  della cupola è decorata con stucchi a girali e fiorami; la cornice di imposta, con ovali e dentelli, divide la cupola dalle lisce pareti della cappella. Nella parete destra della cupola vi è una porticina che porta nel campanile. Oggi la cappella è in completo abbandono.  Una volta sistemata  la si vuole adibire a museo di arte sacra. Il primo intervento nella Chiesa avvenne nel 1936; fu demolita una balaustra che scorreva lungo le pareti interne della navata centrale, costituita da mensole in ghisa fusa per il sostegno del ballantorio, che serviva per agevolarne la pulizia delle pareti in alto. Il secondo e massiccio intervento fu iniziato nel 1956. Si intervenne al soffitto della navata centrale, delle laterali e dell’abside, nascondendo il tavolame con dell’intonaco in calce. Fu chiuso con muratura l’arco della cappella del SS. Sacramento. Fu rialzato l’altare maggiore. Fu costruita una balaustra sui lati fra le ultime due arcate e sul davanti, fra i due ultimi pilastri. Furono eliminati gli stalli e la cattedra centrale; questa era arricchita da cornici, pilastri con capitelli eseguiti nel 1769. Stessa sorte toccò alla cantoria lignea, che era posta tra l’ultima campata destra, costruita nel 1760 e su cui vi era l’organo del 1833. Furono eliminati gli altari attaccati alla parete della navata laterale destra e sinistra. Furono distrutti tre grandi lampadari in ghisa fusa con pendenti in cristallo. Fu distrutto il fondo battesimale in pietra, che era posto a destra del portone di ingresso. Gli altari della navata destra erano quattro:

1° altare dedicato a S. Francesco Saverio: in legno verniciato e dorato negli intagli, con nicchia per la statua del santo; questa era contornata da un motivo floreale. L’altare era arricchito da due colonne, da un fregio con putti, da una cimasa con piccolo quadro inserito che rappresentava il Santo con la Madonna.

2° Era detto del “Purgatorio “ con tela posta su di esso. Aveva architettura in stucchi con pilastri e capitelli addossati alla parete, motivo centrale a cartella, a ricci, a costole e fogliame di acanto. La cornice che chiudeva la tela era, nella parte superiore movimentata. Sul fastigio, un gruppo di due angioletti volanti reggeva una corona gentilizia con sfondo costituito da un panneggio di ermellino.

3° era in muratura con stucchi, fu costruito nel 1766. Vi era una nicchia per la statua del Vescovo di Mira contornata da una robusta e ricca decorazione di foglie di acanto e girali rincorrentisi, il tutto inquadrato da paraste laterali e colonne fogliate nella parte inferiore. Cornice di coronamento, ricco fastigio con cartella e girali ed angioletti assisi sulle volute del timpano. Le basi delle colonne, su plinto, avevano un Serafino terminante a foglia di acanto.

4° era in legno, costituito dal banco dalla mensa con bella cornice sul davanti che ne delimitava il paliotto che mancava. Tre gradi decorati da volute e fogliame intagliate.Intorno alla tela che raffigurava la Madonna del Carmine, vi era una cornice sagomata, intorno alla quale correva un largo motivo ornamentale a foglie di acanto in volute intagliate e traforate, con in alto due putti sostenenti una corona. Successivamente vi collocarono un ciborio in marmi policromi, anche questo a sua volta distrutto. Gli altari della navata sinistra erano cinque:

Il 1°  ed il 2° erano uguali nell’architettura, costruiti in muratura, presentavano due colonne scanalate con protome umana sulla base, architrave e fregio, cimasa e timpano; in ognuno di questi altari vi era una tela.

Il 3° era in muratura, doveva essere della stessa manifattura dei due precedenti, aveva due semicolonne addossate alla parete e scanalate con architrave e fregio. Vi era una tela della Madonna con Bambino, San Giovanni e altri due Santi.

Il 4° era pure in muratura, dedicato a S. Michele con nicchia e statua in cartapeste; aveva due colonne corolitiche con trabeazione sormontata da un ricco fastigio, stemma arricchito da sette putti.

Il  5° era dedicato a Santa Gemma con statua in cartapesta; il tutto era costruito in muratura.

