Non-violenza & Guerra giusta?

Gruppo Biblico di Evangelizzazione




Non-violenza & Guerra giusta?

Introduzione: esiste una guerra giusta?

E' lecito per un cristiano partecipare ad azioni militari? E' lecito per uno stato, dal punto di vista della morale cristiana,  mantenere un esercito? Queste e altre domande mi sorgono alla mente quando leggo

Esiste una guerra giusta? Il messaggio di pace e di fraternità di Gesù non è forse in contraddizione con la sola idea di "guerra giusta"? La sua stessa morte in croce, la scelta del martirio come via privilegiata, quando avrebbe potuto difendersi, contare sull'appoggio del braccio armato di Israele, gli zeloti, tra i quali pare fosse anche quel certo Barabba, graziato proprio dalla morte di Gesù...

Gesù diceva: "Beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Non è forse un invito a lasciare da parte ogni arma?

E ancora: "Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori" (Mt 5, 44). Dovremmo forse imbracciare un fucile per uccidere i nostri nemici? Gesù ci chiede questo? Oppure ci chiede di non avere nemici, ci chiede di superare ogni divisione, fino ad arrivare al martirio:
<<Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.>> (Mc 8, 34).

Che cosa significa prendere la croce se non per accettare di esserci crocifisso sopra? In tutti i sensi?

Ora, tutto ciò appare in evidente contrasto con la possibilità di una guerra giusta.

Ricevo da una mia carissima amica le seguenti e-mail:
 

1)
Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti è delitto contro Dio e contro l'umanità stessa e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato. 
(Gaudium et Spes, 80; 1965)


Quando tanti popoli hanno fame, quando tante famiglie soffrono la miseria, quando tanti uomini vivono immersi nell'ignoranza, quando restano da costruire tante scuole, tanti ospedali, tante abitazioni degne di questo nome, ogni sperpero pubblico e privato, ogni spesa fatta per ostentazione nazionale o personale, ogni corsa estenuante agli armamenti diventa uno scandalo intollerabile. 

(Populorum Progressio, 53; 1967)


I capitali astronomici destinati alla fabbricazione e alle scorte delle armi costituiscono una vera distorsione dei fondi da parte dei "gerenti" o dei blocchi meglio favoriti. La contraddizione manifesta tra lo spreco della sovrapproduzione delle attrezzature militari e la somma dei bisogni vitali non soddisfatti (paesi in via di sviluppo; emarginati e poveri delle società abbienti) costituisce già un'aggressione verso quelli che ne sono vittime. Aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame. 

(Paolo VI, 1976)


Suggerisco la necessità immediata di convocare un concilio ecumenico, il cui scopo preciso sia di dichiarare che la guerra è totalmente
incompatibile con l'insegnamento di Gesù e che i cristiani a partire da questo momento non possono né partecipare né finanziare la guerra.
L'effetto sarebbe quello di avvertire tutte le nazioni del pianeta che, a partire da ora, esse dovranno scannarsi senza la partecipazione dei
cristiani, senza la partecipazione né fisica, né finanziaria, né spirituale. Certamente ci sarebbero altri problemi dei quali i cattolici, gli ortodossi e i protestanti vorrebbero discutere in un concilio ecumenico senza affrontare il duro insegnamento di Cristo sui nemici e sulla violenza. Ma mi sembra che i problemi come il primato di Pietro sono di gran lunga meno urgenti e distruggono molto meno la credibilità della chiesa e del mondo di Dio che il problema della partecipazione dei cristiani alla violenza e al massacro o della loro giustificazione. (...) Di una cosa sono sicuro: che il Signore Nostro sarebbe contento se la sua chiesa insegnasse di nuovo, senza equivoci, quello che lui ha insegnato senza equivoci. 

(padre Zabelka)


C'è da notare che Hitler andava fermato dalla chiesa stessa, con i suoi mezzi, prima che dagli eserciti. Se avesse fatto opera di discernimento evangelico, la chiesa avrebbe dovuto accorgersi per tempo che Hitler era pazzo e criminale, come tutti oggi dicono; ma ora non serve: bisognava dirlo allora, vietando ai cattolici di partecipare a imprese militari criminali. Questi erano i mezzi della chiesa per fermare Hitler, non una militarizzazione maggiore delle democrazie occidentali.

(Consiglio direttivo del GAVCI di Bologna, 1984)


Chi costruisce armi, non le costruisce per la pace; che commercia armi, non favorisce la pace; chi sceglie di usare le armi, non lo fa per la
pace. La pace ha le sue armi, e sono: "amore,gioia, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè" (Gal 5,22). Solo con queste armi si può sperare di camminare sulla via che porta alla pace. Giustizia, verità, libertà e amore sono i suoi pilastri. 

(Vescovi italiani, 1984)


Ma i vescovi francesi, quando fanno queste affermazioni (Per non lasciare all'eventuale aggressore delle illusioni sulla credibilità della difesa, è necessario mostrarsi decisi a passare all'azione, se la dissuasione fallisce. n.d.r.), sono sinceri fino in fondo? Pensano proprio al non-uso? E' proprio esclusa fino in fondo questa intenzione? E allora perché non lo dicono chiaramente? Perché non avvertono le coscienze dei cristiani e anche i governanti degli stati che se scoppia una guerra nucleare (difensiva o offensiva o di primo colpo o limitata o totale) nessun cristiano premerà bottoni, nessun cristiano guiderà mezzi, ecc.? In termini positivi, dovrebbero affermare che i cristiani non parteciperanno e che su di loro non si può contare, non si può fare affidamento in alcun modo, proprio perché l'uso è vietato dalla dottrina ufficiale della chiesa che essi costituiscono. Ciò va detto espressamente. E' anche un fatto di onestà nei confronti dei governanti degli stati che - a detta dei vescovi - hanno diritto a difendersi con la forza. E i generali vogliono avere gente che non si tiri indietro, per scrupoli morali, al momento del passaggio dalla minaccia all'uso. I generali vogliono tecnici, soldati, ufficiali pronti ad usare le armi, a sparare, a premere bottoni, a guidare mezzi ecc. E devono sapere che i cristiani sono "infidi". Non si può contare su di loro quando c'è da uccidere. I vescovi francesi dovevano aggiungere che in caso di guerra i cristiani si comporteranno da cristiani, saranno cioè nonviolenti, saranno eventualmente crocifissi ma non crocifissori, saranno pronti al "tradimento" perché sottopongono ogni volere umano, anche quello dello stato, alla misura del volere di Dio. Ed è veramente triste e squallido che dei vescovi citino il Vangelo per dire che non è applicabile, che non se ne deve tener conto quando si tratta di stati. Non sono già in troppi a dirlo? Perché si sono aggiunti anche loro?

