Errori
di fondo
In quanto affermato ci sono, a nostro parere, vari errori, un
problema di fondo e un taglio di alcune affermazioni piuttosto parziale.
Affermiamo che la visione che sottende tali dichiarazioni è una
visione integralista e anti-evangelica. In questo articolo tentiamo
di esaminare in modo equilibrato la visione evangelica riguardante la pace,
il diritto alla difesa, l'obiezione di coscienza e la non-violenza. Essendo
il tema estremamente delicato e dibattuto ci farebbe piacere che pervenissero
vostre impressioni e critiche al fine di integrare e/o correggere quanto
viene affermato nel presente articolo.
1. DIRITTO
ALLA DIFESA: Il rifiuto aprioristico e in ogni caso dell'uso
di armi significa prima di tutto abolire il diritto alla difesa. Quale
diritto è tale se non può essere sancito e riconosciuto anche
con la forza? Se sulla carta mi viene riconosciuto il diritto di proprietà,
ma di fatto non esiste una possiblità anche coercitiva di realizzarlo,
di fatto non ho alcun diritto. San Paolo fin dalle origini riconosceva
allo Stato e ad ogni cittadino il diritto alla difesa:
I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando
si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fà il
bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di
Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non
invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la
giusta condanna di chi opera il male.
(Rm 13,3-4)
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In tale passo non è da leggerci la legittimazione della pena
di morte, come alcuni forzatamente hanno voluto fare, quanto la legittimazione
dell'uso della forza se necessario, per il rispetto dei diritti umani.
Non si tratta di semplice pragmatismo, Paolo non sta invitando i cristiani
a cercare la via più comoda, come dire: "che ci vuoi fare? Stai
tranquillo e vedrai che non avrai nulla da temere". Al contrario afferma
che "l'autorità è al servizio di Dio per la giusta condanna
di chi opera il male", L'autorità non è sempre e comunque
al servizio di Dio. Giustamente si può ricordare come Pietro e Giovanni
attestino la superiorità delle Leggi divine su quelle umane:
«Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più
che a lui, giudicatelo voi stessi»
(At 4,19).
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Quando gli stati si comportano ingiustamente si deve avere anche il
coraggio della disobbedienza civile!
Tuttavia nel passo della lettera ai romani si fa esplicito riferimento
a chi compie ciò che è male agli occhi di Dio. Come dire
che Dio legittima l'autorità che condanna il male, perchè
il male è sempre ingiustizia nei confronti un debole, il male è
sempre sopraffazione, distruzione. Se la Sacra Scrittura afferma che in
tal caso l'autorità civile è "al servizio" di Dio significa
che lo ritiene giusto, ritiene giusta la difesa dei più deboli,
di chi vuole "seguire le regole" senza farsi giustizia da sé.
2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi
per evitare le guerre.
“Fintantoché esisterà il pericolo della guerra
e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita
di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un
pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto
di una legittima difesa”
2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che
giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione,
per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di
legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
- Che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità
delle nazioni sia durevole, grave e certo.
- Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati
impraticabili o inefficaci.
- Che ci siano fondate condizioni di successo.
- Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più
gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha
un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.
Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina
detta della “guerra giusta”.
La valutazione di tali condizioni di legittimità morale
spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità
del bene comune.
(Catechismo della Chiesa Cattolica)
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2. OBBLIGHI
&
CONSIGLI EVANGELICI: «I cristiani saranno crocifissi,
ma non crocifissori». Così si esprime don Basilissi
con una frase di grande effetto, ma pericolosa e antievangelica.Ciò
che per Gesù era un invito, una scelta di amore suprema, quale il
martirio, diventerebbe obbligo morale di ogni cristiano. Un conto è
affermare che tutti i cristiani sono chiamati, se necessario, al martirio,
altro è affermarne l'obbligatorietà. Il rifiuto del martirio
sarebbe quindi un peccato contro Dio e contro il genere umano. Che la vocazione
alla santità e in alcuni casi, al martirio appartenga ad ogni cristiano
è un fatto. Ma che diventi obbligo morale è tutt'altra cosa.
Esistono cose che per loro stessa natura non possono essere compiute da
cristiani senza auto-escludersi dal Regno dei Cieli. Altre cose i cristiani
hanno il dovere morale di portarle avanti. Ma non possiamo mettere tutto
sullo stesso piano. Vivere una vita santa, nello stile, ad esempio, di
san Francesco, è auspicabile, è una missione ed una chiamata
di amore. Ma possiamo davvero dire che chi non si comporta eroicamente
come san Francesco, san Massimiliano Kolbe, san Domenico, san don Bosco...
è fuori del Vangelo?
Non possiamo accettare queste posizioni. Chi fa del Vangelo una lettura
di questo tipo rischia di raggiungere posizioni integraliste e fanatiche.
Non si possono leggere le affermazioni evangeliche tutte allo stesso modo.
Non è una questione di comodo, è una questione di Verità.
Prendiamo ad esempio la famosa frase:
«Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può
essere mio discepolo»
(Lc 14,33).
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Come deve essere intesa questa affermazione? Facendone una lettura integralista
diremmo che tutti i cristiani sono tenuti ad essere poveri, molto poveri,
così poveri da non possedere assolutamente niente, neanche i vestiti
che indossa. Nel corso dei secoli questa affermazione è stata letta
come un "consiglio evangelico". Come dire:
- essere ricco è un rischio molto alto, per la propria libertà
interiore e per giustizia sociale
- siamo tutti chiamati alla povertà spirituale e a ridurre le
proprie necessità materiali
- ma solo alcuni, in quanto chiamati direttamente, hanno il dono e
il dovere di spogliarsi completamente dei propri averi (i frati).
Dunque, se sei povero, completamente povero e sei abbandonato a Dio
Padre fai bene, molto bene. Ma se possiedi qualcosa e vivi modestamente,
povero interiormente, non fai peccato.
