Gesù

Gruppo Biblico di Evangelizzazione



Gesú di Nazareth

con gentile concessione da: Ipotesi su Gesù
Abbiamo notizie sicure sulla esistenza di Gesù e sul movimento religioso da lui formato, dalle testimonianze delle prime comunità cristiane, da scritti ebraici (Giuseppe Flavio, Talmud) e latini (Plinio il giovane, Tacito, Svetonio). 

Gesù nasce a Betlemme di Giudea intorno all'anno 748 di Roma (6 a.C.). Trascorre l'infanzia e la giovinezza a Nazaret con la sua famiglia, lavorando come artigiano . 
Verso i trent'anni lascia la sua casa e il suo paese e inizia come maestro itinerante a percorrere le strade della Palestina. 
Pur ricollegandosi alla tradizione ebraica si distingue subito per l'autonomia della sua dottrina e per l'indefinibile autorevolezza della sua persona. 

Ben presto alcuni dei suoi uditori accoglieranno l'invito a seguirlo; sono i discepoli ai quali rivolge spesso un insegnamento particolare. 
All'inizio le folle si entusiasmano anche per i prodigi che egli compie e incominciano a vedere in lui il restauratore che avrebbe liberato Israele dal giogo romano. Gesù pero' non accetta mai questo ruolo e in ogni occasione cerca di far capire che non è quella la sua identità. 

Monte Sinai

 

Presto però sorgono conflitti tra lui e l'autorità religiosa ebraica che culminano nella cattura e in un processo alquanto sommario. Viene condannato al supplizio della crocifissione probabilmente il 7 aprile dell'anno 30 (784 di Roma).

Con la morte di Gesù questa vicenda si direbbe ormai conclusa per sempre. Eppure non è stato così. Dopo tre giorni, i suoi discepoli, al di là di ogni speranza, hanno l'incredibile ventura di rivederlo vivo.
Scrive un noto studioso:

"Gesù ha una sorte non riconducibile ad alcuna regola umana. I suoi discepoli sperimentano un suo ritorno a quel dialogo che aveva preceduto la sua uccisione, incontrandolo con tutte le caratteristiche proprie di un uomo autentico, ivi compresa la dimensione corporea, ma al di là dei limiti comuni dell'esperienza ordinaria della vita umana, come in una vita nuova"(1)

E' a questo punto che i suoi sentono il bisogno di testimoniare la figura e il messaggio del Maestro dando così l'avvio a un processo di trasmissione prima orale e poi scritta da cui avranno origine i vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento. È ad essi dunque che ci dobbiamo rivolgere se vogliamo conoscere meglio "chi" è Gesù.

NOTE
(1) G. Ghiberti, Il lungo dibattito sul Nazareno, "La storia di Gesù ", ed. Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, Milano 1983, 1, p. 2
 


Volto di Cristo: click per ingrandire

Manuel Moschini



GESÙ PERSONAGGIO STORICO

Mettere in dubbio l'esistenza storica di Gesù non è seriamente possibile.
Oltre ai numerosi scritti cristiani tra i quali eccellono i vangeli, esistono anche se in minor numero documenti non cristiani, ossia pagani e giudaici. Sebbene questi risultino scarsi di notizie e siano stati scritti da autori indifferenti o addirittura ostili a Gesù, sono tuttavia importanti perché ci informano sul modo in cui i contemporanei avevano reagito di fronte al fenomeno del cristianesimo e su ciò che essi sapevano del suo fondatore, un certo Gesù di Nazaret soprannominato il Cristo.

I DOCUMENTI SU GESÙ

Fonti pagane (1)

Possediamo notizie su Gesù nelle opere di alcuni scrittori latini. Oltre a particolari propri, tutti ci attestano che egli è veramente esistito.