(don Leonardo Basilissi, 1985)


Se la produzione delle armi è un grave disordine che regna nel mondo odierno rispetto alle vere necessità degli uomini e all'impiego dei
mezzi adatti a soddisfarle, non lo è meno il commercio delle stesse armi. Anzi, a proposito di questo, è necessario aggiungere che il
giudizio morale è ancora più severo. 

(Sollicitudo Rei Socialis, 24; 1987)

2)
Santo Padre,

le scrivo perché i suoi appelli di questi giorni per la pace tra israeliani e palestinesi, per quanto accorati, mi sembrano del tutto insufficienti e, soprattutto, mal indirizzati.

Perché infatti chiedere al presidente Sharon o al colonnello Arafat di fermare la guerra, quando un simile impegno non è richiesto ai cristiani?
Perchè, finalmente, non dice lei quello che la Chiesa avrebbe dovuto dire già da molto tempo?

Che la guerra è sempre, senza eccezioni né attenuanti, proibita a chi crede al Vangelo.
Che i cristiani non possono partecipare alla guerra in nessun modo: né combattendola, né finanziandola, né sostenendola in altra maniera.
Che chi fa parte di un corpo militare si è posto fuori dal Vangelo.
Che chi lavora in centri di ricerca o laboratori militari si è posto fuori dal Vangelo.
Che chi approvvigiona l'esercito (di cibo, di vestiti, di qualunque cosa) si è posto fuori dal Vangelo.
Che chi investe nella produzione di armi si è posto fuori dal Vangelo.
Che chi tiene i soldi nelle banche che finanziano il commercio di armi si è posto fuori dal Vangelo.
Che chi approva che in un conflitto una parte, per qualunque ragione, usi violenza all'altra, nel suo cuore si è già posto fuori dal Vangelo.

La pace che Cristo ha portato è cosa ben diversa dalla pace che offre il mondo.
Finché i cristiani cercheranno la pace del mondo, non si potrà fermare la guerra.

Lo dica, finalmente, ai cristiani!

Le auguro che la Sapienza prenda sempre più possesso del suo cuore. 

(Sara Manzoni

 
 
Errori di fondo

In quanto affermato ci sono, a nostro parere, vari errori, un problema di fondo e un taglio di alcune affermazioni piuttosto parziale. Affermiamo che la visione che sottende tali dichiarazioni è una visione integralista e anti-evangelica. In questo articolo tentiamo di esaminare in modo equilibrato la visione evangelica riguardante la pace, il diritto alla difesa, l'obiezione di coscienza e la non-violenza. Essendo il tema estremamente delicato e dibattuto ci farebbe piacere che pervenissero vostre impressioni e critiche al fine di integrare e/o correggere quanto viene affermato nel presente articolo.
 


1. DIRITTO ALLA DIFESA: Il rifiuto aprioristico e in ogni caso dell'uso di armi significa prima di tutto abolire il diritto alla difesa. Quale diritto è tale se non può essere sancito e riconosciuto anche con la forza? Se sulla carta mi viene riconosciuto il diritto di proprietà, ma di fatto non esiste una possiblità anche coercitiva di realizzarlo, di fatto non ho alcun diritto. San Paolo fin dalle origini riconosceva allo Stato e ad ogni cittadino il diritto alla difesa: 
 

I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fà il bene e ne avrai lode,  poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male.
(Rm 13,3-4)

In tale passo non è da leggerci la legittimazione della pena di morte, come alcuni forzatamente hanno voluto fare, quanto la legittimazione dell'uso della forza se necessario, per il rispetto dei diritti umani. Non si tratta di semplice pragmatismo, Paolo non sta invitando i cristiani a cercare la via più comoda, come dire: "che ci vuoi fare? Stai tranquillo e vedrai che non avrai nulla da temere". Al contrario afferma che "l'autorità è al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male", L'autorità non è sempre e comunque al servizio di Dio. Giustamente si può ricordare come Pietro e Giovanni attestino la superiorità delle Leggi divine su quelle umane: 
 

«Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi»
(At 4,19).

Quando gli stati si comportano ingiustamente si deve avere anche il coraggio della disobbedienza civile!

Tuttavia nel passo della lettera ai romani si fa esplicito riferimento a chi compie ciò che è male agli occhi di Dio. Come dire che Dio legittima l'autorità che condanna il male, perchè il male è sempre ingiustizia nei confronti un debole, il male è sempre sopraffazione, distruzione. Se la Sacra Scrittura afferma che in tal caso l'autorità civile è "al servizio" di Dio significa che lo ritiene giusto, ritiene giusta la difesa dei più deboli, di chi vuole "seguire le regole" senza farsi giustizia da sé.
 

2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre.
 “Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa” 

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
 - Che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo.
 - Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci.
 - Che ci siano fondate condizioni di successo.
 - Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.
 Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della “guerra giusta”.
 La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

(Catechismo della Chiesa Cattolica)


2. OBBLIGHI & CONSIGLI EVANGELICI: «I cristiani saranno crocifissi, ma non crocifissori». Così si esprime don Basilissi con una frase di grande effetto, ma pericolosa e antievangelica.Ciò che per Gesù era un invito, una scelta di amore suprema, quale il martirio, diventerebbe obbligo morale di ogni cristiano. Un conto è affermare che tutti i cristiani sono chiamati, se necessario, al martirio, altro è affermarne l'obbligatorietà. Il rifiuto del martirio sarebbe quindi un peccato contro Dio e contro il genere umano. Che la vocazione alla santità e in alcuni casi, al martirio appartenga ad ogni cristiano è un fatto. Ma che diventi obbligo morale è tutt'altra cosa. Esistono cose che per loro stessa natura non possono essere compiute da cristiani senza auto-escludersi dal Regno dei Cieli. Altre cose i cristiani hanno il dovere morale di portarle avanti. Ma non possiamo mettere tutto sullo stesso piano. Vivere una vita santa, nello stile, ad esempio, di san Francesco, è auspicabile, è una missione ed una chiamata di amore. Ma possiamo davvero dire che chi non si comporta eroicamente come san Francesco, san Massimiliano Kolbe, san Domenico, san don Bosco... è fuori del Vangelo?

Non possiamo accettare queste posizioni. Chi fa del Vangelo una lettura di questo tipo rischia di raggiungere posizioni integraliste e fanatiche. Non si possono leggere le affermazioni evangeliche tutte allo stesso modo. Non è una questione di comodo, è una questione di Verità. Prendiamo ad esempio la famosa frase:
 

«Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» 
(Lc 14,33).