Il terzo intervento risale al 1988 ed i lavori consistettero nel consolidamento delle colonne le quali si sono leggermente inclinate; la demolizione e rifacimento del tetto e del pavimento. Durante questi interventi, sotto il vecchio pavimento, erano ben conservate delle cisterne che servivano nei tempi antichi per la tumulazione dei defunti.  Le cisterne hanno base sia quadrata che rettangolare Da questa Chiesa furono rubati nel 1972 n° 1 calice d’argento del 1700, n°3 grosse lampade d’argento cesellato di circa 5 Kg. N° 1 secchiello d’argento con relativo aspersorio. Da un documento del 10.1.1911, a firma del parroco Salvatore Caligiuri, risulta che nelle due navate  sono collocati dieci altari e che la  cappella del SS. Sacramento è  ridotta in cattivo stato; risulta inoltre che la Chiesa  fu sconsacrata  il giorno 27,10.1799  per il seguente motivo: “…il giorno 23.3.1799, sabato santo, finita la funzione in detta Chiesa Matrice, dalla plebe di Bocchigliero si fece una rivoluzione (non si sa la causa) contro galantuomini e dietro avere dentro la Chiesa medesima sparato molte fucilate e feriti D. Giovanni Filadoro, D. Francesco Comite, D. Gabriele Marino e mortalmente D. Francesco Greco che mori il giorno seguente 24 marzo 1799”.Da un altro documento del 12.5.1935, sempre a firma del dell’arciprete Salvatore Caligiuri, risulta quanto appresso: “la nave centrale ha in fondo l’altare maggiore, che lo separa dal coro, con attorno una balaustra in cemento fatta recentemente , che ha sostituito l’antica consumata, le due navate laterali contengono quattro altari ciascuno”. Da un inventario del 14.5,1860 la Chiesa possedeva:

N° 3 calici con piede d’argento

N° 1 ostensorio col piede d’argento ed un altro simile appartenente a S. Rocco.

N° 2 turibolo e navetta col cocchiaro d’argento

N° 1 vase per l’acqua benedetta con l’aspersorio d’argento

N° 1 croce  d’argento per le processioni

N° 1 baldacchino Maceratese per il SS: Viatico

N° 8 confessionali

N° 1 pulpito

N° 1 cattedra

N° 1 organo

N° 1 campana

N° 3 campane spezzate

N° 8 scanni per sedere

N° 4 statue di legno intere

N° 1 statua d’argento di San Rocco

N° 2 statue vestite

N° 1 statua di cartapeste

N° 3 baldacchini

N° 1 reliquia

N° 3 lampade d’argento

N° 1 piattino d’argento per la comunione

Questo inventario fu fatto alla presenza di D. Antonio Donnici e di D. Giuseppe Ricca.

Da un inventario dell’argenteria custodito nella Chiesa Madre risulta:

N° 1 sfera grande di argento con piede

N° 1 calice d’argento cesellato a mano

N° 2 calici semplici d’argento

N° 1 croce d’argento

N° 1 lampada d’argento, appartenente al SS.Sacramento

N° 6 calici con le coppe d’argento e i piedi in rame gialla

N° 2 incenzieri d’argento, colle corrispondenti navette, una grande e l’altra mezzana colle catinelle di ottone quest’ultima.

N° 1 secchiello col corrispondente aspersorio d’argento

N° 1 lampada d’argento appartenente a S. Nicola

N° 1 lampada d’argento appartenente al SS. Rosario

N° 1 statua d’argento appartenente a San Rocco più una sfera mezzana d’argento

N° 2 corone di argento una grande, l’altra piccola con pietre incastrate appartenente al SS. Rosario

Questo inventario non porta il nome di chi lo ha compilato ne tanto meno porta la data.

