Dal momento che esiste una certa confusione sul tema della giustificazione, ossia della salvezza, abbiamo deciso di esporre per quanto ci è possibile la dottrina biblica, cercando di rispondere a domande quali:
- la salvezza è una conquiesta o un dono?
- quale ruolo assume l'uomo?
- siamo salvati grazie alla fede o alle opere?
- quale ruolo gioca la morale in tutto questo?
- quali sono le posizioni attuali della Chiesa Cattolica?
- che cosa è la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione
tra cattolici e luterani?
Il tema della giustificazione appare un tema puramente teologico e poco concreto. Niente di più falso! I cristiani sono tenuti ad avere una chiara conoscenza biblica della giustificazione, perchè:
1. prima di tutto riguarda la stessa VITA ETERNA o MORTE ETERNA!
2. avere comprensioni diverse della giustificazione, significa avere
visioni diverse della vita stessa.
3. dal modo di interpretare la giustificazione dipende e discende
la morale e il senso, il significato di ogni altra azione umana.
Molto abbiamo già scritto in precedenti articoli, in special modo nel Corso Biblico di Rinascita. Qui abbiamo deciso di focalizzare l'attenzione sul rapporto fede/opere.
In concreto vedremo:
1. La
salvezza è conquista o dono?
2. In
che modo Dio ci giustifica?
3. Salvezza
per opere o per fede?
4. La
posizione della Chiesa Cattolica
5. La
Dichiarazione congiunta sulla giustificazione
La Parola di Dio è inequivocabile: la giustificazione è dono di Dio, in Cristo, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che si tratta di "subire" una trasformazione o trasfigurazione spirituale che ci faccia passare dal Vecchio Uomo all'Uomo Nuovo, rinato e innestato in Cristo.
L'uomo è composto di spirito, anima e corpo. Quando nasciamo il nostro spirito è immerso nel cosiddetto "peccato originale" che altro non è che una debolezza spirituale, una tendenza al peccato, tendenza che non significa automatismo: vale a dire nessun uomo è "costretto" a peccare, quasi che il peccato diventi conseguenza automatica del peccato originale.
Questa tendenza naturale al peccato, conseguenza dell'entrata nel
mondo del peccato e inevitabilmente della morte spirituale che si è
estesa a tutti gli uomini, perchè tutti hanno peccato, ha impregnato
tutto l'essere umano corpo anima e spirito e che l'uomo impregnato di peccato
è carne e vive pertanto nella sfera della carne. L'uomo non rigenerato
vive pertanto con i desideri della carne seguendo le voglie della carne
e i cattivi desideri ed è per natura meritevole d'ira.
Nel numero di quei ribelli, del resto,
siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne,
seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura
meritevoli d'ira, come gli altri.
(Efesini 2,3)
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Nell'uomo carnale le passioni peccaminose stimolate dalla legge si
scatenano nelle sue membra al fine di portare frutti per la morte.
Dice ancora Paolo che eravamo carnali, venduti come schiavi del
peccato e quindi con la carne servivamo la legge del peccato.
venduto come schiavo del peccato. (Romani 7,14)
e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. (Romani 7,23)
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L'uomo naturale non possiede lo Spirito di Dio, perchè la
carne si oppone ,come principio, allo Spirito e lo spegne in quanto si
appoggia solo sulle proprie forze senza ricorrere alla grazia di Dio e
all'azione dello Spirito.
Il Signore Gesù non vuole che camminiamo secondo la carne
ma secondo lo Spirito
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito
e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne;
(Galati 5,16)
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perchè quando la croce e lo Spirito del Signore opereranno in noi, trasformeranno ciò che era morto, in frutti rigogliosi e la nostra vita diventerà una vita piena di prodigi, gioiosa e libera perchè lo Spirito del Signore è creatore e vivificante..
Paolo in Galati 5,22 afferma:
Il frutto dello spirito è :
gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè... (Galati 5,22)
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Il nostro spirito è corrotto e non è in grado di poter
comunicare pienamente con Dio, reputa follia ogni realtà non materiale.