Così è per il comandamento del martirio: se ti lasci crocifiggere
come martire, per amore e imitazione di Cristo, fai molto bene. Ma se ti
difendi non commetti peccato. Purchè la tua difesa non diventi offesa
oltre la misura dell'aggressione subita. Il cristiano che sceglie la crocifissione
lo fa in nome dell'Amore, non della Giustizia!
3. MACRO-POLITICA,
MICRO-POLITICA &
IL PECCATO ORIGINALE: Nessun
appartenente all'esercito può dichiararsi cristiano, secondo tale
visione integralista del Vangelo. Se mi avessero detto che dobbiamo
lottare per una società in cui non ci sarà più bisogno
di eserciti, mi sarei schierato dalla loro parte, ma francamente non mi
sento di giudicare chi fa parte di un esercito, come non mi sento di giudicare
nessuno. Non ricordo che Gesù avesse espresso posizioni di condanna
nei confronti degli eserciti, ma ricordo che ha condannato ogni forma di
giudizio.
E che dire delle forze di polizia? Anche loro
sono fuori del Vangelo? Coloro che vorrebbero abolire gli eserciti dovrebbero,
per coreneza, chiedere l'abolizione di ogni forza armata, come la polizia
e il corpo dei carabinieri. Infatti gli eserciti si rapportano agli stati,
come le forze armate agli abitanti di una nazione. Uno stato che ne aggredisce
un'altro è paragonabile ad un essere umano che ne aggredisce un'altro.
E' lecito per un cristiano invocare l'aiuto della polizia o dei carabinieri
in caso di aggressione? L'abolizione di polizia e carabinieri non significherebbe
completa anarchia? Dichiarazione di nullità di ogni legge e di ogni
diritto?
Se ciò è vero, lo è anche
nei confronti degli stati in quanto entità unitarie.
E' vero che se tutti si amassero e seguissero
gli insegnamenti di Gesù di Nazareth non sarebbe necessaria alcuna
forza di polizia, nè alcun esercito. Ma è proprio nel cuore
dell'insegnamento di Gesù troviamo che l'uomo è irrimediabilmente
peccatore:
«Se voi dunque che siete cattivi sapete
dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che
è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!»
(Mt 7,4)
«Similmente, come per la disobbedienza di uno
solo tutti sono stati costituiti peccatori...»
(Rm 5,19)
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Dunque siamo peccatori, fin dalla nascita. Questo
modo di vedere la realtà non può essere definito semplicemente
"pessimista". Non si tratta qui di stabilire le qualità morali connaturate
all'uomo, quanto di aprire gli occhi sulla sua tendenza naturale verso
il peccato, verso il male. Tendenza, che può essere invertita solo
da un intervento sopra-naturale: la rinascita spirituale personale dell'uomo.
Dunque il peccato è presente nella società
e non possiamo prescindere da esso. Non possiamo sperare e pensare che
prima o poi, con il progresso, l'uomo diventerà "buono", perchè
porta in sé una rottura interiore che trasmetterà ai suoi
figli e ai figli dei suoi figli...
I cristiani non possono vivere in un'isola felice,
ma sono a chiamati a vivere nel mondo, non «come» il mondo,
ma neanche al di fuori di esso. E nel mondo è presente la realtà
del peccato. E' presente nei singoli uomini e donne, è presente
nella società in quanto tale. Quindi è possibile che furti,
omicidi, violenze continueranno a persistere. E finchè persisteranno,
purtroppo avremo bisogno delle forze di polizia. Certo, l'uso della forza
per il rispetto dei diritti non è l'unico e neanche il primo metodo
da utilizzare contro l'abuso del diritto. Occorre rimuovere prima di tutto
le cause che spesso risiedono nella disuguaglianza, nella degenza, nell'insoddisfazione.
Occore divulgare una mentalità della solidarietà, dell'amore
e della libertà. Ma nonostante ciò non riusciremo mai a debellare
definitivamente il male perchè questo è connaturato all'uomo.
La via da seguire per la riduzione di guerre nel
mondo non passa per la demonizzazione dell'esercito e della forza armata.
Solo una completa de-militarizzazione dei singoli stati a favore di un
super-esercito sovra-nazionale che garantisca l'incolumità di ogni
cittadino, di ogni stato, di ogni parte del mondo può limitare il
ricorso alla guerra come metodo risolutivo o come abuso di potere.
Non si tratta quindi de-militarizzazione in senso
assoluto. Non quindi demonizzazione dell'esercito e della produzione di
armi in quanto tale, ma una via concreta auspicata anche da grandi pensatori
pacifisti come il fiorentino don Ernesto Balducci.
4. UN
CASO STRANO: UN SOLDATO CRISTIANO: Negli
Atti degli Apostoli si legge:
D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse
le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero
le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le
porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando
che i prigionieri fossero fuggiti.Ma Paolo gli gridò forte: «Non
farti del male, siamo tutti qui».
Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando
si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse:
«Signori, cosa devo fare per esser salvato?».
Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu
e la tua famiglia».
E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua
casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte,
ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi;
poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di
gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
(Atti 16, 26-34)
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Se far parte di un esercito significa essere fuori dal Vangelo perchè
Paolo e Sila non hanno avvertito quest'uomo che sinceramente cercava il
Regno, del pericolo che correva? Perchè non gli hanno intimato che
il suo stato sociale era incompatibile con il cristianesimo, che non poteva
essere salvo se continuava ad essere un soldato? Perchè Paolo e
Sila si sono "limitati" ad affermare che la sua salvezza dipendeva solo
dalla sua adesione interiore a Cristo? Dagli Atti degli Apostoli non risulta
che quest'uomo abbia mai abiurato la vita militare. L'avrà fatto?
Non lo sappiamo. Certamente non gli è stato richiesto per essere
"nel" Vangelo.
Nei capitoli 10 e 11 degli Atti si racconta anche di un certo "centurione
Cornelio" e ancora una volta non pare che la sua appartenenza all'esercito
ponga particolari stupori a Pietro. Cornelio viene definito
uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte
elemosine al popolo e pregava sempre Dio.
(Atti 10,2).
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Ed era un centurione pagano!!!
Persino lo Spirito Santo si degna di scendere su quest'uomo che da
"alcuni" sarebbe definito "fuori dal Vangelo".