 

Elenco delle carte

Esistenti nell’  archivio del Clero di Bocchigliero e consegnate oggi al sottoscritto dal  Reverendissimo Sig.  D.R. Lattanzio 

N° D’or     NATURA E DESCRIZIONE SOMMARIA                  OSSERVAZIONI

 1  Una Decretale Pontificia in cartapecora, con

data  28 luglio 1685, che riguarda la fondazione di questa Chiesa Arcipretale,e i Diritti e i Doveri  de Sacerdoti componenti il Clero. Un rescritto del Pontefice Gregorio XVI del di 19 novembre 1833 col quale si dichiara privilegiato per 7 anni, l’altare di San Nicola di Bari di questa medesima Chiesa. Un altro Rescritto del medesimo Pontefice, in data 25 novembre 1833, col quale si concedono delle indulgenze a quei fedeli che confessati e ricevuta, almeno 3 volte, la S. Comunione durante il novenario, che precede ogni anno la festa di San Nicola, ne visitano l’altare, pregando devotamente Per la concordia tra principi cristiani, per l’estirpa zione della eresia e per il trionfo della Chiesa. Un autentico della reliquia di Santa Lucia e Santa Apollonia, con data 6 maggio 1734. Un’altra autentica della reliquia di S. Nicola  di Bari, con data 14 luglio 1876. Un buono di lire 61.9 dè signori Gennaro e Paolo Capua da Longobucco a favore del Clero di Bocchigliero, con data 19 settembre 1813. Una copia di istrumento  d’ipoteca sull’orto di un fallimento. Il Buono come al n. 6 venne Domenico Marino per la somma di lire 48.85 a da signori Capua pagato al favore del Clero di Bocchigliero, pagato dal Nota  sacerdote sig. da Leopoldo ro Benedetto Greco, e registrato in Campana il Linardi, in questo medesimo di 7 luglio 1821 comune, dietro strumento di  Una lettera Apostolica di Sua Santità Pio VII quietanza di tutto il Clero Contro la società de Carbonari. Il Linardi ne rilasciò un obligazione; ma questa non si è rinvenuta nell’Archivio sicchè la somma di lire Un Decreto dell’Arc. Cilento col quale si 619 può dirsi perduta proebisce l’accesso e molto più l’intrat tenimento dei Laici nel Coro. Un registro de pesi di messe da celebrarsi nei diversi altari di questa Chiesa Arcipretale. Ventisei libri, ove trovansi segnate le messe Celebrate e da celebrarsi nei vari Altari e Cappelle  della stessa Chiesa. Trenta verbali di questo Clero riflettenti la elezione del procuratore, dei razionali ecc. fatta sempre la prima domenica di settembre nei diversi anni. Due Decreti di S. Visita dell’Arc. Cilento. 

 

Bocchigliero 2 marzo 1893

Alfonso Sac. Gallo

Bellisario Sac. Gallo

 

PAPA GREGORIO XVI 

 

Al futuro ricordo. Con paterno amore attenti alla salvezza di tutti onoriamo i sacri luoghi con sacre indulgenze e benefici, affinché per questo le anime dei fedeli defunti possano consegnare i suffragi dei meriti di Gesù Cristo e dei suoi Santi e aiutati da essi possano per la misericordia di Dio essere condotte alla salvezza eterna dalle pene del purgatorio. Volendo pertanto illustrare con questo speciale dono della Chiesa parrocchiale della terra di Bocchigliero della Diocesi di Rossano nella quale non si ritiene concesso altro altare privilegiato, e che sia costruito un altare a S:Nicola di Bari, confidando nella onnipotente misericordia di Dio e nell’autorità dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, affinché in qualsiasi momento un sacerdote, secolare o regolare, abbia celebrato su questo altare la messa dei defunti per l’anima di qualsiasi fedele che congiunta all’amore di Dio sia migrata da questa vita, questa stessa anima per il ministero della Chiesa a modo di suffragio consegua l’indulgenza così che concediamo che per gli stessi meriti di nostro Signore Gesù Cristo della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi offerti in suffragio per lui venga liberata dalle pene del purgatorio invece per tutti quelli che non sono presenti di persona e per tutti quelli che sono presenti concediamo l’indulgenza soltanto per sette anni. Dato a Roma presso S. Pietro chini all’anello del pescatore (di S. Pietro) il giorno 19 nov. 1833 III anno del nostro pontificato. 

N.B. ad alcune parole si è cercato di dare un significato appropriato alla frase. 

