top1_r1_c09.gif (3094 byte) cignotagli.jpg (3121 byte)
. G.E.L.A

 

1. Cosa sono le Gev.
2. Le leggi e direttive.
3. La Provincia e le Gev.

 

 


Cosa sono le G. E. V.

 
Il Servizio volontario di vigilanza ecologica è stato istituito nella nostra regione più di dieci anni or sono con la Legge regionale n. 23 del 1989. Con questa pubblicazione si vuole informare sull'attività di un volontariato particolare quale quell'ecologico, specializzato nel vasto campo della tutela dell'ambiente e del patrimonio naturale. Le guardie ecologiche volontarie, riunite in autonomi Raggruppamenti provinciali e in stretta collaborazione e in convenzione con le Province e con gli altri Enti ed organismi aventi competenze in materia ambientale quali i Comuni, gli Enti di gestione delle aree protette, le Arpa provinciali, svolgono compiti d'informazione e di vigilanza sul rispetto delle leggi e delle normative poste a difesa dell'ambiente, affiancando o in complementarietà agli operatori istituzionali quali le guardie provinciali, i vigili municipali, le guardie del Corpo Forestale dello Stato. La tutela del patrimonio naturale, la prevenzione e la lotta agli inquinamenti, la segnalazione dei rischi incombenti sulle comunità (incendi, alluvioni e altre emergenze ecologiche) si attuano primariamente attraverso l'informazione ai cittadini e un'acquisizione diffusa del valore delle risorse naturali e ambientali, della necessità della loro tutela dalle minacce spesso provocate dalle attività umane. Per il raggiungimento dei suddetti obiettivi si rivela altrettanto indispensabile il controllo capillare del territorio, il suo continuo monitoraggio e ciò si può realizzare solo attraverso una sinergia tra la vigilanza istituzionale e l'apporto spontaneo e qualificato del volontariato ecologico.
Le guardie giurate ecologiche volontarie (d'ora in poi useremo un diminutivo Gev) sono dei volontari che, espressamente nominati dalla pubblica amministrazione, dedicano in parte o in toto il loro tempo libero per svolgere azioni d'informazione e d'educazione ambientale, per vigilare sul territorio ai fini del rispetto delle leggi di tutela dell'ambiente e del patrimonio naturale e per collaborare con le autorità preposte nelle opere di soccorso in caso di calamità pubbliche e d'emergenze di carattere ecologico. Questa figura, in seguito definita giuridicamente dalla legislazione della Regione Emilia-Romagna e d'altre Regioni italiane, è sorta, spontaneamente, a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 col dispiegarsi nella società civile di una sensibilità e di una cultura rispettosa dell'ambiente e più attenta agli equilibri ecologici e a seguito dell'emanazione delle prime norme legislative in materia di tutela dagli inquinamenti. La genesi delle Gev può considerarsi il frutto dell'attività di quei movimenti spontanei e di quelle associazioni che si stavano caratterizzando per le loro azioni in difesa dell'integrità ambientale e della tutela dei beni naturali. In Emilia-Romagna le Gev si sono caratterizzate fin da subito nella ricerca di forme organizzativi autonome in cui maturare pienamente la loro specialità e specificità anche rispetto alle altre organizzazioni ed associazioni ambientaste. Da un'indagine effettuata da un Raggruppamento provinciale Gev si è riscontrato che le categorie professionali maggiormente rappresentate sono quelle degli impiegati e degli operai; fra quelli che hanno conseguito un titolo di studio il numero dei diplomati precede quello dei laureati mentre le donne sono 1/3 delle Gev totali. Le Gev sono degli operatori ambientali a tutto campo e nell'espletamento del servizio sono considerati a tutti gli effetti pubblici ufficiali.

backleft.gif (1871 byte)


La Legge e le Direttive Regionali.

 