PLINIO IL GIOVANE (62-114 d.C.). Quando era governatore della Bitinia, in una lettera inviata all'imperatore Traiano nel 112, domanda come debba comportarsi nei confronti dei cristiani. Brevemente riferisce che alcune persone, una volta cristiane, ma poi allontanatesi dalla Chiesa perché l'imperatore aveva proibito le associazioni segrete, avevano fatto delle rivelazioni sui loro servizi religiosi. Al riguardo riferisce:

Adfirmabant autem hanc fuisse summam vel culpae suae vel erroris, quod essent soliti stato die ante lucem convenire carmenque Christo quasi deo dicere... (Ep. X, 96)
"Affermavano inoltre che tutto il loro crimine o errore sarebbe consistito nel fatto che solevano riunirsi in un giorno determinato della settimana, prima del sorgere del sole, e cantare un inno a Cristo come a un Dio...".

Traiano risponde in modo tollerante: non ricercare i cristiani, ma se denunciati non con lettera anonima, bisogna punirli se non accettano di sacrificare agli dei (Ep. X, 97).
Un secolo più tardi Tertulliano rimprovererà all'imperatore la illogicità di questa strana sentenza affermando: se ritieni colpevoli i cristiani, perché non vai anche a cercarli? Se non li ritieni colpevoli perché condanni quelli che vengono denunciati?

PUBLIO CORNELIO TACITO (55-120 d.C.). Verso il 116 Tacito, grande storico romano, scrive la storia dell'impero tra gli anni 14 e 68 d.C. servendosi anche delle Storie di Plinio il Vecchio, testimone della caduta di Gerusalemme. Nei suoi Annali descrive tra l'altro l'incendio di Roma verificatosi nell'anno 64. Incendio che il popolo attribuì a Nerone il quale, per scagionarsi non trovò di meglio che accusare i cristiani.

Sed non ope humana, non largitionibus principis aut deum placamentis decedebat infamia, quin iussum incendium crederetur ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus chrestianos appellabat austor nominis eius Christus, Tiberio imperitante, per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfestus erat (Annales, Xv, 44).
"Ma l'oltraggiosa convinzione che l'incendio fosse stato ordinato non cessava né con mezzi umani, né con le elargizioni sovrane, né con i sacrifici espiatori, per cui Nerone, volendo mettere a tacere questa diceria, diede la colpa ad altri e punì con raffinati supplizi coloro che la gente chiamava "crestiani" e che, a causa delle loro scelleratezze, erano odiati da tutti. Questo nome ha avuto origine da Cristo, che fu condannato a morte sotto il regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato".

CAIO SVETONIO TRANQUILLO (75-150 d.C.). In qualità di segretario privato sotto l'imperatore Traiano e Adriano, aveva libero accesso agli archivi imperiali. Scrisse verso il 120 la Vita dei dodici Cesari nella quale a proposito di Claudio (41-54 d.C.) riferisce:

Judaeos, impulsore Chresto, adsidue tumultuantes Roma expulit (vita Claudii, 25).
"espulse da Roma i Giudei i quali, istigati da un certo Crestos, provocavano spesso tumulti".

È molto probabile che con l'espressione "impulsore Chresto " ci si riferisca a Cristo; ciò risulta dal fatto che era usuale accanto a "Christus" anche la scrittura "Chrestos". Anche Tacito parla di "Chrestiani" e dal contesto risulta cvidente che si riferisce ai seguaci di Cristo.

MARA BAR SERAPION. Un manoscritto siriaco del VII secolo contiene il testo di una lettera del siriano Mara Bar Serapion a suo fratello Serapione. La lettera è certamente successiva al 73 d.C.:

"Che vantaggio trassero gli ateniesi dal condannare a morte Socrate?... gli uomini di Samo dal bruciare Pitagora?... i giudei dal giustiziare il loro sapiente Re? Fu proprio dopo tale [delitto] che il loro regno fu distrutto [evidentemente la distruzione di Gerusalemme]. Dio giustamente vendicò questi tre uomini saggi: gli ateniesi morirono di fame; gli uomini di Samo furono sopraffatti dal mare; i giudei, rovinati e cacciati dalla loro terra, vivono in completa diaspora. Ma Socrate non morì per i buoni; continuò a vivere nell'insegnamento di Platone. Pitagora non morì per i buoni; continuò a vivere nella statua di Hera. Né morì per i buoni il Re sapiente; continuò a vivere nell'insegnamento che aveva impartito" (Manoscritti siriaci del British Museum: Supplemento 14, 658).