L'uomo naturale però non comprende
le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è
capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per
mezzo dello Spirito.
(1 Corinzi 2,14)
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"Se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito", ma l'uomo
naturale non possiede lo Spirito di Dio.
Dunque l'uomo naturale, cioè l'uomo vecchio, deve morire e
al suo posto deve risorgere "Uomo Nuovo".
Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra
mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella
santità vera.
(Efesini 4,23-24)
Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti
spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni
(Colossesi 3,9)
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La Bibbia indica l'evento spirituale della giustificazione con termini quali, rinascita, rivestirsi con l'uomo nuovo, crocifissione della carne: si tratta di termini drammatici per indicare la radicalità dell'intervento divino, l'opera di Dio nella struttura umana.
Si tratta proprio di andare a toccare la struttura umana. Infatti
nella lettera ai Romani è scritto:
Per la disobbedienza di uno tutti siamo
stati costituiti peccatori
(Romani 5,19)
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Ora il termine "costituiti" che cosa evoca? A che cosa vi fa pensare?
Nel parlare comune troviamo la parola costituzione per riferisti alla norma
più alta di uno stato. La Costituzione d'Italia è il fondamento
di ogni altra legge: se le altre leggi, quali il codice civile, il codice
penale... si trovassero in contrasto con la Costituzione decadrebbero automaticamente
con un provvedimento della Corte Costituzionale.
Il termine "costituzione" lo usiamo anche per dire "sono di costituzione
robusta": significa la conformazione, la struttura delle mie ossa, del
mio fisico è robusta, sono fatto così.
Se io ho i capelli neri, posso esprimere questo concetto dicendo: di costituzione ho i capelli neri. Anche se li tingessi di biondo, la mia costituzione non cambierebbe. Nessuna mia azione può fare niente di radicale, perchè i miei geni dicono che ho i capelli neri: così se li volessi biondi sarei costretto a tingerli per tutta la vita.
Quando Paolo afferma che siamo stati "costituiti" peccatori, afferma
una realtà terribile: afferma che la nostra struttura è
profondamente e fondamentalmente corrotta. Questa è la nostra natura.
Non si sta dicendo che l'uomo è fondamentalmente cattivo o perverso,
ma che la sua struttura è contaminata da un "tumore" spirituale
che lo conduce inevitabilmente verso la "morte eterna" e nessuno può
sfuggirvi.
Il salario del peccato è la morte;
ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro
Signore.
(Romani 6,23)
(Romani 3,23)
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Normalmente pensiamo di essere peccatori in quanto commettiamo peccati: la realtà biblica ci prospetta il ribaltamento di questo concetto. Pecchiamo in quanto siamo peccatori.
Quando commettiamo dei peccati, pur pentendoci per essi continuiamo inevitabilmente a pensare che i peccati siano stati un errore "di manovra", che fondamentalmente siamo buoni, ma che qualcosa non è andata come volevamo. Anche quando ci addossiamo completamente la colpa, continuiamo a sentirci fondamentalmente a posto. Dico "fondamentalmente"! Cioè scava, scava sentiamo o pensiamo di essere a posto e che il peccato era in superficie.
Al contrario, il problema sta nelle fondamenta! I peccati sono conseguenza del "peccato" che ci portiamo nelle fondamente, in questa debolezza spirituale, che significa che il nostro spirito è morto, incapace di comunicare efficacemente con Dio e con ogni realtà non materiale.
La conseguenza pratica di tutto ciò è la voglia di emergere, di trovare conferme al mio esistere, conferme che facciano dire a me stesso: "sei vivo", "esisti". Conseguenza è il senso di solitudine che proviamo. Conseguenza è il dilagare della droga, della criminalità, la mancanza di punti di riferimento. Potete fare tutte le indagini sociologiche che volete, ma in ultima analisi, al fondo di tutto, la causa sta nel possedere uno spirito morto.
Gesù stesso, nel vangelo di Giovanni parla della necessità
di rinascere.