La legge regionale di riferimento delle Gev è la n. 23 del 3 luglio 1989 "Disciplina del servizio volontario di vigilanza ecologica", ma già con la L. R. n. 2/1977 erano stati istituiti gli agenti volontari dalle Comunità Montane e dai Comprensori a vigilare sull'osservanza della legge stessa che tutelava la flora spontanea e disciplinava la raccolta dei prodotti sottobosco.
Con la legge regionale n°23/89 sono stati completamente ridisegnati i compiti e l'organizzazione delle Gev.
Alle Gev vengono attribuiti cosi i seguenti compiti:
- promozione dell'informazione sulle tematiche ambientali con particolare riferimento alla legislazione;
- funzioni di vigilanza e d'accertamento d'illeciti, nei limiti delle proprie attribuzioni, in ordine alla normativa posta a tutela del patrimonio naturale;
- collaborazione con enti ed organismi pubblici competenti alla vigilanza in materia d'inquinamento idrico, smaltimento dei rifiuti, escavazione di materiali litoidi e di polizia idraulica, protezione della fauna selvatica, caccia, pesca e difesa dagli incendi boschivi;
- collaborazione con le autorità competenti per interventi nelle opere di soccorso in caso di pubbliche calamità ed emergenze ecologiche.
Il servizio volontario di vigilanza ecologica nasce dalla collaborazione tra la Regione, le Province ed i Raggruppamenti delle Gev. Queste ultime si organizzano infatti in Raggruppamenti provinciali e costituiscono il tramite con le Province e con altri enti ed organismi aventi competenza in materia ambientale.

backleft.gif (1871 byte)


Le Province e le Guardie Giurate Ecologiche Volontarie.

 

La maturazione di una coscienza ambientale nel nostro Paese non può contare su una lunga tradizione. Sono a lungo mancati quasi tutti gli elementi che ne permettono lo sviluppo e la maturazione: una diffusa cultura scientifica, l'attenzione all'ambiente come valore e bene comune, la stessa legislazione specifica oggi ipertrofica ma per decenni quasi assente, l'educazione ambientale nelle strutture scolastiche. La preoccupazione per la tutela delle risorse ambientali e la ricerca di un nuovo modello di sviluppo è rimasta a lungo patrimonio di élite o di alcune storiche associazioni ambientaliste, con presenza assai diversificata nelle diverse aree geografiche italiane. Negli ultimi due decenni i problemi ambientali hanno progressivamente occupato spazi maggiori nei mass media, negli strumenti culturali, nel sistema educativo, nella legislazione, nella vita di tutti noi: oggi abbiamo i detersivi senza fosforo, la benzina senza piombo, la lotta biologica in agricoltura, ma anche nuovi problemi come l'inquinamento elettromagnetico e le coltivazioni di vegetali transgenici; dal 1986 abbiamo finalmente un Ministero dell'Ambiente e dal 1995, una Agenzia Regionale per l'ambiente, fondamentale per governare il sistema ambientale con la dovuta autonomia dal più vasto ambito della sanità e dal 1989 perfino una Relazione Nazionale sullo Stato dell'Ambiente, oggi alla, terza edizione che finalmente permette uno sguardo complessivo sulla reale situazione ambientale. Anche le Province in questi ultimi due decenni sono passate da prospettive di dissolvimento all'attuale ruolo che in base all'art. 14 della legge 142/90 assegna ad esse compiti assolutamente primari nella gestione dell'ambiente e del territorio, ulteriormente rafforzati e ampliati dalla normativa regionale La crescita culturale generalizzata relativa al problema ecologico forse unicamente al moltiplicarsi delle aggressioni ai beni ambientali e ad un certo deteriorarsi della qualità dell'ambiente dei centri urbani, ha portato certamente allo sviluppo del fenomeno del volontariato anche nel settore ambientale. Il volontariato sta divenendo una delle presenze "portanti" della nostra società tanto che da alcuni è stato definito un po' maliziosamente, un biberon sociale per "calmare" i problemi della società portando sollievo laddove le strutture pubbliche predisposte alla risoluzione dei problemi falliscono la loro missione o non la riescono a realizzare compiutamente. Le Province quindi hanno colto l'opportunità della legge regionale istitutiva delle Guardie Giurate Ecologiche Volontarie, valorizzando particolarmente la specificità di un volontariato in stretta connessione però con le Istituzioni Pubbliche, e che in tal modo si differenzia dai gruppi ambientalisti o da semplici Associazioni culturali. I corsi di formazione per Gev nominate, la profusione di impegno organizzativo, programmatorio e finanziario testimoniano che le Province credono in questa figura di volontariato, anche se in questo primo decennio di collaborazione non sono mancati e tuttora non mancano problemi ed ostacoli, ma chi ha potuto seguire fin dalla sua nascita il volontariato Gev, può rilevare non solo una sua profonda maturazione ed evoluzione, ma anche una positiva evoluzione della rete di rapporti all'interno dei quali si è sviluppato. Non dobbiamo nasconderci infatti che la nascita e lo sviluppo dei raggruppamenti Provinciali delle Gev dotate di compiti educativi, formativi ma anche repressivi ha impattato con il c.d. "sistema di controllo ambientale" prima costituito dalle AUSL, poi evoltosi nell'ARPA cioè con i professionisti se così si può dire del controllo ambientale, nonché con altri Corpi quali i Vigili Provinciali Caccia Pesca e li relativo volontariato. A livello locale nei primi tempi sono stati inevitabili frizioni, diffidenza, reciproche critiche o più semplicemente atteggiamenti di indifferenza. Non dimentichiamo che l'eccessiva parcellizzazione delle competenze di controllo ha creato nel nostro Paese una pletora di potenziali operatori adibiti al controllo ambientale: Arpa, Corpo Forestale, Carabinieri dei N.O.E., Guardia di Finanza, Vigili Caccia Pesca Provinciali, Vigili Urbani, Carabinieri dei N.A.S., ecc... Aumenta la sensibilità sociale, l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass media; aumenta anche la microconflittualità che impegna oltremodo le poche forze di controllo. Il sistema sanzionatorio transita dal tutto " penale" ad uno scenario più equilibrato, dove ha un ruolo di rilievo anche la sanzione amministrativa. Nel contempo esiste un carico ormai non più sopportabile di procedure amministrative assai complesse per ottenere le autorizzazioni. Inoltre, l'efficacia dei controlli è vanificata, non di rado, dagli esiti giudiziari: reati in prescrizione, per tempi troppo lunghi di svolgimento dei processi. Anche lo scenario internazionale muta radicalmente: si diffonde la politica per uno sviluppo sostenibile, esiste maggiore condivisione delle responsabilità, l'ambiente è considerato un fattore imprescindibile di ogni politica economica e sociale.