Come deve essere intesa questa affermazione? Facendone una lettura integralista diremmo che tutti i cristiani sono tenuti ad essere poveri, molto poveri, così poveri da non possedere assolutamente niente, neanche i vestiti che indossa. Nel corso dei secoli questa affermazione è stata letta come un "consiglio evangelico". Come dire:
- essere ricco è un rischio molto alto, per la propria libertà interiore e per giustizia sociale
- siamo tutti chiamati alla povertà spirituale e a ridurre le proprie necessità materiali
- ma solo alcuni, in quanto chiamati direttamente, hanno il dono e il dovere di spogliarsi completamente dei propri averi (i frati). 

Dunque, se sei povero, completamente povero e sei abbandonato a Dio Padre fai bene, molto bene. Ma se possiedi qualcosa e vivi modestamente, povero interiormente, non fai peccato.

Così è per il comandamento del martirio: se ti lasci crocifiggere come martire, per amore e imitazione di Cristo, fai molto bene. Ma se ti difendi non commetti peccato. Purchè la tua difesa non diventi offesa oltre la misura dell'aggressione subita. Il cristiano che sceglie la crocifissione lo fa in nome dell'Amore, non della Giustizia!
 


3. MACRO-POLITICA, MICRO-POLITICA & IL PECCATO ORIGINALE: Nessun appartenente all'esercito può dichiararsi cristiano, secondo tale visione integralista del Vangelo. Se mi avessero detto che dobbiamo lottare per una società in cui non ci sarà più bisogno di eserciti, mi sarei schierato dalla loro parte, ma francamente non mi sento di giudicare chi fa parte di un esercito, come non mi sento di giudicare nessuno. Non ricordo che Gesù avesse espresso posizioni di condanna nei confronti degli eserciti, ma ricordo che ha condannato ogni forma di giudizio.
E che dire delle forze di polizia? Anche loro sono fuori del Vangelo? Coloro che vorrebbero abolire gli eserciti dovrebbero, per coreneza, chiedere l'abolizione di ogni forza armata, come la polizia e il corpo dei carabinieri. Infatti gli eserciti si rapportano agli stati, come le forze armate agli abitanti di una nazione. Uno stato che ne aggredisce un'altro è paragonabile ad un essere umano che ne aggredisce un'altro. E' lecito per un cristiano invocare l'aiuto della polizia o dei carabinieri in caso di aggressione? L'abolizione di polizia e carabinieri non significherebbe completa anarchia? Dichiarazione di nullità di ogni legge e di ogni diritto? 
Se ciò è vero, lo è anche nei confronti degli stati in quanto entità unitarie.

E' vero che se tutti si amassero e seguissero gli insegnamenti di Gesù di Nazareth non sarebbe necessaria alcuna forza di polizia, nè alcun esercito. Ma è proprio nel cuore dell'insegnamento di Gesù troviamo che l'uomo è irrimediabilmente peccatore:
 
 

«Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!» 
(Mt 7,4)
«Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori...»
(Rm 5,19)

Dunque siamo peccatori, fin dalla nascita. Questo modo di vedere la realtà non può essere definito semplicemente "pessimista". Non si tratta qui di stabilire le qualità morali connaturate all'uomo, quanto di aprire gli occhi sulla sua tendenza naturale verso il peccato, verso il male. Tendenza, che può essere invertita solo da un intervento sopra-naturale: la rinascita spirituale personale dell'uomo.

Dunque il peccato è presente nella società e non possiamo prescindere da esso. Non possiamo sperare e pensare che prima o poi, con il progresso, l'uomo diventerà "buono", perchè porta in sé una rottura interiore che trasmetterà ai suoi figli e ai figli dei suoi figli...

I cristiani non possono vivere in un'isola felice, ma sono a chiamati a vivere nel mondo, non «come» il mondo, ma neanche al di fuori di esso. E nel mondo è presente la realtà del peccato. E' presente nei singoli uomini e donne, è presente nella società in quanto tale. Quindi è possibile che furti, omicidi, violenze continueranno a persistere. E finchè persisteranno, purtroppo avremo bisogno delle forze di polizia. Certo, l'uso della forza per il rispetto dei diritti non è l'unico e neanche il primo metodo da utilizzare contro l'abuso del diritto. Occorre rimuovere prima di tutto le cause che spesso risiedono nella disuguaglianza, nella degenza, nell'insoddisfazione. Occore divulgare una mentalità della solidarietà, dell'amore e della libertà. Ma nonostante ciò non riusciremo mai a debellare definitivamente il male perchè questo è connaturato all'uomo.

La via da seguire per la riduzione di guerre nel mondo non passa per la demonizzazione dell'esercito e della forza armata. Solo una completa de-militarizzazione dei singoli stati a favore di un super-esercito sovra-nazionale che garantisca l'incolumità di ogni cittadino, di ogni stato, di ogni parte del mondo può limitare il ricorso alla guerra come metodo risolutivo o come abuso di potere. 
Non si tratta quindi de-militarizzazione in senso assoluto. Non quindi demonizzazione dell'esercito e della produzione di armi in quanto tale, ma una via concreta auspicata anche da grandi pensatori pacifisti come il fiorentino don Ernesto Balducci.
 


4. UN CASO STRANO: UN SOLDATO CRISTIANO: Negli Atti degli Apostoli si legge: 
 

D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui».
Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?».
Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia».
E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
(Atti 16, 26-34)

Se far parte di un esercito significa essere fuori dal Vangelo perchè Paolo e Sila non hanno avvertito quest'uomo che sinceramente cercava il Regno, del pericolo che correva? Perchè non gli hanno intimato che il suo stato sociale era incompatibile con il cristianesimo, che non poteva essere salvo se continuava ad essere un soldato? Perchè Paolo e Sila si sono "limitati" ad affermare che la sua salvezza dipendeva solo dalla sua adesione interiore a Cristo? Dagli Atti degli Apostoli non risulta che quest'uomo abbia mai abiurato la vita militare. L'avrà fatto? Non lo sappiamo. Certamente non gli è stato richiesto per essere "nel" Vangelo.

Nei capitoli 10 e 11 degli Atti si racconta anche di un certo "centurione Cornelio" e ancora una volta non pare che la sua appartenenza all'esercito ponga particolari stupori a Pietro. Cornelio viene definito 
 

uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al  popolo e pregava sempre Dio.
(Atti 10,2).

Ed era un centurione pagano!!!
Persino lo Spirito Santo si degna di scendere su quest'uomo che da "alcuni" sarebbe definito "fuori dal Vangelo".
 