5. PRODUZIONE
DI ARMI &
NECESSITA' MATERIALI: Come
appare agli occhi del mondo la scelta dell'India di dotarsi della bomba
atomica, utilizzando a tale scopo ingenti somme di denaro che sarebbero
potute essere utilizzate ad altri scopi, non ultimo a risollevare le già
gravi condizioni economiche della popolazione indù?
La risposta, ovviamente, è lo scandalo.
Tuttavia, lungi dal noi dall'affermare che l'India abbia fatto bene (le
potenzialità distruttive di una bomba atomica vanno oltre qualsiasi
giustificazione) dobbiamo ribadire che non è in gioco la possibilità
e il diritto alla difesa. Non si può far dire ai documenti ecclesiastici
ciò che non affermano. In effetti le citazioni tratte dalla Populorum
Progressio e dal discorso di Paolo VI mirano ad abolire gli eccessi. Si
parla infatti di "corsa estenuante agli armamenti" e di "capitali
astronomici
destinati alla fabbricazione e alle scorte delle armi". Ciò che
viene condannato, in maniera molto evangelica ed equilibrata, non è
il diritto alla difesa, non è la fabbricazione delle armi in gnerale,
ma l'uso di capitali ingenti a danno delle necessità materiali del
popolo.
La condanna della "corsa agli armamenti" deve essere inflessibile.
La pace non è assenza di guerra. Il ricorso agli armamenti rende
la pace sempre più precaria e instabile. Acutizza i sentimenti di
diffidenza tra i popoli, quindi in definitiva non producono pace.
2304: Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono
la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può
ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti. La pace non
si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone,
la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità
delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza. E' la
“tranquillità dell'ordine” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 19,
13]. E' frutto della giustizia [Cf Is 32,17 ] ed effetto della carità.
(Catechismo della Chiesa Cattolica)
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Tuttavia, la condanna di abuso economico non viene riferita esclusivamente
alla sovra-produzione di armi, ma ad ogni spreco, che diventa quindi grave
peccato sociale contro il popolo.
Quanti gli sprechi nella pubblica amministrazione? Quanti gli sprechi
negli errori di fabbricazione edilizia dovuti a negligenza o a dolo? Quanti
gli sprechi??? Sono solo quelli militari da abolire?
6. DOVERE
DI INTERVENTO: Abbiamo introdotto il concetto
di legittima difesa, sostenendo che ogni individuo (e quindi anche lo Stato
in quanto somma di individui) ha il diritto alla difesa. Come ogni diritto
può non essere impugnato e quindi ciascun cristiano può personalmente
scegliere la via del martirio come atto di supremo amore. Ma se seglie
di difendere la propria vita non commette peccato gli occhi di Dio.
Vogliamo fare un passo ulteriore: sosteniamo
non solo che ogni Stato abbia il diritto alla difesa, ma anche l'obbligo
di intervento qualora un altro stato o popolo sia ingiustamente aggredito,
un dovere rafforzato dalla eventuale scarsità di risorse di difesa
dell'aggredito.
Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani
ed era potente nelle parole e nelle opere. Quando stava per compiere i
quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli
di Israele, e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese
e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. Egli pensava che i suoi
connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo,
ma essi non compresero.
(Atti 7,22-25)
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Essi non compresero! Paolo non condanna Mosè che era intervenuto
a difesa dell'israelita. Anzi condanna gli stessi israeliti, dicendo: essi
non compresero!
Vedissimo che uomo aggresce una donna. Che cosa vedranno i nostri occhi?
Vedranno paura, orrore, desolazione. Un grido soffocato nascerà
dentro di noi. Che fare? Restare a guardare? Fuggire? Si fuggire?
In fondo che cosa potevo fare? Ci pensino gli altri, quelli che sono
preposti. Io ho moglie e figli mi devo occupare di loro della loro vita.
Non posso mica occuparmi di tutte le persone del mondo! Quante persone
dovrei salvare?
Così tornai verso casa. Non tornai sereno. Tornai con l'angoscia
nel cuore. E mentre ripensavo alla scena vista, sentì qualcosa gocciolare...
erano le mie mani. Le mie mani stavano gocciolando sangue. E non smettevano.
Ero in preda al panico e all'orrore. Sono stato io! Io l'ho uccisa?
Mi svegliai, ero ancora davanti a quella scena. Mi resi conto che dormivo
nella mia coscienza, nei miei falsi idealismi di ipocrita. E vidi che quella
donna, non era una donna qualsiasi... era mia sorella! Capite, era mia
sorella! Sentivo dentro di me gli insegnamenti di Gesù di Nazareth
che mi chiamava ad essere giusto, mi chiamava a prendere posizione, a schierarmi
con il povero, con il più debole, con chi subisce, con chi è
aggredito...
Decisi di intervenire. Dovevo intervenire. Ma come? Mi gettai nella
mischia, cercai di fermare quella bestia che si era accanita su di lei.
Ma non c'era niente da fare. Le sue mani le stringevano il collo e lui
rideva, rideva, rideva di me, di lei, della mia impotenza. Io non capivo...
Ma perchè! Perchè tanto accanimento, perchè tanto
odio?
Non respirava quasi più allora raccolsi una pietra...
Ero disperato, ma non volevo. Io non volevo , non volevo farlo!
Quante volte ho pensato e ripensato a quella scena. Quante volte l'ho
rivista nei miei incubi notturni. Ma ogni volta mi era più familiare,
ogni volta, in quell'orrore notavo qualcosa di strano qualcosa che mi apparteneva.
Quella risata, che riecheggiava e rimbombava nella mia mente... si era
quasi spenta. Ricordo l'ultima volta che lo vidi, che vidi quell'uomo.
Notai che non rideva più. Non rideva. Ricordo di aver sentito incredibilmente
dentro di me, il suo orrore, per se stesso, per la sua mostruosità.
Ricordai di averlo visto tempo prima, ricordavo di averlo visto molte volte,
mentre veniva ingiuriato, sfruttato. Ricordai quando da piccolo venne abbandonato.