Si ritiene molto positivo il complesso ed impegnativo sforzo fin qui posto in atto, grazie alla collaborazione di tutti i soggetti coinvolti in queste attività e dobbiamo anche sottolineare come il sistema dei controlli nel suo complesso sia sotto forte pressione, stretto tra esigenze di conoscenza dei fenomeni ambientali, il supporto alla Pubblica Amministrazione e la diffusa microconflittualità sociale che chiede costantemente interventi e risposte alle proprie più o meno comprensibili esigenze. Laddove come nel caso del nostro territorio molti hanno contribuito ad elevare la consapevolezza culturale nella popolazione verso le giuste esigenze della tutela della salute e dell'ambiente, è quasi fisiologico che cresca in modo esponenziale la sensibilità. Si ritiene però giunto il momento di potenziare, nazionalizzare ed ottimizzare quello che può essere definito come un vero e proprio "Sistema Provinciale dei Controlli Ambientali" e che necessariamente deve veder progredire il livello di integrazione reciproca, fermo restando il quadro normativa di assegnazione delle competenze. La suddivisione delle competenze non è di per sé un ostacolo: l' esperienza fin qui fatta delinea una sinergia positiva tra i diversi protagonisti del sistema di controllo ambientale:
- vi è chi agisce su programma o chiamata ed è bene così;
- vi è chi per professione o per scelta autonoma frequenta continuamente vaste aree di territorio e può accorgersi di molteplici episodi che sfuggirebbero ad altri;
- vi è chi è in grado ed abilitato a controllare i mezzi di trasporto o chi è tecnicamente in grado di campionare le emissioni in atmosfera.
Il sistema che si vuole realizzare, valorizza le diversità, le integra e le rispetta ottenendo però il massimo dei risultati ed allontanando lo spettro delle sovrapposizioni, delle interferenze o delle lacune. Questa evoluzione dei rapporti è testimoniata dalla progressiva integrazione dei Programmi di lavoro tra ARPA e Gev; non si può fare a meno di sottolineare il grande contributo delle Gev alle attività di Protezione..
Come è noto la L.R. n°23/89 che disciplina il servizio volontario di vigilanza ecologica e le successive direttive individuano nelle Province i principali soggetti attuatori con compiti fondamentali nella gestione, formazione e programmazione. Le Gev oltre ad essere Guardie Giurate, sono Agenti nominati con Atto del Presidente della Provincia che contiene ben specificate le competenze ed individua dettagliatamente l'esercizio del potere di accertamento. Le Province programmano d'intesa con i Raggruppamenti Gev e gli altri enti titolari di competenze ambientali il programma di attività e lo strumento per l'attuazione è la convenzione (art. 2 comma 2). La Provincia ha pertanto una notevole autonomia di iniziativa e deve svolgere una attività di coordinamento generale, di impulso e di intermediazione per l'attivazione delle convenzioni. Le Gev devono organizzarsi in raggruppamenti a valenza provinciale per svolgere l'attività e sono legittimati a svolgere un servizio di rilevanza pubblica pur mantenendo il carattere di struttura basata sul volontariato e sulla autonomia organizzativa e gestionale. Di fronte a questo impianto si possono fare due considerazioni: la prima è relativa all'individuazione della Provincia come ente fondamentale applicazione della vigilanza ecologica che è anticipatoria di tutta una serie di disposizioni di legge che a partire dalla L. 142/90 passando per le legislazioni del settore (Ronchi, etc .) fino all'impianto della "Bassanini", ridisegnano la Provincia come ente a dimensione territoriale ottimale per programmazione, controlli ambientali ed in generale per il governo dell'ambiente. La seconda considerazione è data dal modello emiliano-romagnolo della legge sul servizio di vigilanza ecologica che come da più parti sottolineato, è un modello misto fondato sul rapporto che si deve istaurare tra Amministrazione Provinciale e Raggruppamenti Gev: tale rapporto prevede un servizio di vigilanza sotto certi aspetti istituzionalizzato, ma offrendo contemporaneamente al Raggruppamento un'ampia autonomia organizzativa, finanziaria e gestionale.
