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Provinciale 2010 – commento dopo il primo turno

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1° TURNO - MARTEDI' 16 FEBBRAIO 2010

BIANCO

NERO

Scacc.

Sort.

Giocatore

Ris.

Sort.

Giocatore

Ris.

1

1

Occari Maurizio

1

15

Rondelli Roberto

0

2

17

Del Colle Raffaele

0

2

Poltronieri Michele

1

3

3

Temporin Alberto

1

18

Reggiani Riccardo

0

4

19

Ricci Roberto

½

4

Maietti Luca

½

5

5

Ricci Alfredo

1

20

Boscia Francesco

0

6

21

Correggiari Amedeo L.

0

6

Zanirato Stefano

1

7

7

Balboni Lamberto

1

23

Baratelli Triestino

0

8

25

Nicoli Leonardo

0

8

Binder Andrea

1

9

9

Maesano Marco

1

26

Cartegni Aldo

0

10

27

Melchiori Simone

½

10

Giuffrè Salvatore

½

11

11

Solinas Roberto

1

28

Saraceni Gian Luigi

0

12

29

Ferrari Franco

0

12

Cavazzini Umberto

1

13

13

Cavicchi Francesco

½

30

Namari Pierpaolo

½

14

31

Turati Anelusco

0

14

Fabbri Massimo

1

 

32

Mazzetto Fabio

1F

 

Forfait

 

 

16

Bruini Andrea

½ B

 

Bye

 

 

22

Brugnatti Elvo

½ B

 

Bye

 

 

24

Bindini Daniele

½ B

 

Bye

 

Eccoci giunti a questa edizione 2010 del Campionato Provinciale di Ferrara. La partecipazione riflette grosso modo quella degli ultimi anni. Il numero di partecipanti è un po’ speciale: 32, esattamente quanti sono i pezzi degli scacchi.

Diversi partecipanti provengono da fuori città, e qualcuno da fuori provincia. (Incidentalmente, ricordo che i partecipanti iscritti a società non della nostra provincia non concorrono al titolo di campione provinciale). Tra coloro che devono macinare diversi km per giocare nel nostro provinciale, vi sono Del Colle, Cavazzini, Maesano, Correggiari, Balboni e Turati. Oltre a Del Colle, che viene dalla provincia di Verona, abbiamo anche un paio di nuovi acquisti dalla provincia di Rovigo: Alberto Temporin da Badia e Stefano Zanirato da Rovigo città. E’ un gradito contraccambio dei due amici rodigini alla partecipazione di Andrea Binder e mia all’interprovinciale RO-PD tenutosi a Monselice a metà gennaio.

Mancano purtroppo i ferraresi Marco Campini, Timoty Dann, Carlo Pivotto, Alberto Bolognesi, Marco Sitta, Guelfo Trevisani, oltre all’argentano Andrea Cricca e al bolognese Luca Marani (questi ultimi avevano partecipato al provinciale 2009).

Il torneo è arbitrato dall’amico Renzo Renier, Arbitro Internazionale, validamente supportato da Giovanni Di Domenico, il quale è anche il curatore del nostro sito web (http://digilander.libero.it/gdido62/CSE/index.html).

Dei 32 giocatori iscritti, ben tre non potevano partecipare alla partita inaugurale.

In prima scacchiera il sottoscritto incrociava le armi, per la prima volta in un incontro ufficiale, con Roberto Rondelli. La partita, nella quale io avevo il bianco, passava dalla Siciliana (com’era cominciata) ad una specie di Francese (o forse di Caro-Kann, secondo Balbo). Come nelle mie migliori tradizioni, trattavo in maniera ignobile l’apertura, riducendomi a dovermi preoccupare già prima della decima mossa per l’incolumità del mio Pd4. Se Roberto avesse scelto la variante che più temevo, avrei dovuto dare il Pb2 per salvare quello in d4, troppo importante per cederlo. Sottolineo “dare”, perché questo significa che col Bianco ero già in difficoltà nelle prime battute. Sì, vabbè, qualcuno ha detto che ci sarebbe stato compenso per il Pedone, che sarebbe stato una specie di gambetto, ma in realtà io il Pedone l’avrei dovuto cedere. Nei gambetti si sceglie, mentre io sarei stato costretto, e non ero certo contento di farlo... Per mia buona sorte, Roberto ha ignorato quella che (a mio giudizio) era la continuazione più interessante per lui, ed ha preferito guadagnare un Pedone laterale (a3), dandomi qualche grattacapo in meno. Comunque la partita non si era messa granché bene per me, ma Roberto alla 15^ mossa mi regalava un Pedone su un piatto d’argento. L’inspiegabile cappella, commessa da un avversario neppure pressato dal tempo, perdeva semplicemente un Pedone in due mosse, e soprattutto mi offriva insperate possibilità. La partita era diventata piuttosto tattica, e nelle complicazioni Robi si è un po’ smarrito, lasciandomi facile gioco. Sarebbe bastato invece giocare alcune risposte più precise, per opporre tutt’altra resistenza e portare a casa almeno mezzo punto.

In seconda scacchiera Michele si trovava di fronte ad uno degli “stranieri” del torneo: Del Colle. Credo che questi fosse consapevole che Poltro ha nel proprio DNA l’istinto di attaccare (possibilmente il Re). Ciononostante, pur col Bianco, non è riuscito ad evitare che l’avversario sviluppasse insidiosi temi d’attacco contro il proprio arrocco. Addirittura, Michele si è potuto permettere di perdere (non sacrificare) una qualità: gli è sfuggita un’infilata, che però non ha giovato più di tanto a Raffaele, il quale non è riuscito ad organizzare una difesa efficace a protezione del proprio monarca. E’ probabile che abbia commesso diverse imprecisioni difensive, ma è altrettanto evidente che si è trovato di fronte a diversi problemi di non facile soluzione.