Ricordai la sua sete di amore, di affetto. E vidi il suo odio, la sua rabbia.
Quando alzai la pietra lo riconobbi: era mio fratello! Quella volta, ma
solo quella volta, riuscii a strattonarlo a dirigere il suo odio e la sua
rabbia su di me. Quella volta lo amai, era mio fratello. E lasciai che
la sua mano si alzasse su di me, lasciai che la sua rabbia si spegnesse
su di me e si trasformasse in pentimento. Quella volta riuscii a portare
via il suo odio, lo seppellii in me... con me.
7.NESSUNA
GIUSTIFICAZIONE PER I MASSACRI E LE DISTRUZIONI DI MASSA: Si
dice che in guerra e in amore tutto è permesso. Sbagliato, sbagliatissimo.
Dobbiamo ribellarci alla logica che nella guerra tutto sia permesso. Molti
pensano che dal momento che in una guerra si uccide, un morto in più
o in meno non conti poi molto. Una violenza carnale non conta molto se
la vittima viene successivamente uccisa. Tutto ciò non è
inevitabile! Tutto ciò è aberrante! Esiste un codice morale
da seguire anche durante un intervanto militare. Agostino individuava 3
condizioni indispensabili per parlare di guerra "giusta":
TOMASO D'AQUINO:
1. Agenti: può essere condotta solo da una
legittima autorità statale. Le guerre private, vale a dire
le guerre tra gruppi intrastatali, sono illecite.
2. Obiettivo: Giusto motivo. Una guerra
di estensione, di conquista, una guerra imperialista è sempre un
crimine e non può mai avere una giusta finalità.
3. Modalità: disposizione inteiore di promozione
del bene e impedimento del male. «La voglia di danneggiare,
la crudeltà nel vendicarsi, l'animo esacerbato e implacabile, la
ferocia nel controattaccare, la sete di dominio e altre eventuali cose
simili, ecco ciò che viene giustamente bollato come colpevole nelle
guerre» (Agostino di Ippona). Chi conduce una guerra con intenzioni
del genere, si macchia di una colpa grave, anche se avesse cominciato la
guerra per un giusto motivo.
La polizia è armata, ma non per questo ha il diritto di sparare
su un uomo inerme, anche se criminale, se non è in immediato pericolo
la sua vita o quella di un'altra persona. In tal caso,da difensore della
giustizia diventerebbe omicida e assassino.
Lo stesso dicasi per ciascuna azione militare: Devono essere ripungate:
- l'uccisione o comunque l'aggressione a civili;
- l'uccisione o comunque l'aggressione di militari disarmati;
- l'uccisione o comunque l'aggressione di coloro che si arrendono;
- la distruzione di abitazioni civili;
- la distruzione di luoghi d'arte, di luoghi di culto o comunque simbolo
della cultura di un popolo;
- la distruzione di massa: gli obiettivi dovrebbero SEMPRE essere obiettivi
puntuali e specifici, MAI di massa.
- la creazione di lager, campi di lavoro o di sterminio::il nemico,
anche il peggiore, è sempre e comunque un essere umano del quale
si deve il massimo rispetto. E' qualcuno per il quale Cristo si è
degnato di morire. Chi siamo noi per andare oltre la sua CROCE?
Difronte a tali azioni nessuna giustificazione è possibile, nessun
fine, anche il più elevato può giustificare la volontà
di distruzione e annientamento.
8. NON
UCCIDERE! &
BEATI GLI OPERATORI DI PACE &
PORGI L'ALTRA GUANCIA
Sento ancora riecheggiare le parole di certi pacifisti che interpretano
a loro supporto e in maniera integralista, la Parola di Dio: NON UCCIDERE!
Li sento ancora, mentre mi dicono: Che cosa dice il Signore? Quali comandamenti
ci ha dato? Quando ha detto non uccidere che cosa voleva dire? Non uccidere
significa: non uccidere! Non ci sono deroghe. Non ci sono scusanti. I cristiani
non possono uccidere. Gesù non ha forse dichiarato "beati" gli operatori
di pace? Non ha forse detto "porgi l'altra guancia". E noi che cosa facciamo?
Ci armiamo e poniamo condizioni. Gesù ha detto: porgi l'altra guancia.
E noi rispondiamo: si, però...
Che cosa rispondere? Francamente non mi sento di dar loro torto. Ma
ricordo che Gesù parlava di liberà e di amore. L'amore presuppone
la libertà e la verà libertà conduce all'amore. Ed
io non mi sento di imporre il comandamento del "porgi l'altra guancia".
Mi sento di annunciarlo. Mi sento di richiamare me stesso e gli altri a
questo stile di vita. Ma non mi sento di imporlo agli altri. Non mi sento
di dire ad una donna che sta subendo uno stupro: non ti difendere, porgi
l'altra guancia. Non mi sento di imporre ad un popolo oppresso e aggredito
questo comandamento. Gesù è venuto a liberarci da ogni legge.
E' solo la legge del cuore che può dare senso alle nostre scelte.
Mi sentirei di imporre (ma non imporrei niente a nessuno) il comandamento
del "non vendicarti". Ma non del "non ti difendere".
Difendersi, intervenire nelle aggressioni sia a livello individuale
che di civiltà contrapposte, non significa avere come primo obiettivo
quello di "uccidere". Dio ci chiama ad avere nel cuore amore e giustizia
e quindi a non avere MAI dentro di noi l'idea, il movente dell'omicidio.
L'uccisione diventa un orribile, ma inevitabile "incidente" di percorso
quando sono state tentate TUTTE le strade della riconciliazione, quando
esiste un pericolo di vita imminente, quando non intervenire significa
comunque essere complici di chi uccide, e quindi significa uccidere, quando
non si riesce in alcun modo a fermare la mano dell'aggressore...
L'obiettivo di un intervento armato è e dovrebbe essere sempre,
quello di disarmare, di bloccare e paralizzare l'aggressore. In questo
intento è possibile che l'aggressore non ne esca incolume. Possiamo
davvero affermare che è stato contraddeto il comandamento di Dio?