A differenza dei precedenti documenti, qui il riferimento a Gesù è indiretto, tuttavia il testo che presenta Socrate e Pitagora quali personaggi storici, pone accanto a loro come figura storica anche il "saggio Re" dei Giudei. Questi non può essere che Gesù di Nazaret, il quale fu giustiziato (crocifisso) e con il suo messaggio dette "nuove leggi" all'umanità.


Fonti giudaiche

Le fonti giudaiche non riportano molte notizie su Gesù e in genere dimostrano un atteggiamento ostile.

TALMUD BABILONESE. È una raccolta di riflessioni e di tradizioni ebraiche.

"Viene tramandato: Alla vigilia (del sabbat e) della pasqua si appese Jesu (il nazareno). Un banditore per quaranta giorni andò gridando nei suoi confronti: "Egli (Jesu il nazareno) esce per essere lapidato, perchè ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l'arrechi per lui". Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero alla vigilia (del sabbat e) della pasqua" (2) (Sanhedrin 43a).

Il Talmud riporta notizie su Gesù non conformi a verità, però è importante perché indica come data della morte di Cristo il 14 di Nisan, la stessa segnalata nel vangelo di Giovanni.

GIUSEPPE FLAVIO. Storico di rilievo della nazione giudaica. Nato a Gerusalemme nel 37 da famiglia di stirpe sacerdotale, abitò a lungo in questa città. Conobbe la prima comunità cristiana di cui si interessò con atteggiamento critico. Passato al servizio della dinastia dei Flavi, partecipò con i romani alla distruzione di Gerusalemme nell'anno 70. Nella sua opera Antichità giudaiche, pubblicata a Roma intorno al 93, si trovano due passi importanti.

1. testo:

"A quell'epoca visse Gesù, un uomo sapiente (se uomo lo si può chiamare). Egli operò cose mirabili (ed era maestro di quegli uomini che accolgono con gioia la verità). Molti Giudei e pagani egli attrasse a sé. (Egli era il Messia). E quando su accusa dei nostri uomini più autorevoli Pilato lo ebbe condannato alla morte di croce, coloro che lo avevano amato, non desistettero. (Egli infatti apparve loro vivente il terzo giorno, come avevano annunziato di lui, fra mille altre cose mirabili, i Profeti inviati da Dio). E fino ad oggi non è più venuta a cessare la comunità di coloro che da lui traggono il nome di Cristiani" (XVIII 3,3).
 

Questo testo, riportato in tutti i codici antichi, è importante per attestare la storicità di Gesù, ma contiene alcune espressioni che con molta probabilità furono interpolate da mano cristiana e sono quelle incluse tra parentesi. Sorprende infatti una testimonianza a favore della messianità di Gesù da parte di un giudeo ostile alla nuova religione.

A conferma del tenore originale del testo esiste una versione araba (pubblicata nel 1971). Essa è particolarmente degna di fede, in quanto è stata riportata da un ambiente cristiano che non aveva certo interesse a ridurre la figura di Gesù.

"In questo tempo ci fu un uomo saggio che era chiamato Gesù. La sua condotta era buona ed era noto per essere virtuoso. E molti fra i giudei e fra le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Ma quelli che erano diventati suoi discepoli non abbandonarono il suo discepolato. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo; forse, perciò, era il Messia, del quale i profeti hanno raccontato meraviglie" (3).

2. testo:

"Il Sommo Sacerdote Anna riuni il Sinedrio a giudizio e fece comparire davanti ad esso Giacomo, fratello di Gesù detto il Cristo, e con lui alcuni altri, e li condannarono a morte mediante lapidazione" (XX 9,1).
 