In verità, in verità ti dico,
se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio
(Gv 3,3)
(Gv 3,5)
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Dobbiamo quindi nascere di nuovo. Ma per nascere di nuovo dobbiamo
morire. Ovviamente Dio aborre il suicidio, non vuole la nostra morte fisica,
vuole che accettiamo la nostra morte spirituale.
Rinascere dall'alto significa che questa `opera di Dio. La frase
"nascere da acqua " indica il battesimo, come atto umano. La frase "nascere
da Spirito" indica il battesimo come atto divino (così come spiegato
da Paolo nel capitolo 6 della lettera ai Romani).
L'opera della giustificazione o rinascita spirituale viene attuata da Dio perchè come abbiamo visto, comporta un mutamento radicale della parte più interiore dell'uomo: lo spirito. Nessun atto umano è in grado di poter modifica il suo spirito, come non è in grado di modificarsi radicalmente la struttura dei suoi capelli.
Tuttavia l'opera della giustificazione è una grazia che l'uomo può rifiutare o di cui può appropriarsi liberamente.
In conclusione:
La giustificazione è un opera di profonda trasformazione
e trasfigurazione dell'uomo che viene rigenerato a creatura nuova. Questa
rigenerazione è necessaria per entrare nel Regno di Dio, è
necessaria per raggiungere la gioia perfetta, è necessaria per poter
comunicare con Dio essere in comunione con lui, con se stessi e con tutto
il creato. Questa rigenerazione è talmente radicale e strutturale
che solo Dio la può compiere.
Dunque, la giustificazione è solo opera di Dio.
L'atto di giustificazione dell'uomo è un atto che ci rende a tutti gli effetti giusti. Non solo Dio ci vede giusti, ma lo diventiamo realmente. L'opera di Dio è quindi profonda ed efficace, non soggettiva. Ma come può Dio giustificare chi ha fatto del male? Come può Dio rendere giusto un assassino?
Dio non ci salva semplicemente "perchè è buono". Certamente
anche per questo. Ma l'essenza della salvezza, l'opera salvifica è
stata attuata da Gesù Cristo, il figlio di Dio, co-eguale a Dio
Padre.
In nessun altro c'è salvezza; non
vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale
è stabilito che possiamo essere salvati.
(At 4,12)
(Rm 3,23-24)
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La nostra salvezza, la giustificazione non può passare al di fuori di Cristo, non può prescindere da Cristo: Egli è l'unico mediatore, è l'unico salvatore.
In che modo Gesù ci ha salvato? Forse mostrandoci una vita
superiore`Forse dandoci qualche nuovo insegnamento rispetto a quello dei
profeti dell'Antico Testamento. No. Lui stesso attesta di non essere venuto
ad abolire, ma a dare compimento.
Non pensate che io sia venuto ad abolire
la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
(Matteo 5,17)
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Ora dare compimento, che cosa significa? Significa realizzare, concretizzare. I profeti annunciavano delle verità divine? Cristo È la VERITÀ divina. I profeti annunciavano in che modo l'uomo poteva salvarsi? Cristo È la VIA della salvezza. Cristo È la VITA ETERNA.
Dunque nessuna regola può darci la vita, nessuna azione può trasformarci: solo Gesù.
Infatti possiamo rinascere solo grazie a Lui, perchè IN Lui siamo morti e risorti. Non sono parole nostre, ma dell'apostolo Paolo.
Ascoltiamo la Parola di Dio:
O non sapete che quanti siamo stati battezzati
in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. (Romani 6, 3-7)
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Battesimo è immersione, sepoltura, è un funerale a tutti gli effetti. Nel battesimo veniamo incorporati in Cristo, inchiodati sulla sua stessa Croce. Ecco l'opera salvifica di Dio: invece di curare il nostro male, ci uccide, ci crocifigge sulla stessa croce del Figlio. Il nostro male è ormai incurabile, il "tumore" spirituale ha fatto metastasi, riveste ogni nostro membro, è impossibile estirparlo. Solo con la nostra morte possiamo esserne liberi.