In terza il nostro Reggiani doveva affrontare lo “straniero” Temporin. La differenza di elo era notevole, e va dato atto a Riccardo di aver tenuto testa degnamente al più quotato avversario, tanto che in alcuni momenti della partita sembrava che potesse strappare una patta. Ma la maggiore esperienza di Alberto è venuta fuori alla distanza, e l’esito finale ha confermato il pronostico.

In quarta scacchiera il Presidente doveva affrontare il Campione Sociale in carica, quel Roberto Ricci che si affacciò ai tornei “reali” solo l’anno scorso: esordì al Provinciale 2009, comportandosi molto bene, e poi si confermò alla grande vincendo il Sociale dello stesso anno. Luca ha giocato la sua partita d’esordio con evidente timore, e questo si è tradotto in un progressivo vantaggio di tempo a favore di Roberto. Nonostante la cautela, Maio non è riuscito a evitare la perdita di un Pedone in un finale (se ben ricordo) di Donna e pezzo leggero a testa. A quel punto sembrava fatta per Roberto, che doveva gestire un sensibile vantaggio di materiale e di posizione; tra l’altro, il vantaggio sull’orologio era quasi incolmabile. Invece è accaduto l’imprevisto. Vittima anch’egli della ormai ben nota “Sindrome di Alfredo” (dal giocatore che ne ha mostrato i sintomi in innumerevoli occasioni), Roberto riusciva a compromettere una vittoria quasi sicura, tanto da correre il reale rischio di perdere. Fortunatamente per lui, Maio non riusciva a trovare il bandolo di una possibile vittoria, anche a causa della scarsità del tempo rimastogli. Non solo non trovava il modo di vincere, ma riusciva ad entrare di nuovo in una posizione perdente. Quindi le ultime battute dell’incontro vedevano nuovamente Roberto alla caccia del punto intero, quando Luca (che era già ridotto a giocare con i soli 30” di incremento) si è trovato a disposizione una fortunosa posizione di perpetuo forzato. Verrebbe da dire che la patta è il risultato più giusto, viste le imprecisioni di entrambi gli avversari.

In quinta scacchiera l’altro Ricci affrontava Boscia in una partita che era per quest’ultimo già compromessa dopo meno di un’ora di gioco. Non so come, ma Francesco si è fatto aprire i pedoni dell’arrocco, e l’implacabile Alfredo ha portato a casa l’intero punto con relativa facilità.

In sesta il terzo veneto Zanirato doveva vedersela con il centese Correggiari. Questi ha dato filo da torcere al più quotato avversario (come Reggiani contro Alberto), e Stefano ha dovuto impegnarsi non poco per far valere i quasi 500 punti in più. Il finale di questa partita (che si era prevalentemente mantenuta sui binari di un sostanziale equilibrio) lo si può trovare in un manuale sui finali di Pedoni, al capitolo “opposizione”: con Pedoni pari, e i Re che si fronteggiavano centralmente, il Nero (Zanirato) aveva la possibilità di passare il tratto, fino al momento in cui il Re avversario avrebbe dovuto perdere l’opposizione, cedendo così una casa di vitale importanza al monarca avversario, che avrebbe fatto scempio dei Pedoni del Bianco. Un classico finale matematico, nel quale Stefano ha contato le mosse in modo corretto; probabilmente l’ha fatto anche Amedeo, che però non aveva a disposizione ormai alcuna difesa. Comunque una buona prestazione di Correggiari, che ha ceduto soltanto per poco.

In decima scacchiera Melchiori e Giuffrè hanno dato vita ad un incontro di sostanziale equilibrio e fondamentalmente corretto (per le mie capacità di valutazione, beninteso...). Mi è sembrato solo che Salvatore, col Nero, si sia lasciato sfuggire in apertura la possibilità di dare un po’ fastidio alla Donna bianca. A parte questo, nel finale che si è raggiunto (T + C + 6 PP per parte) il Bianco aveva una struttura pedonale leggermente preferibile, ma non mi pareva sufficiente per vincere. E infatti la partita è finita patta.

In tredicesima Cavicchi (di cui è nota la tensione al gioco brillante) sacrificava una Torre su un Cavallo in h7. Tuttavia il sacrificio si dimostrava dubbio, in quanto la mobilitazione degli altri pezzi pesanti sulla colonna h, per alimentare l’attacco, si rivelava piuttosto laboriosa. Com’è, come non è, dopo qualche tempo Namari si trovava in vantaggio della qualità e due Pedoni; l’unico compenso di Francesco era rappresentato da due cavalli forti che si proteggevano a vicenda in mezzo alla scacchiera. Ma come ogni scacchista ben sa, il passo da una probabile vittoria a una possibile sconfitta è sempre molto breve. E infatti, dopo un ulteriore lasso di tempo Pierpaolo cadeva probabilmente vittima di un cappellone, con il quale perdeva una torre netta. A quel punto, in svantaggio di materiale, Namari cercava di portare a casa almeno mezzo punto. E ci riusciva: la fase finale, con le Donne in gioco, concedeva buone possibilità al difensore. Cavicchi non trovava la strada per vincere, e i due contendenti si accordavano per la patta.