Si tratta di Giacomo, capo della comunità di Gerusalemme, lapidato nella Pasqua del 62 e denominato anche da S. Paolo " fratello del Signore " (in aramaico sono chiamati fratelli anche i parenti prossimi) (4).

Ci si può domandare perché le fonti non cristiane siano così esigue a proposito di Gesù. Benché le testimonianze che possediamo siano sufficienti a renderci certi della sua esistenza, possiamo rispondere a questo interrogativo con quanto scrive V. Messori:

"Nessuno di quegli scrittori avrebbe potuto occuparsi di lui [Gesù] se non per inciso. Essi parlano di coloro che furono "re" nell'ordine della forza e della sapienza. Le tracce che Gesù ha lasciato non sono quelle su cui si basa la storia ufficiale: palazzi reali, templi, monete con il suo nome e il suo profilo, segni di guerre e di conquiste. Egli ha lasciato solo un elemento impalpabile, in apparenza insignificante: la sua parola, affidata a un gruppo di rozzi provinciali. Non è un caso, infatti, che le testimonianze antiche più che di lui parlino degli effetti "politici" della sua esistenza. Gli storici, cioè, non hanno colto il Cristo, confuso com'era nel torrente delle vicende orientali. Hanno notato invece il cristianesimo, che andava organizzandosi come vivace e inquietante "gruppuscolo" che era impossibile disperdere" (5).


Fonti cristiane

Se i documenti giudaici e pagani attestano l'esistenza storica di Gesù, è a quelli cristiani che dobbiamo rivolgerci per conoscere chi è veramente Gesù, la sua vita, il suo messaggio.
Le fonti cristiane, ossia i 27 libri del Nuovo Testamento, costituiscono la documentazione più antica ed autorevole.

I VANGELI. In quattro redazioni diverse ci mettono in contatto con la figura storica di Gesù e con il suo insegnamento, ossia con quello che Gesù ha detto e fatto nella sua vita pubblica, fino alla sua morte e risurrezione.

Scritti in greco nella seconda metà del I secolo, vennero attribuiti dalla antica tradizione a quattro autori diversi. Due apostoli: Matteo e Giovanni; due discepoli di apostoli: Marco e Luca (6).
"Matteo e Luca iniziano dalla nascita di Gesù, Marco dalla predicazione del Battista, Giovanni dalla preesistenza di Gesù come Verbo presso Dio" (7).

La più antica testimonianza è quella di Papia, vescovo di Gerapoli. Nella sua opera scritta verso il 120 (ampiamente citata da Eusebio) riferisce esplicitamente che Matteo, Marco e Giovanni scrissero un vangelo. L'importanza storica di tale attestazione è dovuta al fatto che Papia stesso dichiara di aver attinto le sue informazioni direttamente dai discepoli degli apostoli.

Ireneo, nato a Smirne verso il 130, fu discepolo del vescovo Policarpo (a sua volta discepolo diretto dell'apostolo Giovanni). Trasferitosi con la comunità cristiana a Lione, ne divenne vescovo. Fu dunque un testimone qualificato sia della Chiesa orientale che di quella occidentale. Scrive verso il 180:

"Matteo, che stava tra gli Ebrei, pubblicò il vangelo in ebraico mentre Pietro e Paolo evangelizzavano Roma, e vi fondarono la Chiesa. Dopo la partenza di questi, anche Marco, il discepolo e l'interprete di Pietro, trascrisse ciò che Pietro aveva insegnato, e Luca, compagno di Paolo, redasse il vangelo annunziato da quello. Di poi Giovanni, discepolo del Signore che riposò sul suo petto, pubblicò il suo vangelo dimorando a Efeso nell'Asia" (Adv. Haer., III, 1,1).

Sempre nel secolo II merita attenzione la testimonianza di Giustino, martire a Roma nel 165. Nella prima Apologia e nel Dialogo con Trifone parla delle "memorie degli apostoli" e precisa che si chiamano vangeli.
Il Canone Muratoriano, elenco dei libri sacri risalenti al II secolo (ritrovato da L. Muratori e attualmente alla Biblioteca Ambrosiana di Milano), mutilo nella parte riguardante Matteo e Marco, menziona espressamente Luca e Giovanni.