Il peccato non è solo una trasgressione, non è solo ingiustizia: il peccato è schiavitù. San Paolo parla proprio di "schiavitù del peccato". È una realtà spirituale terribile, ma vera. In che modo possiamo essere liberi da una schiavitù? Dio ha scelto di uccidere lo schiavo. Quando lo schiavo è morto il padrone non è più in grado di comandarlo.
Gesù Cristo è così morto al posto nostro. Noi
meritavamo la morte. Ma Cristo è morto per noi.
Sono stato crocifisso con Cristo e non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne,
io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso
per me. [parole dell'apostolo Paolo, riferibili
a ciascuno di noi]
(Galati 2, 20)
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Ecco l'opera sublime di Cristo, l'opera della salvezza.
Quando entro in chiesa e vedo il simbolo, la raffigurazione della
sua croce, non posso fare a meno di pensare che Lui è morto per
me, Dio stesso ha dato la vita per me, perchè io potessi camminare
in una via nuova (Rm 6). Dio mi ha incorporato sulla sua croce mediante
il battesimo, così che nonostante la realtà materiale mi
sia contro, nonostante la realtà materiale mi dica che non sono
rinato affatto, che sono lontano da Dio anni luce, che non c'è speranza
per me, la realtà spirituale mi dice che io sono morto, non esisto
più, la mia vita è nascosta in Cristo, sono stato innestato
in Cristo Gesù.
Voi infatti siete morti e la vostra vita
è ormai nascosta con Cristo in Dio!
(Colossesi 3,3)
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Dunque "un solo uomo può cambiare la tua vita: Gesù di Nazareth". E la cambia davvero!
Siamo arrivati al punto focale dell'articolo. Abbiamo dovuto fare alcune premesse perchè altrimenti non sono intelligibili le parole della Sacra Scrittura. In realtà la Parola di Dio è chiara come la luce del sole su questo punto e non potrebbe essere altrimenti: o pensate forse che Dio reputi la nostra salvezza, la nostra rinascita, l'adozione a Figli un fatto secondario sul quale potrebbero esserci ambiguità? No assolutamente.
Dunque la giustificazione è opera di Dio che si realizza con
la nostra morte e resurrezione in Cristo. Ma Dio ci salva automaticamente?
Siamo tutti salvi?
Certamente Dio desidera e non solo desidera, ma spasima, si "angoscia"
perchè ciascuno di noi, giunga alla VERITA e alla VITA ETERNA. Questa
è l'ansia divina. Purtroppo abbiamo il potere di dire no! Abbiamo
il potere di rifiutare.
Ma in che modo ci appropriamo della salvezza? Solo ed unicamente
con la fede. L'uomo non ha altra scelta! L'uomo non può fare niente
per meritarsi la salvezza, può solo affidarsi e affidare la propria
vita completamente, vitalmente a Dio. Su questo punto esistono non uno,
ma una caterva di passi biblici. Vediamoli:
Egli manifesta la sua giustizia nel tempo
presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.
(Romani 3,26)
(Romani 3,27)
(Romani 3,28)
(Romani 4,1-2)
(Romani 4,13)
(Romani 5,1)
(Galati 2,16)
(Galati 3,11)
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Qui si legge che le opere dell'uomo non valgono a niente. Per quanto grandi possano essere non potranno mai fargli conquistare la Vita Eterna. Si legge che solo la fede giustifica l'uomo. Non è neanche la fede + le opere come pensa qualcuno. Anzi è la fede indipendente dalle opere (Gal 2,16 Rm 3,28).
Ma di quale fede parla Paolo? Che cosa intende per fede?
Oggi giorno usiamo troppo questa parola e forse ha perso il suo significato originale. Spesso per fede religiosa intendiamo una cultura religiosa o un certo atteggiamento devozionale. Niente di tutto questo!
Anzitutto, fede come termine, di per sè non significa niente. Pensateci bene.
Avere fede!?
Viene voglia di chiedere: avere fede in che cosa o in chi? "Avere fede" da sola è una frase che non significa ´NIENTE! Avere fede in qualcosa o in qualcuno inizia ad avere significato.