5. PRODUZIONE DI ARMI & NECESSITA' MATERIALI: Come appare agli occhi del mondo la scelta dell'India di dotarsi della bomba atomica, utilizzando a tale scopo ingenti somme di denaro che sarebbero potute essere utilizzate ad altri scopi, non ultimo a risollevare le già gravi condizioni economiche della popolazione indù?
La risposta, ovviamente, è lo scandalo. Tuttavia, lungi dal noi dall'affermare che l'India abbia fatto bene (le potenzialità distruttive di una bomba atomica vanno oltre qualsiasi giustificazione) dobbiamo ribadire che non è in gioco la possibilità e il diritto alla difesa. Non si può far dire ai documenti ecclesiastici ciò che non affermano. In effetti le citazioni tratte dalla Populorum Progressio e dal discorso di Paolo VI mirano ad abolire gli eccessi. Si parla infatti di "corsa estenuante agli armamenti" e di "capitali astronomici destinati alla fabbricazione e alle scorte delle armi". Ciò che viene condannato, in maniera molto evangelica ed equilibrata, non è il diritto alla difesa, non è la fabbricazione delle armi in gnerale, ma l'uso di capitali ingenti a danno delle necessità materiali del popolo. 
La condanna della "corsa agli armamenti" deve essere inflessibile. La pace non è assenza di guerra. Il ricorso agli armamenti rende la pace sempre più precaria e instabile. Acutizza i sentimenti di diffidenza tra i popoli, quindi in definitiva non producono pace.
 

2304: Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza. E' la “tranquillità dell'ordine” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 19, 13]. E' frutto della giustizia [Cf Is 32,17 ] ed effetto della carità.
(Catechismo della Chiesa Cattolica)

Tuttavia, la condanna di abuso economico non viene riferita esclusivamente alla sovra-produzione di armi, ma ad ogni spreco, che diventa quindi grave peccato sociale contro il popolo.
Quanti gli sprechi nella pubblica amministrazione? Quanti gli sprechi negli errori di fabbricazione edilizia dovuti a negligenza o a dolo? Quanti gli sprechi??? Sono solo quelli militari da abolire? 
 


6. DOVERE DI INTERVENTO: Abbiamo introdotto il concetto di legittima difesa, sostenendo che ogni individuo (e quindi anche lo Stato in quanto somma di individui) ha il diritto alla difesa. Come ogni diritto può non essere impugnato e quindi ciascun cristiano può personalmente scegliere la via del martirio come atto di supremo amore. Ma se seglie di difendere la propria vita non commette peccato gli occhi di Dio. 
Vogliamo fare un passo ulteriore: sosteniamo non solo che ogni Stato abbia il diritto alla difesa, ma anche l'obbligo di intervento qualora un altro stato o popolo sia ingiustamente aggredito, un dovere rafforzato dalla eventuale scarsità di risorse di difesa dell'aggredito.
 

Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele, e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. 
(Atti 7,22-25)

Essi non compresero! Paolo non condanna Mosè che era intervenuto a difesa dell'israelita. Anzi condanna gli stessi israeliti, dicendo: essi non compresero!

Vedissimo che uomo aggresce una donna. Che cosa vedranno i nostri occhi? Vedranno paura, orrore, desolazione. Un grido soffocato nascerà dentro di noi. Che fare? Restare a guardare? Fuggire? Si fuggire? 

In fondo che cosa potevo fare? Ci pensino gli altri, quelli che sono preposti. Io ho moglie e figli mi devo occupare di loro della loro vita. Non posso mica occuparmi di tutte le persone del mondo! Quante persone dovrei salvare?
Così tornai verso casa. Non tornai sereno. Tornai con l'angoscia nel cuore. E mentre ripensavo alla scena vista, sentì qualcosa gocciolare... erano le mie mani. Le mie mani stavano gocciolando sangue. E non smettevano. Ero in preda al panico e all'orrore. Sono stato io! Io l'ho uccisa?

Mi svegliai, ero ancora davanti a quella scena. Mi resi conto che dormivo nella mia coscienza, nei miei falsi idealismi di ipocrita. E vidi che quella donna, non era una donna qualsiasi... era mia sorella! Capite, era mia sorella! Sentivo dentro di me gli insegnamenti di Gesù di Nazareth che mi chiamava ad essere giusto, mi chiamava a prendere posizione, a schierarmi con il povero, con il più debole, con chi subisce, con chi è aggredito...
Decisi di intervenire. Dovevo intervenire. Ma come? Mi gettai nella mischia, cercai di fermare quella bestia che si era accanita su di lei. Ma non c'era niente da fare. Le sue mani le stringevano il collo e lui rideva, rideva, rideva di me, di lei, della mia impotenza. Io non capivo... Ma perchè! Perchè tanto accanimento, perchè tanto odio? 
Non respirava quasi più allora raccolsi una pietra...
Ero disperato, ma non volevo. Io non volevo , non volevo farlo!

Quante volte ho pensato e ripensato a quella scena. Quante volte l'ho rivista nei miei incubi notturni. Ma ogni volta mi era più familiare, ogni volta, in quell'orrore notavo qualcosa di strano qualcosa che mi apparteneva. Quella risata, che riecheggiava e rimbombava nella mia mente... si era quasi spenta. Ricordo l'ultima volta che lo vidi, che vidi quell'uomo. Notai che non rideva più. Non rideva. Ricordo di aver sentito incredibilmente dentro di me, il suo orrore, per se stesso, per la sua mostruosità. Ricordai di averlo visto tempo prima, ricordavo di averlo visto molte volte, mentre veniva ingiuriato, sfruttato. Ricordai quando da piccolo venne abbandonato. Ricordai la sua sete di amore, di affetto. E vidi il suo odio, la sua rabbia. Quando alzai la pietra lo riconobbi: era mio fratello! Quella volta, ma solo quella volta, riuscii a strattonarlo a dirigere il suo odio e la sua rabbia su di me. Quella volta lo amai, era mio fratello. E lasciai che la sua mano si alzasse su di me, lasciai che la sua rabbia si spegnesse su di me e si trasformasse in pentimento. Quella volta riuscii a portare via il suo odio, lo seppellii in me... con me.


7.NESSUNA GIUSTIFICAZIONE PER I MASSACRI E LE DISTRUZIONI DI MASSA: Si dice che in guerra e in amore tutto è permesso. Sbagliato, sbagliatissimo. Dobbiamo ribellarci alla logica che nella guerra tutto sia permesso. Molti pensano che dal momento che in una guerra si uccide, un morto in più o in meno non conti poi molto. Una violenza carnale non conta molto se la vittima viene successivamente uccisa. Tutto ciò non è inevitabile! Tutto ciò è aberrante! Esiste un codice morale da seguire anche durante un intervanto militare. Agostino individuava 3 condizioni indispensabili per parlare di guerra "giusta":
TOMASO D'AQUINO:
1. Agenti: può essere condotta solo da una legittima autorità statale. Le guerre private, vale a dire le guerre tra gruppi intrastatali, sono illecite.
2. Obiettivo: Giusto motivo. Una guerra di estensione, di conquista, una guerra imperialista è sempre un crimine e non può mai avere una giusta finalità.
3. Modalità: disposizione inteiore di promozione del bene e impedimento del male. «La voglia di danneggiare, la crudeltà nel vendicarsi, l'animo esacerbato e implacabile, la ferocia nel controattaccare, la sete di dominio e altre eventuali cose simili, ecco ciò che viene giustamente bollato come colpevole nelle guerre» (Agostino di Ippona). Chi conduce una guerra con intenzioni del genere, si macchia di una colpa grave, anche se avesse cominciato la guerra per un giusto motivo.