                 

PAPA GREGORIO XVI 

 

A tutti i fedeli di Cristo presenti alla lettura di questa lettera salute ed apostolica benedizione. Con l’intendo di aumentare la devozione dei fedeli e la salvezza delle anime con la pia carità dei tesori della Chiesa celeste, a tutti i fedeli di Cristo di entrambi i sessi, veramente pentiti e confessati e accostati alla Santa >Comunione che avranno visitato devotamente la Chiesa di Bocchigliero, appartenente alla Diocesi di Rossano e che in essa presso l’altare di San Nicola di Bari patrono della predetta terra, nel giorno in cui nella stessa Chiesa si celebra la festa dello stesso San Nicola di Bari dai primi vespri al tramonto del sole nello stesso giorno ogni anno e che ivi avranno pregato per la concordia dei principi cristiani, per l’estirpazione delle eresie e per l’esaltazione della Santa Madre Chiesa concediamo l’indulgenza plenaria; inoltre agli stessi fedeli di Cristo veramente pentiti, confessati e comunicati che durante il novenario prima della festa abbiano presenziato almeno per tre volte alle Sante Messe ivi celebrate e come sopra abbiano pregato similmente concediamo misericordiosamente nel nome del Signore l’indulgenza plenaria per tutto il tempo dei nove giorni secondo l’esigenze di ciascuno per la purificazione e la remissione di tutti i peccati. Per tutti  i giorni rimanenti come questi agli stessi fedeli che per sette anni abbiano compiuto tutte le cose sopra dette concediamo quarant’anni di indulgenza, e infine in qualsiasi dei nove giorni il giorno festivo delle stesso San Nicola che cade il 6 di dicembre, siano intervenuti almeno col cuore contrito ai divini uffici celebrati nella Chiesa condoniamo duecento giorni tra quelli vincolanti a qualsiasi altro debito penitenziale in corso secondo la forma della Chiesa. Tutte queste singole indulgenze e remissioni dei peccati e delle penitenze concediamo che vengano applicate anche alle anime dei fedeli a modo di suffragio di coloro che sono morti nell’amore di Dio. Ai presenti siano valide solo per un settennio. Vogliamo inoltre che se per supplica, presentazione, ammissione o per pubblicazione della presente lettera qualcosa sia pur minima viene aggiunta o spontaneamente sottratta, nulla venga tolto ai partecipanti. Dato a Roma presso la tomba di San Pietro il giorno 15 di novembre 1833 anno terzo del nostro pontificato. Grazie a Dio anche per la scrittura. Pro Domino Cardinale Albano

 

IN NOME DELLA SANTISSIMA TRINITA’

 