Altre volte crediamo che avere fede, credere significhi credere a qualcosa, ad una serie di leggi divine, ad esempio, alle leggi della Chiesa.
La fede di cui parla Paolo non è credere a qualcosa, ma credere
IN qualcuno. I Padri della Chiesa ci hanno insegnato questa grande verità
quando hanno scritto il "Credo". Diciamo:
<<Credo IN Dio, Padre onnipotente...>>
<<Credo IN Gesù Cristo, ...>>,
<<Credo NELLO Spirito Santo...>>.
Credere IN, avere fede IN significa affidarsi completamente, senza
riserve a Cristo.
Non solo mentalmente. Non solo devozionalmente. Non solo come filosofia
di vita. Non solo come impostazione morale. Ma anche come stile relazionale
con se stessi, con gli altri uomini e donne, con il creato e soprattutto
con Dio, diventato Padre, Madre, Maestro, Signore e Salvatore.
La fede di cui parla Paolo è la fede operante, la fede che opera per mezzo della carità. Dio è Amore. Chi affida la propria vita a Dio, la cede per sempre nelle mani, sa che Dio è Amore. Fede e amore non possono essere separate. Così è per la speranza. Fede, speranza e carità sono inseparabili. Ma se proprio volete separarle e dare un primato, il primato spetta all'amore, perchè Dio è Amore.
La vera fede è fatta di opere di amore. Non di opere di legge, non di opere che salvano, ma di opere d'amore. Se credo amo. Se mi affido a Dio-Amore, amo. Se ho avuto consapevolezza del mio baratro, della mia morte, non condanno, ma amo e basta. Se ho avuto consapevolezza che solo Dio salva, non porterò la mia parola, ma la Sua.
Quando vorrò aiutare qualcuno, gli farò conoscere il
Cristo, perchè solo Cristo salva. Si può far conoscere Cristo
in tanti modi, non solo con le parole, ma anche con la nostra vicinanza
fisica, mentale e spirituale. Con un gesto. Con il portare più pace,
più giustizia, più misericordia.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. (Matteo 5,3)
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Nessun rito può salvare di per sè l'uomo. Paolo affermava:
Poiché in Cristo Gesù non
è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede
che opera per mezzo della carità.
(Galati 5,6)
Non è infatti la circoncisione che conta,
né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura.
(Galati 6,15)
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Erano affermazioni gravissime per un giudeo. Nessun rito può
di per sè salvare l'uomo. È la circoncisione del cuore che
conta, cioè della parte più intima, cioè dello
spirito umano.
circoncidete il vostro cuore, uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, perché la mia ira non divampi come fuoco e non bruci senza che alcuno la possa spegnere, a causa delle vostre azioni perverse (Geremia 4,4)
Avete introdotto figli stranieri, non circoncisi
di cuore e non circoncisi di carne, perché stessero nel mio santuario
e profanassero il mio tempio, mentre mi offrivate il mio cibo, il grasso
e il sangue, rompendo così la mia alleanza con tutti i vostri abomini.
(Ezechiele 44,7)
ma Giudeo è colui che lo è interiormente
e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella
lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.
(Romani 2,29)
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Dunque la sostanza è:
siete creatura nuova?
Certo i riti contano, la legge, la morale è importante. San Paolo non annulla il valore della Legge. Semplicemente la subordina a Cristo. La legge è stata un pedagogo che ci ha condotti a Cristo.
Le opere non sono necessarie alla salvezza, ne sono una conseguenza.
Quanto più ho consapevolezza dell'amore che Dio ha avuto per me,
tanto più sono spinto ad amare.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da
dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,
ma abbia la vita eterna.
(Giovanni 3,16)
(Romani 2,4)
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È l'amore di Dio che ci trasforma in creature nuove, libere dalla schiavitù del peccato, libere di amare sul serio, libere di perdonare, libere di dare la loro vita, come Cristo ha fatto per loro.
