Qualche tempo fa una persona mi ha detto: "Santa Povertá? Ma quale Santa Povertá! Ho un sacco di cose da pagare, la casa da aggiustare, debiti... e mi parli di Santa Poverá???".
Eppure Francesco d'Assisi, un grande uomo,
ha sempre raccomandato ai suoi frati l Santa Povertá! Forse Francesco
ha preso un abbaglio? Forse non si rendeva conto che la povertá,
spesso é un malessere sociale, una malattia della societá,
un cancro che allontana sempre di piú la forbice tra i paesi ricchi
e i paesi poveri??
una malattia della societá! |
E´necessario fare qualche chiarificazione semantica. Esistono 4 tipi di povertá:
1. Povertá spirituale positiva.
2. Povertá spirituale negativa.
3. Povertá materiale positiva.
4. Povertá materiale negativa.
Quando si parla di povertá in generale si rischia di fare confusione nei termini e di fare riferimento all'una piuttosto che all'altra. Vediamo di chiarire i termini.
1. Povertá spirituale
positiva.
Gesú di Nazareth ha proclamato beati
i "poveri in spirito". Chi sono? Sono i risvegliati, sono coloro che vivono
nello Spirito. Gesú, parlando con Nicodemo, un maestro del popolo
di Israele, ha detto chiaramente: "Se non rinascerai da acqua e da Spirito
non potrai entrare nel Regno dei Cieli". La rinascita dall'acqua rappresenta
il battesimo: Gesú non si sta semplicemente riferendo al battesimo,
come segno sacramentale, ma alla immersione o reale sepoltura del nostro
vecchio uomo in Gesú Cristo.
siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo
dunque stati sepolti insieme a lui nella morte,
(Romani 6,4-5)
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Il battesimo, piú che rappresentare
un evento "simpatico" in cui un bambino o un adulto comincia ad appartenere
ad una religione rappresenta il funerale
dell'uomo vecchio con cui ogni essere umano nasce. Non si nasce neutri,
ma si nasce peccatori. Non voglio dire che si nasce cattivi o votati al
male o predestinati a peccare: significa piuttosto che ciascuno di noi
porta in se una schiavitú, una malattia che non lo rende libero.
É
schiavo delle etichette, di ció che
pensano i colleghi e gli amici di lui. Si esalta se viene apprezzato, entra
in depressione se viene deprezzato o disprezzato o ignorato. Vogliamo gli
applausi!! Sostanzialmente é un fantoccio, si preme un bottone e
sale, se ne preme un altro e scende.
No, non si nasce neutri, si nasce con un'anima
(l'insieme delle facoltá psichiche e razionali) che propende in
maniera sproporzionata verso il suo corpo (tutto ció che ci protende
verso l'esterno, intendendo con questo il corpo fisico, ma anche il nome,
la famiglia, la carriera, il proprio ruolo...). É
sproporzionato verso il "ME" cioé tutto
ció che gli altri, io compreso, vedono dall'esterno di ME.
Il Vecchio Uomo é fatto cosí! Al contrario dovrebbe esserci una sproporzione verso lo spirito (l'uomo é fatto di spirito, anima e corpo) che rappresenta il contatto con il senso delle cose, con la poesia, il sentimento. Abbiamo infatti perso il senso delle cose, il perché le facciamo e arriviamo in fondo alla vita senza sapere perché abbiamo vissuto, perché cosa abbiamo lottato. Il mondo ci appare sbagliato, corrotto: al contrario chi vive nel Vecchio Uomo é corrotto e sbagliato. Non c'é via di fuga: il Vecchio Uomo deve morire!!! Questo é il battesimo.
Gesú poi narra la vita nuova, l'Uomo
Nuovo, quello che rinasce nello Spirito.
così è di chiunque è nato dallo Spirito. (Giovanni 3,8)
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Chi rappresenta il vento? Rappresenta forse lo Spirito di Dio? Leggiamo
bene: il vento soffia dove vuole... cosí é di chiunque é
nato dallo Spirito. Il vento dunque, rappresenta chi é nato dallo
Spirito.