La polizia è armata, ma non per questo ha il diritto di sparare su un uomo inerme, anche se criminale, se non è in immediato pericolo la sua vita o quella di un'altra persona. In tal caso,da difensore della giustizia diventerebbe omicida e assassino.
Lo stesso dicasi per ciascuna azione militare: Devono essere ripungate:
- l'uccisione o comunque l'aggressione a civili;
- l'uccisione o comunque l'aggressione di militari disarmati;
- l'uccisione o comunque l'aggressione di coloro che si arrendono;
- la distruzione di abitazioni civili;
- la distruzione di luoghi d'arte, di luoghi di culto o comunque simbolo della cultura di un popolo;
- la distruzione di massa: gli obiettivi dovrebbero SEMPRE essere obiettivi puntuali e specifici, MAI di massa.
- la creazione di lager, campi di lavoro o di sterminio::il nemico, anche il peggiore, è sempre e comunque un essere umano del quale si deve il massimo rispetto. E' qualcuno per il quale Cristo si è degnato di morire. Chi siamo noi per andare oltre la sua CROCE?

Difronte a tali azioni nessuna giustificazione è possibile, nessun fine, anche il più elevato può giustificare la volontà di distruzione e annientamento.
 


8. NON UCCIDERE! & BEATI GLI OPERATORI DI PACE & PORGI L'ALTRA GUANCIA
Sento ancora riecheggiare le parole di certi pacifisti che interpretano a loro supporto e in maniera integralista, la Parola di Dio: NON UCCIDERE!

Li sento ancora, mentre mi dicono: Che cosa dice il Signore? Quali comandamenti ci ha dato? Quando ha detto non uccidere che cosa voleva dire? Non uccidere significa: non uccidere! Non ci sono deroghe. Non ci sono scusanti. I cristiani non possono uccidere. Gesù non ha forse dichiarato "beati" gli operatori di pace? Non ha forse detto "porgi l'altra guancia". E noi che cosa facciamo? Ci armiamo e poniamo condizioni. Gesù ha detto: porgi l'altra guancia. E noi rispondiamo: si, però...

Che cosa rispondere? Francamente non mi sento di dar loro torto. Ma ricordo che Gesù parlava di liberà e di amore. L'amore presuppone la libertà e la verà libertà conduce all'amore. Ed io non mi sento di imporre il comandamento del "porgi l'altra guancia". Mi sento di annunciarlo. Mi sento di richiamare me stesso e gli altri a questo stile di vita. Ma non mi sento di imporlo agli altri. Non mi sento di dire ad una donna che sta subendo uno stupro: non ti difendere, porgi l'altra guancia. Non mi sento di imporre ad un popolo oppresso e aggredito questo comandamento. Gesù è venuto a liberarci da ogni legge. E' solo la legge del cuore che può dare senso alle nostre scelte.
Mi sentirei di imporre (ma non imporrei niente a nessuno) il comandamento del "non vendicarti". Ma non del "non ti difendere".
Difendersi, intervenire nelle aggressioni sia a livello individuale che di civiltà contrapposte, non significa avere come primo obiettivo quello di "uccidere". Dio ci chiama ad avere nel cuore amore e giustizia e quindi a non avere MAI dentro di noi l'idea, il movente dell'omicidio. L'uccisione diventa un orribile, ma inevitabile "incidente" di percorso quando sono state tentate TUTTE le strade della riconciliazione, quando esiste un pericolo di vita imminente, quando non intervenire significa comunque essere complici di chi uccide, e quindi significa uccidere, quando non si riesce in alcun modo a fermare la mano dell'aggressore...
L'obiettivo di un intervento armato è e dovrebbe essere sempre, quello di disarmare, di bloccare e paralizzare l'aggressore. In questo intento è possibile che l'aggressore non ne esca incolume. Possiamo davvero affermare che è stato contraddeto il comandamento di Dio?
O piuttosto è stato, forse paradossalmente per alcuni, riaffermato il comandamento "ama il prossimo tuo, come te stesso"? Nel momento in cui non riesco a fermare la mano dell'aggressore chi è il mio prossimo? Mi schiererò con il più forte? Mi schiererò con il più debole? O non mi schiererò affatto e starò a guardare cercando di convincere l'aggressore a desistere, quando ormai l'aggredito esala l'ultimo respiro?


9. OBIEZIONE DI COSCIENZA TOTALE & PARTICOLARE: Per molto o troppo tempo si è affermato in ambito clericale, che l'obiezione di coscienza era una "maledizione", addirittura una "vigliaccheria" nei confronti della Patria. Personalmente, chi scrive fa parte proprio di questi vigliacchi, pur ritenendo legittima l'esistenza di eserciti? Semplice contraddizione? Come si può conciliare il diritto alla difesa con l'obiezione di coscienza?
OBIEZIONE E OPZIONE MILITARE: L'obiezione di coscienza all'uso delle armi non può essere considerata in assoluto una scelta superiore alla scelta militare. Solo da un punto di vista escatologico, vale a dire dal punto di vista della "Fine dei Tempi" l'obiezione di coscienza è superiore alla scelta militare. Fin tanto che il Regno di Cristo non si sarà completamente e definitivamente instaurato sulla terra l'uomo, in quanto umanità, vive in un dualismo relativistico. Il male è presente come realtà innegabile che contraddice il desiderio di felicità, il raggiungimento della piena giustizia, della piena libertà e del pieno benessere. Non si tratta di una realtà ineluttabile, invincibile. Possiamo vincere "le battaglie" contro il male, ma la "guerra" sarà definitivamente vinta solo dal "Nuovo Sistema" che sarà instaurato: il Regno dei Cieli.
Se in tutto il mondo tutti gli esseri umani scegliessero l'obiezione all'uso delle armi, ovviamente non esisterebbero più guerre e la pace sarebbe una realtà definitivamente raggiunta. Al contrario la pace deve essere costruita TUTTI I GIORNI perchè esisterà sempre qualcuno che cede all'istinto dell'odio, della violenza. Non ci rendiamo conto di quanto la violenza pervada la nostra vita? Siamo violenti contro la natura che si sta rivolgendo contro di noi! Siamo violenti nelle nostre relazioni umane. Pensiamo a quante persone si trasformano quando entrano in auto... Siamo violenti quando per il "dio denaro" siamo disposti a passare sopra ogni diritto... 
Come possiamo pensare che la guerra possa essere evitata soltanto auspicando che tutti obiettino alle armi, quando la violenza fa parte del nostro quotidiano? Dobbiamo cambiare MENTALITA', dobbiamo divulgare una mentalità di pace, di giustizia in ogni aspetto della nostra vita.