Padre, Figlio e Spirito Santo a lode e gloria della perpetua e sempre Vergine Maria nostra signora e in onore del Padre nostro Domenico autore del Santo Rosario, noi Pietro Maria Passerino grande procuratore di teologia e vicario dello ordine dei predicatori. A tutti quelli che sono presenti alla lettura di questa lettera salute sempiterna nel signore . Come crediamo che il vertice della perfezione cristiana sia l’unita’ dei fedeli, come le membra al Campo a cristo sorgente di ogni , unione che consiste nell’essere insieme dei cristiani, cosi crediamo che per raggiungerla (la perfezione) sia un ottimo strumento di preghiera e dell’esperienza abbiamo appreso essere lo stesso modo di preghiera di dio che la vergine Maria Madre di Dio pratica attraverso centocinquanta saluti angelici e quindici orazioni domenicali. Quasi come un salterino Davidico (di Davide) che viene chiamato Rosario del santo padre Domenico che ne’ fu il primo inventore , istituito dai sommi romani pontefice dei successivamente. Approvato per la devota intercessione dei Padri del nostro ordine e poi ornato di privilegi grandissimi e di innumerevoli indulgenze e anche di grazie sopra tutti gli altri inventati nella chiesa per ottenere ciò come pienamente crediamo. Poichè infatti oltre a questo la beatissima madre di Dio la cui intercessione può impetrarci questa perfezione, ivi (col rosario) viene invocata con maggiore ardore . E anche questo stesso modo di pregare (se viene fatto rettamente) molto facilmente lo fa conseguire con risparmio di tempo mentre fa percorrere meditando attraverso quindici misteri la vita di Gesù Cristo nostro Salvatore . Considerando tutto questo voi direttissimi in Cristo e devotissimi fedeli di Bocchigliero , della diocesi di Rossano e per avere , aumentare e conservare questo modo di pregare avete istituito e sistemato la confraternita del salterio ,o del rosario .sotto l’invocazione della Beata vergine. Maria, nella chiesa Matrice o arcipresbiteriale e avete fondato l’altare e la cappella col consenso dell’ordinario del luogo (Vescovo). Desiderando in oltre che noi recepissimo e approvassimo tale sistemazione e fondazione e la confermassimo subito con le nostre lettere ,ne avete fatto petizione per l’interposta persona del Reverendissimo Marcantonio contestabile protonotario apostolico e vicario generale di Rossano. Noi per tanto spinti dai vostri voti e dalle pie petizioni recepiamo,omettiamo e approviamo questa confraternita , cosi come viene richiesto ,e vi attribuiamo per sempre fermezza e in caso sia necessario di nuovo le eregiamo per i presenti.Dichiarando invalida e nulla oppure (in caso sia necessario) annullando proprio del tutto l’erezione della stessa confraternita  rosariana eretta nello stesso luogo nella vicina chiesa nuova del Santo Rosario in località di Bocchigliero data per concessione a Roma il 22 Agosto 1668 , dal momento che appare chiaro che questa nuova concessione contiene l’espressa clausola che aboliva il pregiudizio che l’antica confraternita fosse fondata già da tempo nella chiesa Matrice di Bocchigliero col consenso dell’ordinario del luogo e del priore del più vicino convento oppure l’ordinario del luogo del nostro ordine e per mezzo della predicazione di qualche padre dello stesso nostro ordine da destinare dal proprio superiore. Dispensando se fosse necessario chiunque venga a trovarsi a due miglia purchè i luoghi siano ben distanti tra di loro e non altrimenti, e inoltre accogliamo e ammettiamo la stessa confraternita e i fedeli di entrambi i sessi che saranno in essa accolti con le grazie e le indulgenze concesse loro dal romano pontefice di cui altre consimili confraternite costituite nelle chiese del nostro ordine se ne avvalgono .Ammonendo che la festa dello stesso Rosario venga celebrata nella stessa cappella la prima domenica del mese di ottobre di ogni anno secondo quando decretato e stabilito da gregorio decimoterzo per ricordare il passato gesto di ingratitudine e la vittoria contro “i nemici” della stessa società dei confratelli impetrata e ottenuta con le preghiere umanimamente fatte lo stesso giorno(come piamente crediamo) e con l’aiuto e l’intercessione della stessa Beata Maria Madre di Dio ,della cui società e cappella nominiamo un nuovo cappellano e un rettore pro-tempore della Chiesa oppure un arcipresbitero che possa scrivere i nomi e i cognomi di tutti i fedeli che chiedono di entrare e di essere accolti nella stessa società ,in un libro speciale per questo scopo stabilito, che possa benedire il Rosario o le corone, esporre i santi misteri del Rosario e che possa fare tutto e ogni singola cosa che i fedeli e la consuetudine richiedono. Obbligando di giorno in giorno la coscienza dei fedeli affinchè per l’ammissione agli obblighi ,per l’ingresso, per la scrittura e per la benedizione non esiga alcunchè di guadagno temporale ,ma gratuitamente presti questi offici , come vengono ricevute le sanzioni e le pie offerte della stessa società,come anche noi nel culto di Dio e della gloria della sua Santissima Madre e per la salvezza  dei fedeli , abbiamo gratuitamente ricevuto e gratuitamente diamo e gratuitamente concediamo. Vogliamo inoltre e concediamo a tutti di osservare che sulla venerata icona della cqppella vengano dipinti i quindici misteri della nostra redenzione nonché per la necessaria ricognizione di questa concessione comandiamo che venga similmente dipinta sulla stessa icona l’immagine del Padre nostro Domenico primo autore dello stesso Rosario. Mentre riceve in ginocchio le corone orarie delle mani della Vergine Maria.  E facciamo noto che il Papa Paolo quinto di felice memoria col suo breve (documento ufficiale del Papa) dato a Roma presso San Marco giorno 20 novembre 1608 restituì alla società del Sacro Rosario e confermò le Sacre indulgenze concesse dagli stessi pontefici romani suoi predecessori delle quali fino ad ora fruiva la vereconda società ,quasi che non avessero emanato le letture di revoca. Inoltre stabiliamo e dichiariamo infine che ogni qual volta i fratelli nostri ne avessero intimamente bisogno ,ottengano per lo stesso diritto e per lo stesso fatto da ora e per sempre, senza alcun altra dichiarazione i benefici celesti di questo venerando luogo per due mila anni (?) nella Chiesa di questo territorio, ma dichiariamo ( ancora) che per il carattere penitenziale della veneranda società vengano tolte le indulgenze della cappella e i privilegi concessi alla stessa (società ) e completamente e totalmente vengano trasferiti alla veneranda nostra Chiesa con tutti i beni temporali acquisiti dalla società la quale condizione i superiori e gli ufficiali sia della Chiesa predetta che della confraternita ammettono e sottoscrivono di propria mano e riteniamo che ogni fatta con le nostre mani debba essere sottoscritta e spiegata dal notaio. Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo Amen. A tutti quelli che non sono stati presenti nella cui fede abbiano gratuitamente sottoscritto di nostra mano muniti del nostro sigillo e dato per ogni luogo a Roma nel nostro convento di Santa Maria sopra Minerva il giorno 18 maggio 1669. 