Altri scritti anche più antichi dei precedenti, come la Didaché, una specie di catechismo databile verso la fine del primo secolo, e la lettera di Clemente Romano, citano già i quattro vangeli come libri sacri, anche se non hanno occasione di parlare dei loro autori (8).

Inoltre il nome degli evangelisti risulta dalle opere di Clemente Alessandrino, Tertulliano, Origene, composte verso il 200.

Da ciò che si è detto qui in breve si rileva che a metà del II secolo la comunità cristiana primitiva conosceva i quattro vangeli e dava loro importanza storica come a libri provenienti dal tempo degli apostoli e come documenti che procedevano dalla trasmissione orale di essi (9).

ATTI DEGLI APOSTOLI. Con il terzo vangelo in principio costituirono una sola opera che noi oggi intitoleremmo "Storia delle origini cristiane". Negli Atti infatti, viene presentato lo sviluppo della Chiesa fondata da Gesù, nei suoi momenti essenziali sotto l'azione dello Spirito Santo.
L'arco di tempo considerato va dall'anno 30 al 63.
È riportato il primo annuncio su Gesù fatto da Pietro ai suoi contemporanei, quando ancora questo poteva essere controllato dai testimoni oculari dei fatti. La separazione dal testo del vangelo avvenne quando i cristiani desiderarono possedere i quattro vangeli in un solo codice. Ciò dovette avvenire molto presto, prima del 150.
L'autore degli Atti è identificato concordemente dalla tradizione della Chiesa con Luca. Lo dimostra la testimonianza del Canone Muratoriano, del Prologo antimarcionita, di Ireneo, degli scrittori alessandrini e di Tertulliano (10).

LETTERE DI S. PAOLO. L'apostolo delle genti ci è noto, più di qualsiasi altra personalità del N.T., dalle sue Lettere e dagli Atti degli Apostoli, due fonti indipendenti che si confermano e si completano vicendevolmente. Da accanito persecutore della giovane Chiesa cristiana, fu improvvisamente convertito sulla via di Damasco dall'apparizione di Gesù risorto che, manifestandogli la verità della fede cristiana, gli annunciò la sua speciale missione di apostolo dei pagani. Le sue lettere (redatte tra il 50 e il 67 circa) contengono tutte una stessa dottrina fondamentale incentrata intorno al Cristo morto e risorto, dottrina che si adatta, si sviluppa e si arricchisce secondo particolari esigenze pastorali. Lo stesso Paolo dichiara di aver confrontato la sua fede e averne ricevuta l'approvazione da Pietro e dagli altri Apostoli (11).

Fanno parte del N.T. anche le Lettere cattoliche e l'Apocalisse. Non ci informano direttamente sulla vita di Gesù, ma si interessano dei problemi riguardanti le prime comunità cristiane. Ne suppongono tuttavia l'esistenza come una realtà da tutti ammessa e conosciuta.


Vangeli apocrifi.

Sono scritti posteriori ai vangeli. Benché redatti ad imitazione di essi, ne risultano profondamente diversi.
Infatti molto spesso oltre ad inesattezze storiche, cedono con eccessiva frequenza al bisogno del fantastico e del miracolistico e alla necessità di dare un fondamento a talune eresie.
Scritti da autori ignoti, per dar loro maggior credito sono stati a volte falsamente attribuiti a qualche apostolo (es. Protoevangelo di Giacomo, Vangelo di Pietro, di Tommaso, ecc.). Se da una parte manifestano il loro aperto carattere leggendario, dall'altra confermano l'esistenza storica di Gesù e l'interesse notevole suscitato dalla sua persona.
Non si può tuttavia escludere che contengano qualche ricordo autentico su Gesù.
La Chiesa non li ha mai accettati perché privi di autorità storica. Questo rifiuto rivela la preoccupazione di conservare e trasmettere inalterati i testi autentici dei quattro vangeli, dichiarati canonici, ossia normativi per la fede cristiana di tutti i tempi.