Le nostre opere non meritano l'amore di Dio, non meritano la salvezza. Sono poca cosa. Sono niente. Ma messe nelle mani di Dio possono assumere un potere sterminato, fino al miracolo. Ricordate la moltiplicazione dei pani e dei pesci? Avvenne perchè un ragazzo donò a Gesù i suoi pochi pani e pesci e Gesù moltiplicò il suo amore per sfamare migliaia di persone!!!
OBIEZIONE
Certo, qualcuno obietterà: e Giacomo dove lo metti?
Si riferisce ad alcune obiezioni e precisazioni che ha fatto Giacomo
a proposito delle opere e della fede e che apparentemente sembra contraddire
parte di quanto affermato fino a questo punto. Vediamo:
Che giova, fratelli miei, se uno dice di
avere la fede, ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano
e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi»,
ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?
Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. (Giacomo 2,14-17)
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Apparentemente questo discorso sembra contrastare la "sola fede" di Paolo. Facciamo alcune considerazioni.
1. È evidente che Paolo e Giacomo hanno concetti di "fede" diversi. Secondo Paolo la fede è affidamento completo a Dio, è operante per mezzo della carità. Giacomo vuole contrastare una fede intesa come pura adesione intellettuale, una fede che non converte, che non stravolge l'essere, che non agisce con potenza fino a far diventare una creatura nuova.
2. Giacomo non parla mai di salvezza per opere. Al contrario afferma che una fede intellettuale, astratta non salva nessuno, esattamente come afferma Paolo. Secondo Giacomo la mancanza di opere non fa perdere la salvezza, ma la fede. Le opere sono conseguenza dell'essere creatura nuova, sono conseguenza della vera fede, ma al tempo stesso, le opere sostengono la fede, la rendono viva, la rendono ciò che è, altrimenti non è fede, ma adesione intellettuale.
3. Giacomo afferma: "forse che quella fede può salvarlo?". Cioè, non sta affermando che la salvezza avviene per opere, ma che non avviene per quel tipo di fede, il tipo di fede disincarnata, fede non affidamento, fede puramente cerebrale.
Non esiste un primato assoluto tra fede e opere. La fede è
necessaria alla salvezza. Le opere sono necessarie alla fede.
Detto così potrebbe andare bene, però si tradisce
lo spirito paolino, si fa corre il rischio di fare della fede un concetto
astratto: non è più la fede IN. Che la fede sia operante
e che spinga ad amare è nella sua stessa essenza, se è vera
fede in Cristo. La fede spinge ad amare, spinge ad unire, spinge ad essere
Chiesa. La fede produce le opere, perchè Dio mediante la nostra
fede, ci rigenera a creature nuove.
Che ne sarà di un uomo che ha vissuto con una morale alta,
che si è comportato onestamente tutta la vita? Di primo impulso
mi viene da dire che Dio onora la fede in Cristo e non le opere umane,
come abbiamo detto fino qui. Infatti:
Senza la fede però è impossibile
essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste
e che egli ricompensa coloro che lo cercano.
(Ebrei 11,6)
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Come può Dio salvare un uomo che lo rifiuta consapevolmente,
pur comportandosi onestamente?
La questione non è semplice e preferiamo rimandare ad un
altro articolo per indagare la problematica della "salvezza fuori della
Chiesa".
Resta il fatto che Gesù stesso afferma:
(Giovanni 15,5)
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Ora, che cosa intendeva Gesù quando diceva "nulla"? La risposta
è banale: intendeva proprio NULLA. Perchè qualsiasi altra
cosa che noi facciamo, senza di Lui, cioè senza che siamo rinati
e innestati nella Sua vita di resurrezione, proviene dalla nostra
"carne", cioè dal Vecchio Uomo, cioè dalla vecchia natura
e quindi, anche quando si tratta di bene oggettivo, non fa altro
che rafforzare la vecchia natura, il cui fine è la morte (Rm 6,23).
La carne deve morire, il vecchio uomo deve essere crocifisso in Cristo
(Rm 6). Questa è l'UNICA opera valevole agli occhi di Dio, l'opera
che Egli compie in noi.