 

NELL’ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA MATRICE 

1)  Si fa obbligo all’arciprete di celebrare ed applicare per il popolo in tutti i giorni domenicali e festivi.

2)   Sullo stesso altare si celebri una sola messa alla settimana per l’anima di Ferdinando LUPIS……..(omesse non chiare) .

3)  Sullo stesso altare un’altra messa alla settimana per la famiglia DEFILIPPIS di cui si percepisce l’elemosina per il possesso degli ulivi siti nel territorio di Cropalati dove si dice che presso il fertile fondo di Antonio ci sia acqua speciale ,presso i castagni di Gioacchino Donnici .E se ne ha ragione attraverso l’atto notarile steso per mano di Giovan Battista Marino…….(omesse non chiare).

4)  Sullo stesso altare due messe alla settimana per la famiglia Picone di cui si percepisce l’elemosina per due stoccate( il pilo o,stoccata era la misura del terreno ,che consisteva nel lancio ripetuto due volte del giavellotto. La distanza ricoperta rappresentava l’estensione del territorio.) di terreno, detto Mascusaggio presso le terre di Leonardo Oliverio e di Pietro Antonio Comite e per la parte di terra che viene chiamata Romito e dell’appezzamento che si dice “Vano del Ceraso”presso le terre di Carlo Avella e dell’orto che si chiama Spitale e per due vigne una che si chiama Piano della Corte e l’altra che si chiama ……(omessa) ducati i beni di Stefano Francesco e per il capitale di duecento ducati sui beni di Giovanni Zumpano.

5)   sullo stesso altare ……….(omesse non chiare)

6)  sullo stesso altare si celebrino ventiquattro messe per l’anima di Basilia PORALDO (?) di cui si percepisce l’elemosina per l’orto arborato che si chiama il Calcinaro ,presso l’orto di Antonio BERLINGERI e per l’orto di Leonardo Antonio Amoruso …..(omesse)

7)  Sullo stesso altare si celebrino per una settimana a turno da parte del clero sessantacinque per l’anima di Bartolomeo FILIPPELLI,la cui elemosina ,si percepisce dal capitale di centotrentacinque ducati sopra i beni di Francesco PISANI di Longobucco per ragioni del cinque per cento come risulta dall’atto notarile del notaio Bruno RIZZUTO.

8)   In detta cappella c’è l’obbligo di celebrare due messe la settimana per le anime dei confratelli la cui elemosina si ricava dalle rendite della stessa cappella come risulta dal documento e viene adempiuto tramite il procuratore pro-tempore.

9)  Nella stessa cappella c’è l’obbligo di celebrare una messa la settimana per Carlo GRANDE la cui elemosina viene percepita dai beni propri degli eredi di Cesare GRANDE.