Così il corpo militare ci ricorda il diritto alla difesa dei popoli. Gli obiettori di coscienza ci ricordano l'opzione della non violenza. Gli uni relativizzano, in maniera dualistica, la scelta dell'altro. Solo a livello personale può esservi una scelta di campo, ma a livello statale nessuna delle 2 opzioni può prevalere moralmente sull'altra. Fino alla venuta del Regno vivremo sempre in questa opzione dualistica. E' lo stesso s.Paolo che ci insegna questo principio:
 

Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia.
(Rm 14,3)

Il principio non riguarda ovviamente solo la scelta del "mangiare", ma attiene tutto ciò che è precario in vista dell'instaurazione del Regno. Esistono certamente comandamenti sui quali non esiste relativismo. La vendetta ad esempio, non è qualcosa su cui si può transigere. Ma in generale il principio da seguire è stato efficacemente riassunto da s.Agostino nella frase:

«Ama e fà ciò che vuoi»

Quando ogni tua azione segue come fine l'amore, ed è pervasa dalla com-passione (stesso sentire) allora è giustificata ogni azione. Non è il fine che giustifica i mezzi, ma l'amore (inteso non come semplice sentimento, ma come superamento di se stesso, come ricerca del bene). Quando il tuo principio base è l'amore, le tue azioni non saranno pervase dall'odio e dalla vendetta.

OBIEZIONE & OBIEZIONE: Il concetto di obiezione di coscienza può essere una scelta totalitaria di alcune persone, ma dovrebbe pervadere ogni nostra scelta, incluse quelle militari, perchè tutti abbiamo una coscienza. Non ci si può appellare all'obbiedienza militare nell'esecuzione di un atto palesemente ingiusto e grave. L'obbedienza non è più una virtù!! L'idea di Patria è senza dubbio una grande idea se non è solo "idea" e se significa "popolo". Altrimenti è una maledizione. Nessuna guerra, nessuna azione militare è giustificabile "per la patria"!
 
 

Dovete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? [...] Diteci esattamente che cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza ad ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria di partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sosteppi, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per icutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari?
(Ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febrraio 1965,
don Milani)
Ho studiao a teologia morale un vecchio principio i diritto romano che anche voi accettate. Il principio della reponsabilità in solido. Il popolo la conosce sotto forma di proverbio: «E' ladro chi ruba e chi porta il sacco».  [...]
Un delitto come quello di Hiroshima ha richiesto qualche migliaio di corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori.
Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza fingendo a se stesso che quella cifra andasse a denominatore. Un rimorso ridotto a millesimi non toglie il sonno all'uomo di oggi.
E così siamo giunti a quest'assurdo che l'uomo delle caverne se dava una randellata sapeva di far male e si pentiva. L'aviere dell'era atomica riempie il serbatoio dell'apparecchio che poco dopo disintegrerà 200.000 giapponesi e non si pente.
A dar retta ai teorici dell'obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell'assassinio di 6 milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perchè pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto erchè non ha autore.
C'è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole. Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo nè davanti agli uomini, nè davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.
(Lettera ai giudici, 18 ottobre1965
don Milani)

 
2306 Coloro che, per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, rinunciano all'azione violenta e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla violenza, che causa rovine e morti.
(Catechismo della Chiesa Cattolica)


10. IL MANIFESTO FRANCESCANO DELLA NON-VIOLENZA: Francesco è stato veramente uomo di pace e non solo! E' stato uomo operatore di pace, costruttore di pace. Si potrebbe dire che tutto il suo Vangelo è stato impegnato ad instaurare pace tra gli uomini: pace tra il vescovo e il podestà, pace nelle crociate, pace nel suo Ordine dei Minori, pace nella coscienza, pace interiore! Di episodi non ne mancano. Ma uno in particolare può essere considerato il "manifesto" francescano della non-violenza: l'episodio del lupo di Gubbio, raccontato dai Fioretti sotto forma di fiaba, ma esprime in tutta la sua profondità il pensiero l'agire francescano.
Il lupo di Gubbio rappresenta la "malvagità personificata", ma pare che fosse esistito in realtà un certo brigante e assassino, soprannominato "lupo" a causa della sua ferocia.
Vediamo di riassumerlo nei tratti salienti:
 

Francesco si trovava nei presssi di Gubbio, in Umbria quando venne a sapere che la gente del posto era terrorizzata da un certo "lupo" che faceva razzia delle greggi a talvolta attaccava anche gli esseri umani. Cosicchè la gente del luogo usciva sempre armata «come se andassono a combattere», ma col passare del tempo non avevano più neanche il coraggio di uscire di casa.
Fancesco ebbe compassione di loro. Non prese altre armi che il suo compagno e la fiducia in Dio, e si diresse nel bosco alla ricerca del lupo. Il lupo non si fa attendere e con le fauci spalancate va incontro a Francesco.
Che cosa avrà fatto Francesco? Avrà gridato di paura? Sarà scappato? Avrà chiesto aiuto? Avrà raccolto un basto per difendersi?
Francesco quando lo vede gli fa il segno della croce, lo benedice. Francesco è consapevole della potenza della croce di Cristo. Non fa il segno di croce per sè, quasi in segno di porta-fortuna o come dire "che Dio me la mandi buona.."

Ma benedice il lupo, per richiamare su di lui la potenza benedicente di Dio Padre.
Poi lo chiama il lupo, lo chiama "fratello"! Gli dice: "Vieni qua, frate lupo!".
Capite? Non lo chiama "assassino". Lo chiama "frate", "fratello"! Il lupo e Francesco sono alla pari. Questa è la rivoluzione francescana. Questo è il segreto della non violenza. Nessun nemico, solo fratelli. Ci si può battere contro un nemico, ma quando il nemico non lo si vede contro chi si combatterà? Gesù comandò ai cristiani: "Amate i vostri nemici". Voleva dire: non abbiate nemici, non vedete l'altro come un nemico. Francesco vide il lupo, ma non vide il nemico, vide il fratello.
Questo atteggiamento così aperto e amichevole indusse il lupo a chiudere le fauci e a fermarsi. La sua rabbia si era già arrestata. Il lupo era in atteggiamento di "ascolto".
Come proseguirà il discorso? Che cosa farà o dirà Francesco?
Francesco gli disse «Io ti comando in nome di Cristo che tu non faccia male nè a me, nè ad altra persona, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creautre di Dio senza sua licenza; e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d'uccidere uomini fatti a immagine di Dio, per la qual cosa tu sei degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora contro di te, e tutta questa terra ti è nemica. Ma io voglio, fratello lupo, far la pace fra te e costoro, sicchè tu non li offenda più ed essi ti perdonino ogni passata offesa, e nè gli uomini, nè i cani ti perseguitino più».