O piuttosto è stato, forse paradossalmente per alcuni, riaffermato
il comandamento "ama il prossimo tuo, come te stesso"? Nel momento in cui
non riesco a fermare la mano dell'aggressore chi è il mio prossimo?
Mi schiererò con il più forte? Mi schiererò con il
più debole? O non mi schiererò affatto e starò a guardare
cercando di convincere l'aggressore a desistere, quando ormai l'aggredito
esala l'ultimo respiro?
9. OBIEZIONE
DI COSCIENZA TOTALE &
PARTICOLARE: Per
molto o troppo tempo si è affermato in ambito clericale, che l'obiezione
di coscienza era una "maledizione", addirittura una "vigliaccheria" nei
confronti della Patria. Personalmente, chi scrive fa parte proprio di questi
vigliacchi, pur ritenendo legittima l'esistenza di eserciti? Semplice contraddizione?
Come si può conciliare il diritto alla difesa con l'obiezione di
coscienza?
OBIEZIONE E OPZIONE MILITARE: L'obiezione
di coscienza all'uso delle armi non può essere considerata in assoluto
una scelta superiore alla scelta militare. Solo da un punto di vista escatologico,
vale a dire dal punto di vista della "Fine dei Tempi" l'obiezione di coscienza
è superiore alla scelta militare. Fin tanto che il Regno di Cristo
non si sarà completamente e definitivamente instaurato sulla terra
l'uomo, in quanto umanità, vive in un dualismo relativistico. Il
male è presente come realtà innegabile che contraddice il
desiderio di felicità, il raggiungimento della piena giustizia,
della piena libertà e del pieno benessere. Non si tratta di una
realtà ineluttabile, invincibile. Possiamo vincere "le battaglie"
contro il male, ma la "guerra" sarà definitivamente vinta solo dal
"Nuovo Sistema" che sarà instaurato: il Regno dei Cieli.
Se in tutto il mondo tutti gli esseri umani scegliessero l'obiezione
all'uso delle armi, ovviamente non esisterebbero più guerre e la
pace sarebbe una realtà definitivamente raggiunta. Al contrario
la pace deve essere costruita TUTTI I GIORNI perchè esisterà
sempre qualcuno che cede all'istinto dell'odio, della violenza. Non ci
rendiamo conto di quanto la violenza pervada la nostra vita? Siamo violenti
contro la natura che si sta rivolgendo contro di noi! Siamo violenti nelle
nostre relazioni umane. Pensiamo a quante persone si trasformano quando
entrano in auto... Siamo violenti quando per il "dio denaro" siamo disposti
a passare sopra ogni diritto...
Come possiamo pensare che la guerra possa essere evitata soltanto auspicando
che tutti obiettino alle armi, quando la violenza fa parte del nostro quotidiano?
Dobbiamo cambiare MENTALITA', dobbiamo divulgare una mentalità di
pace, di giustizia in ogni aspetto della nostra vita.
Così il corpo militare ci ricorda il diritto alla difesa dei
popoli. Gli obiettori di coscienza ci ricordano l'opzione della non violenza.
Gli uni relativizzano, in maniera dualistica, la scelta dell'altro. Solo
a livello personale può esservi una scelta di campo, ma a livello
statale nessuna delle 2 opzioni può prevalere moralmente sull'altra.
Fino alla venuta del Regno vivremo sempre in questa opzione dualistica.
E' lo stesso s.Paolo che ci insegna questo principio:
Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non
giudichi male chi mangia.
(Rm 14,3)
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Il principio non riguarda ovviamente solo la scelta del "mangiare",
ma attiene tutto ciò che è precario in vista dell'instaurazione
del Regno. Esistono certamente comandamenti sui quali non esiste relativismo.
La vendetta ad esempio, non è qualcosa su cui si può transigere.
Ma in generale il principio da seguire è stato efficacemente riassunto
da s.Agostino nella frase:
«Ama e fà ciò che vuoi»
Quando ogni tua azione segue come fine l'amore, ed è pervasa
dalla com-passione (stesso sentire) allora è giustificata ogni azione.
Non è il fine che giustifica i mezzi, ma l'amore (inteso non come
semplice sentimento, ma come superamento di se stesso, come ricerca del
bene). Quando il tuo principio base è l'amore, le tue azioni non
saranno pervase dall'odio e dalla vendetta.
OBIEZIONE & OBIEZIONE: Il concetto di
obiezione di coscienza può essere una scelta totalitaria di alcune
persone, ma dovrebbe pervadere ogni nostra scelta, incluse quelle militari,
perchè tutti abbiamo una coscienza. Non ci si può appellare
all'obbiedienza militare nell'esecuzione di un atto palesemente ingiusto
e grave. L'obbedienza non è più una virtù!! L'idea
di Patria è senza dubbio una grande idea se non è solo "idea"
e se significa "popolo". Altrimenti è una maledizione. Nessuna guerra,
nessuna azione militare è giustificabile "per la patria"!
Dovete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria:
quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria
a tutto il mondo civile? [...] Diteci esattamente che cosa avete insegnato
ai soldati. L'obbedienza ad ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento
dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione
sommaria di partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche,
la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sosteppi,
le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo
per icutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente
aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione
di manifestazioni popolari?
(Ai cappellani militari toscani che hanno
sottoscritto il comunicato dell'11 febrraio 1965,
don Milani)
Ho studiao a teologia morale un vecchio principio i diritto romano che
anche voi accettate. Il principio della reponsabilità in solido.
Il popolo la conosce sotto forma di proverbio: «E' ladro chi ruba
e chi porta il sacco». [...]
Un delitto come quello di Hiroshima ha richiesto qualche migliaio di
corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori.
Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza fingendo a se stesso
che quella cifra andasse a denominatore. Un rimorso ridotto a millesimi
non toglie il sonno all'uomo di oggi.
E così siamo giunti a quest'assurdo che l'uomo delle caverne
se dava una randellata sapeva di far male e si pentiva. L'aviere dell'era
atomica riempie il serbatoio dell'apparecchio che poco dopo disintegrerà
200.000 giapponesi e non si pente.