Solo successivamente le nostre opere avranno valore ai suoi occhi,
quando non saranno più opere provenienti solo da noi, ma da noi
uniti al suo Spirito, quando nelle nostre "vene" circolerà il sangue
di Cristo perchè saremo tralci innestati in Lui.
Dio non può dare valore alcuno alle nostre opere che provengono
dalla carne. Gesù è categorico:
(Giovanni 3,6)
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Quindi tutto ciò che proviene dalla carne, ossia dall'uomo non rigenerato è carne e quindi destinato a morire, destinato a far aumentare il proprio EGO e non Cristo in noi, anche se si tratta di opere buone.
Non c'è proprio spazio per affermare la "salvezza per opere":
l'uomo deve morire, rinascere e questa è l'opera dello Spirito.
L'uomo non può far altro che appropriarsi per fede di questa verità,
di questa realtà, sudarla, crederci fino in fondo, accettare la
propria morte sulla croce di Cristo e affidarli completamente, radicalmente
la sua vita, in ogni aspetto.
Gesù prenderà possesso della vostra vita, e a mano
a mano che lo Spirito penetra in voi e ha una maggiore pienezza voi finalmente
crescerete. Fino ad ora infatti abbiamo parlato di rinascita, non di crescita:
non ci può essere crescita senza rinascita. Ma ora, ora che lo Spirito
vi ha rigenerato, ora potete crescere, svilupparvi moralmente, spiritualmente,
umanamente! Potete giungere alla gioia perfetta, di cui parla Giovanni
(1, Gv 1,4) e cominciare ad amare sul serio, perchè amerete non
più e non soltanto del vostro amore, ma dello stesso amore di Dio,
che amerà ogni uomo e ogni donna, ogni bambino, ogni anziano, ogni
essere sulla Terra, in voi e attraverso di voi, se lascerete spazio e libertà
allo Spirito Santo. E voi, sarete finalmente LIBERI.
(Giovanni 8,32)
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Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
I. La giustificazione
1987 La grazia dello Spirito Santo ha il potere di giustificarci, cioè di mondarci dai nostri peccati e di comunicarci la “giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo” ( Rm 3,22 ) e mediante il Battesimo: [Cf Rm 6,3-4 ] Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui,
sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte
non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli
morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che
egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato,
ma viventi per Dio, in Cristo Gesù ( Rm 6,8-11 ).
1988 Per mezzo della potenza dello Spirito Santo, noi prendiamo parte alla Passione di Cristo morendo al peccato, e alla sua Risurrezione nascendo a una vita nuova; siamo le membra del suo Corpo che è la Chiesa, [Cf 1Cor 12 ] i tralci innestati sulla Vite che è lui stesso: [Cf Gv 15,1-4 ] Per mezzo dello Spirito, tutti noi siamo detti partecipi di
Dio. . . Entriamo a far parte della natura divina mediante la partecipazione
allo Spirito . . . Ecco perché lo Spirito divinizza coloro nei quali
si fa presente [Sant'Atanasio di Alessandria, Epistulae ad Serapionem,
1, 24: PG 26, 585B].
1989 La prima opera della grazia
dello Spirito Santo è la conversione, che opera la giustificazione,
secondo l'annuncio di Gesù all'inizio del Vangelo: “Convertitevi,
perché il Regno dei cieli è vicino” ( Mt 4,17 ). Sotto la
mozione della grazia, l'uomo si volge verso Dio e si allontana dal peccato,
accogliendo così il perdono e la giustizia dall'Alto. “La giustificazione.
. . non è una semplice remissione dei peccati, ma anche santificazione
e rinnovamento dell'uomo interiore” [Concilio di Trento: Denz. -Schönm.,
1528].
1990 La giustificazione separa
l'uomo dal peccato che si oppone all'amore di Dio, e purifica dal peccato
il suo cuore. La giustificazione fa seguito alla iniziativa della misericordia
di Dio che offre il perdono. Riconcilia l'uomo con Dio. Libera dalla schiavitù
del peccato e guarisce.