LA CRONOLOGIA DELLA VITA DI GESÙ

Dai documenti citati risulta certa l'esistenza storica di Gesù. Anzi, basandoci sui vangeli è possibile fissare con approssimativa sicurezza alcune date riguardanti la sua vita.
Al riguardo occorre premettere, come vedremo meglio in seguito, che gli evangelisti non si sono preoccupati di redigere una biografia accurata e ricca di dati cronologici, ma hanno voluto presentare "l'evento" Gesù e il suo messaggio. Quindi lo schema cronologico da essi usato è fondato nella storia anche se risulta molto semplificato perché adattato allo scopo catechetico che si erano prefissi.

Nascita

Gesù nacque prima della morte di Erode il grande. "Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode" (Mt 2,1).

"Secondo i computi del dotto monaco Dionigi il Piccolo (morto a Roma intorno al 550), che i Papi medievali fecero propri, Cristo sarebbe nato nell'anno 754 dopo la fondazione di Roma; egli designò pertanto quest'anno come l'anno I della nuova numerazione, rimasta in uso fino ad oggi: ma si è scoperto che il suo computo era sbagliato: Erode il Grande, che era ancora sul trono al tempo della nascita di Gesù, è morto nell'anno 750 della fondazione di Roma" (12).
 

Gesù nacque pertanto qualche anno prima, cioè circa il 6 a.C. (13).

IL CENSIMENTO.
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio" (Lc 2,1-2).
Il censimento indetto dall'imperatore Ottaviano Augusto è un altro riferimento per stabilire la data della nascita di Gesù.

"Secondo Luca questo censimento a scopo tributario ebbe luogo sotto l'imperatore Augusto (30 a.C.-14 d.C.) e il governatore Quirinio; questi ha amministrato la Siria due volte" (14).
 

Ci si può domandare se non avesse già iniziato il censimento alla fine del primo periodo di governo, ossia verso il 7 a.C.

Perché si è datata la nascita di Gesù il 25 dicembre?

I vangeli non dicono nulla circa il mese e il giorno della nascita di Gesù. La scelta del 25 dicembre risale alla fine del regno di Costantino (morto nel 337) in sostituzione della festa pagana dedicata al "natale del Sole invitto". La Chiesa trasformò così la solennità pagana del dio Sole nella festa dell'apparizione del vero " sole di giustizia" Cristo che "illumina ogni uomo". Nell'antico "cronografo" del 354 al 25 dicembre si legge questa nota: "Ottavo giorno delle Calende di gennaio: Cristo nasce a Betlemme di Giudea" (13).

Inizio e durata della vita pubblica

"Nell 'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Ciudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'lturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto" (Lc 3,1-2).

"Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni" (Lc 3,23).

Luca colloca l'anno quindicesimo di Tiberio come data di inizio del ministero di Giovanni il Battista. Poco dopo Gesù ricevette il battesimo e iniziò a sua volta la vita pubblica.
Poiché l'imperatore Augusto è morto l'anno 14 della nostra epoca, l'anno quindicesimo di Tiberio è il 27-28 d.C.

"Lo stesso dato trova conferma in un particolare conservato nel quarto vangelo: durante la prima pasqua di Gesù a Gerusalemme i Giudei gli obiettano: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni... '' (Gv 2,20).
Ora poiché Erode intraprese la ricostruzione del Tempio attorno all'anno 19 a.C., l'inizio del ministero pubblico di Gesù, quarantasei anni dopo, può stare sugli anni 28-27.
Più complessa è la questione riguardante la durata del ministero pubblico di Gesù: un anno, due, tre? I Sinottici [Matteo, Marco, Luca] ... schematizzano il ministero pubblico in una narrazione che sembra stare nello spazio di un anno. Il quarto vangelo invece parla esplicitamente di tre pasque (2,13; 6,4; 11,55), per cui si impone un ministero pubblico della durata di due anni e alcuni mesi" (15).
 