Perché il vento? Che cosa rappresenta il vento? Il vento
é leggero, si muove invisibile nella realtá, ma lascia tracce
concrete. Il vento é LIBERO, non lo
puoi imprigionare, non puoi dire é qua oppure é lá
che ha giá cambiato posizione. Il vento puó essere dolce
come brezza o potente e impetuoso come un tornado. Cosí chi
rinasce e vive nello Spirito é libero, non dipende da se stesso,
non é incentrato sul suo ME, non é attaccato al parere degli
altri. É dolce, ma anche forte al momento opportuno. Tutto ció
puó essere forse considerato, come qualcuno ha definito il cristianesimo
<<una stampella per i deboli>>?
E poi, tu, tu che non sei rinato, che sei rimasto carnale ossia piantato nel Vecchio Uomo, ne senti la voce, ma non comprendi il suo agire, la sua vita ti appare un mistero incomprensibile.
Al contrario il vento, evidentemente sa di dove viene e dove va: la sua vita ha uno scopo ed ha CONSAPEVOLEZZA. Consapevolezza di se, consapevolezza del suo essere, dei suoi sentimenti, belli o brutto. Se non si ha consapevolezza come possiamo controllare i propri istinti e sentimenti negativi? Se non si ha consapevolezza come si puó raggiungere la felicitá?
Siamo abituati a pensare, e questo pensiero é talmente radicato in noi da apparire una veritá incontestabile, dicevo siamo abituati a pensare che la felicitá DIPENDA da qualcosa, come dalla nostra carriera, dall'amore di una persona, dal possesso di denaro, dal possesso di gioielli o di una casa bella, dalla stima che gli altri hanno di me, dall'assenza di sofferenza, di malattie...
Non c'é niente di piú falso! La felicitá non dipende. La felicitá é il nostro stato naturale. Pensiamo ad un bambino. É naturalmente felice, non ha bisogno della conferma o del possesso. Se non siamo felici é perché viviamo ancora nell'Uomo Vecchio. Non dobbiamo aggiungere niente per essere felici, dobbiamo TOGLIERE.
I poveri in spirito vivono veramente nello Spirito di Dio. Vivono
nella realtá reale, quella che comprende anche ció che non
si vede. Vivono nello Spirito e lo Spirito vive in loro. Non sono piú
soli, ma una nuova energia, una nuova forza abita in loro. Sono addirittura
Tempio
di Dio: sono cioé talmente importanti che Dio stesso li ha
dichiarati suo tempio, in cui Dio va a pregare, in cui Dio va per riposare.
che lo Spirito di Dio abita in voi? (1 Corinzi 3,16)
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I poveri in spirito sono i veri figli di Dio, i
figli della Luce. É vero, per Dio siamo tutti figli suoi.
Egli non fa parzialitá e ci considera TUTTI
figli suoi. Altra cosa é riconoscerci noi figli suoi, accettare
di essere figli. Credere di avere un Padre che ci porta avanti nel modo
migliore possibile, anche se ai nostri occhi tutto ció puó
apparire estremamente falso. Crederci. Avere
fiducia. Abbiamo veramente il potere, se lo vogliamo, di essere figli suoi
a tutti gli effetti. Non solo che Dio ci consideri tali, ma se anche noi
ci riconosciamo tali, avviene una specie di adozione e per volere divino
diventiamo FIGLI DI DIO!
ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome. (Giovanni 1,12)
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É cosí che si giunge ad essere "poveri
in spirito", coloro che Gesú proclama beati, cioé
felici.
perché di essi è il regno dei cieli! (Matteo 5,3)
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2. Povertá spirituale negativa.
Esiste anche una povertá spirituale negativa. Evidentemente sono coloro che sono incentrati sul proprio IO o per meglio dire sul proprio ME ossia sulla preponderanza verso l'esterno. É lui a dettare le regole del gioco nelle quali rimane preda e schiavo. É il contrario dell'uomo libero, rinnovato, consapevole, rinato nello Spirito di cui abbiamo detto sopra.
La povertá spirituale é la condizione di coloro che prima di tutto negano non solo l'esistenza di Dio, ma anche l'esistenza di una realtá spirituale: credono solo ai propri occhi, credono solo ai propri sensi e alle proprie sensazioni. La parola "FIDUCIA" che implica un decentramento da se stessi, é per i poveri in spirito una parola troppo faticosa da pronunciare.
Esiste solo la MATERIA. Esisto solo IO, solo ME.
Non si tratta di persone banalmente "cattive". La cattiveria é solo conseguenza di tale stato, quando la razionalitá non entra in gioco, quando ci si lascia andare.