Non è stupendo questo discorso, dall'apparenza banale? Francesco è un buon pedagogo, ma forse non è un eccellente "diplomatico": accade purtroppo che la diplomazia a volte nasconda la verità. Francesco non nasconde la verità al lupo, non lo giustifica, anzi! Francesco vuole che il lupo prenda CONSAPEVOLEZZA del suo essere, della realtà di male in lui e di come questo male lo porti ad essere perseguitato, odiato, gli fa toccare con mano la sua infelicità.
Ma lo scopo di Francesco non è tanto quello della "conversione" del lupo. Francesco non va dal lupo con l'intento di fargli cambiare vita, ma con l'intento di fargli acquisire coscienza e consapevolezza e riportare la pace fra il lupo e la gente. Fa capire al lupo che anche l'atteggiamento degli uomini era ingiusto nei suoi confronti: il lupo infatti era perseguitato dagli uomini e dai cani. Ci si può chidere come sarà cominciata questa storia? Sarà stato il lupo ad aggredire per primo l'uomo o l'uomo, per la sua innata paura di tutto, avrà aggredito per primo il lupo? Non è molto importante per Francesco. Francesco vuole far aprire gli occhi al lupo, ma anche lo vuole consolare, lo vuole cullare, abbracciare, coccolare. Basta violenza, basta incomprensioni. Smettiamo di avere paura, paura, paura! Abbiamo paura di tutto, paura degli altri, paura del futuro anche paura di se stessi... paura della paura!

Il lupo si scioglie, apre gli occhi e cede alla pace, perchè la rabbia, l'odio è faticoso. La pace è serenità, abbandono al flusso della vita, mancanza di paura. Il lupo è già nella pace.

Ma la storia non finisce qui. Il miracolo di Francesco non sta nell'essere stato strumento di conversione per il lupo. Il vero miracolo è stata la conversione della città, che ha accettato il lupo, lo ha perdonato e si è lasciata perdonare. Non bastava che il lupo cambiasse: anche Gubbio doveva cambiare: dovevano convergere l'uno verso l'altro.

Quali sono state le armi di Francesco? Proprio l'assenza di armi. L'assenza di armi ti costringe a cercare altre strade. Francesco ha contato sulla potenza della Croce di Cristo, la Fratellanza e la Verità. La pace scaturisce da questi 3 elementi, perchè la pace è qualcosa di soprannaturale, che supera le nostre umane paure e diffidenze, supera la nostra incapacità di perdono, supera il nostro istinto di violenza e di immediato giustizialismo.

Le armi non risolvono. La Croce, la Fratellanza e la Verità risolvono.
 


11. GUERRA GIUSTA? Non esiste guerra giusta. Possono esistere, sotto opportune condizioni singoli interventi militari giusti, volti a ristabilire un terreno di giustizia sul quale discutere. L'intervento militare non può essere nè la prima, ma neanche l'ultima parola. La vera pace, che non è solo assenza di guerra, può essere promossa  solo e unicamente per vie diplomatico-politiche. Si DEVE raggiungere in sostanza un reale accordo. L'intervento militare, quindi non può che essere finalizzato a ristabilire un reale dialogo tra le parti e dunque deve mirare a singoli obiettivi, non civili, ben precisi e limitati e non alla distruzione e alla sottomissione dell'avversario: ciò potrebbe innescare una guerra dalle proporzioni spaventose e ciò, ovviamente, è moralmente inaccettabile, riprovevole e criminale, anche se lo scopo iniziale dell'intervento fosse stato una grave ingiustizia da parte di un altro Stato.
Le armi non risolvono! L'ultima parola non può e non deve essere guerra, non deve essere resa, ma pace e accordo.
La logica della violenza non può essere sconfitta con altra violenza.



12. LA PACE PERPETUA: I cristiani non sono dispensati dall'occuparsi del sociale, rinchiudendosi nelle loro "preghiere" personali e nelle attività parrocchiali. E' ottima cosa, ma non basta. Non si tratta di fare politica (nel senso di politica partitica), ma di rispondere al comandamento: 

Ama il prossimo tuo come te stesso!

Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.
(Giacomo 1,27)
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano
Giacomo 2:16 e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?
(Gicomo 2, 15-16)

Per quanto non siamo esperti di politica, alla luce della Dottina Sociale della Chiesa Cattolica, abbiamo cercato di buttare giù alcune idee che secondo noi potrebbero essere utili per preparare la strada della "pace perpetua",  ridurre il numero di guerre nel mondo e fondare un mondo e una civiltà più giusta ed equa. Il nostro intento è stato solo quello di dire: possiamo e dobbiamo fare qualcosa di concreto!
 

12.1 SCUOLA DI  NON VIOLENZA:
 

Il miglior modo di favorire la PACE PERPETUA è quello di divulgare ed educare il popolo e i giovani alla non-violenza. La scuola, spesso è stroppo improntata alla acquisizione nozionistica di informazioni. Neanche l'orientamento al mondo del lavoro può essere sufficiente. La scuola ha lo scopo di orientare i giovani verso una nuova presa di coscienza, verso una crescita che non sia solo biologico-culturale, ma anche morale.
Per questo la cosiddeta "ora di religione" potrebbe essere reintegrata a pieno titolo nella scuola, in maniera non opzionale, con 2 obiettivi: 
1. affrontare culturalmente la storia religiosa dei popoli della terra e i principali testi sacri, in specialmodo la Bibbia, il testo fondamentale della cultura cristiana italiana.
2. aprire dibattiti in classe su temi di attualità, allo scopo di formare i giovani alla giustizia, alla non-violenza e al dialogo.
Riteniamo che questo, insieme all'insegnamento delle discipline specifiche di ogni scuola,  possa contribuire efficacemente allo sviluppo integrale dell'essere umano.