Questo vangelo è oggi riconosciuto come il più esatto nella datazione.

Morte

"È assolutamente certo che Gesù morì il giorno di Parasceve [preparazione del sabato], venerdì.
Stando ai sinottici quel venerdì era il giorno solenne di Pasqua, il 15 del mese di Nisan, per cui Gesù la sera precedente fece la Cena pasquale con i discepoli (non dimentichiamo che il giorno si computava da un tramonto all'altro).
Secondo Giovanni invece quel venerdì era la vigilia di un sabato solenne [la Pasqua] (19,31) e soltanto a sera, al tramonto, i Giudei avrebbero immolato l'agnello e fatta la Cena pasquale (18,28).
Le due fonti sembrano contraddirsi, ed è necessario procedere alla ricerca di una soluzione.

Leggendo attentamente i sinottici riscontriamo dei dati che farebbero pensare che veramente quel venerdì non fosse il giorno di Pasqua, ma un giorno feriale. Infatti ci sono delle guardie armate (Mc 14,47), un uomo viene dal lavoro dei campi (15,21), un altro compera un lenzuolo (15,46); tutte azioni vietate nel grande giorno di Pasqua. Pertanto bisogna ancora una volta stare alla cronologia del quarto vangelo: quel venerdì era la vigilia di Pasqua, il 14 Nisan.
Ma allora come si spiega la Cena pasquale al giovedì anzichè al venerdì sera?... forse Gesù anticipò di un giorno al Cena perchè il giorno seguente avrebbe celebrato la Pasqua come agnello immolato sulla croce." (16)

Poiché il 14 Nisan corrisponde al 7 aprile dell'anno 30, questa è, a giudizio degli studiosi, la data più probabile della morte di Gesù.
Non deve stupire questa discordanza dal momento che, come si è già accennato, i vangeli non sono una cronaca. Tali divergenze segnalano semmai come gli evangelisti si attengano fedelmente alle loro fonti, senza cercare di accordarle forzatamente tra di loro.
 



NOTE
(1) Cfr. A. Lapple, La Bibbia oggi, Roma, Ed. Paoline, 1976, pp. 174-177. Per una documentazione più approfondita sulle fonti non cristiane v. R. Penna, L'ambiente storico-culturale delle origini cristiane, 2. ed., Bologna, Ed. Dehoniane, 1986. (back)

(2) R. Penna, op. cit., Le parole tra parentesi tonde sono contenute solo in alcuni manoscritti. (back)

(3) R. Penna, op. cit., p. 258. (back)

(4) Cfr. A. Lapple, op. cit., p. 174. (back)

(5) V. Messori, Ipotesi su Gesù, Torino, Ed. SEI, 1983, pp. 239-240. (back)

(6) Sul ruolo degli evangelisti quali autori personali dei vangeli, cfr. R. Latourelle, A Gesù attraverso i Vangeli, Assisi, Ed. Cittadella, 1979, pp. 155 ss. (back)

(7) G. Segalla, I libri del Nuovo restamento, in "La storia di Gesù", Milano, ed. Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, 1983, n. 1, p. 14. (back)

(8) Cfr. L. Bono, La parola di Dio salvezza del credente, Fossano, Ed. Esperienze, 1972, vol. II, pp. 47-48. (back)

(9) Cfr. S. Zedda, I Vangeli e la critica oggi, Treviso, Ed. Trevigiana, 1969,vol. I, p. 117. (back)

(10) Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, EDB, 1977, p. 2317. (back)

(11) Cfr. Ibid., p. 2397. (back)

(12) A. Lapple, op. cit., p. 170. (back)

(13) Cfr. G. Ravasi, Se i calcoli sono giusti, siamo già negli anni '90, in "Jesus", n. 12, dicembre 1984, p. 8. (back)

(14) A. Lapple, op. cit., p. 186. (back)

(15) L. Bono, op. cit., pp. 104-105. (back)

(16) L. Bono, op. cit., p.105.  (back)
 


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