Si puó essere persone generose, ma povere di spirito. Essere generosi implica un maggior orgoglio si sé, li fa stare bene, li fa sentire utili, li fa sentire vivi, altrimenti si sentirebbero ció che sono: MORTI.
Coloro che vivono in una situazione di povertá spirituale negativa, possono essere definiti gli "immanenti": sono coloro che non riescono ad andare OLTRE, che rimangono inchiodati ad un concetto, ad una idea, ad una impressione. Nessun ragionamento, nessuna evidenza puó smuoverli. Nessun'altra ipotesi da prendere in considerazione: vivono nella loro illusione, soffrono, ma preferiscono soffrire che accorgersi della realtá.
Al contrario i poveri in spirito sono trascendenti. Trascendono la realtá visibile, la realtá sensitiva per proiettarsi nel senso delle cose. Non é che non hanno problemi, ma li vivono con una nuova prospettiva.
Facciamo un esempio. Supponiamo di essere in viaggio in treno e di vedere un paesaggio estremamente confuso, estremamente distorto. La prima reazione sarebbe quella di pensare: "Quanto sarebbe bello se questo paesaggio cambiasse!". Poi finitra la pioggia ci accorgiamo che il problema non stava nel paesaggio, ma nell'acqua che scendendo bagnava il finestrino, cosicché tutto appare distorto. Gli immanenti lottano per cambiare la realtá, la realtá come la vedono loro. E si disperano. Oppure entrano in depressione. I trascendenti sono consapevoli che ció che vedono non é la realtá: il paesaggio é bellissimo, é il mio finestrino che deve essere pulito, non l'esterno, sono IO l'elemento di disturbo, l'elemento sbagliato.
Gli immanenti non é che semplicemente negano l'esistenza di Dio. Possono pure credere ad un "dio", nel senso di credere che esista. Allo stesso modo fanno i demoni: anch'essi sanno che Dio esiste. Altra cosa é riconoscerlo Dio, riconoscerlo Dio e Signore della propria vita, riconoscerlo Padre e io figlio. Crederci. É il ME al centro dell'Universo, del mio universo. Tutto parte da me, dalle mie esigenze, buone o cattive che siano.
Poveri di spirito in questo senso... possono essere definito MORTI NELLO SPIRITO.
3-4. Povertá materiale.
Ma Gesú, Francesco d'Assisi hanno parlato anche di povertá intesa in senso materiale, povertá di mezzi, di risorse, di denaro. Non vogliamo nascondere la povertá materiale dietro quella spirituale, privilegiando l'importanza dell'una nei confronti dell'altra. É stato detto in passato che i preti dall'altare parlavano piú spesso di povertá materiale come aspetto positivo, invitando i cristiani a seguire tale ideale, per "freddare" gli animi e freddare la lotta. Oggi si dice che si parla troppo di povertá spirituale come aspetto positivo, per giustificare il possesso e la ricchezza.
Cerchiamo un punto di equilibrio!
La povertá materiale viene definita nel vocabolario come: "mancanza di mezzi e di risorse". Francesco, scegliendo per se la povertá materiale, fece una scelta di campo: é partito dai poveri per arrivare a tutti.
1.Non solo aiutava i poveri.
2.Non solo si comprometteva con i poveri.
3. Ma lui stesso si é fatto come loro, povero, per condividere la loro situazione.
Aiutare i poveri non é difficile. É sufficiente scegliere: che cosa ci fá piú male, rinunciare ad un po´di denaro o lasciarci importunare da un povero per la strada? Preferisci rinunciare al tuo orgoglio o alla tua tirchieria?
Compromettersi é giá piú difficile. Compromettersi significa mettersi in posizione di ascolto, significa non fuggire. Non lasciare le mille lire per togliersi qualcuno di torno, non fare una donazione per far tacere la coscienza. Significa rendersi conto che non si hanno davanti dei poveri, ma persone che vivono in stato di povertá. Si tratta di PERSONE. Persone che hanno una dignitá, che hanno dei desideri, che hanno magnifiche risosorse, ma anche terribili paure che si trasformano in peccato. Sono persone.
Infine, diventare uno di loro... non ne parliamo proprio. Tuttavia la linea di demarcazione tra compromissione e condivisione puó diventare molto sottile. Il fatto é che troppo spesso vediamo le cose dal nostro punto di vista, dal punto di vista del ricco, dal punto di vista del benefattore...