A dar retta ai teorici dell'obbedienza e a certi tribunali tedeschi,
dell'assassinio di 6 milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma
Hitler era irresponsabile perchè pazzo. Dunque quel delitto non
è mai avvenuto erchè non ha autore.
C'è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole.
Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui
l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più
subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo nè
davanti agli uomini, nè davanti a Dio, che bisogna che si sentano
ognuno l'unico responsabile di tutto.
(Lettera ai giudici, 18 ottobre1965
don Milani)
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2306 Coloro che, per la salvaguardia dei diritti dell'uomo,
rinunciano all'azione violenta e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa
che sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla
carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio
per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi
legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del
ricorso alla violenza, che causa rovine e morti.
(Catechismo della Chiesa Cattolica)
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10. IL
MANIFESTO FRANCESCANO DELLA NON-VIOLENZA: Francesco è
stato veramente uomo di pace e non solo! E' stato uomo operatore di pace,
costruttore di pace. Si potrebbe dire che tutto il suo Vangelo è
stato impegnato ad instaurare pace tra gli uomini: pace tra il vescovo
e il podestà, pace nelle crociate, pace nel suo Ordine dei Minori,
pace nella coscienza, pace interiore! Di episodi non ne mancano. Ma uno
in particolare può essere considerato il "manifesto" francescano
della non-violenza: l'episodio del lupo di Gubbio, raccontato dai Fioretti
sotto forma di fiaba, ma esprime in tutta la sua profondità il pensiero
l'agire francescano.
Il lupo di Gubbio rappresenta la "malvagità personificata",
ma pare che fosse esistito in realtà un certo brigante e assassino,
soprannominato "lupo" a causa della sua ferocia.
Vediamo di riassumerlo nei tratti salienti:
Francesco si trovava nei presssi di Gubbio, in Umbria quando venne
a sapere che la gente del posto era terrorizzata da un certo "lupo" che
faceva razzia delle greggi a talvolta attaccava anche gli esseri umani.
Cosicchè la gente del luogo usciva sempre armata «come se
andassono a combattere», ma col passare del tempo non avevano più
neanche il coraggio di uscire di casa.
Fancesco ebbe compassione di loro. Non prese altre armi che il suo
compagno e la fiducia in Dio, e si diresse nel bosco alla ricerca del lupo.
Il lupo non si fa attendere e con le fauci spalancate va incontro a Francesco.
Che cosa avrà fatto Francesco? Avrà gridato di paura?
Sarà scappato? Avrà chiesto aiuto? Avrà raccolto un
basto per difendersi?
Francesco quando lo vede gli fa il segno della croce, lo benedice.
Francesco è consapevole della potenza della croce di Cristo. Non
fa il segno di croce per sè, quasi in segno di porta-fortuna o come
dire "che Dio me la mandi buona.." |
Ma benedice il lupo, per richiamare su di lui la potenza benedicente
di Dio Padre.
Poi lo chiama il lupo, lo chiama "fratello"! Gli dice: "Vieni qua,
frate lupo!".
Capite? Non lo chiama "assassino". Lo chiama "frate", "fratello"! Il
lupo e Francesco sono alla pari. Questa è la rivoluzione francescana.
Questo è il segreto della non violenza. Nessun nemico, solo fratelli.
Ci si può battere contro un nemico, ma quando il nemico non lo si
vede contro chi si combatterà? Gesù comandò ai cristiani:
"Amate i vostri nemici". Voleva dire: non abbiate nemici, non vedete l'altro
come un nemico. Francesco vide il lupo, ma non vide il nemico, vide il
fratello.
Questo atteggiamento così aperto e amichevole indusse il lupo
a chiudere le fauci e a fermarsi. La sua rabbia si era già arrestata.
Il lupo era in atteggiamento di "ascolto".
Come proseguirà il discorso? Che cosa farà o dirà
Francesco?
Francesco gli disse «Io ti comando in nome di Cristo che tu non
faccia male nè a me, nè ad altra persona, tu fai molti danni
in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le
creautre di Dio senza sua licenza; e non solamente hai uccise e divorate
le bestie, ma hai avuto ardire d'uccidere uomini fatti a immagine di Dio,
per la qual cosa tu sei degno delle forche come ladro e omicida pessimo;
e ogni gente grida e mormora contro di te, e tutta questa terra ti è
nemica. Ma io voglio, fratello lupo, far la pace fra te e costoro, sicchè
tu non li offenda più ed essi ti perdonino ogni passata offesa,
e nè gli uomini, nè i cani ti perseguitino più».
Non è stupendo questo discorso, dall'apparenza banale? Francesco
è un buon pedagogo, ma forse non è un eccellente "diplomatico":
accade purtroppo che la diplomazia a volte nasconda la verità. Francesco
non nasconde la verità al lupo, non lo giustifica, anzi! Francesco
vuole che il lupo prenda CONSAPEVOLEZZA del suo essere, della realtà
di male in lui e di come questo male lo porti ad essere perseguitato, odiato,
gli fa toccare con mano la sua infelicità.
Ma lo scopo di Francesco non è tanto quello della "conversione"
del lupo. Francesco non va dal lupo con l'intento di fargli cambiare vita,
ma con l'intento di fargli acquisire coscienza e consapevolezza e riportare
la pace fra il lupo e la gente. Fa capire al lupo che anche l'atteggiamento
degli uomini era ingiusto nei suoi confronti: il lupo infatti era perseguitato
dagli uomini e dai cani. Ci si può chidere come sarà cominciata
questa storia? Sarà stato il lupo ad aggredire per primo l'uomo
o l'uomo, per la sua innata paura di tutto, avrà aggredito per primo
il lupo? Non è molto importante per Francesco. Francesco vuole far
aprire gli occhi al lupo, ma anche lo vuole consolare, lo vuole cullare,
abbracciare, coccolare. Basta violenza, basta incomprensioni. Smettiamo
di avere paura, paura, paura! Abbiamo paura di tutto, paura degli altri,
paura del futuro anche paura di se stessi... paura della paura!