10) Nella stessa cappella si fa obbligo di celebrare una messa dieci messe la settimana per l’anima di Lucia FILIPPELLI la cui elemosina si percepisce dalla vigna detta Licciardi vicino alla vigna di Lugenzia FILIPPELLI  e dell’orto detto “la destra” con due case e dal capitale di 250 ducati sui beni di Rosaria PALOPLNI e dal capitale di 220 ducati sui beni di Giuseppe LATTANZIO come risulta dall’atto notarile del notaio Nicola MAGLIARI da adempiersi ad opera di Francesco PAPPARELLA cappella del Santo Rosario (12) c’è l’obbligo di celebrare una messa la settima per tutti i confratelli la cui elemosina si  percepisce dagli utili di detta cappella per iniziativa del procuratore pro-tempore

(13) nella suddetta cappella c’è l’obbligo di celebrare un’altra messa per l’anima di Marco …… (   omessa )      la cui elemosina si percepisce dal capitale di 250  ducati sopra i beni di Giuseppe Rota e dal terreno detto  “spitale” vicino alla propietà di  Filippo Filippelli E della vigna della contrada Chiate e da un’altra casa del luogo detto lo spitale vicino alla Casa …….(omesse ) e se ne ha ragione dell’atto notarile dalla mano di GiuseppeFilippelli

(14) sullo stesso altare c’e l’obbligo di celebrare 39 messe per l’anima di Carlo Chiarello come risulta dal testamento scritto da Francesco Greco nel mese di novembre del 1755 la cuielemosina si percepisce dal capitale di 200 ducati sopra i beni di Domenico Filippelli e dalcapitale di 10 ducati sopra i beni di Giovanni Filippelli e dal capitale di 13 ducati sopra i beni di Don Filippo Chiarello di Mandatoriccio e dal capitale di 10 ducati sopra i beni di Domenico Mingrone e dal capitale di 5 ducati  sopra i beni di Nicola Greco come risulta Dagli atti del notaio Bruno Rizzuti queste messe devono essere celebrate dall’arciprete.

(15) Nella detta cappella c’è l’obbligo di celebrare 25 messe ogni anno la cui elemosina si percepisce sopra i beni dell’eredità di Francesco Antonio Pugliese per la cui anima vengono celebrate come risulta dal documento di Antonio, Pugliese per mano del notaio Antonio Filippelli.

 

CAPPELLA S.MARIA DELLA PIETA’ 

(16) c’è l’obbligo di celebrare due messe per l’anima di Francesco Santoro di due vigne della contrada Casoppa vicino alla vigna di Giuseppe Pugliese e dell’orto di meloni della contrada Fonta vicino l’orto di Don Andrea Ferro con l’obbligo di 10 carlini e di sette carlini annuali a debito di Antonio Marino e dal pilo di terre insieme al Pantano che viene chiamato Paladino vicino alle terre di Nicola Scarnato e da un appezzamento di terre detto le tre arie vicino le terre della Chiesa Matrice . 

 

LE CONFRATERNITE  LAICALI 

SACRAMENTO presso l’omonimo altare della chiesa madre. Citata nel 1634. Nel 1678 vi è procuratore D. Benigno Nigro. S. FRANCESCO E IMMACOLATA CONCEZIONE – con chiesa propria è stata fondata nel 1603. Citata nel 1631, ha ottenuto regio assenso nel 1803. ROSARIO – presso l’omonima cappella della chiesa di San Nicola. Esiste nel 1634. Nel 1678 si dice che la cappella è stata eretta con le elemosine dei fedeli. Procuratore è D. Filippo Bruno. Prima soppressa nel 1818 venne riaperta e affidata ai Domenicani. B.V.M. della CONSOLAZIONE – nella cappella del Carmine presso la chiesa degli Agostiniani. E’ segnalata sia nel 1631, sia nel 1678. Nella seconda data risulta procuratore Leonardo Grullice. PURGATORIO – annessa all’altare del Purgatorio nella Matrice nel 1678 vi è procuratore l’arciprete Francesco Marino. Soppressa. 

 

IL CAMPANILE

Il campanile presenta una struttura muraria di tipo Romanico a pianta quadrata. In origine altro non era che una torre di avvistamento e di difesa. Una volta costruita la Chiesa ad essa fu annessa come campanile. Inizialmente la sommità era chiusa a piramide acuta, crollò in seguito ad una scossa tellurica.

 

 

 

 
 
 

 

 
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