Ma quando vediamo il mondo come lo vede un rigettato dalla societá??
Quando vediamo il mondo come un emarginato??
Quando ció accadrá, quando avremo la capacitá
di decentrarci da noi stessi, dal proprio IO, forse potremmo cominciare
a vedere le cose in modo diverso e a lottare in modo diverso...
Francesco, povero tra i poveri, per combattere la povertá!
Per creare nuova umanizzazione. Era anche questa la missione che Dio gli aveva affidato: "Ricostruire la Chiesa".
Povero tra i poveri contro la povertá - sfruttamento, contro quella povertá che non é libera scelta, che non é indice di umiltá, di coraggio. Contro quella povertá che é SCHIAVITÚ.
Che cosa pensava esattamente Francesco della povertá - schiavitú?
Egli fu un rivoluzionario, un rivoluzionario che continua a provocarci
ancora e soprattutto oggi, con le sue parole e i suoi atti.
Una volta, mentre ritornava da Siena, Francesco
incontró un povero. Si dava il caso che Francesco a causa della
malattia, avesse indosso sopra l'abito un mantello. Mirando con occhi misericordiosi
la miseria di quell'uomo, disse al compagno:
<<Bisogna che restituiamo il mantello a questo povero, perché é suo. Difatt, noi lo abbiamo ricevuto in prestito, fino a quando ci sarebbe capitato di trovare qualcuno piú povero di noi>>. Il compagno peró, considerando lo stato in cui il padre pietoso si trovava, oppose un netto rifiuto: egli non aveva il diritto di dimenticare se stesso, per provvedere all'altro. Ma il santo: <<Ritengo che il Grande Elemosiniere [Gesú] mi accuserá di furto, se non daró quel che porto indosso a chi é piú bisognoso>>. [Fonti
Francescane 1143]
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In che modo Francesco giustifica il suo atto? Forse lo considera un gesto di bontá, di misericordia No! Gli appare come un atto di giustizia. Quando si parla di giustizia nessuno é piú dispensato. Nessuno puó trarsi fuori. Se si trattase di un atto di bontá allora sarebbe del tutto facoltativo. Qualcuno potrebbe dire: non mi sono sentito di farlo, ma non per questo ritengo di aver sbagliato. Se si tratta di un atto di giustizia, tutto cambia.
Capite?
Francesco ci sta chiamando ladri, sta condannando l'intera umanitá che vive nell'abbondanza. Ma non parliamo di umanitá... é troppo generico e lontano da noi. Qualcuno potrebbe pensare che é affare dei politici, dei governi mondiali... Ma Francesco parla per ciascuno di noi.
Francesco sta dicendo che siamo ladri ogni volta che il necessario
di un altro essere umano diventa il nostro superfluo!
ogni volta che il necessario di un altro essere umano diventa il nostro superfluo! |
Lo so puó apparire esagerato. Ma la situazione mondiale reclama proprio una situazione di furto: 1/5 della popolazione mondiale detiene infatti, i 4/5 delle risorse del globo. Non é questo un furto? In media 4 persone povere su 5 sono costrette a vivere con il fabbisogno sufficiente ad 1 persona. Al contrario in media 1 persona benestante possiede risorse sufficienti per 4 persone.
E questo non é un furto?
Si dirá che quella ricchezza é frutto di lavoro e fatica, che non c'é colpa personale...
Ma c'é sicuramente colpa sociale!
C'é un sistema di potere che deve essere scardinato. Quando parlavamo della realtá e di come i trascendenti si rendessero conto che il problema non sta nella realtá, ma dentro se stessi, non si affermava che tutto va bene, che non c'é necessitá di combattere, di intervenire. Ma si interviene indubbiamente in modo piú efficace se vediamo la realtá nel suo complesso.
Tutto il mondo deve poter usufruire delle riccehzze della terra, perché tutti abbiano le stesse opportunitá e non esistano piú forme di schiavitú, come quelle che legano i Paesi del Terzo Mondo ai paesi ricchi occidentali.
La povertá materiale é Santa
solo se é libera scelta, altrimenti puó essere una
maledizione. La povertá materiale é
santa solo se si accetta di combattere la povertá materiale negativa,
fianco a fianco con chi soffre, con gli schiavi del potere, per eliminare
questa piaga, questa maledizione.