In sostanza, bisogna rafforzare la specificità della vigilanza ecologica così come sostanzialmente individuata dalla legge, vigilanza che fa perno sulla figura del Pubblico Ufficiale ancorché volontario e per fare questo anche le Province devono fare un salto di qualità nella gestione di questa legge, assumendo appieno il proprio ruolo, diventando anche punto di riferimento per le Gev, attraverso una forte collaborazione e risolvendo i momenti di difficoltà che si producono inevitabilmente. In conclusione le Province non devono essere i meri esecutori della legge, ma soggetti fondamentali che attraverso un nuovo rapporto di fiducia e di collaborazione con i Raggruppamenti, lavorano ad una nuova stagione di vigilanza ecologica volontaria che sia più professionale, efficace, efficiente e con obiettivi concertati.
Furono queste le ragioni che hanno ispirato, a partire dal 1980, alcune Regioni ad emanare specifiche leggi per l'istituzione di "Servizi regionali di vigilanza ecologica volontaria". Le Gev, oggi più di 1300 in regioni, sono organizzate in 16 Raggruppamenti Provinciali, la quasi totalità dei quali sono federati alla FederGev Emilia-Romagna. Le Gev in attività hanno tutte frequentato appositi corsi di formazione organizzati dalla Provincia, hanno superato l'esame di idoneità e sono stati nominati, di certo con la Prefettura, guardie particolari giurate. Tra loro c'è lo studente che cerca di qualificarsi in previsione di un lavoro futuro di utilità sociale, il pensionato che vuole continuare un suo impegno e il lavoratore che ha scelto di fare la guardia ecologica nel proprio tempo libero, tutti uniti da un profondo "amore" per l'ambiente e per la vita. Si tratta di cittadini responsabili che operano disarmati, ma all'occorrenza assumono la qualifica di pubblici ufficiali, nell'esercizio delle funzioni cui sono incaricati, ed hanno il potere di contestare, accertare e sanzionare gli illeciti amministrativi in materia di tutela dell'ambiente. Si tratta dunque di volontari ed operatori ambientali a tutto campo ai quali sono inoltre attribuiti compiti di protezione civile e di educazione ambientale.
I cittadini devono essere informati, la scuola deve educare, la Pubblica amministrazione deve farsi carico di legiferare ed operare nell'interesse collettivo, garantendo la conservazione della biodiversità naturale e un ambiente salubre e fruibile. Tutti devono sapere cosa potrebbero fare per migliorare le condizioni ambientali e quindi la qualità della vita nella propria realtà. Negli ultimi anni, è aumentato il numero delle leggi che in varia forma cercano di tutelare l'ambiente, la flora, la fauna e la qualità della vita umana, ma le stesse non sono sempre rispettate ed il personale incaricato della vigilanza è sottostimato ed insufficientemente coordinato. In una situazione carente di controlli, di adeguate risorse finanziarie e di sensibilità ambientale, le Gev sono spesso l'unica forma di vigilanza presente nelle aree protette e, nella restante parte dei territorio, tra i pochi soggetti organizzati che tentano di contrastare coloro che commettono abusi ed illeciti, più o meno gravi, in materia di abbandono di rifiuti, inquinamento delle acque, taglio dei boschi, attività venatoria e raccolta dei prodotti del sottobosco. In futuro sarà sempre più decisivo per un efficace tutela dell'ambiente l'apporto qualificato, a sostegno delle attività della pubblica amministrazione, dei volontari, cui spetterà il compito di agire localmente ai fini della conservazione del patrimonio biologico e paesaggistico e di vigilare contro ogni forma di inquinamento.

backleft.gif (1871 byte)