1991 La giustificazione è,
al tempo stesso, l' accoglienza della giustizia di Dio per mezzo della
fede in Gesù Cristo. Qui la giustizia designa la rettitudine dell'amore
divino. Insieme con la giustificazione, vengono infuse nei nostri cuori
la fede, la speranza e la carità, e ci è accordata l'obbedienza
alla volontà divina.
1992 La giustificazione ci è stata meritata dalla Passione di Cristo, che si è offerto sulla croce come ostia vivente, santa e gradita a Dio, e il cui sangue è diventato strumento di propiziazione per i peccati di tutti gli uomini. La giustificazione è accordata mediante il Battesimo, sacramento della fede. Essa ci conforma alla giustizia di Dio, il quale ci rende interiormente giusti con la potenza della sua misericordia. Ha come fine la gloria di Dio e di Cristo, e il dono della vita eterna: [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1529] Ora, indipendentemente dalla legge, si è manifestata
la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia
di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che
credono. E non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia,
in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio
lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della
fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la
tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza.
Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e
giustificare chi ha fede in Gesù ( Rm 3,21-26 ).
1993 La giustificazione stabilisce la collaborazione tra la grazia di Dio e la libertà dell'uomo. Dalla parte dell'uomo essa si esprime nell'assenso della fede alla Parola di Dio che lo chiama alla conversione, e nella cooperazione della carità alla mozione dello Spirito Santo, che lo previene e lo custodisce: Dio tocca il cuore dell'uomo con l'illuminazione dello Spirito
Santo, in modo che né l'uomo resterà assolutamente inerte
subendo quell'ispirazione, che certo può anche respingere, né
senza la grazia divina, con la sua libera volontà, potrà
prepararsi alla giustizia dinanzi a Dio [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm.,
1529].
1994 La giustificazione è
l' opera più eccellente dell'amore di Dio, manifestato in Cristo
Gesù e comunicato tramite lo Spirito Santo. Sant'Agostino ritiene
che “la giustificazione dell'empio è un'opera più grande
della creazione del cielo e della terra”, perché “il cielo e la
terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti
non passeranno mai” [Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 72,
3]. Pensa anche che la giustificazione dei peccatori supera la stessa creazione
degli angeli nella giustizia, perché manifesta una più grande
misericordia.
1995 Lo Spirito Santo è il maestro interiore. Dando vita all'“uomo interiore” ( Rm 7,22; Ef 3,16 ), la giustificazione implica la santificazione di tutto l'essere: Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità
e dell'iniquità a pro dell'iniquità, così ora mettete
le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.
. . Ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il
frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna
( Rm 6,19; Rm 6,22 ).
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Dopo molte difficoltà e periodi di forte crisi sia in seno
alla Federazione Luterana che alla Chiesa Cattolica, il 31
ottobre 1999 è stato firmato ad Augusta un documento che
esprime un forte consenso sulla dottrina della giustificazione raggiunto
tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale dopo anni di
studi e di confronti. Pur mantenendo ancora divergenze e differenze, il
documento"mostra
l’esistenza di un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali
di tale dottrina della giustificazione” (DG 40).
Con tal documento sono cadute le reciproche scomuniche che cattolici
e luterani si erano dati al tempo della Riforma Protestante e della cosiddeta
Controriforma Cattolica.
Quindi, pur mantenendo ancora forti differenze, le due confessioni
cristiane hanno fatto un passo da "gigante" nei confronti di un vero ecumenismo.
Ricordiamoci infatti che proprio le divergenze sulla dottrina della giustificazione
aveva contriuito alla spaccatura in seno alla cristianità, dando
luogo allo Scisma d'Occidente, iniziata quando Lutero nel 1517 affisse
alla porta del suo convento le 95 tesi contro la Chiesa romana.
La dottrina della giustificazione non è l'unica questione che separa i cattolici dai luterani. Esistono questioni importanti che derivano da una diversa comprensione della Parola di Dio in quanto tale. Tuttavia, il concordato raggiunto nel 1999 rappresenta una pietra miliare nella strada dell'ecumenismo e della riunificazione di tutte le forme organizzative ecclesiali nell'unica Chiesa di Cristo.