Intanto domandiamoci: quali
i significati che la più antica saggezza assegna a ciascuna delle
due immagini? Sono antichissimi.
LA ROSA
La rosa, vero “punto focale” del regno vegetale, fu dapprima consacrata ad Afrodite-Venere e a Iside, come salvatrice, secondo quanto racconta il celebre romanzo allegorico L’Asino d’oro di Apuleio. Poi fu chiamata a rappresentare la Vergine Madre di Dio, quale “rosa mistica”. Un tempo la festa di Pentecoste era detta “Pasqua rosata”, poiché la commemorazione della discesa dello Spirito Santo veniva celebrata con una pioggia di petali di rose.
Sono numerose anche le
analogie che collegano la rosa ad altri simboli: i grandi rosoni delle
cattedrali gotiche. In certi casi l’immagine del fiore poteva ricordare
quella del labirinto o della città celeste. Nei trattati ermetici,
in particolare la rosa era considerata l’emblema dell’unione dello spirito
all’anima e del maschile al femminile, ossia raffigurava la “divina androginia”.
CROCE.
Più arduo è identificare i principali significati della croce, anche perché sono numerose le varianti grafiche. Si può sottolineare prima di tutto, l’equivalenza che sussiste tra il segno della croce e la figura pagana dell’albero del mondo, quali immagini dell’asse cosmico che congiunge Terra e Cielo. Un’antica leggenda cristiana narra che la croce s u cui venne infisso il Cristo era stata fabbricata con il tronco dell’Albero della Vita del Paradiso Terrestre, e per talune cerchie mistiche del cristianesimo orientale, la croce è il ponte o la scala su cui bisogna salire qualora ci si voglia realmente congiungere con Dio.
In secondo luogo si possono ricordare i plurimi significati spaziali che sono insiti nell’immagine della croce. Sotto il profilo metafisico, per esempio, il suo braccio verticale è come l’ordito di un tappeto: va dall’alto verso il basso e rappresenta il principio divino che penetra in ogni livello della Creazione; il braccio orizzontale ne è il riflesso ed è simile alla trama.
In prospettiva cosmologica,
invece il braccio verticale va dallo Zenit al Nadir e quello orizzontale
indica l’oriente e l’occidente e codesta crux coelestis è come la
columna gloriae (o “vascello di luce”) di cui parlavano i manichei: un
ideale punto di riferimento da cui tutto emana e verso cui tutto ritorna,
come mostra il famoso mosaico della cupola del mausoleo di Galla Placidia
a Ravenna (V secolo).
ROSA-CROCE
A questo punto possiamo vedere che cosa significhi il simbolo della Croce resa vivente dalla Rosa: l’origine e il fine di ogni cammino spirituale. Ebbene, troviamo per la prima volta raffigurato questo segnacolo sul retro dell’altare fatto erigere dal duca longobardo Ratchis, poco prima di essere eletto sovrano del suo popolo. Il monumento è oggi al Museo Cristiano nel Duomo di Cividale del Friuli. I simboli che vi sono rappresentati sono un segno indubbio che, in quel tempo, si conosceva pienamente il senso della conciliazione tra Fede e Sapienza, mediante l’esaltazione di quella via d’amore che sarà poi cantata da Dante e dai poeti catari.