Il lupo si scioglie, apre gli occhi e cede alla pace, perchè
la rabbia, l'odio è faticoso. La pace è serenità,
abbandono al flusso della vita, mancanza di paura. Il lupo è già
nella pace.
Ma la storia non finisce qui. Il miracolo di Francesco non sta nell'essere
stato strumento di conversione per il lupo. Il vero miracolo è stata
la conversione della città, che ha accettato il lupo, lo ha perdonato
e si è lasciata perdonare. Non bastava che il lupo cambiasse: anche
Gubbio doveva cambiare: dovevano convergere l'uno verso l'altro.
Quali sono state le armi di Francesco? Proprio l'assenza di armi. L'assenza
di armi ti costringe a cercare altre strade. Francesco ha contato sulla
potenza della Croce di Cristo, la Fratellanza e la Verità. La pace
scaturisce da questi 3 elementi, perchè la pace è qualcosa
di soprannaturale, che supera le nostre umane paure e diffidenze, supera
la nostra incapacità di perdono, supera il nostro istinto di violenza
e di immediato giustizialismo.
Le armi non risolvono. La Croce, la Fratellanza e la Verità
risolvono.
11. GUERRA
GIUSTA? Non
esiste guerra giusta. Possono esistere, sotto opportune condizioni
singoli interventi militari giusti, volti a ristabilire un terreno di giustizia
sul quale discutere. L'intervento militare non può essere nè
la prima, ma neanche l'ultima parola. La vera pace, che non è solo
assenza di guerra, può essere promossa solo e unicamente per
vie diplomatico-politiche. Si DEVE raggiungere in sostanza un reale accordo.
L'intervento militare, quindi non può che essere finalizzato a ristabilire
un reale dialogo tra le parti e dunque deve mirare a singoli obiettivi,
non civili, ben precisi e limitati e non alla distruzione e alla sottomissione
dell'avversario: ciò potrebbe innescare una guerra dalle proporzioni
spaventose e ciò, ovviamente, è moralmente inaccettabile,
riprovevole e criminale, anche se lo scopo iniziale dell'intervento fosse
stato una grave ingiustizia da parte di un altro Stato.
Le armi non risolvono! L'ultima parola non può
e non deve essere guerra, non deve essere resa, ma pace e accordo.
La logica della violenza non può essere
sconfitta con altra violenza.
12. LA
PACE PERPETUA: I cristiani non
sono dispensati dall'occuparsi del sociale, rinchiudendosi nelle loro "preghiere"
personali e nelle attività parrocchiali. E' ottima cosa, ma non
basta. Non si tratta di fare politica (nel senso di politica partitica),
ma di rispondere al comandamento:
Ama il prossimo tuo come te
stesso!
Una religione pura e senza macchia davanti a
Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle
loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.
(Giacomo 1,27)
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e
sprovvisti del cibo quotidiano
Giacomo 2:16 e uno di voi dice loro: «Andatevene
in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario
per il corpo, che giova?
(Gicomo 2, 15-16)
|
Per quanto non siamo esperti di politica, alla
luce della Dottina Sociale della Chiesa Cattolica, abbiamo cercato di buttare
giù alcune idee che secondo noi potrebbero essere utili per preparare
la strada della "pace perpetua", ridurre il numero di guerre nel
mondo e fondare un mondo e una civiltà più giusta ed equa.
Il nostro intento è stato solo quello di dire: possiamo e dobbiamo
fare qualcosa di concreto!
12.1 SCUOLA
DI NON VIOLENZA:
Il miglior modo di favorire la PACE PERPETUA
è quello di divulgare ed educare il popolo e i giovani alla non-violenza.
La scuola, spesso è stroppo improntata alla acquisizione nozionistica
di informazioni. Neanche l'orientamento al mondo del lavoro può
essere sufficiente. La scuola ha lo scopo di orientare i giovani verso
una nuova presa di coscienza, verso una crescita che non sia solo biologico-culturale,
ma anche morale.
Per questo la cosiddeta "ora di religione" potrebbe
essere reintegrata a pieno titolo nella scuola, in maniera non opzionale,
con 2 obiettivi:
1. affrontare culturalmente la storia
religiosa dei popoli della terra e i principali testi sacri, in specialmodo
la Bibbia, il testo fondamentale della cultura cristiana italiana.
2. aprire dibattiti in classe su temi
di attualità, allo scopo di formare i giovani alla giustizia, alla
non-violenza e al dialogo.
Riteniamo che questo, insieme all'insegnamento
delle discipline specifiche di ogni scuola, possa contribuire efficacemente
allo sviluppo integrale dell'essere umano.
Di seguito riportiamo alcuni punti che ci sembrano
essenziali da affrontare in questa ora:
1.1 Considerarsi
cittadini del mondo. La patria non esiste! Esistono i popoli, esiste
la gente. La patria è pura astrazione della realtà, è
ideologia. Iniziamo a considerarci uomini e donne del mondo, prima di considerarci
italiani o europei. Anche quella di cristiano, mussulmano, ebreo... non
definisce assolutamente niente. Sono solo etichette. Il nostro IO va oltre
certe etichette che vogliono "de-finire", cioè delimitare, porre
dei confini, delle barriere.
Dunque, divulghiamo la mentalità dei cittadini
del mondo. C'è diversità di cultura, ma non c'è diversita
nell'essenza dell'essere umano.
Non discuterò qui l'idea di Patria in sè. Non mi piacciono
le divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e
stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria
e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un
lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria,
gli altri i miei stranieri.
(Ai cappellani militari toscani che hanno
sottoscritto il comunicato dell'11 febrraio 1965,
don Milani)
|
1.2
Mentalità del dialogo. Togliersi
la maschera, parlare a "viso aperto", cominciare a dialogare sul serio.Cominciare
ad ascoltare! Se non ci formiamo al vero dialogo saremo obbligati a pensare
che le questioni si risolvono solo con la forza e la violenza. Il dialogo
non è solo necessario, è indispensabile per la buona convivenza
nella famiglia, nei luoghi di lavoro e nel sociale. Saper dialogare è
il "segreto" dell'acqua calda per far funzionare ogni rapporto.