Di seguito riportiamo alcuni punti che ci sembrano essenziali da affrontare in questa ora:

1.1 Considerarsi cittadini del mondo. La patria non esiste! Esistono i popoli, esiste la gente. La patria è pura astrazione della realtà, è ideologia. Iniziamo a considerarci uomini e donne del mondo, prima di considerarci italiani o europei. Anche quella di cristiano, mussulmano, ebreo... non definisce assolutamente niente. Sono solo etichette. Il nostro IO va oltre certe etichette che vogliono "de-finire", cioè delimitare, porre dei confini, delle barriere.
Dunque, divulghiamo la mentalità dei cittadini del mondo. C'è diversità di cultura, ma non c'è diversita nell'essenza dell'essere umano.
 

Non discuterò qui l'idea di Patria in sè. Non mi piacciono le divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
(Ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febrraio 1965,
don Milani)

1.2 Mentalità del dialogo. Togliersi la maschera, parlare a "viso aperto", cominciare a dialogare sul serio.Cominciare ad ascoltare! Se non ci formiamo al vero dialogo saremo obbligati a pensare che le questioni si risolvono solo con la forza e la violenza. Il dialogo non è solo necessario, è indispensabile per la buona convivenza nella famiglia, nei luoghi di lavoro e nel sociale. Saper dialogare è il "segreto" dell'acqua calda per far funzionare ogni rapporto.

1.3 La ricchezza della diversità. Passa attraverso la conoscenza degli altri popoli, delle altre mentalità, culture e religioni. L'ignoranza provoca la paura e la paura provoca la guerra. Conoscere la storia delle principali religioni della terra ci pare indispensabile a questo fine. 

1.4 Mentalità della completa non-violenza. La non-violenza non si può restringere solo e unicamente al dilemma pace-guerra e al rapporto tra gli stati. E' troppo facile parlare di non-violenza, quando nel nostro quotidiano siamo continuamente violenti. Ad  esempio siamo violenti nell'ecologia, siamo violenti quando entriamo in macchina, siamo violenti quando andiamo allo stadio, siamo violenti quando il vicino di casa tiene il volume della televisione troppo alto. Siamo tutti pacifici e pacifisti.... se non ci toccano!

1.5 Conoscenza dei testi sacri. Dalla scuola escono giovani che sanno tutto di matematica, lettere, diritto, tecnica industrial, informatica, inglese... Ma spesso non sanno vivere. Non hanno mai parlato del senso della vita e della morte. Il coraggio di amare è spesso la cosa più difficile. Saper amare è difficile. Eppure nella scuola non si sfiora neanche l'argomento. La scuola non può essere solo studio nozionistico. La scuola deve essere anche scuola di vita. Si esce dalla scuola e si conoscono l'Iliade e l'Odiessea, i Promessi Sposi e la Divina Commedia. Ma non si sa niente della Bibbia, il testo fondamentale della cultura cristiana italiana e di oltre 1,5 miliardi di persone sulla terra. Auspichiamo che "l'ora di religione" non sia mai un'ora di indottrinamento e di catechismo, ma di apprendimento culturale e di confronto.
 

12.2 EVOLUZIONE MILITARE:
 

2.1 Riduzione progressiva delle armi.
Non potrà mai sussistere una pace fondata sulla corsa al riarmo. Solo una "corsa al disarmo" potrà instaurare e diffondere una mentalità del dialogo e di giustizia. I soldi risparmiati da inutili ed eccesive spese potranno essere impiegati nell'istruzione, nella protezione delle fasce deboli, nello sviluppo...

2.2Completa demilitarizzazione a favore di un esercito super-partes. Durante la creazione degli stati i cittadini hanno accettato  l'esistenza di una polizia di stato per impedire le vendette e la giustizia personale. Allo stesso modo, gli stati devono iniziare un processo di progressiva demilitarizzazione a favore della creazione di un esercito super-partes che garantisca a tutti l'incolumità. Gli stati non dovranno mai più possedere un esercito personale tale da metterli in grado di aggredire un altro stato, nè armi chimiche, batteriologiche o nucleari.

2.3 L'esercito non può essere è al servizio della classe dominante, ma del popolo. Fin tanto che non si sarà effettuata una completa demilitarizzazione. l'esercito non potrà rispondere, su questioni importanti unicamente al governo. Quante sono le guerre e gli interventi armati che non erano in nome del popolo, ma unicamente al servizio dei governanti? 
 

«I nostri maestri si dimenticavano di farci notare una cosa lapalissiana e cioè che gli eserciti marciano agli ordini della classe dominante.[...] L'esercito ha marciato solo agli ordini di una classe ristretta. Del resto se ne porta ancora il marchio: il servizio di leva è compensato con 93.000 al mese per i figli dei ricchi e con 4500 lire al mese per i figli dei poveri, essi non mangiano lo stesso rancio alla stessa mensa, i figli dei ricchi sono serviti da un attendente figlio dei poveri.
Allora l'esercito non ha mai o quasi mai rappresentato la Patria nella sua totalità e nella sua eguagliaza.
Del resto quante guerre della storia gli eserciti han rappresentato la Patria? Forse quello che difese la Francia durante la Rivoluzione. Ma non certo quello di Napoleone in Russia.
Forse l'esecito inglese dopo Dunkerque. Ma non certo l'esercito inglese a Suez.
Forse l'esercito russo a Stalingrado. Ma non certo l'esercito russo in Polonia.
Forse l'esercito italiano al Piave. Ma non certo l'esercito italiano il 24 Maggio.
(Lettera ai giudici, 1965, don Milani)

Dunque sarebbe auspicabile, che difronte a scelte militari importanti, venga richiesta l'opinione di tutto il popolo, mediante immediato referendum, affinchè l'esercito possa essere rappresentare la Patria intera.


14. IL REGNO DEI CIELI: CESSAZIONE DI OGNI GUERRA: Riguardo a  quanto affermato sopra occorre sottolineare un errore teologico di fondo in quanto affermato da certi pensatori. Quello di credere di poter instaurare il Regno dei Cieli sulla Terra (e quindi la pace perpetua e definitiva), prescindendo dal potere di Dio. Il Regno di Dio è presente sulla terra solo in forma di germe. 
 

«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami». 
(Mt 13,31-32)

E' solo con la completa instaurazione del "nuovo sistema" che sarà possibile estirpare la zizzania e lasciare il grano. Fino ad allora la zizzania sarà presente, il male sarà una realtà tangibile, dalla quale non possiamo prescindere.
 

«Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
(Mt 13,24-30)

Che fare? Stare con le mani in mano? Assolutamente no! Il Regno dei Cieli sarà instaurato dal Nuovo Re, ma noi abbiamo il dovere di preparare la sua venuta, di preparare il terreno. Allora vediamo alcune indicazioni concrete per preparare il terreno alla PACE PERPETUA:

Alla fine dei tempi:
 

Tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
(Ap 21,4)

 
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.

Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.

Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.

(Is 2,2-4)
 



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