1.3 La ricchezza
della diversità. Passa attraverso la conoscenza
degli altri popoli, delle altre mentalità, culture e religioni.
L'ignoranza provoca la paura e la paura provoca la guerra. Conoscere la
storia delle principali religioni della terra ci pare indispensabile a
questo fine.
1.4 Mentalità
della completa non-violenza. La non-violenza
non si può restringere solo e unicamente al dilemma pace-guerra
e al rapporto tra gli stati. E' troppo facile parlare di non-violenza,
quando nel nostro quotidiano siamo continuamente violenti. Ad esempio
siamo violenti nell'ecologia, siamo violenti quando entriamo in macchina,
siamo violenti quando andiamo allo stadio, siamo violenti quando il vicino
di casa tiene il volume della televisione troppo alto. Siamo tutti pacifici
e pacifisti.... se non ci toccano!
1.5
Conoscenza dei testi sacri. Dalla scuola
escono giovani che sanno tutto di matematica, lettere, diritto, tecnica
industrial, informatica, inglese... Ma spesso non sanno vivere. Non hanno
mai parlato del senso della vita e della morte. Il coraggio di amare è
spesso la cosa più difficile. Saper amare è difficile. Eppure
nella scuola non si sfiora neanche l'argomento. La scuola non può
essere solo studio nozionistico. La scuola deve essere anche scuola di
vita. Si esce dalla scuola e si conoscono l'Iliade e l'Odiessea, i Promessi
Sposi e la Divina Commedia. Ma non si sa niente della Bibbia, il testo
fondamentale della cultura cristiana italiana e di oltre 1,5 miliardi di
persone sulla terra. Auspichiamo che "l'ora di religione" non sia mai un'ora
di indottrinamento e di catechismo, ma di apprendimento culturale e di
confronto.
|
12.2
EVOLUZIONE MILITARE:
2.1 Riduzione
progressiva delle armi.
Non potrà mai sussistere una pace fondata
sulla corsa al riarmo. Solo una "corsa al disarmo" potrà instaurare
e diffondere una mentalità del dialogo e di giustizia. I soldi risparmiati
da inutili ed eccesive spese potranno essere impiegati nell'istruzione,
nella protezione delle fasce deboli, nello sviluppo...
2.2Completa
demilitarizzazione a favore di un esercito super-partes.
Durante la creazione degli stati i cittadini hanno accettato l'esistenza
di una polizia di stato per impedire le vendette e la giustizia personale.
Allo stesso modo, gli stati devono iniziare un processo di progressiva
demilitarizzazione a favore della creazione di un esercito super-partes
che garantisca a tutti l'incolumità. Gli stati non dovranno mai
più possedere un esercito personale tale da metterli in grado di
aggredire un altro stato, nè armi chimiche, batteriologiche o nucleari.
2.3 L'esercito
non può essere è al servizio della classe dominante, ma del
popolo. Fin tanto che non si sarà effettuata una completa demilitarizzazione.
l'esercito non potrà rispondere, su questioni importanti unicamente
al governo. Quante sono le guerre e gli interventi armati che non erano
in nome del popolo, ma unicamente al servizio dei governanti?
«I nostri maestri si dimenticavano di farci notare una cosa lapalissiana
e cioè che gli eserciti marciano agli ordini della classe dominante.[...]
L'esercito ha marciato solo agli ordini di una classe ristretta. Del resto
se ne porta ancora il marchio: il servizio di leva è compensato
con 93.000 al mese per i figli dei ricchi e con 4500 lire al mese per i
figli dei poveri, essi non mangiano lo stesso rancio alla stessa mensa,
i figli dei ricchi sono serviti da un attendente figlio dei poveri.
Allora l'esercito non ha mai o quasi mai rappresentato la Patria nella
sua totalità e nella sua eguagliaza.
Del resto quante guerre della storia gli eserciti han rappresentato
la Patria? Forse quello che difese la Francia durante la Rivoluzione. Ma
non certo quello di Napoleone in Russia.
Forse l'esecito inglese dopo Dunkerque. Ma non certo l'esercito inglese
a Suez.
Forse l'esercito russo a Stalingrado. Ma non certo l'esercito russo
in Polonia.
Forse l'esercito italiano al Piave. Ma non certo l'esercito italiano
il 24 Maggio.
(Lettera ai giudici, 1965, don Milani)
|
Dunque sarebbe auspicabile, che difronte a scelte militari importanti,
venga richiesta l'opinione di tutto il popolo, mediante immediato referendum,
affinchè l'esercito possa essere rappresentare la Patria intera. |
14.
IL REGNO DEI CIELI: CESSAZIONE DI OGNI GUERRA: Riguardo
a quanto affermato sopra occorre sottolineare un errore teologico
di fondo in quanto affermato da certi pensatori. Quello di credere di poter
instaurare il Regno dei Cieli sulla Terra (e quindi la pace perpetua e
definitiva), prescindendo dal potere di Dio. Il Regno di Dio è presente
sulla terra solo in forma di germe.
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino
di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il
più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più
grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli
del cielo e si annidano fra i suoi rami».
(Mt 13,31-32)
|
E' solo con la completa instaurazione del "nuovo
sistema" che sarà possibile estirpare la zizzania e lasciare il
grano. Fino ad allora la zizzania sarà presente, il male sarà
una realtà tangibile, dalla quale non possiamo prescindere.
«Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha
seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il
suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone,
non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero:
Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non
succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e
al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la
zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo
nel mio granaio».
(Mt 13,24-30)
|
Che fare? Stare con le mani in mano? Assolutamente
no! Il Regno dei Cieli sarà instaurato dal Nuovo Re, ma noi abbiamo
il dovere di preparare la sua venuta, di preparare il terreno. Allora
vediamo alcune indicazioni concrete per preparare il terreno alla PACE
PERPETUA:
Alla fine dei tempi:
Tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né
affanno,
perché le cose di prima sono passate».
(Ap 21,4)
|
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della
guerra.
(Is 2,2-4)
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